Venezia, fine del Cinquecento: per sfuggire a un'accusa infondata Michele, giovane muratore, è costretto a imbarcarsi su una galera lasciando tutto e senza nemmeno il tempo per salutare la bella moglie Bianca, appena diciassettenne. Bandito da Venezia, Michele vivrà straordinarie avventure tra le onde, sulle isole e nei porti del mare nostrum, fino ad approdare nelle terre del Sultano.
Per sopravvivere, con il pensiero sempre rivolto a Bianca, da ragazzo ignaro e inesperto dovrà farsi uomo astuto, coraggioso e forte. Nel frattempo, Bianca rimane completamente sola in città, tra i palazzi dei signori e il ghetto. Il suo temperamento tenace e orgoglioso dovrà scontrarsi con prove forse più dure di quelle toccate a Michele. Incontri non meno terribili e importanti l'attendono nel dedalo di vicoli e calli... Alessandro Barbero mette tutta la sua sapienza di studioso e la sua finezza di scrittore al servizio di un grande, trascinante romanzo e di un maestoso affresco storico.
Si laurea in lettere nel 1981 con una tesi in storia medievale all'Università di Torino. Successivamente perfeziona i suoi studi alla Scuola Normale Superiore di Pisa e nel 1984 vince il concorso per un posto di ricercatore in Storia Medievale all'Università degli studi di Roma "Tor Vergata". Nel 1996 vince il Premio Strega con il romanzo "Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo". Dal 1998, in qualità di professore di Storia Medievale, insegna presso l'Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro". Oltre a saggi storici, è anche scrittore di romanzi. Collabora con il quotidiano "La Stampa", e lo speciale "Tuttolibri", la rivista "Medioevo" e con l'inserto culturale del quotidiano "Il Sole 24 Ore". Dal 2007 collabora ad una rubrica di usi e costumi storici nella trasmissione televisiva "Superquark". Il governo della Repubblica Francese gli ha conferito il titolo di “Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres”.
18/12/2022 (****) Sorprendentemente, un ottimo romanzo. Ammetto che l'ho letto più per curiosità che altro, per passione mia personale della storia di Venezia e per stima generale nei confronti di Barbero. Non avrei giurato sulla qualità del racconto che, invece, si dimostra ben costruito, soprattutto nella seconda parte, e molto ben scritto (più di parecchi libri di narrativa pura e in generale della media del mercato attuale, per dire).
Efficacissima la ricostruzione storica, e non potrebbe essere altrimenti. Siamo di fronte a un vero romanzo storico, che si è posto in via prioritaria, credo, l'obiettivo di illustrare vita e mentalità degli uomini e delle donne del tardo Cinquecento, riuscendoci perfettamente; a differenza di epigoni vari che mi è capitato di leggere - romanzi storici per modo di dire - qui i personaggi del racconto sono perfettamente calati nell'epoca e ne sono piena espressione. Non fatichiamo insomma a riconoscere popolani e nobili veneziani del Rinascimento, né ci appare forzata o artificiosa la descrizione della loro vita quotidiana e delle loro priorità, così diverse dalle nostre.
La trama come detto è ben costruita, e in parte basata su fatti veri, resoconti di storie veneziane probabilmente capitati sotto gli occhi di Barbero durante la stesura di Lepanto: La battaglia dei tre imperi: la parte invece inventata, quella relativa ai due giovani protagonisti, non è niente di eccezionale e pare essere costruita da una parte come mezzo per illustrare la vita popolare dell'epoca e dall'altra per dare volume alla narrazione del fatto storico veramente accaduto, ossia la missione di ser Lorenzo Bernardo a Costantinopoli su ordine del Consiglio dei X per trarre in arresto l'ambasciatore veneziano, accusato di malversazione e truffa ai danni dello Stato.
In ogni caso, il libro si legge con piacere e mostra le doti di scrittore di Barbero, capace di compensare in maniera lodevole la scarsa inventiva con formidabili capacità affabulatorie e perfetta padronanza storica.
