Questo è un libro filosofico, interessato a influenzare niente altro che le riflessioni. Non ambisce a portare a termine l'impossibile cerimonia di seppellire Dio, né vuole assumere un ruolo diretto sul piano politico o giuridico e neanche presentare dogmi nei quali si possano riconoscere gli arei per costituire la chiesa di coloro che sono senza chiesa. Questo libro muove dalla fiducia che la civiltà del nostro paese permetterà di accogliere le idee di coloro che sostengono esplicitamente che la morale e i valori sono qualcosa che non solo può unire credenti e non credenti, ma esige da tutti noi un surplus di indipendenza e di autonomia, da realizzare vivendo come se Dio non esistesse.
Libro davvero breve, forse troppo breve per il tema che tratta, che meriterebbe ben più spazio e respiro in cui dispiegare il ragionare. Riesce comunque se non a dimostrare almeno a mostrare non solo che un'etica senza un dio è possibile ma, anzi, specie nelle sue conclusioni, che solo un'etica etsi deus non daretur è possibile o persino necessaria per una società plurale, in cui devono convivere fedi diverse e, non da ultimo, anche coloro che non hanno nessuna fede nel soprannaturale. Mi si lasci aggiungere che il libro esce quindici anni fa ed è un'evidente e, anzi, esplicita risposta alla pretesa da parte cattolica di farsi latrice di "valori non negoziabili". Queste ultime sono parole di Ratzinger, e allora si era all'apice del suo papato conservatore, si dibatteva delle "radici cristiane dell'Europa", mentre nella politica e nel Mondo italiano della cultura si agitavano i cosiddetti "atei devoti", che volevano brandire come un feticcio il cristianesimo da contrapporre alla minaccia (reale o presunta) dell'islam oltre che di quella che lo stesso Ratzinger chiamò (con rara disonestà concettuale) "dittatura del relativismo". Be', sono passati quindici anni e per l'occasione in cui uscì (ma non per i contenuti, che restano validissimi) il libro sembra un po' vecchio, perché nel frattempo molte cose sono cambiate. La chiesa è stata travolta dai noti scandali, perdendo drammaticamente autorevolezza nel suo volersi porre come guida morale, e di conseguenza, col successore di Ratzinger, ha cambiato completamente strategia pur di sopravvivere in un Mondo che sta cambiando tumultuosamente. A tutt'oggi abbiamo un governo molto di destra e clericaleggiante, ma che pure non osa toccare innovazioni importanti come le unioni civili, mentre i sondaggi rilevano una popolazione che su questioni come eutanasia o aborto risulta molto più aperta sia della politica ufficiale che delle gerarchie religiose. Insomma, si può dire che da parte della chiesa cattolica la battaglia sui "valori non negoziabili" sia stata clamorosamente persa.
"Derivare l’etica da Dio significa concepirla come un insieme di comandi emanati, appunto, da un’autorità, e ciò –in un certo senso –equivale a togliere valore etico alle norme morali. Perché questo non accada, è necessario distinguere le norme morali dalle norme che ricevono il loro valore da una qualche autorità: ad esempio, che sia negativa ogni forma di violenza nei confronti di esseri umani non dipende dal fatto che qualcuno ci comandi o ci ordini di non fare violenza a un qualsiasi essere umano, ma dalla natura etica e universale di una tale norma. Questa norma è etica proprio perché il suo valore è indipendente dal comando di questa o quella autorità, di questo o quel paese o luogo geografico, e perché è distinguibile dalle norme consuetudinarie di una comunità ristretta. La tesi che solo Dio può esserne il fondamento adeguato riduce il comportamento etico di un individuo alla pura obbedienza a un comando, mentre il suo vero fondamento risiede nel carattere autonomo della scelta di un individuo di evitare quelle condotte che producono danni o sofferenze agli altri suoi simili. Spostare l’attenzione al volere di Dio impedisce di prestare attenzione a quello che gli altri patiscono e subiscono [...] Chi arriva all’etica attraverso il comando divino finisce con il ridurre la moralità a qualcosa di simile alle regole di un’etichetta che valgono convenzionalmente tra i membri di una società o tra coloro che riconoscono la stessa autorità. Rimane loro estranea la natura universalistica degli obblighi morali che sono validi indipendentemente da ciò che qualcuno ci dice di fare".
Lecaldano, emerito professore di filosofia morale alla sapienza di Roma, espone chiaramente in questo saggio la sua visione etica che prevede una netta separazione fra la stessa e la religione. Nella prima parte del saggio l'autore illustra tutta una serie di argomenti a sfavore di un'etica fondata in Dio, poggiando anche sulla filosofia e sulla ricerca di autori precedenti quali Kant, Hume, Mill... nella seconda parte, invece, Lecaldano delinea, in netta opposizione con la prima parte del libro, i caratteri e le innovazioni di un'etica senza Dio, fondata sull'autonomia, la responsabilità e la consapevolezza. Una terza e ultima parte del saggio raccoglie le fonti usate per comporre la tesi, principalmente testi di filosofi moderni e contemporanei che per primi hanno delineato una possibile frattura tra etica e religione. Come ci si potrebbe aspettare dal calibro dell'autore, il saggio si mostra chiaro e competentemente esposto anche se viene lasciato poco spazio alla possibilità di una credenza in Dio pur slegata dalla sfera morale, mentre viene fatto intendere che sia necessario essere atei per avere una piena vita etica.
"An Ethics Without God" by Eugenio Lecaldano is a clear and well-structured work that explores the possibility of constructing a moral system without religious foundations, showing how ethical principles can emerge from human nature and our social coexistence. The book offers an accessible yet rigorous reflection on the need to base moral norms on universal and shared criteria, rather than on religious dogma. Finally, it demonstrates how it is often religion, or rather the very hypothesis of God, that creates issues in establishing a moral framework that is always functional and valid. It discusses not only a better utilitarian morality but also how it is possible to construct a deontological one that is more than well-founded. This book helps foster clear thinking.
3- Il saggio di per sé è poco originale e può magari essere apprezzato perlopiù da qualcuno che si affacci per la prima volta alla riflessione atea. Lecaldano tende a trarre conclusioni un po' più forte di quanto le sue premesse non gli permetterebbero ma nel complesso è un buon libro.
Un'etica senza Dio è lo strumento giusto per iniziare il lavoro da costruttore sui concetti di morale ed etica, e per sviluppare la ragione, distaccandosi dalla fede.