Rapporto letture - Ottobre 2025
Sto leggendo meno del solito, perché per una serie di ragioni che hanno principalmente a che fare con Pharloom il mio interesse è stato diretto ad altro nell’ultimo periodo. Comunque il mio bottino l’ho portato a casa, anche se sono letture iniziare e protratte dai mesi prima.
Iniziamo con Spin che in realtà è un DNF, perché ho mollato questo libro circa a pagina 230, dopo averlo tenuto in ballo per un po’ con l’idea che lo avrei ripreso, e poi invece non l’ho più fatto e sto bene così. Avevo sentito parlare già da tempo di questo romanzo di Robert Charles Wilson, primo di una trilogia, che era uscito diversi anni fa per un editore che non aveva trovato grande fortuna e aveva interrotto la pubblicazione. Ripreso adesso da Urania, che pubblicherà anche i sequel, è stato un piccolo fenomeno, e sapevo di gente entusiasta per questo libro. Non è stato così per me. Anche se il concept è interessante, con la Terra che viene isolata all’interno di una “bolla temporale” mentre l’universo all’esterno invecchia a una velocità vertiginosa, la resa della storia e la scrittura monocorde mi hanno annoiato in maniera irreparabile. Interi capitoli costruiti solo per una minuscola nuova informazione, con un protagonista voce narrante che appare completamente privo di emotività, e continui depistaggi rispetto alla parte interessante della storia. Per curiosità sono andato a informarmi anche sulla soluzione del fenomeno spin, e la risposta mi ha irritato solo a saperla, figuriamoci se me la fossi trovata come un climax. Quindi per me rimane lì, abbandonato, e arrivederci.
Le malelingue dicono che io ce l’ho con Urania e dicono bene, però poi alla prova dei fatti ti leggo due Urania uno di seguito all’altro, e allora where is your god now? Da settembre in poi mi sono iniziato a leggere anche l’antologia Tecnologie del futuro perché visto che mi ci hanno pubblicato e si faceva delle presentazioni allora mi è parso opportuno. Come ho fatto quindi per tutte le precedenti “antologie italiane annuali” (tranne l’ultima, quella ancora non mi ci è rientrata sorry) procedo a lasciare un commento veloce per tutti i racconti. Quello di Paolo Aresi è un racconto gradevole anche se poco coinvolgente, e un sapore piuttosto retro anche nel modo in cui i personaggi interagiscono. Marco Passarello (anche curatore della raccolta) propone una piccola detection story con una coppia umano-robot che ricorda i racconti di Asimov, anche se c’è decisamente più azione e intesa tra i protagonisti, che funzionano molto bene. Wandercity di Lukha Kremo forse promette più di quanto mantiene, propone un concept interessante con le città semoventi, ma poi limita molto lo sviluppo della storia a una semplice fuga con tragedia. Serena Barbacetto ha usato forse una delle idee più interessanti, anche se lo svolgimento è un po’ farraginoso, e a volte i dettagli utilizzati per descrivere delle semplici azioni si protraggono in frasi lunghissime a bassa densità di informazioni; mi sarebbe piaciuto che spingesse più sulla parte umana della storia piuttosto che quella tecnica. Fabio Aloisio ha scritto probabilmente il mio preferito, una storia di colonizzazione nel futuro remoto con radici nel nostro presente e questioni morali profonde, con un potente nucleo emotivo. Franci Conforti propone un racconto un po’ ironico, che è una buona idea per un’antologia del genere, anche se forse manca una certa concretezza della storia, che si basa interamente su persone che parlano in stanze, nella miglior tradizione asimoviana. Cade nel passato la pioggia mi ha irritato dall’inizio alla fine, il racconto di Franco Ricciardiello mi è parso particolarmente inconcludente (anche rispetto allo spunto di ricerca su cui avrebbe dovuto basarsi), con un protagonista che è il re dei poser glocal chic, e che, naturalmente, se le scopa