Il giovane Michele lavora come muratore nell’azienda del padre, e una mattina si alza per andare a lavoro come tutte le altre, ma non sa che i suoi guai sono appena iniziati. Ser Lippomano deve partire per Costantinopoli e licenzia la compagnia di manovali a data da destinarsi e in più, non contento, rifiuta pure di pagare il dovuto, accampando scuse per ritrattare le cifre e risparmiare. Matteo esasperato e anche un po’ ubriaco, perde il controllo, inimicandoselo e causando la sua reazione vendicativa che conduce a una denuncia. L’ulteriore perdita di controllo di Michele lo condurrà ad essere bandito dai territori della Serenissima e ad essere costretto a vagare per il Medio Oriente, con tantissime vicissitudini, abbandonando la povera moglie, Bianca, appena diciassettenne, sola, costretta a trovare un modo per sopravvivere da sola, in attesa del suo ritorno.
La narrazione procede parallelamente da un protagonista all’altro, in maniera così abile da dare l’impressione di trovarsi in un film, in cui le inquadrature cambiano da un’ambientazione all’altra. La storia che fa da sfondo è quella cinquecentesca con la Repubblica veneziana che cerca di mantenere una serena convivenza con i vicini confinanti turchi ma che non funziona così bene come sperato, portando agli scontri in mare tra le navi di una parte e dell’altra, con un forte razzismo tra le popolazioni in entrambe i territori, con atti di violenza immane da parte sia dei cristiani che dei musulmani. Ma oltre a questo aspetto, è molto rilevante anche la narrazione degli aspetti dei rapporti tra le varie Repubbliche marinare, in particolare tra Venezia e Genova, di competizione estrema continua, e quello interno di governo della città, dove vigeva un dominio vero e proprio dei nobili e dei Dogi che banchettavano a favore della loro casta e delle loro famiglie, totalmente incuranti della povertà sempre più devastante in cui versava la gran parte della popolazione. Perfino la giustizia era nelle loro mani e tantissimi soprusi non venivano puniti oppure venivano condannati delitti inesistenti, per loro volere, e tutto rispondeva puramente alla logica dei soldi, in maniera molto chiara ed evidente. È stato molto interessante scoprire l’origine di alcune usanze come l’uso del termine galere in riferimento alle prigioni, oppure quella della parola scapoli. Alcune scene sono forse state un po’ pittoresche ma comunque non fuori luogo, a parte il nome scelto per il rematore nero. Ho trovato solo un po’ lento il passaggio della descrizione delle vicende relative alla navigazione del ragazzo, con forse un po’ troppi particolari legati alla navigazione, ma questo pur rallentando un po’ in quel frangente la lettura, non inficia la storia rendendola meno coinvolgente. Bianca a tratti mi ha fatto un po’ rabbia, sembrando totalmente sprovveduta e dovendo spesso ricorrere al personaggio di turno che arrivi a salvarla. Michele, nonostante dimostri un po’ la sua superficialità ed una certa ignoranza, resta secondo me piuttosto umile e cerca di cavarsela in ogni frangente che si trovi ad affrontare cavandosela a mio parere piuttosto bene. Ser Lorenzo e sua moglie Clarice mi sono sembrati i personaggi più complessi e più sfaccettati di tutto il libro e quindi più apprezzabili, nonostante non siano certo privi di difetti. Quella narrata è una parte della storia del nostro Paese, che ha condotto, nel bene e nel male, a ciò che siamo diventati oggi.
Alessandro Barbero è senza dubbio uno storico ben conosciuto al grande pubblico grazie alle sue apparizioni televisive (SuperQuark e RaiStoria). E’ un personaggio che trasuda amore per la storia e immediatezza da tutti i pori. Imperdibili sono le presentazioni che fa ai documentari della serie “a.C.d.C.” su RaiStoria: se il documentario contiene errori o scelleratezze, lo dice tranquillamente. Ho avuto anche la fortuna di seguire alcuni suoi interventi in radio (biografia di Federico II di Prussia e una serie sull’Impero Ottomano per la vecchia trasmissione “Alle 8 della sera”). Racconto un aneddoto. Ricordo una puntata della trasmissione “Il tempo e la storia”, su RaiTre, in cui si parlava dell’ammiraglio giapponese Yamamoto e dove il nostro Barbero era invitato. A fine puntata Barbero doveva indicare un film o un’opera a tema. Che fa allora il nostro? Cita un’anime giapponese di storia alternativa!
