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Bollettino di guerra

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Pubblicato nel 1930, al termine della repubblica di Weimar e poco prima dell'avvento del nazismo, Bollettino di guerra è un romanzo di fortissimo impatto. Con l'immediatezza della testimonianza diretta, ma nello stile impartecipe della Nuova Oggettività, mostra come nessun altro gli orrori della Prima guerra mondiale. Il giovane studente Adolf Reisiger, partito volontario per il fronte francese come artigliere, impara a conoscere la carneficina che avviene sul fronte, dal fuoco in trincea agli attacchi col gas, dai bombardamenti aerei agli assalti dei carri armati. Il giovane lotta con tutto il suo ardore contro la forza devastante di una guerra disumana, "moderna". Gettato letteralmente in un bagno di sangue scopre che eroismo, abnegazione, trionfi sono parole vuote, dietro le quali resta solo il cieco, brutale, insensato obbligo di "obbedire all'ordine di uccidere". Proibito dai nazisti, inascoltato per decenni nella stessa Germania e inedito nel nostro Paese, questo romanzo di altissimo livello letterario, giudicato dai critici contemporanei il migliore in assoluto sull'esperienza della Grande guerra, regge senza timore il confronto con altri assai più noti, come Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque.

404 pages, Paperback

First published January 1, 1930

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Displaying 1 - 18 of 18 reviews
Profile Image for  amapola.
282 reviews32 followers
October 15, 2017
"E' il mio cuore / il paese più straziato"

Ospedale militare della fortezza di Magonza
Reparto neurologia
Bollettino settimanale 6 – 13.9.1918
Infermiere: Neuhagen
Reisiger, Adolf, sottotenente della riserva, 253° reggimento artiglieria da campagna. Reperto come nelle settimane precedenti. Il malato non dorme, non mangia, guarda dritto davanti a sé. Quando gli si rivolge la parola, in risposta ha sempre un’unica frase: “Siamo ancora in guerra. Andate affanculo!”.


La guerra. La Grande Guerra raccontata senza retorica da chi se l’è fatta tutta, dal 1914 al 1918 (sia sul fronte occidentale che su quello orientale): il protagonista del romanzo, infatti, Adolf Reisiger, altri non è che l’autore stesso.
Alla narrazione vera e propria si alternano articoli di giornale, bollettini dello Stato Maggiore, dichiarazioni di politici dell’epoca; il tutto con l’effetto di farci immedesimare nelle vicende del protagonista e nel momento storico.
Partito come giovane volontario, seguiamo passo dopo passo l’evolversi della sua presa di consapevolezza dell’orrore della guerra, consapevolezza che lo porterà (dopo anni di obbedienza agli ordini, battaglie, ferite, dolore, stenti) a rifiutarsi di continuare a combattere. Per questo verrà giudicato pazzo e rinchiuso in manicomio.
Un grande romanzo che con una prosa distaccata, quasi fredda, mette in risalto tutto l’orrore, l’insensatezza, l’assurdità della guerra. Da leggere.

San Martino del Carso
Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro.
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto.
Ma nel cuore
nessuna croce manca.
E' il mio cuore
il paese più straziato.

