Italia, anni cinquanta: la seconda guerra mondiale è finita ormai da qualche anno e il suo ricordo si allontana; trasformazioni radicali investono i modi di produrre e di consumare, di pensare e di sognare, di vivere il presente e di progettare il futuro. È la fine dell’universo contadino. Irrompono nuovi gusti e più complesse culture, in un processo tumultuoso che ridisegna geografie produttive e sociali, insediamenti e poli di attrazione. L’intero paese si trasforma sotto un impulso irrefrenabile. È il «miracolo». La profondità della «grande trasformazione», e i molteplici impulsi che essa produce, vengono qui ripercorsi in un’indagine a tutto campo che analizza sia la capacità di tenuta di vecchi orizzonti mentali, sia i tratti di una «modernità» che si va affermando in modo prepotente quanto diseguale. Nell’agonia del centrismo emergono strutture e comportamenti degli apparati dello Stato largamente segnati dal fascismo, ma ora innestati nel quadro della nuova collocazione «atlantica» dell’Italia. Irrompono forme diverse di protagonismo collettivo, solo in parte eredi delle organizzazioni di massa delineatesi nel dopoguerra. Ed è l’avvento del centro-sinistra. Con questo volume, che dopo quattro edizioni nei «Progetti» Donzelli viene ora riproposto nelle «Virgolette», Guido Crainz ha dato inizio alla sua ricognizione a tutto campo della storia dell’Italia contemporanea: un percorso che ha conosciuto la sua seconda tappa con Il paese mancato, dedicato al periodo successivo, apertosi con i tumultuosi anni sessanta e chiusosi con gli scenari di stabilizzazione degli anni ottanta.
Guido CRAINZ Guido Crainz, nato a Udine, è docente di Storia contemporanea nella Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università di Teramo.
Troppa confusione. L'ho letto (fino a metà circa) solo perché era materiale d'esame ma ho fatto veramente tanta fatica a seguire il filo del discorso. Per ora: libro bocciato. Un domani... chissà...
Libro complicatissimo da leggere. Concetti lontani storicamente e penso sconosciuti a chiunque non sia pluridiplomato in storia della politica italiana, ingarbugliatissimi e collegati tra loro da una corretta ma labirintica sintassi che ti fa perdere la voglia di provare davvero a capirci qualcosa, soprattutto dopo aver ritentato di leggere lo stesso paragrafo per la quinta volta di fila perché continui a non capirci nulla.
Davvero non so perché io mi sia ostinata così tanto ad arrivare fino alla fine del libro. Masochismo probabilmente. Please, I want my life back 🙏🏻
Scherzi a parte, è un gran peccato, perché tante cose che ci ho letto sono decisamente interessanti e vorrei averle davvero capite. Penso di aver compreso il 40% del libro (se non meno), e memorizzato a mala pena il 15%. Da laureata in scienze politiche è stato parecchio sconfortante.
Mi chiedo se semplicemente io non corrisponda al target per cui è pensato il libro (immagino cioè qualcuno che già conosce questa fase storica e i suoi protagonisti ed eventi, e dunque vuole una lettura diversa e più approfondita di concetti che già possiede). Forse è anche in parte questione generazionale (questo libro è stato scritto prima che io nascessi, e penso che a quei tempi si scrivessero e leggessero normalmente testi con strutture sintattiche e figure retoriche più arzigogolate di quanto lo si faccia ora).