"Dal mare Iddu è ancora più imponente. Chiude nel suo abbraccio tutta l'isola, essendo lui stesso tutta l'isola..." L'isola è Stromboli. Iddu è il suo vulcano, protagonista assoluto della oscura e solare vicenda. L'oscura vicenda di un corpo assassinato, sepolto sotto la sabbia; di qualcuno precipitato (buttato) in un mare di scogliera; di un furioso incendio nell'isola. La solare vicenda di un'estate calda e dorata: belle ville, rosmarini, gelsomini e bougainville, cene sulle terrazze, giardini incantati; cani, gatti, vegetali, minerali; sofisticate nobildonne, uomini di successo, affascinanti efebi.
Gianni Farinetti (Bra, 1953) ha esordito con Marsilio nel 1996 con il romanzo Un delitto fatto in casa (premio Grinzane Cavour autore esordiente 1997, premio Premier Roman di Chambéry 1997). Con Marsilio ha pubblicato anche L’isola che brucia (1997, premio Selezione Bancarella 1998), Lampi nella nebbia (2000), Regina di cuori e La verità del serpente (2011), Rebus di mezza estate (2013), Prima di morire (2014), Il segreto tra di noi (2016, premio Via Po 2009) e Il ballo degli amanti perduti (2016, premio Racalmare Leonardo Sciascia 2016, premio La Provincia in Giallo 2017, premio NebbiaGialla 2017). I suoi libri sono tradotti nei maggiori paesi europei. Vive fra Torino e le Langhe.
L'isola che brucia è un noir ambientato sull'isola di Stromboli, la storia di un gruppo di villeggianti e di alcune persone del luogo - native o d'adozione - che condividono insieme le giornate di agosto sull'isola. Un romanzo leggero, che scorre e si lascia leggere, meglio se sotto l'ombrellone. L'aspetto che più mi ha convinto è la rappresentazione dell'isola e del vulcano. Mi è sembrato di essere tornata lì, le descrizioni mi sembravano tutte molto calzanti. E l'incertezza di vivere su un'isola che è pure un vulcano, l'atmosfera, erano azzeccate dall'inizio alla fine. Mi hanno convinto molto meno i personaggi: ce n'erano davvero tanti, e all'inizio ho fatto confusione. E poi non erano credibili, o meglio, erano soprattutto delle macchiette, caricature di personaggi. Così non ho provato nessuna empatia per nessuno di loro, li ho sentiti distanti dall'inizio alla fine. E poi ho fatto fatica anche a capire quanti anni avessero - arrivare a metà romanzo e chiedermi "Ma perché, Consuelo ha sessant'anni?" mi ha lasciata un po' fredda. Nel complesso però è un romanzo ben costruito, leggero, appunto.
Tempi lunghi, tempi dilatati di una vacanza agostana su un'isola vulcanica, inevitabilmente pieni di aperitivi, chiacchiere, risate, pettegolezzi, ricordi, amori, odii, vendette, rimpianti, rinunce. Poi odori, colori e sapori estivi. In mezzo, un omicidio. Forse due. Ma il giallo è solo un pretesto per un omaggio ad un'isola ed alla vita.
Ambientazione davvero stupenda, ho particolarmente apprezzato l'atmosfera stromboliana e le descrizioni dei luoghi, dei personaggi, la leggerezza estiva, le piante, il mare, la dolce malinconia... Tuttavia ho trovato la prima parte del romanzo molto lenta, mi è sembrato che non ci fosse alcuna progressione nella trama fino alla metà del libro. Sono poi state gettate le premesse per una buona prosecuzione della storia con un delitto misterioso e numerosi potenziali colpevoli, ma la sua risoluzione è stata affrettata e raffazzonata. Sembrava che l'autore avesse terminato i caratteri a disposizione e avesse scritto di getto il finale lasciandolo lí come uno strofinaccio usato spiegazzato sul tavolo della cucina. Leggetelo se cercate un romanzo leggero "da ombrellone" e siete alla ricerca di una bella atmosfera siciliana per cullare i pisolini in spiaggia, non aspettatevi un gran giallo alla Camilleri perché non lo è.
Premesso che non sono una grande fan dei libri troppo "popolati" e che questo è un libro che di personaggi ne ha davvero tanti, la prima metà abbondante ha faticato a scorrere, tornare indietro mille volte per capire chi è il personaggio di cui si sta parlando mi snerva, e per tanto tempo non succede praticamente nulla. Poi finalmente la trama prende vita e la parte finale è molto più scorrevole.
Ricchissimo di personaggi, abbastanza complicato seguirne tutti gli incroci e le vicende. Il giallo subisce un'accelerazione improvvisa verso la fine, e da quel momento non te ne stacchi finché non arrivi al dunque, ma fino a questa svolta è stato molto difficile progredire nella lettura.
Non so perchè non ho scritto prima una recensione. Ho sentito il bisogno di una ulterire rilettura per rimettere ordine nella miriade di personaggi che appaiono e scompaiono e tornano ancora nei libri di Farinetti, le intrecciate amicizie e parentele (spesso neanche così importanti) ma l'autore riesce a far credere che anche il personaggio meno importante in realtà sia centrale e necessita di una descrizione accurata. La serie di romanzi ambientati tra le leanghe, stromboli e la Cosa Azzurra è come una grande saga che coinvolge non una famiglia ma una comunità, una "tribù" ma anche un'area geografica. E' un romanzo che cela al suo interno un giallo ma i protagonisti sono i luoghi e gli umori, la trama del crimine è assai più opaca o meglio sfumata. Le storie di Farinetti affondano sempre nel passato ed i crimini che descrive sono solo l'ultimo atto di una lunga storia. Questo è forse il libro che mi è piaciuto di più , sovrastato com'è da "iddu", presenza ingombrante e molto sentita.
Romanzo estivo venato di giallo scritto da un torinese e ambientato a Stromboli, il vulcano-isola nel blu del Mediterraneo. Ispirato (pure troppo...) alla garbata ironia e torinesità dei libri di Fruttero & Lucentini, alla fine è stato appassionante il giusto. Certo averlo letto durante una settimana di permanenza a Stromboli gli ha fatto guadagnare molti punti.