(Giuseppe Ungaretti)
Profile Image for Mec.
59 reviews17 followers
July 4, 2018
In pochi mesi ho letto diversi libri sulla prima guerra mondiale e sulla guerra di trincea. Ingenuamente ho pensato che avrei iniziato a trovarli ripetitivi e addirittura noiosi. Mai valutazione fu più errata.
Ogni libro, sorprendentemente, non fa che aggiungere tasselli e dettagli sempre nuovi.
Köppen non ha certo le qualità letterarie di Remarque o di Jünger (un confronto sarebbe impietoso), ma descrive bene la paura, lo scoramento,il senso di appartenenza al battaglione e la ribellione, lenta ma inesorabile.
L'aver intervallato la narrazione con stralci di comunicati e proclami ufficiali (pomposi e tracotanti, nonostante le avvisaglie di disfatta) e di pubblicità di prodotti (d'altra parte pecunia non olet, no?) conferisce alla narrazione una forte impressione di straniamento, perché mentre gli occhi leggono sterili annunci, la mente corre alle sofferenze e al macello delle giovani forze della Nazione.
Bellissime le pagine sulla tregua sul fronte russo e la fraternizzazione dei due eserciti, che smettono i panni del "nemico" e subito tornano ad essere persone con sentimenti, paure, speranze del tutto simili.
Köppen è un altro passo doloroso ma necessario verso la comprensione (possibile? ne dubito, ma ci provo lo stesso).
Profile Image for Moloch.
507 reviews782 followers
February 18, 2015
Bollettino di guerra, di Edlef Köppen, è un romanzo uscito nel 1930 ma andato colpevolmente dimenticato, anche a causa della condanna che gli riservarono i nazisti, e rimasto finora inedito in Italia. Ne lessi una recensione sul Corriere della Sera a marzo.
Un giovane volontario tedesco, Adolf Reisiger, parte per il fronte nell'estate del 1914: finirà rinchiuso in un manicomio nel 1918 per aver sperimentato sulla sua pelle quei quattro anni di orrori e aver deciso infine di chiamarsi fuori:
"... ho dichiarato con tutto l'ardore, a tutti i medici: signori, posso loro giurare che non sono pazzo. E che nemmeno faccio finta di essere pazzo. - Io dichiaro loro, sulla mia stessa vita: so quel che dico e quel che faccio: non si tratta nient'altro che di dire: io, io, io non ci sto più a fare la guerra. Non ci sto più a fare la guerra. [...] Io continuo a consigliare loro: mi si fucili. Applichino su di me le loro ridicole leggi di guerra, e mi si fucili, una buona volta. Ma io non ci sto più. Non voglio più essere complice. Ne va di più che della vittoria, alla quale peraltro anche loro ormai credono poco. Si tratta del fatto che in ogni istante vengono ancora ammazzate, e massacrate, e mutilate delle persone - e per quale motivo? Per un'assurdità, perché non possiamo più vincere. Là fuori ci siamo battuti per anni come nessun altro esercito al mondo, abbiamo creduto a tutto, anche quando dicevamo di no. Adesso però basta. Io non ci sto più. Io non ci sto più." (pp. 389-390, sono le pagine finali del libro).

In realtà, dietro la vicenda di Adolf Reisiger è da vedere quella dello stesso Edlef Köppen (1893-1939), perché il romanzo è fortemente autobiografico: leggendo la postfazione all'opera di Jens Malte Fischer, ho provato una grande ammirazione e fascinazione per questa grande personalità, e mi sono affrettata a crearne la voce su Wikipedia.
Leggete questo libro perché è veramente criminale che un capolavoro simile rimanga ancora sconosciuto a quasi 80 anni dalla sua pubblicazione. Uno dei suoi pregi è fondere pagine di azione narrativa con documenti, bollettini del comando, articoli di giornale dell'epoca, che il più delle volte fanno uno stridente ed eloquente contrasto con l'orribile realtà di fronte agli occhi di Reisiger/Köppen. Lo stile è asciutto, duro, toccante senza mai ricorrere al sentimentalismo o alla retorica.