Passiamo al romanzo. Il principale pregio e al tempo stesso difetto è che il Barbero narratore è uguale al Barbero divulgatore. Narrare però non è divulgare. Tornerò su questo concetto a fine recensione.
L’ambientazione originale è uno dei punti forti del romanzo. Barbero la storia ovviamente la sa e non ha problemi a districarsi tra Venezia, le isole del Mediterraneo, l’entroterra Balcanico, le navi e le galee, le calli, gli edifici, le chiese, il ghetto eccetera. A fine lettura, in sostanza, si è fatto un bel viaggio in terre, località e luoghi molto diversi tra di loro.
La trama. L’inizio è ottimo. Abbiamo una vicenda semplice ma realistica di quell’epoca che porta alla condanna ingiusta di Michele. L’idea di seguire in parallelo le vicende su mare di Michele e quelle di Bianca rimasta a Venezia è anch’essa ottima. Soprattutto le vicende di Bianca sono interessanti, perché la ragazza, assieme alla suocera, deve sopravvivere in una società che è maschilista e in cui le donne senza un uomo di riferimento se la passano male. Le due donne soffrono, sono costrette ad adattarsi e vivono una discesa sociale che le porta a cambiare interiormente. Con le loro vicende, Barbero ci illustra bene il mondo dell’assistenza sociale di quell’epoca, in cui la Chiesa era quasi l’unica ad occuparsi delle masse di poveri, derelitti e miserabili. Le vicende di Michele sono un po’ più prevedibili, ma comunque interessanti. Il nostro si adatta senza troppa fatica alla vita su mare. Ho trovato molto ben descritto l’ambiente di bordo, tra galeotti liberi (i buonavoglia) e forzati, tra ufficiali e sottufficiali (il parone).
I problemi cominciano quando le coincidenze e le casualità iniziano a farsi troppo ricorrenti e, infine, ad essere il vero motore della trama. Ci sono almeno un paio di grossi svolte narrative che non sono altro che deus-ex-machina. Si arriva, ad un certo punto, alla sensazione bruttissima che i nostri trionferanno “perché sono i buoni” e non per le loro qualità morali messe in difficoltà dagli eventi.
Molto debole, a mio giudizio, l’ultima parte del libro (non il finale), dove le vicende di Michele e Bianca vengono interrotte per seguirne altre che, sì, sono strettamente collegate alla trama principale e contribuiscono alla sua risoluzione, ma tuttavia sono un riempitivo lungo ed estenuante che poteva essere notevolmente accorciato senza cambiare di molto la trama. Lo stile. Barbero adotta un punto di vista da narratore onnisciente. Personalmente non amo questa soluzione, soprattutto quando si accompagna ad una gestione della telecamere che, a volte, zoppica un po’, con salti improvvisi da un punto di vista all’altro e a qualche sporadico intervento diretto del narratore (del tipo “e ora la nostra storia torna da…”). Le descrizioni, ricche ed efficaci, e i dialoghi realistici (ogni personaggio ha il suo registro linguistico in base a status, età eccetera) compensano questo difetto.
Dunque, cosa vuol dire che il Barbero narratore è uguale al Barbero divulgatore? Che, mia impressione, la voglia di Barbero di comunicarci le sue vaste conoscenze sul periodo soffocano e piegano la trama, oltre ad influire sullo stile. Ho già detto dei fastidiosi interventi del narratore onnisciente; aggiungo certe spiegazioni che a volte appesantiscono i dialoghi, con personaggi che si dicono cose perché “il lettore le deve sapere”; infine, ma è solo una mia impressione, penso che certe svolte della trama abbiano più il compito didattico di illustrarci caratteristiche di quell’epoca (vedasi l’ultima parte). Il che sarebbe lodevole, visto che è un romanzo storico; il problema è quando la Storia è mostrata con aggiunte, deviazioni o peggio deus ex machina. Si tratta pur sempre di un romanzo in cui la trama e l’intreccio dovrebbe avere la precedenza su ogni intento didattico. In qualche caso ho proseguito la lettura non per interesse verso i personaggi ma solo per la voglia di scoprire qualcosa sull’epoca.
