È delizioso ascoltare a primavera il canto del cuculo che annuncia il ritorno alla vita. Ma se il cuculo facesse sentire d'inverno il suo richiamo? Allora gli uomini dei monti si sbircerebbero di sottecchi nelle cucine fumose, dove i cani sonnecchiano inquieti, in attesa del peggio. Perché gli animali dei boschi conoscono più dell'uomo il mistero della vita e della morte. L'aria che circola nelle pagine di questo nuovo libro di Corona si fa fine, a volte dolce, a volte tagliente, ombre passano tra gli alberi, storie tramandate da generazioni tornano ad affascinare, tra verità e leggenda.
Mauro Corona è nato nel 1950. Da ragazzo ha lavorato come boiscaiolo e cavatore. Fin da bambino ha cominciato a intagliare il legno. Lo scultore Augusto Murer ha intuito il suo talento e lo ha accolto nel suo studio di Falcade, dove Mauro Corona ha approfondito la tecnica e l'arte che gli ha permesso di diventare uno scultore ligneo conosciuto in tutta Europa.
Alpinista e arrampicatore, ha aperto numerosi itinerari sulle Dolomiti d'Oltre Piave e partecipato a diverse spedizioni internazionali.
Nel 1997 pubblica il suo primo libro "Il volo della martora". La scrittura diventa così un'altra delle sue grandi passioni, grazie alla quale è oggi annoverato tra gli scrittori più apprezzati in Italia.
Racconti di animali, di montagna, di sentieri, di uomini... storie che lasciano sempre il dubbio su dove finisca la realtà e dove inizi la fiaba... un libro meraviglioso e magico che lascia l'amaro in bocca quando, troppo presto, finisce.
Che dire: Mauro Corona è stronzo. Capace di scrivere troiate inammissibili, e al contempo partorisce libri bellissimi come questo, dove ad ogni pagina ci si sente protetti dal calore di un camino. Non scrive benissimo, Mauro. A volte è incaglioso, ripetitivo, sgrammaticato. Ma è uno dei pochi forse l'unico a saper raccontare della natura, dei paesi senza tempo, di animali che scappano da uomini ubriachi e scontenti. Sa raccontare del fuoco, degli alberi, del vento e dei sentieri. Dedica al lettore tutto l'amore che prova per questi posti, e si viaggia per luoghi dal profumo di legna arsa, buon vino e freddo bestiale. Dispiace quando finiscono i libri di Corona; quelli giusti. Bellissimo.
Corona è sempre una garanzia. Grazie ad un'amica che mi ha regalato questo libro sono stato catapultato con questa serie di racconti nelle nostre Dolomiti, ad Erto, in Val Zemola, sui prati della Palazza. Una serie di racconti tra il vero e il mito, che mi ha affascinato nonostante la crudezza di alcuni racconti, soprattutto sulla caccia, che non toccano proprio le mie corde di animalista. Vanno comunque calati nel contesto narrativo e antropologico della montagna ertana a cavallo dei due secoli fino a prima del boom economico, una terra dura, dove si sopravviveva con espedienti se non a volta con la carità e con quello che la natura regalava.
Il secondo libro di racconti di Mauro Corona non mi ha convinta, così come non mi convince molto il suo personaggio. Vi trovo all'interno varie contraddizioni. Da una parte c'è l'aspetto interessante del rapporto con la montagna senza edulcolarlo, ma raccontandolo così come esso è davvero per chi lo vive. Dalle vette alla caccia, dalla vita di paese alle grandi nevicate, passando per le leggende e le credenze popolari, Corona ci fa conoscere un mondo a sé stante che è indubbiamente ricco di fascino e che fa piacere scoprire, specie se descritto nella sua maniera più vivida e vera. Dall'altra, però, c'è il Corona cacciatore e talvolta bracconiere, che si pone in una posizione di prevaricazione dell'uomo sulla natura. Non sono poche le occasioni in cui si finisce a parlare di stragi di camosci - anche contro la legge, oltre il necessario, per il puro piacere di uccidere - di vendette, di violenze, di stupri, di sbornie fino alla mattina, di contrabbando e negligenza. Tutto questo non solo non mi piace, ma non lo trovo neppure educativo se scritto senza un messaggio ben chiaro all'interno di un libro letto da migliaia di persone. La mia opinione di questo volumetto non è dunque particolarmente favorevole, forse anche perché sento abbastanza lontani da me i contesti raccontati, a partire dalla montagna fino alla caccia e le dipendenze di vario genere.
