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192 pages, Paperback
First published June 17, 2004
Bentrovati amici di LDFO! Ho il piacere di parlarvi di una novità: “Coma” di Alex Garland - sceneggiatore di 28 giorni dopo e Annientamento -, un volumetto agile che si risolve in circa 220 pagine pubblicato da 451 e su traduzione di Silvia Salis. La copertina è molto evocativa ed è stata curata da Simone di Meo, inizialmente mi ha solo colpita per “l’estetica”, ma post-lettura devo dire che illustra in modo efficace l’idea di quanto letto ossia una vera e propria immersione nell’oscuro mare della nostra psiche.
A seguito di un pestaggio avvenuto in metropolitana, Carl viene trasportato d’urgenza in ospedale. È scioccato e disorientato da quanto gli sta accadendo. Ricostruire la dinamica del fattaccio è più difficile di quanto pensasse e alcuni pezzi non stanno al loro posto. Più cerca una spiegazione e più la situazione si complica, le poche certezze in suo possesso sembrano sfuggirgli inesorabilmente dalle dita.
L’aver acquisito la piena consapevolezza di non essere ancora morto, ma di trovarsi in una sorta di limbo tra la vita e la morte innescherà una scia clamorosa di eventi che, giocoforza, lo faranno riflettere.
“[…] Toglietemi la vita vigile e sono una coscienza nel nulla. Toglietemi la vita del sogno e sono una coscienza nel nulla. Che differenza c’è?”
“Coma” in che genere letterario si colloca? Scava tra le pieghe del dramma psicologico, per certi versi ricorda davvero un thriller psicologico, rivestendolo di una coltre sci-fi.
Carl vaga senza meta in quello che potremmo definire uno spaziotempo o, ancora meglio, una dimensione onirica.
È un percorso alla ricerca di sé stesso?
Di un modo per risvegliarsi?
Di risposte?
Può lasciarsi andare o tentare qualche espediente per fuggire. Tuttavia spetta al lettore colmare i vuoti che l’autore volutamente lascia alla fine.
Lo scrittore riesce a descrivere con una coerenza questa condizione di amnesia associata allo stato comatoso pur affidandosi a uno stile astratto, a tratti con caratteristiche che hanno del metafisico.
Quella di Alex Garland è una nuova voce che si inserisce in punta di piedi nel panorama della fantascienza, è stato capace di conciliare la suspense tipica del thriller\mistery con una profonda originalità del contesto in cui la storia prende forma; il tratto fantascientifico è delicato così da poter avvicinare al genere anche chi ha delle rimostranze a riguardo.
La prosa è senza alcun dubbio trascinante, sensazione che viene amplificata dalla struttura in brevi capitoli nei quali fanno capolino dei disegni dal tratto xilografico.
Ciò che conta qui è la graduale perdita, da parte del protagonista, della percezione della realtà. Avvertiamo il suo sprofondare allucinato negli abissi della sua mente vaneggiante in cui si sovrappongono ricordi che non corrispondono effettivamente alla realtà oggettiva a un senso di impotenza che pian piano si fa strada. Infatti perdura uno spaesamento che trasmette, a chi legge, la teoria che Carl – in fin dei conti - non sia un narratore molto attendibile.
Con questo suo romanzo, lo sceneggiatore apre una nuova finestra su un tema attraverso il quale lanciare a briglia sciolta l’immaginazione e ritengo sia stato proprio questo lo scopo ultimo dell’autore: spingersi, ma soprattutto spingerci oltre i confini fisici e mentali. Il tutto filtrato con una sobrietà sia narrativa sia di linguaggio che rende l’esperienza di lettura adatta a chiunque, anche un target più giovane.