Ambientazione, descrizioni e informazioni storiche sono punti positivi, la trama e a volte lo stile sono un punto debole. Lo consiglio agli appassionati del periodo storico (o a chi, digiuno di quell’epoca, vuole tentare un primo approccio) ma non a chi considera la trama e l’intreccio come punti fondamentali di un romanzo.
Ho concluso “Gli occhi di Venezia” e se vi piacciono i romanzi storici questo fa sicuramente per voi.
Barbero nel suo libro ci illustra benissimo il contesto storico della Venezia del 1588, sotto gli aspetti politici, commerciali, sociali e culturali del tempo e lo fa attraverso due giovani sposi Michele e Bianca, appartenenti alla classe povera, e che dovranno affrontare le difficoltà di quel tempo.
Con Bianca vediamo quanto è dura la vita a Venezia senza un lavoro e un uomo al proprio fianco, alcune donne e uomini non faranno altro che approfittarsi di lei, la sua l’ingenuità infatti andrà a suo discapito, mentre in altre occasioni le consentirà di salvare la propria posizione.
Lo stesso Michele, un po’ sprovveduto, quando si imbarcherà su una galera veneziana scoprirà un mondo completamente nuovo, nuovi modi di fare, di dire, di comportarsi, completamente diversi rispetto al lavoro di semplice muratore. È proprio sulla galera veneziana prima e su quella genovese poi, che Michele imparerà a evitare di cadere in inganni e a cavarsela nelle situazioni pericolose capendo di chi fidarsi.
La “fiducia” caratterizza questo romanzo: la vediamo in Bianca che crede fermamente nel ritorno di Michele; in Michele che crede nei propri compagni; in ser Lorenzo Bernardo e Clarice che troveranno il modo di far riabbracciare i due giovani sposi.
Ma queste pagine sono anche ricche di storia e politica: sono evidenti i legami commerciali e politici di Venezia con Costantinopoli, ma anche i traffici nei porti italiani.
Un romanzo ricco di dettagli: tra intrecci politici, storie d’amore, di uomini e donne inseriti in un contesto ben delineato e interessante.
Intendiamoci, non è che sia brutto. Ma quel che ci vuole in un testo narrativo è un ritmo, che qui viene costantemente rotto da descrizioni, anche abbastanza interessanti, su come si viveva nelle galere, sulla vita quotidiana dei poveri, sul commercio, et cetera. Alla fine il risultato finale ne risente. Sarebbe stato meglio un testo divulgativo con qua e là qualche ricostruzione romanzata, piuttosto che il contrario, perché alla fine arrivi a metà libro e ti viene da chiederti come andrà a finire questa storia, se i protagonisti si rivedranno e come, e questo ti spingerebbe a saltare tutte le parti descrittive che invece forse sono proprio quelle più preziose dal punto di vista storico e che all'autore di sicuro premevano. A parte questo, un discreto libro, consigliato soprattutto per chi vuole avere una infarinatura del mondo delle navi dell'epoca, descritto molto bene. Come romanzi, sinceramente, c'è di meglio.
Un ulisse ed una penelope in versione 500 a venezia. Lui spinto sempre più lontano via mare, lei in attesa del suo ritorno viene insidiata da proci più astuti. Qualche intrigo qua e là, qualche coincidenza fortunata ed ecco il libro è confezionato.
I enjoyed the story itself, and if I was rating the book on that aspect alone, it would have easily received another star. But other issues, particularly with the translation and editing, necessitate a lower rating in my opinion.
