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Halcyon

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This carefully organized sequence of 88 lyrics is a diary of a summer spent in Tuscany—part of the time spent with the Italian actress Eleanora Duse. The poems evoke specific times and places and they conjure up emotions, memories, and myths associated with each place. Beginning in early summer, they move through the seasons, changing in verse form and mood, and always reflecting the sensuous qualities of language.

264 pages, Paperback

First published January 1, 1903

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About the author

Gabriele d'Annunzio

1,025 books285 followers
Gabriele D'Annunzio, Prince of Montenevoso (12 March 1863 – 1 March 1938), was an Italian poet, playwright, orator, journalist, aristocrat, and army officer during World War I. He occupied a prominent place in Italian literature from 1889 to 1910 and later political life from 1914 to 1924. He was often referred to under the epithets Il Vate ("the Poet") or Il Profeta ("the Prophet").

D'Annunzio combined in his work naturalism, symbolism, and erotic images, becoming the best interpreter of European Decadence in post-Risorgimento Italy.

His love affairs, relationship with the world-famous actress Eleanora Duse, heroic adventures during World War I, and his occupation of Fiume in 1919 made him a legend in his own time.

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Displaying 1 - 10 of 10 reviews
Profile Image for Ginny_1807.
375 reviews158 followers
September 28, 2012
D'Annunzio poeta è impareggiabile.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.


Profile Image for Gianluca.
314 reviews1 follower
April 13, 2023
Il Fanciullo. I, vv. 65-74

«O fiore innumerevole di tutta
la vita bella, umano
fiore della divina arte innocente,
preghiamo che la nostra anima nuda
si miri in te, preghiamo
che assempri te maravigliosamente!
L’immensa plenitudine vivente
trema nel lieve suono
creato dal virgineo tuo soffio,
e l’uom co’ suoi fervori e i suoi dolori.»

---

Lungo l'Affrico, vv. 21-30

«O nere e bianche rondini, tra notte
e alba, tra vespro e notte, o bianche e nere
ospiti lungo l’Affrico notturno!
Volan elle sì basso che la molle
erba sfioran coi petti, e dal piacere
il loro volo sembra fatto azzurro.
Sopra non ha susurro
l’arbore grande, se ben trema sempre.
Non tesse il volo intorno a le mie tempie
fresche ghirlande?»

---

Ditirambo I, vv. 100-120

«O Toscana, o Toscana,
dolce tu sei ne’ tuoi orti
che lo spino ti chiude
e il cipresso ti guarda;
dolce sei nelle tue colline
che il ruscello ti riga
e l’ulivo t’inghirlanda.
E una dura virtude
certo nelle tue torri commise
e murò per la guerra civile
le pietre forti;
e carca di grandi morti
tu sei ne’ tuoi sculti sepolcri,
o Fiorenza, o Fiorenza,
giglio di potenza,
virgulto primaverile;
e certo non è grazia alcuna
che vinca tua grazia d’aprile
quando la valle è una cuna
di fiori di sogni e di pace
ove Simonetta si giace.»

---

Pace

«Pace, pace! La bella Simonetta
adorna del fugace emerocàllide
vagola senza scorta per le pallide
ripe cantando nova ballatetta.

Le colline s’incurvano leggiere
come le onde del vento nella sabbia
del mare e non fanno ombra, quasi d’aria.
L’Arno favella con la bianca ghiaia,
recando alle Nereidi tirrene
il vel che vi bagnò forse la Grazia,
forse il velo onde fascia
la Grazia questa terra di Toscana
escita della casalinga lana
che fu l’arte sua prima.
Pace, pace! richiama la tua rima
nel cor tuo come l’ape nel tuo bugno.
Odi tenzon che in su l’estremo giugno
ha la cicala con la lodoletta!»

---

La corona di Glauco / A Gorgo

«Gorgo, più nuda sei nel lin seguace.
La tua veste ti segue e non ti chiude.
Fra l’ombelico e il depilato pube
il ventre appare quasi onda che nasce.

Ombra non è su le tue membra caste:
dall’ìnguine all’ascella albeggi immune.
Polita come il ciòttolo del fiume
sei, snella come l’ode che ti piacque.

Danzami la tua molle danza ionia
mentre che l’Apuana Alpe s’inostra
e il Mar Tirreno palpita e corusca.

L’Ellade sta fra Luni e Populonia!
E il cor mi gode come se tu m’offra
il vin tuo greco in una tazza etrusca.»