Sarebbero parecchie le citazioni meritevoli, ma ho scelto questa, molto bella (p. 201):
ANNOTAZIONE DAL DIARIO DEL SOTTUFFICIALE REISIGER
Nella notte fra il 31.12 e l'1.1.'16, alle dodici in punto, tutte le batterie tedesche, per quanto potei sentire, hanno sparato tre scariche contro il nemico. - Il nemico non ha risposto.
Vorrei sapere chi ha dato quell'ordine. Nella batteria c'è una tale rabbia verso quel miserabile, come non ne avevo mai vista prima. È una pura e semplice schifezza. Avevamo le lacrime agli occhi. Pian piano abbiamo smesso di essere bambini piccoli, e sparare è senza dubbio il nostro mestiere, poiché siamo in guerra. Ma che ci toccasse di iniziare così il nuovo anno è stato crudele. Perché abbiamo fatto fuoco? Contro chi, per l'amor di Dio? Se andiamo avanti così, a sparare semplicemente per il puro desiderio dei botti, senza un obiettivo, senza "nemico", senza (dovrei vergognarmi, di dire "legittimazione"?)... perché qualche imboscato si è inventato questo saluto di buon anno particolarmente originale - allora la cosa prima o poi arriverà a una conclusione che non ci piacerà affatto. - Ma sono un soldato, e devo tenere la bocca chiusa.


4,5/5

http://moloch981.wordpress.com/2008/1...
Profile Image for Ettore1207.
402 reviews
November 12, 2018
Io credo che noi, nel 3° corpo d’armata come nell’intero Esercito, sappiamo di essere tutti concordi, e con una sola voce diciamo che preferiamo lasciare sul campo di battaglia tutti i nostri diciotto corpi d’armata e quarantadue milioni di abitanti piuttosto che togliere un solo sasso da ciò che Mio Padre e il Principe Federico Carlo hanno conquistato. In questo senso levo il mio bicchiere… (Guglielmo II, 16.8.1888, Francoforte sull’Oder)
Profile Image for Dvd (#).
512 reviews93 followers
February 27, 2022
20/09/2019 (****)
Sorprendente e impressionante resoconto della I guerra mondiale da parte tedesca.

Sorprendente per la forma, molto insolita (la cronaca è inframezzata da bollettini di guerra, frammenti di discorsi, persino pubblicità) che nelle intenzioni delle autore voleva mostrare in maniera vivida e immediata l'insensatezza delle retorica militare e nazionalista accostando i vuoti e obbrobbriosi discorsi di allora dei leader miliatari (tedeschi, in questo caso) all'obbrobriosa e agghiacciante cronaca del campo di battaglia. Intenzione riuscita nel risultato, va detto.

Se tutti i fronti della guerra furono protagonisti di massacri indicibili, il fronte occidentale li sovrastò tutti non tanto per i numeri (credo, a memoria, che il fronte orientale abbia visto perdite superiori) ma per le modalità: è stato, senza dubbio, la più grande e spaventosa macelleria umana della storia, agevolata dall'uso di tutte le soluzioni tecnologiche più ardite, e teatro di scene che nemmeno la fantasia più macabra di Dante, che già s'era spinta molto in là per la creazione del suo Inferno, avrebbe mai potuto concepire. E dire che il Medioevo è stato un periodo particolarmente brutale.

Corpi maciullati, decapitati, smembrati; intestini tenuti dentro a forza delle mani, finché si poteva; uomini interrati vivi, annegati in buche di fango viscido a fianco di cadaveri semiputrefatti; persino scheletri e cadaveri sepolti che piovono addosso ai vivi a causa dei devastanti bombardamenti. Pensate a qualunque situazione, alla più orrenda verso cui la vostra più macabra fantasia può spingersi, e non riuscirete in ogni caso a comprendere cosa vissero quegli uomini.

Fu una massacro di proporzioni industriali, letteralmente. Inconcepibile ieri come oggi.
Resta incredibile, e ogni volta che leggo libri su quegli avvenimenti ci penso, come quegli uomini non uscissero completamente di senno dopo qualche giorno: al protagonista del romanzo, Adolf Reisinger (che è, abbastanza esplicitamente, l'alter ego letterario di Koppen) servono 4 anni per essere chiuso in manicomio, dopo aver visto di tutto: ci finisce, però, non tanto per essere impazzito davvero, ma per il suo rifiuto di continuare a combattere una guerra ormai persa (siamo nell'estate del 1918) e, soprattutto, ormai priva di ogni senso e decenza.

