A gang of Hells Angels rips through the village, bringing mayhem and a generational shift to traditional enmities between Don Camillo and Peppone. The year is 1966, a time ripe for rebellion, for overturning conventions – a time, above all, to be young. Meanwhile, beset by the third young progressive leftwing priest with a mandate to steer him into the modern world, Don Camillo digs in and finds a surprise ally in Peppone as he fights to save the three-metre high figure of il Cristo through which he conducts his famous conversations with God.
These are the last Don Camillo stories ever written. Two years after they are set, on July 22, 1968, the author died in Cervia on the east coast of Italy, where, due to ill health, he had taken to spending the summer months.
‘Guareschi’s was one of the most prescient and perceptive voices of the twentieth century.’ Tobias Jones, author of The Dark Heart of Italy.
Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi, also know as Giovanni Guareschi, was a Italian journalist, writer, humorist. Along with Giovanni Mosca and Giaci Mondaini he founded the humorous magazine "Candido". He was well know because of the "Don Camillo" series based on the stories about the two main characters: Don Camillo, the priest and Peppone, the communist Mayor.
"Non voglio fare il militare, basta con le guerre; noi giovani vogliamo la pace, se volete la guerra, fatevela voi vecchi!"
A quanto pare anche le icone più immarcescibili risentono del trascorrere del tempo, così è capitato pure al pretone della Bassa; scongiurata la rivoluzione proletaria e archiviatone definitivamente lo spettro, don Camillo deve ora affrontare altre due esiziali rivoluzioni per lui d'importanza capitale: quella delle nuove disposizioni in materia di riti sacri sancite dal Concilio Vaticano II, con tanto di smobilitazione dell’altar maggiore barocco e del ben noto Cristo parlante sotto la supervisione del nuovo fervente vice parroco don Chichì; e l'imminente rivoluzione giovanile del Sessantotto, incarnatasi al paesello in quel teppista zazzerone di gran cuore che è il figlio di Peppone, nome di battaglia "Veleno", e nell'irrefrenabile "caterpillar" Cat, la disinibita nipote del don. Riuscirà il molto reverendo zio a fronteggiare da solo questi attacchi su più fronti, domare il Chichì e la nipotastra, senza rimanere sopraffatto dall'avanzare dei tempi nuovi? E il compagno sindaco? Pure lui ha la sua bella gatta da pelare: nel paesello è sorta una nuova cellula maoista che lo accusa d’essersi imborghesito e continua a ostacolarlo in tutto, povero Peppone!
Scrittura sempre fenomenale, nonostante la vena malinconica che pervade quest'ultima raccolta di favole del Grande Fiume -scompare, infatti, l'elemento sovrannaturale risolutore- qui riproposta nella sua versione integrale, così come la volle l'Autore. Si potranno anche non condividere le idee reazionarie di Guareschi, ma di fronte a tanta sagace ironia, anche il più Peppone di tutti non potrebbe trattenere le risate.
Resta il rimpianto per il film mai finito tratto da questo libro, Don Camillo e i giovani d'oggi, con Giancarlo Giannini nei panni di Veleno, rimasto incompiuto per la sopraggiunta morte di Fernandel nel bel mezzo delle riprese, e poi rigirato per intero con Gastone Moschin e Lionel Stander, ma l'inevitabile paragone con gli originali fu e continua ad essere alquanto impietoso.
Altro non è che “Don Camillo e i giovani d’oggi”, pubblicato a puntate nel 1966 sulla rivista Oggi; edito quindi in volume da Rizzoli. Ma qui ripreso dagli eredi e… ‘purgato dalle purghe’. Questa infatti (1996) è la versione originale del manoscritto, con il suo vero titolo, come redatta da Guareschi poco prima della morte. Interessante ai cultori perché priva delle “correzioni”, che sarebbero poi state apportate dall’editore prima del lancio per annacquare la vis polemica. Interventi redazionali, politici, formali, che rendessero il testo più ‘consono’ al clima di quegli anni, meno spigoloso (il Concilio Vaticano II era appena terminato e il ’68 si avvicinava a grandi passi). Già allora infatti, per quanto popolarissimo, Guareschi appariva scomodo e obsoleto a certa “intelighentia”, omologata e non. Una lettura sempre fresca. Anzi: in questo caso, più fresca. Poco importa che il testo e il racconto siano stanchi, meno brillanti degli esordi, e che l’autore – provato dalle polemiche e vinto da una società ingessata – avesse acquisito un'amarezza cronica, preludio alla sua fine imminente. Il respiro umano è il medesimo di sempre. Rinvigorisce, anzi, alla lettura, aiutato da ciò che l’Italia nel suo complesso è diventata, negli anni.
Don Camillo e' il prete di Brescello, con mani come due badili e un cuore grande come i suoi enormi scarponi. Ha solo un piccolo problema: iul suo calendario sio e' fermato al 1666, e sembra non rendersi conto di vivere nel 1966. Per ricordarglielo, viene mandato in canonica il giovane e rampante Don Francesco, detto Don Chichi, prete "del popolo", sempre pronto a stare, non sempre a ragione, dalla parte del povero.