Given that I read the English translation of this book, the occasional typo or misplaced colloquialism is understandable, and generally, in my own humble opinion, not really worthy of mention. But 'occasional' is hardly an adequate descriptor in this particular instance. There are far too many typos, far too many instances of homophonic mix-ups, etc. Particularly galling, given the historian Barbero's excellent eye for detail and recreation of 16th century Venice, were a number of discordant instances of too-modern jargon and expressions. There were also numerous instances where the tense changed unexpectedly, and places where the author leaves the story and addresses the reading audience head-on, often taking the form of rhetorical questions or unnecessary observations. And although such might have a place in certain kinds of novels, this particular one was not, again in my own personal opinion, one of them.
As I mentioned, I found the story itself enjoyable, but even here there were some issues that made this book a bit less enjoyable to read than it otherwise would have been. The author tries to cram far too much into the story in terms of secondary characters and subplots, most of which seem to be either haphazardly inserted, and some of which never really seem to go anywhere or tie in at all to the main story. The dialogue jarred in places, though I'm willing to chalk that up to cultural linguistic differences and the standard difficulties in translation.
But, as I said, the story itself is enjoyable, particularly as I'm a bit of a sucker for historical fiction. 16th century Venice makes for an excellent setting, and Barbero, as a highly regarded historian, is clearly in his best element when he focuses on that aspect of the work, and I think I would certainly enjoy reading his works on actual, nonfiction history.
This historical fiction novel is centered in Italy, and the surrounding trade regions, during the 1580s. I like a book that teaches me something, and this book was certainly successful in conveying how the ordinary person lived - during this time of food shortages, plague, and strict military rule. The author is a historian, and I liked that I could trust the book for historical accuracy.
This book has nice aesthetics - it is printed on heavy paper and it has a lovely illustration on the cover.
Unfortunately, my other criteria for a good book just were simply not met. So in balance, in this case, the bad aspects outweighted the good aspects.
A good book needs to have great character development. This book’s characters were not developed sufficiently to make me really care about them. The book primarily describes their actions, and a look into their inner dialog was largely missing. That was a missed opportunity, and would have made the slog to complete reading this book a bit less painful.
A good book also needs excellent prose. This book suffers from a poor translation. There are many simple mistakes - such as confusion over there, their, and they’re - and use of words that are so obscure they interrupt the flow. I could find translation errors on nearly every page, and they were especially abundant at about 70 - 80% of the way through.
Finally, a book needs a great plot. The plot should drive the reader to want to stay awake longer when reading in bed, linger longer at the breakfast table, and be anxious to pick the book up again when returning home. There were parts of this book that had that driving plot (especially the final 3 chapters). However, other parts (like the travel to Constantinople) were so painfully slow that I almost decided to abandon the book. In fact, the only reason I finished this book was because it was a GoodReads giveaway and I felt obligated to finish it.
La mia tesi di laurea aveva come argomento Venezia e i viaggi via mare, con un occhio sulla rivalità con Genova... come avrei mai potuto stare lontana da questo libro? Bianca e Michele, i due giovani sposi protagonisti, sono separati quando un patrizio in cerca di vendetta cerca di far arrestare il padre di Michele, e lui per sfuggire al soldati si imbarca come rematore su una nave in partenza. É solo l'inizio per Michele, che da ragazzo ingenuo dovrà crescere in fretta e maturare se vuole sopravvivere in quel mondo così diverso da quello in cui è cresciuto. Ma anche la sua giovane moglie si troverà ad affrontare la sua parte di guai, con la miseria che la costringerà a lasciare la casa dove abita e le varie offerte indecenti ma comuni all'epoca verso una giovane donna che doveva sostenersi da sola senza un marito a proteggerla, ma che dopo varie peripezie la porterà a servizio in una delle più nobili famiglie patrizie veneziane, cosa che giocherà un ruolo importante verso la fine del libro. Decisamente uno dei miei preferiti!
Veramente carino, soprattutto molto scorrevole. La storia ogni tanto è un po’ surreale, ma è comunque carina e godibile e i personaggi sono veramente ben strutturati e interessanti. La parte più bella per me è stata la cornice storica in cui le vicende sono ambientate, veramente interessante e istruttivo. Comprerò sicuramente altri libri di Barbero
A pesar de que la novela histórica no sea mi género, elegí éste libro porque conozco la capacidad narrativa de Barbero como histórico, y quería verle como escritor. Estoy muy feliz de poder decir que no me ha decepcionado. Efectivamente la historia no es nada loquísimo pero te engancha, y sirve casi más como una excusa para dibujar un cuadro a la vez expandido y detallado de lo que era la vida en el Mediterráneo bajo la influencia de la República de Venezia. Un caramelito fácil de leer y del que se aprende más que en muchos libros de historia.