È delizioso ascoltare a primavera il canto del cuculo che annuncia il ritorno alla vita. Ma se il cuculo facesse sentire d'inverno il suo richiamo? Allora gli uomini dei monti si sbircerebbero di sottecchi nelle cucine fumose, dove i cani sonnecchiano inquieti, in attesa del peggio. Perché gli animali dei boschi conoscono più dell'uomo il mistero della vita e della morte. Al centro di questo libro, che per situazioni e atmosfere è da annoverare tra i più caratteristici di Corona, c'è il rapporto tra l'uomo e gli animali: una relazione aspra, scontrosa, fatta di incomprensioni, quando non di vere e proprie crudeltà. Ma anche di amicizie che resistono senza bisogno di parole, di intimi legami che raggiungono un'intensità sublime. Tanto più straziata quanto più silente. Racconti di fatti, di gesti e di silenzi, storie tramandate da generazioni che, come sempre in Corona, ritornano circolarmente e di nuovo e per sempre affascinano, tra verità e leggenda.
Credo che Mauro Corona sia uno dei pochi autori in grado di rendere pienamente attraverso i suoi libri l'autenticità della vita di montagna. Colpisce molto il rapporto, a mio parere controverso, che gli uomini di montagna delineati dell'autore hanno con la natura: da una parte pare una simbiosi perfetta, ma vengono narrati degli eventi in cui l'uomo sembra preso dalla foga di porsi al di sopra di essa, ad esempio nell'episodio del branco di camosci abbattuto con la mitragliatrice. E' poi affascinante come le pagine di questo libro siano in gran parte intrise di racconti paesani in cui è difficile distinguere il labile limite tra ciò che è realmente successo e ciò che invece è frutto della fantasia, dell'immaginazione.
"Vivere è come scolpire: bisogna togliere, tirare via il di più. Avere orpelli e oggetti che al vivere quotidiano sono inutili provoca ansie. La vita ne offre già abbastanza, perché cercarne altre?" (pag. 213)
E' partito molto "soft" con storielle di poche pagine, per poi passare alla maggior parte di storie abbastanza cruente, con animali morti, cacciati, braccati , per niente piacevoli... In mezzo a tutta questa sofferenza c'era anche qualche storia, come dire, "importante", "vera" che mi ha fatto riflettere, come quella della presunta strega "Galvana" e quella del corvo della "malasorte", storie con temi forti che fanno riflettere su come funziona il mondo. Alla fine questo libro tratte tematiche attuali e combattute, è stata un interessante lettura.
È il primo libro di Mauro Corona a cui mi affaccio. Di primo acchito non l'ho apprezzato, più volte ho pensato di interrompere questa lettura. Al di là del mio amore per gli animali, il linguaggio mi era parso un po' troppo cruento per i miei gusti. Ma via via che i racconti si susseguivano ho imparato a cogliere le sfumature che, molto probabilmente, l'autore voleva trasmettere. Solo negli ultimi giorni ho capito che, se scritto diversamente, il testo non avrebbe reso in egual modo "la montagna".
Dimensione magica e fiabesca per questa raccolta di racconti che ha come protagonisti l'uomo, la montagna e gli animali. Chiudendo gli occhi ho visto i cieli azzurri, le vette innevate, i sentieri scoscesi e ripidi delle Alpi e ho sentito il silenzio delle valli. Gli uomini della montagna, qui raccontati, sono di poche parole, taciturni, coriacei e resistenti alla vita; sono abituati ad affrontare in solitudine l'asprezza del territorio, non temono l'isolamento che spesso affrontano in compagnia di un cane.
Tornare da una vacanza in montagna e leggere questo libro è stato un connubio perfetto. Corona riesce far vivere pienamente quell'atmosfera magica eppure crudele delle pietre e dei boschi alpini, le storie senza tempo degli animali che affiancano fieramente gli uomini in quei luoghi così belli e allo stesso tempo così insidiosi e forse ancor più belli proprio perché al limite delle possibilità umane. Libro bello, da leggere.
Leggendo "Cani, camosci, cuculi (e un corvo)" mi vengono in mente altri due scrittori affini ai racconti di Corona: Mario Rigoni Stern (a cui il libro �� dedicato) e l'inglese James Herriot, se li conoscete e vi piacciono allora vi piacer�� anche questo Corona.