La narrazione di Koppen ha, a mio parere, dei limiti, nonostante l'originalità: se a tratti la scrittura appare confusionaria nel descrivere scene concitate, non mi è nemmeno piaciuto l'eccessivo uso dell'epifora (ovverosia quella "figura retorica che consiste nel ripetere la stessa parola o le stesse parole o di egual significato alla fine di frasi o versi successivi, per rinforzare un concetto", dice Wikipedia in maniera perfetta - ammetto candidamente di essermelo andato a vedere).

Ma tolti questi difetti, alcuni capitoli sono di una potenza espressiva spaventosa. Non solo per cosa raccontano (anche perché, nelle descrizioni vivide, va detto che non c'è nulla di splatter né di morboso - solo pura cronaca), ma soprattutto per come lo fanno: il racconto si fa letteralmente visione, e pare davvero di assistere senza fiato a una sequenza cinematografica mozzafiato. Impressionante, in particolare, la narrazione della disastrosa offensiva tedesca verso Reims del luglio del '18, che occupa l'ultima, lunghissima, devastante parte del romanzo. Un capolavoro.

Il paragone, va da sé, cerca subito nella memoria i ricordi di Niente di nuovo sul fronte occidentale, che sono abbastanza flebili (dovrei rileggerlo): se Remarque è ancora oggi notissimo, di Koppen si è (ingiustamente) persa la memoria. E forse, Bollettino di guerra vale più dell'altro, famoso romanzo, dove alla vividezza e potenza espressiva del racconto viene sostituito un composto e dolente sentimentalismo (pur sempre gradevole e ben scritto, s'intende).

Consigliato.
Profile Image for Lena.
60 reviews11 followers
March 4, 2018
Ein weiterer Roman, der es mir nicht leicht macht, darüber zu sprechen. Hätte ich das Buch in drei Wörtern fassen müssen, kämen wohl ehrlich, zynisch und unpersönlich in Frage (das letzte sei hier überhaupt nicht abwertend gemeint). Ich habe schon etliche Romane zum Thema 1. Weltkrieg gelesen, und der Grund, warum mich dieses Thema seit meiner Jugend nicht loslässt, ist die Metamorphose des Menschlichen. In einer blühenden Ecke dieser Welt steigt eine Generation junger Menschen auf, deren vieles in der Welt offen steht, sie profitieren vom Wirtschaftswachstum und von dem sich anbahnenden Kulturdurchbruch in die Moderne. Berauscht durch die staatliche Militärbravade, finden sich diese Menschen bald in eine brennende Welt versetzt in welcher sie nicht mal als Persönlichkeiten betrachtet werden: was aus einem hätte werden sollen, zählt nicht mehr, wenn einer fällt, ist es nichts weiter als ein Sandkorn, ein Name im Bericht, und wenn einer sich besinnt und sagt, dass er nicht mehr will, dann ist es Verrat und Entehrung.
Deswegen zählt für mich die "Unpersönlichkeit" des Romans zu seinen Stärken: nirgendwo sonst, nicht bei Remarque, nicht bei Barbus, kommt dieses Sandkorngefühl so deutlich zustande, dass es einen fröstelt. Und obwohl Front und Hinterland manchmal ganz, ganz dicht beieinander liegen und sich gegenseitig betrachten, im Geist können diese zwei Welten oft kaum weiter entfernt sein.
Wenn Reisiger aus seinem Urlaub zurückkehrt, verfolgt man seine Gedanken: " Fahrt über den Rhein. Schlucken in der Kehle: hier ist eine Grenze. Hüben Deutschland, drüben wir. Hinüber herüber Worte, Worte, Worte. Nur Verstehen gibt es nicht mehr, gibt es nicht mehr. Ihr, drüben, in Deutschland, hinter uns, begreift nichts von uns. Ihr könnt ja nichts von uns begreifen!"
Der ganze Text stammt "von drüben", von denjenigen die verstummt sind und unter der Glasglocke des Hinterlandes unerhört bleiben. Er ist wie Post aus dem Jenseits, in der Sprache von "drüben" verfasst, die zu Hause kaum jemand deuten wollte.
Profile Image for Philipp.
703 reviews225 followers
January 21, 2023
Heeresbericht (Troop Report?) is heavily autobiographical WW1 fiction, the story of the war volunteer Reisiger from 1914 to 1918. He joins the artillery was a blue-eyed volunteer, becomes slowly disillusioned from the western to the eastern back to the western front, and ends up in a mental hospital for refusing to go back to the war. The book is interspersed with modern-feeling quotes and cut-ups, like excerpts from (real) newspaper articles, army orders, political speeches as the war progresses. Wonderful quote on the back of the Reclam print:


Festungslazarett Mainz, Nervenstation.
Wochenbericht 6. 13.9.18. Krankenwaerter: Neuhagen.
Reisiger, Adolf, Ltn. d. R. F. A. R. 253. Befund wie in voriger Woche. Der Kranke schlaeft nicht, isst nicht, sieht starr vor sich hin.
Wenn man mit ihm redet, hat er staendig nur einen Satz zur Antwort: "Es ist ja immer noch Krieg. Leckt mich am Arsch!


Rough translation from me:


Military hospital Mainz, mental unit.
Weekly report 6. 13.9.18. Nurse: Neuhagen.
Reisiger, Adolf [rank here]. Results as last week. The patient does not sleep, does not eat, just stares straight ahead.
When one talks to him, he always has only one sentence in reply: "You're telling me the war is still going on? Kiss my ass!"


Obvious comparisons are In Stahlgewittern (Storm of Steel) and Im Westen nichts Neues (All Quiet On The Western Front). Heeresbericht is about twice the length of these books, so can add dimensions that these two books don't have. For starters, Storm of Steel feels 'pro-war', 'All Quiet On The Western Front' is famous for its anti-war stance. As Heeresbericht is autobiographic we get all stances, Reisiger/Koeppen starts out as a volunteer for the war, all enthusiasm, and is slowly disillusioned/turned mad by the constant ongoing random death. Just now there was a man - a small shrapnel later this man will never have a hand again. His friend turns around to ask for a helmet as he walks out the bunker - an artillery round explodes, only an arm remains. What a waste.

It's not one-sided, either: even when Reisiger/Koeppen is injured and angry at the war, he feels too guilty to stay away from 'his' unit, he wants to get back into the fight. He does feel joy when things go right. Reisiger/Koeppen does have a proper career in the army, volunteering for dangerous missions and getting promoted often.

If this wasn't autobiographical you'd think Reisiger/Koeppen has plot armor. Koeppen did survive the entirety of WW1 from 1914 to 1918 (it helps to be with the artillery and it helps to be an officer a bit away from the front!); but if this wasn't autobiographical, you wouldn't believe how .

What really stands out to me are the soundscapes described here, the relentless extreme drumming noise once all the artilleries start shooting; Reisiger/Koeppen sit in a hole and can't even talk to the guy next to him, even screaming doesn't help against the one constant ongoing explosion. I haven't read descriptions like this anywhere else.

Sidenote: I have a longer-standing interest in German literature and I didn't know this book existed. This Reclam re-issue is fairly new, and there wasn't anything before. The book was burned by the Nazis and forbidden to be printed; as it's so unknown nowadays, one might think that the Nazis were successful.
Profile Image for Michael.
572 reviews20 followers
May 11, 2023
This book is not a documentary report but a novel that is heavily influenced by the experiences of the author as a soldier in WWI.
It gives very good inside into the life of a soldier in WWI. I especially liked that in between it also contains contemporary documents like speeches or government instructions. It also contains a few passages from history books written in the 1930s which rectify the propaganda statements made by officials.
This book is rather unknown but it deserves to be up there with Im Westen nichts Neues.
Profile Image for Sergio Brancaleone.
28 reviews2 followers
October 22, 2013
Intensa rappresentazione degli orrori della guerra, con atmosfere e sviluppo dei fatti narrativi esposti in modo efficace e senza fronzoli. Un libro assolutamente da leggere, per capire anche a cosa può portare la stupidità umana.
Profile Image for Mampfwurm.
69 reviews
August 14, 2022
Im Gegensatz zu anderen Klassikern über den ersten Weltkrieg wie "Die Pflasterkästen" oder "Im Westen nichts Neues" ist der Protagonist dieses Romans zu anfangs vollkomen vom Krieg überzeugt und freut sich darüber, seine Eltern mit seinen Auszeichnungen stolz zu machen, erst langsam setzt die Desillusionierung ein.