Piacevole lettura, interessante l’ambientazione, il periodo storico e i personaggi. Forse si dilunga un filo troppo sui viaggi e sulla vita all’interno delle galere ma va bene così
"Chi fa il bene solo per l'amor di Dio magari si troverà bene nell'altro mondo, ma in questo qui non fa fortuna." Un romanzo di avventura, svolto nella Venezia del 1500, dove la Serenissima comandava sull'Adriatico e commerciava con Costantinopoli, Michele sarà costretto ad imbarcarsi su una galera, da qui inizierà la sua odissea, si troverà ad affrontare una vita difficile e piena di ostacoli, dove la furbizia, la pazienza e la calma lo aiuteranno a salvarsi da intrighi e cospirazioni. Il suo sogno sarà quello di ritornare nella sua Venezia per poter riabbracciare la sua giovane moglie Bianca. Le pagine scorrono veloci, è un romanzo che non annoia, ho trovato un po' forzato il fatto che ogni piccolo frammento si vada a incastrare perfettamente affinché il nostro protagonista riesca sempre a superare l'ostacolo, troppa fortuna per i miei gusti, troppo eccessivo che una signora ricchissima e di buona famiglia dal suo palazzo in Venezia si preoccupi così tanto per un fuggiasco e faccia di tutto per salvarlo e ricondurlo alla sua amata Bianca, ma questa e la storia e me ne devo fare una ragione! Ho apprezzato all'interno di questo libro un insegnamento che può aiutarci nella vita di tutti i giorni, per chi come me spesso ha un carattere orgoglioso, che difficilmente cerca favori dagli altri per un proprio vantaggio personale, ecco il passaggio: "Vuoi sapere una cosa che ho imparato in tutti questi anni? La gente crede che a chiedere un favore si indebolisca, perché poi si rimane in debito verso quelli che te l'hanno fatto...non è affatto così. Chiedere un favore è come chiedere un prestito per investirlo in un grosso affare. Poi si rimane in debito, certo, e prima o poi bisogna restituirlo. Ma intanto quello che ti ha fatto il prestito è diventato diciamo così, il tuo socio. Ha interesse che le cose ti vadano bene, non che ti vadano male. Ti ha fatto un favore, e vuole che tu ti trovi in condizione di restituirlo. Vuole che si sappia che quelli a cui lui fa dei favori, hanno successo." Non male come pensiero, vero? I libri sono affascinanti proprio per questo, ci insegnano sempre qualcosa, ci portano a riflettere, ci possono far osservare le cose da un altro punto di vista, è per questo che sono magnifici e chi legge non perde tempo, ma arricchisce la sua mente.
I judge a book by the entire package. A book is a collaboration between author, translator, designer, and editor(s). Unfortunately a fine novel and good translation have here been undermined from cover to cover by extremely sloppy editorial work, both at the copy editing/proofreading level and at the more substantive level.
I've never read a book with more mistakes throughout. Those, while distracting, can be overcome. But there was one more substantive editorial decision that had me stewing for the rest of the novel.
Narrators in historical fiction shouldn't know details of the future unless it's some kind of spec-fic experiment. It's lazy writing and lazier editing. It's like saying, "Well, I can't think of how I can paint this scene without relying on a common cultural reference that the readers will understand, so screw it, let's just refer to something from a totally different time period to overcome the minor challenge." It only happened once by my count, but it was enough to make me want to flog the editors and it kept me distracted from what was otherwise quite a nice novel.
There were some interesting class and gender themes that rescued this novel. 1) A married woman to this day is often only a death, divorce, (or in this case a disappearance) away from destitution. I thought Bianca was a resilient and resourceful character but both she and her husband Michele were ultimately surpassed in importance to the plot by their patrician counterparts. Sometimes it felt like the poor characters had no agency and were merely waiting for the upper class characters to save them while advancing the story.