---

Madrigali dell'estate / Il vento scrive

«Su la docile sabbia il vento scrive
con le penne dell’ala; e in sua favella
parlano i segni per le bianche rive.

Ma, quando il sol declina, d’ogni nota
ombra lene si crea, d’ogni ondicella,
quasi di ciglia su soave gota.

E par che nell’immenso arido viso
della piaggia s’immilli il tuo sorriso.»

---

Sogni di terre lontane / La muta, vv. 9-24

«Presso il gran ponte sta Sesto Calende.
Corre il Ticino tra selvette rare,
verso diga di roseo granito
corre, spumeggia su la china eguale,
come labile tela su telaio
cèlere intesta di nevosi fiori.
Chiudon le grandi conche antichi ingegni,
opere del divino Leonardo.

Il sorriso tu sei del pian lombardo,
o Ticino, il sorriso onde fu pieno
l’artefice che t’ebbe in signoria;
e il diè constretto alle sue chiuse donne.
Oh radure tra l’oro che rosseggia
dello sterpame, tiepide e soavi
come grembi di donne desiate,
sì che al calcar repugna il cavaliere!»
Profile Image for Edoardo Panei.
39 reviews3 followers
March 13, 2022
5 o 6 poesie in tutto sono veri capolavori, le altre fanno mobilio
Profile Image for Antonio Ippolito.
414 reviews37 followers
September 12, 2022
Una lettura perfetta per l’estate: Alcyone, di Gabriele D’Annunzio (1903).
La scuola è inevitabilmente costretta a darci solo qualche assaggio delle meraviglie della letteratura, come altrettante schegge, che spesso non ci permettono di vedere l’opera completa. Per quanto siano vivaci le 2-3 novelle del Boccaccio che ci vengono proposte, solo leggendo l’opera intera ci rendiamo conto della complessa architettura e della ricchezza di questa commedia umana. Così è per D’Annunzio: di cui restano nella memoria, in genere, alcune delle più belle poesie (La pioggia nel pineto, La sera fiesolana, Settembre) ma strappate a un’opera complessiva dove risplenderebbero molto di più.
Quest’opera è Alcyone: terzo libro delle Laudi, dopo Maia ed Elettra, e a differenza di questi (dove le meravigliose “Città del silenzio” spuntano in mezzo a molta chincaglieria culturale) un successo pieno, pubblicato nel 1903; non a caso le tre succitate poesie “che si studiano a scuola” sono estratte da qui.
“Alcyone” è un “concept album” dedicato a un’estate in Versilia: un’estasi panica ininterrotta, tra cielo e mare, montagne e pinete, dove l’urgere delle sensazioni riesce a tenere a bada lo strabordare della mostruosa cultura dannunziana, che altrove spesso soffoca un afflato poetico non abbastanza forte. Qui no: come nelle composizioni di Debussy e Satie, la musica delle parole scioglie le strutture tradizionali e rompe gli schemi metrici, per ricreare un ambiente sensoriale, prima ancora che emotivo; si vedano per esempio “L’onda”, capolavoro di poesia imitativa, e “Bocca di Serchio”, dialogo tra due amici che attraversano a cavallo la pineta fino a raggiungere, tra acqua dolce e salata, la foce del Serchio.
In altri casi, torna la passione per la mitologia, in poemetti che rivisitano miti antichi, sempre riferiti a umani che seppero superare i limiti dell’umano: come nel Ditirambo II quello di Glauco, che visse come creatura marina, e nel Ditirambo IV quello di Icaro, posseduto da un disperato amore per Pasifae, davvero toccante.
In altri ancora, D’Annunzio inventa ex novo e con mano felice nuovi miti: per l’ “Oleandro”, immaginato come sintesi della bellezza della rosa e della gloria dell’alloro; per la crudele “Morte del cervo”, scontro belluino tra l’animale e un centauro nelle pinete toscane; per “Undulna”, niente meno che ninfa della battigia, incaricata di tracciare i segni delle onde sulla arena.. chi avrebbe saputo fare poesia con quelle esili tracce sulla sabbia, con il “tritume” di molluschi frantumati e penne di gabbiano che spesso lo orla?
A questo punto, non mi resta che tentarvi con alcuni incipit, per dare un’idea.
Profile Image for Devero.
5,008 reviews
November 1, 2013
Mi ha sempre colpito come il "Vate" ambisse a creare tanti neologismi nella lingua italiana quanti ne aveva creati Dante. Ovviamente fallì, però certe forme lessicali hanno ancora un effetto non volutamente comico.
Questa sua raccolta resta per me sempre legata alla maturità scientifica del 1989 ed all'inverno 2008, quando la rilessi dopo quasi 20 anni, con chiavi interpretative nuove.
Profile Image for Tony.
136 reviews18 followers
September 25, 2022
Although not quite as in the English expression "Halcyon days", this anthology focused on the summer months provides a welcome respite (or truce, "La tregua", first poem), specifically, from the author's well-known predilection for pursuing tiresome ideological agendas. Instead, here's a collection that is a great summer read, and on the face of it, one that is life-affirming. Ideally it is to be read from June to September, in keeping with the timeframe or inspirational setting for the poems herein, that more or less track these few months of the year, and that come to a conclusion with the fall equinox. Or you could consider this collection a roman à fleuve(s), --with specific Tuscan rivers and their courses mentioned, e.g. the Serchio, the Magra, the Arno, etc.--all of which dissipate into calm, or even languorous waters. The author and his companion sometimes are literally floating down the rivers leading to the Tyrrhenian Sea (aka sometimes the "Etruscan" sea, viz. "il Mare etrusco" in the poem "Merrigio"), sometimes metaphorically moving towards a moment of decadence, fall or extinction, as the quasi-narrative progresses.

