Tra il XIV e il XVII secolo molte donne furono processate per stregoneria dall'Inquisizione, le loro deposizioni riportavano un'immagine ricorrente: quella della "Signora del Gioco". L'intento del saggio è di commentare e interpretare le fonti processuali del periodo in cui vigevano provvedimenti repressivi estremi contro la stregoneria, ma c'è anche la volontà di indagare e di restituire la sua componente misteriosa e inconscia. Ciò che si riconosce oggi come proiezione inconscia di un'epoca in cui molto ha fatto la tradizione popolare, era allora per i giudici fatto reale su cui le donne erano chiamate a deporre.
Questa mattina ho finito di leggere "La signora del gioco", in cui Luisa Muraro raccoglie varie testimonianze di processi per stregoneria nell'Italia centrale e soprattutto settentrionale. Le trascrizioni degli interrogatori risultano estremamente utili per comprendere come, nonostante essi si svolgano in tempi e luoghi leggermente diversi, il sistema di influenza delle testi da parte dei tribunali fosse sempre lo stesso, i metodi coercitivi con cui si cercava di piegare la volontà delle interrogate per portale a confessare portavano spesso ad uno stesso esito e, di conseguenza, ad una stessa tragica fine.
Ho apprezzato particolarmente l'emergere delle componenti di realtà biografica e finzione folkloristica che l'autrice analizza all'interno dei racconti delle imputate (le prime songolari, per forza di cose, e le altre visibilmente facenti parte di una stessa tradizione) e sono venuta a conoscenza di una questione che mi era abbastanza oscura, cioè la differenza di ruolo fra tribunali ecclesiastici e laici. Credo che approfondirò la figura di quella che viene chiamata "Signora del gioco", dove per gioco si intende il sabba, elemento che nel tempo cambia all'interno dei racconti leggendari sul tema.
La signora del gioco è un libro di Luisa Muraro, filosofa e scrittrice nonché docente di filosofia all’Università di Verona.
Il punto di partenza era interessante: questo libro si occupa dei processi per stregheria dal XIV al XVII secolo in un modo alternativo: presenta gli atti dei processi che vuole trattare quasi senza commenti (se non un minimo di inquadramento o di traduzione quando il linguaggio si fa troppo arcaico o dialettale), come se le persone processate si rivolgessero direttamente al lettore; come se il lettore fosse un giurato che deve valutare la colpevolezza o meno di queste donne diverse, atipiche, “contro”.
E per il lettore non è facile, l’idea è buona, ma il contesto in cui veniamo proiettati è troppo atipico, troppo assurdo per la nostra mentalità. Un sistema giuridico fatto di tortura, di ignoranza, di bugia, di magia.
Si conosce poco il problema della stregheria, le sue motivazioni, i suoi riti, la sua rivoluzione. E questa è secondo me una grossa delusione.
Resta un buon tentativo, da non buttare. Se conoscete già il problema della caccia alle streghe questo è un buon modo per approfondire, per assaporarne l’atmosfera. Se non lo conoscete e siete solo curiosi… Questo non è il testo da cui partire.
Non sono riuscita ad appassionarmi a questo libro, a trovarlo interessante come avrei voluto e dovuto. Ma siccome la lettura è molto soggettiva, devo essere sincera. Probabilmente per qualcun altro è stato il libro della vita ma per me... ni.