Antonio è un uomo la figlia Michela, 13 anni, è stata stuprata e uccisa da un assassino mai catturato. Da allora la moglie l'ha lasciato e Antonio ha cambiato città e lavoro cercando di dimenticare. Un giorno, però, trova misteriosi messaggi davanti a casa. Crede di essere impazzito, ma alla fine scopre che qualcuno vuole mettersi in contatto con lui per proporgli un patto partecipare agli omicidi di criminali impuniti in cambio della possibilità di scoprire e uccidere l'uomo che gli ha portato via la figlia.
Il mio primo incontro con Paola Barbato si è rivelato un romanzo crudo e inquietante, capace di trattare, con uno stile fluido, preciso, efficace, temi di un certo spessore, dalla pedofilia alla vendetta, senza risparmiare alcun dettaglio. Alla fine resta un macigno sullo stomaco. Non è un libro leggero, è un libro duro, lucido, spietato, capace di sollevare interrogativi ai quali, probabilmente, non avremo mai una risposta univoca e soddisfacente. La vicenda è quella di Antonio, un uomo che, dopo l’omicidio della figlioletta e l’abbandono della moglie, libera da solo la sua sete di vendetta, risvegliata da alcuni messaggi anonimi in seguito alla morte (casuale?) di un uomo nel cantiere in cui lui stesso lavora. E Antonio scoprirà la sua vera natura, schiacciato fra il dolore e il bisogno di cercare e ottenere una giustizia negata dal sistema. Un uomo come tutti, del resto. Paola Barbato, scrittrice, sceneggiatrice di fumetti, artista versatile, è l’ennesima conferma che anche il panorama letterario italiano contemporaneo è ricco di perle, basta solo cercarle.
Da qualche tempo seguo su facebook Paola Barbato e Matteo Bussola; lo faccio, come credo molti altri, non per voyeurismo, benché la coppia, con umorismo e tenerezza, racconti molto del suo privato. Piuttosto perché sono (termine abusatissimo, lo so e me ne scuso) due belle persone, che scrivono bene e comunicano in modo efficace non solo quella che è la magia del quotidiano, quando sai coglierla, ma anche, in particolare, la quotidianità di chi scrive. Fumettista, scrittore e conduttore radio lui, sceneggiatrice di Dylan Dog e scrittrice lei (ha vinto anche un premio Scerbanenco), sulle loro bacheche facebook trovano il tempo, e penso ne traggano un grande sostegno psicologico da tutti i loro follower, di raccontarci gli intoppi, le scalette, le riscritture, le ansie legate alle presentazioni letterarie, ai festival, alle scadenze selvagge che si accavallano quando fai un certo lavoro e lo fai da casa, con tutto il sovrappiù di gestire tre figli. Equilibristi, insomma, e ripeto, con grande autoironia.
Come sappiamo bene tutti noi che ci siamo fatti degli amici sui social, come questo, come anobii etc., spesso giungi a conoscere meglio una persona in modalità virtuale che di persona. Io ovviamente non penso di essere amica di Barbato e Bussola, che per coincidenza sono nati nel 1971 come me e abitano a Verona, a due passi da casa mia. Però mi piace il loro stile, da cui la curiosità di leggere finalmente qualcosa di loro.
Dylan Dog, come molti altri fumetti seriali, non mi è mai interessato, quindi ho voluto provare con un romanzo. Ed è stata una rivelazione. La Barbato scrive bene, veramente bene; la storia bellissima e soprattutto - vivaddio! - originale, imprevedibile, senza svolte "telefonate", senza personaggi stereotipati, senza politically correct. Decisamente sarà il primo ma non l'ultimo. La storia, man mano che procede, ha sempre più a che fare con la pedofilia e, vi avverto, alcune pagine da questo punto di vista sono molto dure. Non esplicitissime, ma dure sì. Il che va ulteriormente a merito dell'autrice, che deve aver attinto a tutti i suoi fantasmi, a tutte le sue paure (so che ama molto King e l'horror in genere), e ha tre figlie minorenni.
Una buona prova della Barbato, che conduce la storia in modo efficace (anche se forse qualche pagina in meno non avrebbe guastato): il problema sono gli argomenti come pedofilia e stupro che trovo sempre "pesanti", oltretutto con l'aggravante in questo caso del continuo raccontare particolari raccapriccianti, anche quando non necessario. Voto: 3,5/5 (su Goodreads arrotondo a 4 stelline perché comunque il libro è scritto bene e si legge velocemente, nonostante gli argomenti pesanti)
Non amo particolarmente Dylan Dog. Né il personaggio, mieloso e buonista al parossismo malgrado la cornice horror nella quale si muove, né la serie, le cui pretese "alte" di rado trovano riscontro nei fatti.
Però amo alla follia Paola Barbato, autrice dylandoghiana dalla fine degli anni Novanta. Mi piacciono i suoi personaggi mai banali, l'approccio anticonvenzionale, il modo in cui riesce a mescolare comico e tragico senza che si annacquino a vicenda. So che il lettore medio di Dylan Dog la odia, ma del resto il lettore medio di Dylan Dog venera Sclavi, uno che per me ha sfondato giocando sull'equivoco tra visionarietà e insipienza narrativa.