Una giovane e felice coppia di popolani subisce le angherie di un potente, e a causa sua i due giovani vengono divisi e si trovano ad affrontare le più svariate peripezie. Vi suona familiare? Solo che questi non sono promessi, sono già sposi all'inizio del romanzo. L'idea insomma non è esattamente nuova, ma indubbiamente Barbero scrive bene, oltre ad avere l'enorme - e ormai celebre - capacità di ricostruire in modo accurato e credibile gli scenari storici. La sua prosa è sempre vivace, la tensione narrativa non viene mai meno, ed è un piacere accompagnare Michele per tutto il mediterraneo sulle galere veneziane, e Bianca lungo le calli della Serenissima di fine '500. Un romanzo storico come si deve, insomma, con tutti gli attributi classici del genere, a partire dall'abilità di far respirare al lettore la Storia, osservandola attraverso gli occhi degli ultimi.
I was pleased to find a historical novel set in the Mediterranean. And as a sailor who loves nautical fiction, I thought the Venetian galleys sounded like a perfect subject. So perfect that my expectations may have been too high. I was hoping for something like Patrick O'brien's Aubrey Maturin novels, or C S Forestor's Hornblower series.
Unfortunately Barbero does not come close to these writers. Most of Barbero's dialog sentences end with exclamation points. He doesn't know what subtlety is and his characters are thin and predicable.
The english translation probably didn't help: there are typos on nearly every page, sometimes more than one, so it obviously was not done with much care.
2 stelle perché ho imparato qualche fatterello storico altrimenti sarebbe stata 1. Linguaggio totalmente incoerente col periodo storico. “Aveva le sue cose”, nel 1588 le “sue cose”?. Ho incrociato per 3 volte la parola “dossier”. Nel 1588? Non ha pagato neanche un editor per modificare dossier a incartamento? Un uso di aggettivi che sembrano venuti fuori dal compitino di italiano di un ragazzo per bene degli anni 60/70 cresciuto a colpi di Tex (apprezzatissimo ma non si scrive così un romanzo storico di avventura). In generale l’uso degli aggettivi è tipico dello stile da collezione Harmony o Amica geniale. Suggerisco “Corsari del levante” di Pérez-Reverte come buon romanzo del genere. O i Beati Paoli per chi ha tempo. Tipica operazione editoriale all’italiana.
Amo Barbero conferenziere che ho ascoltato online in tante lezioni divertenti e spiritose. Non altrettanto posso dire del Barbero romanziere: e' un romanzo con una trama rocambolesca lunghissima e un po' noioso anche se accuratissimo sul piano della ricostruzione storica. Un solo dubbio: la frase "una faccia una razza" io credevo fosse un prodotto del colonialismo italiano e non immaginavo si usasse gia' nel ' 500. Comunque il romanzo si legge fino in fondo
Do un 4 e mezzo. La storia mi è piaciuta, anche se a tratti forse un po' lenta. La cosa che più ho amato è stata la curiosità che mi ha messo a livello storico, Barbero appunto è un bravissimo storico e anche in questo romanzo riesce a trasportati in quella Venezia in cui è ambientata la narrazione, però nel complesso non ti spiega in maniera dettagliata tutte le cose e quindi secondo me sprona a saperne di più!
Ma davvero questo libro è piaciuto a qualcuno? Scritto in modo molto elementare mi è sembrato un Harmony per ragazzini. Ma che Promessi Sposi a Venezia!!! Fatemi il piacere, che Manzoni si sta rivoltando nella tomba...