tutte. Fortuantamente Irene Drago rialza il tiro con il racconto più criptico della raccolta, che però riesce a declinare il rapporto tra arte, amore e perdita. Salvatore Sanfilippo è uno degli “esterni” al giro della scifi italiana (nonostante un romanzo pubblicato ascrivibile alla hard scifi) e paradossalmente il suo racconto mi ha ricordato proprio Spin di cui sopra per la costruzione e qualche affinità del concept, credo sia anche il più lungo della raccolta; nel complesso direi buono ma anche qui avrei gradito un po’ di personalità in più oltre a gente-che-spiega-cose. Dario De Marco, l’altro “esterno” tenta un esperimento metanarrativo con un racconto e un commento al racconto, e l’idea sarebbe buona, visto che riesce a concludersi anche con un twist gustoso, se non fosse che la parte iniziale, strutturata come chat tra due interlocutori, è fin troppo lunga e artificiosa, e anche se ha senso nell’economia della storia, rende comunque poco coinvolgente tutta la parte iniziale, rischiando di lasciare una brutta prima impressione. Poi c’è Alessandro Forlani, che vabbè, che te lo dico a fà, confeziona una storia angosciante sulla perdita della memoria e il tempo che ti si disfa tra le mani, che è comunque materia a lui molto affine visto che questa frammentazione della realtà si trova in molte sue storie. Infine, saltando l’infame Viscusi, si chiude con Alessandro Vietti che usa la formula delle interviste per raccontare vita e opere di un tizio qualunque col cuore luminoso, che sembra una cosa da niente, ma lui riesce a costruirci una parabola molto umana e credibile. Se devo dare un giudizio finale alla raccolta, comprese anche le interviste ai ricercatori, mi pare che il livello sia comunque buono, e dire che questa è forse la seconda migliore raccolta delle antologie italiane pubblicate da Urania negli ultimi anni (al netto di quella che non ho letto, che però ho sentito non essere granché). Bravə tuttə.
Sono l’unico autore Urania che commenta onestamente gli altri autorə Urania, mi merito la tua iscrizione, che dici?
La differenza tra amore e tempo si collocherebbe benissimo nel Tingleverse perché è la storia d’amore tra una donna e un concetto, in questo caso il continuum spazio-temporale, che si manifesta in diverse forme umane e non in diverse epoche nella vita della protagonista. Era il libro di cui avevo bisogno in questo periodo? Decisamente no. Ma sono riuscito ad apprezzare il messaggio di fondo, e anche l’ironia di Catherynne M. Valente, che invece mi era sembrata fuori fuoco ai tempi di Space Opera. Struggente quanto basta, confortevole senza cadere nella stucchevolezza. Alla fine mi ha fatto bene. Voto: 7.5/10
Elisabetta Venuti è un’autrice al suo primo romanzo pubblicato con Piuma, che ha voluto mandarmelo per farmelo leggere, attirandomi con la promessa di uno young adult con animali antropomorfi protagonisti, e io ci sono cascato. Disnomia è una storia per ragazzi molto classica, con la protagonista che vive in uan distopia (con la T) ma non se ne rende conto, e quando è costretta a lasciare i confini della sua città perfetta scopre il mondo esterno e le verità che le erano state precluse. Forse manca un po’ di agency nella parte centrale, in cui la protagonsita viene trascinata qua e là ma non ha un suo obiettivo, ma il messaggio di autodeterminazione e la scrittura efficace lo rendono comunque un buon libro per il suo target di pubblico. I riferimenti alla cultura giapponese mi hanno un po’ disorientato perché non sono così familiare con tutti i termini, ma d’altra parte era lo stesso effetto che hanno sulla protagonista, quindi ha funzionato. La storia non è completa, uscirà un sequel in cui, ho saputo, ci sarà finalmente un necessario title drop. Voto: 7/10
Unknown to Millions
Libri, fantascienza, serie tv, Futurama, Doctor Who
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