Fosse nata in un Paese anglosassone, o anche solo in Francia, sono sicuro che la Barbato sceneggiatrice di fumetti siederebbe allo stesso tavolo di gente come Alan Moore. Mi convince leggermente meno la Barbato autrice di romanzi: mi sembra che a volte la sua prosa non sia all'altezza delle sue intuizioni.
Questo, tra i suoi libri, è quello che mi è piaciuto di più. Dimostra che quando le premesse sono valide e l'intreccio è solido si può ambientare un thriller all'americana fuori dall'America senza perdere efficacia.
Volendo ci si può pure leggere un apologo sulla percezione dell'Italia da parte degli italiani. In tutto il romanzo non c'è un personaggio che si rivolga alla polizia, e dire che ne avrebbero ben donde; farsi giustizia da soli è considerata spontaneamente da tutti come l'unica opzione possibile. Passa l'idea di un Paese abbandonato a se stesso, dove la sfiducia totale nelle istituzioni è la regola. Non so se fosse nelle intenzioni della Barbato, ma non importa: a volte gli artisti sono megafoni inconsapevoli del sentire comune.
Occhio: contiene dettagli molto crudi che potrebbero risultare indigesti ai lettori dallo stomaco debole.
Una perplessità non strettamente letteraria. Perché tutte le donne del libro, incluse le semplici massaie, sono descritte come bellissime? Non è un problema di sessismo, essendo l'autrice stessa una donna; è proprio che si tratta di uno stereotipo stucchevole.
Parlare di questo libro è difficile, da madre lo è ancora di più.
Quando ho iniziato questo libro non sapevo a cosa andavo incontro, non avevo voluto leggere la trama, semplicemente mi sono fidata della penna della Barbato. E’ un salto nel vuoto che faccio solo con gli autori di cui mi fido e per me la Barbato è diventata una certezza.
All’inizio del libro non capivo cosa stesse succedendo, poi lentamente, proprio come un filo, tutto si è collegato in maniera dolorosa. A tratti non volevo continuare, ma la curiosità morbosa di capire come sarebbe andata a finire era troppa.
Ci sono due genitori che hanno perso una figlia in modo barbarico, violentata a soli tredici anni e poi uccisa. Uno di loro due ha inglobato il dolore, facendolo macerare, lasciando che lo corrodesse dall’interno. L’altra ha sfogato il sfogabile. A volte non si riesce a starsi vicini proprio nei momenti di più bisogno.
Ma non è solo la loro storia, è anche la storia di altre persone che hanno perso i loro cari e non hanno trovato giustizia, il colpevole si sa, ma non ci sono prove a sufficienza. In questo caso cosa si può fare? Si è disposti a tutto o quasi, pur di trovare pace nella vendetta? Io da madre riuscirei a vendicarmi in modo atroce? Io da essere umano riuscirei ad essere violenta con un altro essere umano, nonostante questo sia un assassino? Le domande sono tante, forse troppe e non so se avranno mai una risposta. Una cosa però è certa: discutendo con @una.bionda.tanti.libri , ha detto una frase che mi ha colpito molto “in questo libro non ha vinto nessuno”. Ed è proprio vero, perché alla fine dei conti, anche se hai avuto la tua vendetta, la persona che hai amato non te la restituisce nessuno.
Un thriller che lavora sul lettore in modo così approfondito, dal punto di vista psicologico, tanto da manipolarti fino a farti "cadere la mascella" al termine della lettura.
Qui la vera protagonista è la vendetta, che diventa linfa vitale per chi cerca giustizia, non avendola avuta dalle autorità preposte.
La vendetta come filo rosso che lega coloro che sopravvivono a dolori atroci come la perdita di un figlio per mano di un uomo che, di umano ha solo le sembianze.
La scrittura della Barbato, con i suoi intermezzi che riflettono i pensieri più reconditi dei vari personaggi, cattura, attira, ipnotizza per poi spiazzarti.
Un libro difficile da leggere per chi non è forte emotivamente.
Non siamo nel contesto della grande letteratura, non c'è una prosa così raffinata, non si svelano meandri insondati dell'animo umano: ma questo romanzo è fra i thriller più avvincenti che ho letto negli ultimi anni.
Tutto risiede nella trama; anzi, legandoci al titolo dell'opera, nell'intreccio. Che è turbinoso, labirintico, sorprendente, che porta in un mondo estremo ma non così bizzarro. Molto avvincente nel suo racconto, a tratti la Barbato affresca -strizzando apertamente l'occhio a Stephen King- anche i sentimenti del lutto e della vendetta, che sono cardine della storia e motore inesausto di pagine che si sfogliano con davvero enorme curiosità e voracità.