Romanzo storico ambientato nella Serenissima Repubblica di Venezia nel Cinquecento. Michele, giovane muratore, è costretto a scappare e ad imbarcarsi su una galera che lo terrà lontano da casa per due anni, attraverso varie vicissitudini e città fino ad arrivare a Costantinopoli. Nel frattempo a Venezia è rimasta Bianca, moglie di Michele, da sola e senza mezzi, dovrà trovare il modo di sopravvivere nonostante la propria ingenuità. Due innamorati separati dal mare e dalla cattiveria degli uomini che però troveranno nel loro cammino anche inaspettati amici e protettori. Dal punto di vista storico il romanzo avrebbe tutte le carte in regola per essere meraviglioso: l'ambientazione è suggestiva e dettagliata, sembra davvero di vivere la Venezia di quel periodo storico e di remare nella galera insieme a Michele. Lo spunto di trama è interessante: due giovani innamorati che devono superare le avversità che il destino pone loro per potersi ritrovare. Tuttavia il romanzo non decolla perché Barbero non riesce a trasmettere le emozioni dei suoi personaggi e così non si riesce ad empatizzare con loro. Bianca e Michele sono solo un pretesto per raccontare come si viveva in quel determinato periodo storico ma i loro sentimenti, i loro pensieri, i loro tormenti e le loro gioie non sono per nulla approfonditi e così restano nomi su carta e non prendono mai forma, non soffriamo e non gioiamo per loro. Meglio i capitoli dedicati a Bianca perché comunque la vita a Venezia risulta essere interessante ed il personaggio di Madonna Clarice che ad un certo punto prende Bianca sotto la sua protezione mi è risultata simpatica. I capitoli dedicati a Michele ambientati sulla galera sono stati spesso noiosi, carichi di informazioni ma non di avvenimenti.
Questo è il secondo libro di Barbero che provo a leggere. Il primo l'avevo abbandonato per la noia, questo l'ho terminato ma penso anche che sarà anche l'ultimo suo che leggerò.
Per quanto a Barbero non si possa contestare la conoscenza storia, e di conseguenza la capacità di ricreare il mondo dell'epoca in maniera vivida, per un romanzo ci vuole qualcosa di più e qui la narrativa è tutta a scatafascio. Mancano soprattutto i ritmi narrativi, la tensione, al punto che nel momento di climax passiamo invece pagine e pagine per la descrizione del viaggio del tipo nei minimi dettagli. Ho avuto l'impressione (che non so se sia stata dichiarata) che Barbero abbia cercato di fare il Manzoni, con la vicenda dei due sposi costretti a separarsi per colpa dei soprusi di un patrizio e le loro alterne vicende che poi si intersecano con i veri personaggi storici, con tanto diciamo di "provvidenza" che aiuta i nostri. Tuttavia, i "Promessi Sposi" sono stati scritti in un determinato periodo storico e con una determinata poetica in mente (oltre a tutto ciò che concerne l'importanza della scrittura) e funzionano in quel contesto. Per questo ancora oggi è letteratura. Qui invece il risultato è che la provvidenza, o meglio i deus ex machina, sono talmente tanti da diventare a una certa ridicoli e i personaggi storici che girano attorno ai protagonisti macchiettistici, incapaci di restituire le complessità dell'animo umano. Credo che ce ne voglia a scrivere personaggi meno attivi di Renzo e Lucia, e invece... Non è tutto da buttare, ci sono anche dei bei pezzi e delle belle considerazioni, ma quello che ho scritto sopra lo rende un libro mediocre nel suo essere derivativo e anche noioso.
Yes, I was also taken with the poor translation. The use of "god" for "good" for instance. And the last few chapters, which were interminable. I thought Sir Lorenzo would NEVER get to Constantinople, and I didn't care whether he got horses or not! Of course, it took no time to get back. There is a glossary of the different currencies, terminologies, and people who work on boats of the day in the back of the book. Nice cover by Canaletto. Would have been nice to have a map of the area.
This is ostensibly about the newlywed Michele (an apprentice stonemason) and his wife, Zanetta, in 1588 in Venice. He flees Venice, serves two years on board various ships, and shows the life on board the ships of the time, the corruption of nearly everyone in power, unlike some of our more democratic governments today. But all's well that ends well in the last chapter.
Venice was ruled by the Counsel of Ten, actually 15, plus the Doge, who all seemed lazy and drunk to me. "As always happened, after a while the discussion lost sight of the agenda, and got entangled in the pursuit of other concerns, age-old rivalries and political animosities." It was a Counsel sitting, but it pretty much sums up the book