E poi c'e' "Caterpillar" detta Cat, la scalmanata nipotina di Don Camillo. E Veleno, ultimo figlio del sindaco Peppone. E con questi ingredienti non possono che nascere scintille.
Ho sempre amato i libri di Guareschi perche', pur essendo chiaramente di parte, non ha mai puntato il dito contro la persona, ma si e' sempre limitato a criticare genuinamente l'ideologia. Una penna tagliente quella di Guareschi, che gli ha causato non pochi problemi (a quei tempi i Comunisti non amano molto i commenti negativi). Eppure i suoi personaggi, comunisti o proletari, giovani o vecchi, sono sempre veri e umani, che non si tirano mai indietro quando c'e' da aiutare chi sta peggio.
Come fanno Cat, Veleno e i loro amici. Come fa Peppone e pure Don Chichi'. Personaggia veri, che mostrano pregi e difetti, ma mai noiosi o piatti.
Un romanzo velato di malinconia per quel mondo che gia' negli anni Sessanta, sotto la spinta del miracolo economico, stava ormai lentamente scomparendo. E come accade a Don Camillo, Guareschi cerca di convincersi di non vivere piu' nel passato, e di accettare il presente, anche se non bello come i nostalgici ricordi di una gioventu' lontana.
Sicuramente lo scrittore rimane uno di quelli che porterò sempre nel cuore però questo suo ultimo capitolo della saga di Don Camillo e Peppone, per quanto chiaramente scritto molto dopo il primo libro del “mondo piccolo” proprio non mi ha coinvolta e le emozionata come gli altri. Non mi piacciono assolutamente le nuove generazioni, in particolar modo la nipote di Don Camillo che trovo quasi odiosa e sciocca più che moderna per i suoi tempi. A tratti la narrazione inoltre mi sembra quasi trascinata, come se si dovesse arrivare da qualche parte a tutti i costi e i protagonisti sembrano perdere quello smalto unico ed inequivocabile che ho sempre riscontrato negli altri romanzi narranti le loro vicende.
Altre storie del grande fiume. Guareschi è una garanzia. Bellissima la lettura di Oliviero Corbetta, recitazione ottima ed evocativa delle vibes care ai film con Fernandel e Gino Cervi. 4.5⭐️
If you aren't already familiar with the comic adventures of Don Camillo and his continuing battles with Communists in rural Italy, then this book is probably not the best place to start. What you really want to do is to go read The Little World of Don Camillo, and then work your way through the prior seven books in the series. Go ahead and do that now. I'll wait.
Back already? Good. This latest installment of the series takes Don Camillo into the 1960s, where changes in religion and politics have left him feeling somewhat bewildered. This collection is notable for the introduction of several new characters, including Don Chichi (a young, leftwing priest assigned to be Don Camillo's assistant), as well as Don Camillo's niece, Cat, who runs with a biker gang and is constantly plotting trouble. The stories in the book are more connected than in most of the prior volumes, so you get a sense of the story progressing almost as if it were a novel. The book continues to show Guareschi's typical wit and pathos, and are a genuine delight to read.
Scritto e ambientato nel 1966, comprende una serie di racconti che vedono Don Camillo e Peppone misurarsi (o perlomeno provarci) con i numerosi cambiamenti che hanno travolto la società dopo il boom economico e il Concilio Vaticano II. Ho provato una grande nostalgia per i vecchi libri di Don Camillo, ambientati 20 anni prima in una società diversa, verace e genuina, basata su regole e schemi differenti, come si può immaginare fosse la vita nella Bassa subito dopo la guerra: il paese con i suoi ritmi lenti e le sue botteghe, la vita nei campi, il trattore, simbolo dell'attività lavorativa del luogo, le amabili gag tra Peppone sindaco comunista e Don Camillo. In questo testo l'arrivo del benessere e di una nuova modernità appare quasi fuori posto e i due protagonisti non riescono loro malgrado ad opporsi al passare del tempo e ai cambiamenti che questo inesorabilmente porta con se.
"Don Camillo e Don Chichì" ripropone - in un'edizione che ripristina il titolo ed il testo originali ed è emendata di tutte le correzioni, le modifiche e le censure imposte all'epoca della pubblicazione- il libro pubblicato con il titolo di "Don Camillo ed i giovani d'oggi". In questo volume, Peppone ed il suo avversario politico sono meno protagonisti delle storie, meno presenti rispetto ai precedenti volumi, ed hanno un atteggiamento leggermente malinconico -senza andare in alcun modo a discapito della godibilità dei racconti-: su ciò influì lo stato d'animo di Guareschi di quel periodo, che probabilmente si sentiva vicino al termine della sua vita. Leggermente meno scanzonato di altre opere di Guareschi, è comunque uno dei suoi volumi migliori.