Ho aspettato un po' prima di scrivere la mia recensione, questo è il primo libro che ho letto sulla Barbato, mi è piaciuto molto il suo modo di scrivere, ma io che comunque sono abituata a leggere genere "crime" del calibro della Reichs e della Cornwell sono stata colpita in maniera violenta dalla crudità e ricchezza di particolari del libro, l argomento è sicuramente forte e mi ha lasciato un malessere che non andrà via facilmente ne sono sicura... Aspetterò un po' prima di affrontare un'altra sua storia
Tra le cose che mi sono piaciute di più fino a questo momento della Barbato. Un libro tragico e potente, con un finale decisamente bello. Ammetto di patire un po' alcune situazioni (in questo caso neppure troppo esposte) ma questo è più un problema mio che del testo che, come altri di questa brava autrice, esplora il male - un male reale e concreto, ancora prima di uno interiore, spesso più sottile e incerto.
Bello, incalzante. La Barbato indubbiamente sa scrivere. È il secondo romanzo che leggo e ha saputo, a suo modo, spiazzarmi come già fece con BILICO. Peccato che alcune svolte della trama siano ampiamente prevedibili, ma ciò non toglie che la storia è ben scritta e sa avvincere fino alla fine. Un romanzo da leggere e un' autrice da scoprire.
Crudele ed umano allo stesso tempo. La penna della Barbato come sempre è sopraffine. Non gli do 5 stelle solo perché è in alcuni punti l'ho trovato un po' più lento del dovuto, ma rimane comunque una fantastica lettura.
Un bel thriller che ti trascina in un labirinto di cui non si vede l'uscita. La parte finale forse un po' troppo lenta o forse solo un po' troppo brutale che non fa sconti. Il finale ti sorprende e cerca di mettere ogni cosa a posto, anche se dentro di te risuona ancora la crudeltà della storia.
J’ai découvert l’écriture de Paola Barbato, avec la publication de son premier roman en France, l’année dernière, A mains nues, chez les Editions Denoël, thriller sombre pour lequel j’avais eu un énorme coup de cœur. Cette année, son second roman publié en France, Le fil rouge, sort toujours chez Denoël, je ne pouvais pas passer à côté !
La vie d’Antonio Lavezzi a basculé dans l’horreur, quand sa fille de treize ans a été sauvagement assassinée. Sa vie s’en est retrouvée brisée, tout comme son mariage. Depuis, il vit seul, pour son boulot. En fait, il vit par procuration, comme si il y était obligé. Puis un jour, un cadavre est retrouvé sur le chantier qu’il dirige. Il y a également un message étrange chez lui, que seul il peut voir. Il comprend alors que ce cadavre a été laissé là pour lui. Ça n’est que le début.
Antonio bascule alors dans un monde de vengeance. En fait, il va assister un meurtrier, pour la bonne cause, où du moins c’est ce qu’il pense au début, puisque ce meurtrier supprime des assassins sanguinaires, des pédophiles… Très vite, Antonio ne se contente pas d’agir sans réfléchir, il ne peut pas. Qui est l’homme qui le contacte à chaque fois de manière anonyme ? Peut-on faire justice soi-même à la façon de Dexter ?
Antonio commence à mener l’enquête, car il n’est pas seul à épauler l’assassin. Et au fur et à mesure que la liste des victimes s’allongent, il découvre alors que ses complices parfois sont exaucés en se retrouvant face à la personne qui a détruit leur vie. Antonio se demande alors comment il réagira face à celui qui a détruit la sienne, et surtout quand viendra son tour ?
Dans ce roman, au début, le rythme est assez lent, on se méfie, un peu comme Antonio, puis une fois l’intrigue mise en place, tout s’accélère. J’ai aimé le côté psychologique de l’intrigue, car on se pose de nombreuses questions, sur le bien et le mal, tout comme Antonio. Ne perd pas t-on son humanité, en agissant comme un meurtrier ? La vengeance emporte parfois tout.
L’écriture de Paola Barbato est tout simplement géniale, j’adore toujours autant. Ce roman confirme le talent de cet auteur que je vais continuer à suivre.
Et puis il y a la fin que j’ai trouvé tout simplement parfaite. Elle se pose à la façon d’une morale. J’ai aimé cette façon de faire.
En bref, un second roman qui confirme un grand talent. Si j’ai préféré le premier car il y avait beaucoup plus d’actions, celui-ci n’en demeure pas moins excellent, il possède un côté plus réfléchi et une intrigue plus psychologique.
A découvrir aux Editions Denoël que je remercie pour leur confiance, depuis novembre 2015.
Inquietante, come tutti i romanzi di Paola Barbato, anche se, nella mia classifica personale, niente mai potrà equiparare “Mani nude”. Amo la capacità dell’autrice di creare sempre un legame fortissimo tra il lettore e i protagonisti dei suoi romanzi, nel bene e nel male. È uno splendido thriller, che tiene con il fiato sospeso.
Dans un style, fluide, mais précis, efficace, l'auteure nous offre ici un superbe livre psychologique, le ton est juste, les personnages superbement travaillés, que se soit le héros où les personnages secondaires. Un roman fort que je recommande à tous les amateurs du genre.