These are clearly, in part, an adaptation of San Francesco's Laus creaturum (Laudes Creaturarum, aka in English "Praise of the Creatures", "Canticle of the Creatures", or "Canticle of the Sun"--the Franciscan expressions Laudata sii or Laudato sia occur numerous times throughout Alcyone), but there's also something of the Romantic poetic conceit of a John Keats, where the latter's 'negative capability' is taken to the next logical step, and the author (and his lady) are fused with nature altogether (total immersion in nature, involving a loss of identity). D'Annunzio seems to be at his best when creating such metamorphoses (my favorite herein is the poem "Versilia"), in the same vein as Ovid, but he's also aiming to update the Dantesque paradiso, in this case by secularizing it, in the direction of a mystic creative perceptual act in accord with nature. Get out your Bulfinch's Mythology, as many classical Greek deities and nymphs feature herein, that is, when the rivers, seasons and planetary bodies are not being personified in the various poems. Updating classical myth or inventing his own mythologies in the classical spirit, the mystic identification with nature is ecstatic, in D'Annunzio, and the out-of-body-into-nature experiences are paradisiacal. However, there is at least one metamorphosis herein that exhibits some Romantic agony, with the subject undergoing the transformation experiencing terror; in the poem "L'Oleandro" ("The Oleander Tree"), in which D'Annunzio revisits the metamorphosis of Daphne: her terror, first being pursued, then being transformed, features prominently:

...ignota che il divin periglio affretta
... Subitamente Dafne s’impaura:
le copre il volto e il seno un pallor verde
... S’agita invano. L’atto della fuga
invan le torce il fianco. Si disperde
il senso di sua vita nella terra.
... Nell’umidore del selvaggio suolo
... farsi radiche...
“O Apollo„ geme tal novo dolore
“prendimi!
... la terra atroce...
mi prende e beve il sangue mio!„
... i lai son vani
... “Aita, aita! Il cuore mi si serra.
... il petto m’opprime!
... strappami da terra!
... Già tutta quanta sentomi inverdire.„
... Escon parole e lacrime odorate
dall’ultima doglianza.
... la bocca che querelasi interrotta-
mente. In pallide fibre il cor si sface.
... Ella non più
implora, non più geme.
... Ella non più risponde: è senza voce.

It's not clear that she acheives any peace for having been morphed into the laurel tree, albeit now expansively extant all over hill and dale. (cp. In Bernini's sculpture depicting it, he imagines how Daphne is clearly not only disconcerted, but terrorized by what is occuring to her, as a victim of a violent change.)

