"È un privilegio o una condanna scoprirsi americani? Il paese delle mille contraddizioni, la nazione del melting pot, dove la geografia, ignorata a scuola, s'impara grazie alle tante guerre combattute, dal lontano Vietnam all'attuale Iraq, è ancora la migliore democrazia del mondo? Gli americani sono convinti di aver sempre ragione, per definizione, semplicemente perché loro sono americani e tu no. Meno sanno del mondo e più lo vogliono cambiare a propria immagine e somiglianza. Ma forse il segreto dell'America sta nel suo essere una nazione eccitante, un paese che non ti annoia mai, dove ciò che sembrava certo ieri diventa assurdo domani. L'America ti inganna, ti tradisce, ti diverte. Vittorio Zucconi, da molti anni corrispondente per la Repubblica dagli Stati Uniti, compie un viaggio fra i riti e i tic di questo immenso paese: dal McDonald al poker in tv, dalle devastazioni dell'uragano Katrina alla mania di grandezza dei grattacieli, che resiste anche dopo la tragedia dell'11 settembre 2001".
Vittorio Zucconi, nato a Bastiglia il 16 agosto 1944, è un giornalista e scrittore italiano. Laureato in lettere e filosofia all'Università degli Studi di Milano, è il figlio del giornalista Guglielmo Zucconi (che fu direttore de Il Giorno). Ha la doppia cittadinanza, italiana e, più recentemente, americana. È stato corrispondente da Bruxelles per La Stampa di Torino, da Parigi per la Repubblica, dalla Russia durante il periodo della Guerra Fredda e dal Giappone. Da diversi anni vive a Washington, dove ricopre l'incarico di corrispondente dagli Stati Uniti per la Repubblica. In passato ha lavorato per il Corriere della Sera e La Stampa. È attualmente direttore del quotidiano on-line la Repubblica.it e di Radio Capital. Cura inoltre una rubrica sul settimanale D - la Repubblica delle Donne. Dal 2007 tiene corsi estivi di storia italiana contemporanea e di giornalismo per post laureati al Middlebury College (Vermont, USA) Ha pubblicato vari saggi, insieme al padre ha scritto il libro La scommessa (1993). Ha scritto inoltre un libro per ragazzi, Stranieri come noi (1993)
Zucconi con questo libro porta il lettore a farsi esattamente quelle domande che lui lascia intendere. È una storia- raccontata attraverso decine di microstorie singole- dei pregi e dei difetti degli USA che avevano appena votato il primo presidente afroamericano. Le storie sono interessanti, scorrevoli e sono il modo migliore, secondo me, con cui raccontare un paese così vasto, variegato e complesso come gli USA. Il capitolo che mi è piaciuto di più è l’ultimo, che racconta la “gente d’America” con umorismo e ho apprezzato in particolare la scelta dell’episodio conclusivo. Lo consiglio vivamente.
"Basti pensare a che cosa sarebbe il mondo se al proprio centro di gravità, come nazione cardine, avesse, al posto degli Stati Uniti d'America (alla fine mi sono rassegnato a chiamarli con il loro nome di battesimo), la Cina o la Russia o l'Arabia Saudita, per sentire un brivido di angoscia e perdonare anche quei due ciccioni che mi soffocano nel seggiolino di mezzo dell'aereo, sgranocchiando porcherie indescrivibili".
Vittorio Zucconi veste i panni del turista e osserva in maniera critica le fissazioni e le incongruenze americane, raccontando con garbo ciò che ammira e che detesta, senza mai giudicare davvero, lasciandoci liberi di assaporare la complessità del reale. Un libro da divorare, che riesce a far ridere e piangere, e sembra un trattato di sociologia scanzonato.
Zucconi si fa leggere perché scrive bene, indubbiamente. Ma questi sono per lo più articoli di giornale raccolti per l'occasione, e da un libro come questo ci si attenderebbe di più (compresa un po' più di cattiveria, che al personaggio pubblico sembrerebbe non mancare, ma di cui il giornalista in realtà è carente).