Trotzdem wird ein jeder dieser Romane geschwächt, wenn man schon einen der anderen zuvor gelesen hat. Da viele Romane über den Ersten Weltkrieg persönliche Kriegserfahrungen verarbeiten und auch sehr direkte Antikriegsromane sind, ist es kein Wunder dass alle in etwa auf die absolut richtigen und nachvollziehbaren, aber gleichen Punkte zu sprechen kommen. Ähnlich sieht es mit den geschilderten Kriegserlebnissen aus. Identisch sind sie natürlich trotzdem nicht und die Unterschiede der Verarbeitungen sind deshalb umso interessanter, hier etwa die Perspektive aus der Artillerie sowie das geschickte Einbinden realer, historischer Dokumente. Da ich aber vor diesem schon einige solcher Titel gelesen hatte, war dieser für mich nicht mehr sehr berührend, was der Botschaft natürlich keinen Abbruch tut oder ihr an Richtigkeit nimmt.
21 reviews
August 9, 2021
Nach Jüngers "In Stahlgewittern und Remarques "Im Westen nichts Neues" ist dies der dritte starke Roman eines deutschen Frontsoldaten über den Ersten Weltkrieg, den man zur Lektüre empfehlen kann. Anders als die beiden erstgenannten nicht aus der Perspektive eines Infanteristen sondern der eines Artilleristen geschrieben, was allein schon einen Perspektivenwechsel mit sich bringt.
Der collagenartige Aufbau mit Zeitungsschnipseln und Reklametexten, die zwischen die eigentliche Romanhandlung eingeschaltet sind, wirken recht modern, aber - und das ist häufig genug anders - nicht aufgesetzt oder konstruiert.
Einzig die an manchen Stellen etwas plakativ wirkende moralische Botschaft ist gelegentlich etwas störend. Hier wäre weniger mehr gewesen.
Profile Image for Jerôme.
57 reviews2 followers
September 6, 2018
If you are truly interested in a novelist’s approach to the indifferent brutality of war I can recommend a work from the German side of the WWI trenches.

Edlef Koeppen's: 'Heeresbericht'. ( ‘Army Report’in the English translation).

Haunting while reminding me of Erich Maria Remarque's 'Im Westen nichts Neues'.
Profile Image for lärm.
345 reviews11 followers
August 28, 2024
A brutal, harrowing account of WW1 from the German point of view. Less know than the works of Barbusse, Remarque or Jünger but equally compelling. A mandatory read for anyone interested in atrocities (or aspiring heroes).

I need something light after reading this book..
Profile Image for Claudia.
37 reviews
October 3, 2019
Together with Storm of Steel the best book about soldiers in WW1. Honest and brutal.
Profile Image for Kat.
27 reviews
June 26, 2014
Sometimes hard to read because the writing style is a bit strange. Very interesting nonetheless and at points I couldn't stop reading. If you compare it to "Im Westen Nichts Neues" this book seems much harsher and also closer to reality. I think the fact that I thought at times that the book is not so enjoyable because of the topic actually speaks for the book. I guess it shouldn't be too much fun reading about the Great War - I hope people get what I mean...
53 reviews2 followers
August 10, 2014
Ein absolutes Muss, wenn man mehr über WWI erfahren möchte. Sehr ergreifend!
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