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150 pages, Paperback
First published January 1, 1957
Quel giorno era morto De Gasperi. La notizia arrivò coi giornali della sera; il corso era pieno di gente colorata e chiassosa che tornava dai bagni nella luce cordiale della sera; gli strilloni passavano sventolando i grandi titoli listati a lutto e la fotografia del defunto. -Morte di De Gasperi! Nuova vittoria di Coppi!- gridava uno strillone alzando il giornale, -Nuova vittoria di Coppi!- Una bambina si tolse il gelato dalle labbra, -Di', papà, è morto De Gasperi! - Ah, sì...- disse il padre, e guardava i cartelloni del cinema.
A quest’indifferenza Quinto era l’unico che si sentisse oscuramente offeso, l’unico che ci pensasse, a quel De Gasperi che la speranza rivoluzionaria della sua giovinezza aveva considerato un estraneo insediatosi nella storia d’Italia nel momento in cui doveva essere tutta diversa; ed ora ecco: la borghesia che pochi anni innanzi lo salutava suo salvatore, restauratore dei suoi facili agi, ora l’aveva già dimenticato, aveva dimenticato la paura («la paura che le facevamo noi -pensava Quinto- quando eravamo la speranza»), e adesso sapeva soltanto che quell’uomo magro, montanaro, onesto, testardo, un po’ ristretto, di non molte idee ma intransigente in esse, cattolico in una disadorna maniera poco italiana, a loro non era mai stato simpatico.