You could read these poems as D'Annunzio's answer to Nietzsche's Zarathustra, with the poetic verse this time actually being good (as opposed to Nietzsche's not altogether successful poetry, for example, his Dithyrambs of Dionysus). The emphasis on the waning phase of nature (viz. 'going down' as in the tramonto of the Sun) comes out on second read, with the various mentions of death (cp 'Untergang' / 'descent' in Thus Spake Zarathustra). e.g. In Alcyone: "Laudata sii per la tua pura morte, / o Sera" (a line from "La sera fiesolana"); "tacito come la Morte" (from "Meriggio"); "l’odore / ... del miele guasto e della morte" (from "Madrigali dell'Estate"); “Morte del cervo” (title of one of the poems); "non sa quale morte o voluttà" (from "L'Oleandro"); "le meduse morte" (from "Dithyramb III"); "rombo della morte," "le morte penne" (from "Dithyramb IV"); "Silenzio di morte divina" (from "Undulna"); "di là dal fiume curvo, / nel regno buio la portò la Morte" (from "L'Otre"); "la morte di quella che mi piacque" (from "Gli Indizii"); and, "Tempo è di morte" (a line from the last poem in the collection, "Il Commiato"). The poet addresses what looks like an irreversible dissolution of individual identity, and so this anthology gives one a taste of the Italian version of Decadent literature ("Il decadentismo"), a late 19th century literary movement (usually dated 1863-1899, this collection of poems published 1903 would appear to extend that movement to at least pre-war early-20th century). The metamorphoses in Alcyone, however, are always beatific, even when they might involve the prospective death of the poet's muse of a season, because by morphing together with nature, the 'victim' of the transformation also partakes of the eternal, viz. the waning or dying moon always reliably becomes the new moon ("Novilunio", the penultimate poem of the collection, just prior to the envoi). As Jung observed of Zarathustra: "The end is a beginning: what has come to an end is reborn in the moment when it ceases to be." (quoted in The Dionysian Self: C.G. Jung's Reception of Friedrich Nietzsche, by Paul Bishop)

Although no good translations in English are available, , there are fortunately resources readily found to help with the most famous of the poems in Alcyone. e.g. Currently on YouTube it's possible to find short lectures or analyses (in Italian) of various poems, if not however all of them, in Alcyone (for instance, the series of videolezione scolastica by Luigi Gaudio).
Profile Image for Matthias.
10 reviews
Read
June 21, 2025
Be quiet. At the edge
of the forest you will not hear
words spoken by
humans; but hear
newer words
that speak faraway drops
and leaves.
Listen. It rains
from scattered clouds.
It rains on tamarisks
briny and burnt,
rains on the pines
scaly and spiky,
rains on the myrtle
divine,
on the flaming broom
of welcomed flowers
on the dense junipers
of fragrant embrace,
rains on our forested
faces,
rains on our hands
kept bare
on our clothes
for summer
on the fresh thoughts
that the spirit unfolds
anew,
on the lovely fable
that yesterday
entranced you, that today eludes me
Oh, Ermione.
Profile Image for Fromlake.
166 reviews
February 4, 2023
Dei tre poeti italiani di riferimento nell’Ottocento e nei primi anni del Novecento (gli altri due sono Carducci e Pascoli), D’Annunzio è il più giovane.
Ma anche il più moderno, il più complesso ed il più completo.
Con questo non voglio dire il più amato: anzi, la schiera di chi detesta D’Annunzio (soprattutto a causa di una vita decisamente sopra le righe) è sempre stata piuttosto nutrita. Ma nel Novecento più o meno tutta la scena poetica italiana ha dovuto bene o male farci i conti.

Alcione è forse la raccolta di poesie più rappresentativa dello scrittore. Qui troviamo vasti rimandi all’esperienza crepuscolare e decadentista francese, contaminazioni con un’altra scuola poetica che in Pascoli ma soprattutto in Carducci erano impensabili.

Ma la cosa veramente dirompente è, in alcune poesie, il totale stravolgimento della metrica classica verso una forma letteralmente musicale, con ripetizioni e rime che formano un refrain, una sezione ritmica, un assolo. La stupenda “Pioggia nel pineto” e “Sera fiesolana” ne sono degli inarrivabili esempi.

Fedele al suo personaggio, D’Annunzio non si tira certo indietro nel mostrare anche la versione classica di se stesso, con componimenti più formali infarciti da riferimenti letterari a classici latini e greci.

Ma questa è personalmente la parte che mi piace di meno e la prendo per quella che forse anche il poeta pensava che fosse: un modo per mettere in evidenza se stesso e la sua bravura, vagamente autoreferenziale.

La musicalità che troviamo nella poesia di D’Annunzio è impreziosita da versi che richiamano alla natura ed alla totale fusione dello spirito umano con essa. Tematiche che hanno una valenza universale e proprio per questo credo siano ancora oggi di grande fruibilità.

L’edizione Einaudi che ho letto è molto ben fatta, con un’introduzione di Piero Gibellini esaustiva anche se, in alcuni punti, piuttosto complessa.
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