"Le signore non parlano di soldi", si sente spesso dire, perché una donna che parla di soldi - è ancora convinzione comune - risulterebbe ambiziosa, materiale, venale... Azzurra Rinaldi, docente di Economia politica all'Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza, vuole scardinare questo tabù, e lo fa parlando di economia e di come la discriminazione di genere non convenga a nessuno, neanche al portafoglio. Affronta i temi della cura non retribuita, della violenza economica, dell'emancipazione che smantella il sistema patriarcale e del suo impatto sulle tasche delle donne. Invoca la sorellanza, una migliore rappresentanza e affronta parole ancora oggi "scomode": piacere, potere e desiderio. Ne scrive con un linguaggio fresco e pieno di riferimenti alla cultura pop, con un taglio accattivante che aiuta anche chi è dubbioso e poco motivato a comprendere il problema e le sue conseguenze sulla società nella sua interezza. Perché, per ottenere i cambiamenti che ci meritiamo, abbiamo bisogno che tutti prendano coscienza del problema. In queste pagine, l'autrice invita uomini e donne a guardarsi davvero e a trovare obiettivi condivisi. Solo partendo dal presupposto che il sistema in cui tutti e tutte viviamo non è il migliore possibile, possiamo muoverci insieme verso un modello più giusto, più equo e che garantisca a entrambi maggiore benessere.
Un saggio femminista che guarda il problema solo da un punto di vista, trascurando a mio avviso altri aspetti fondamentali della questione. Indubbio è che una diversa educazione e mentalità aiuterebbe tutta la società.
Se la professoressa Rinaldi si fosse limitata a parlare della violenza economica e dei pregiudizi del rapporto fra donne e denaro, credo che sarebbe uscito un buon articolo. Ma per produrre un libro serviva scrivere di più, ed ecco che "Le signore non parlano di soldi" diventa un manifesto anticapitalista femminista confuso e molto ideologico. Il tema della disparità di genere a livello economico è molto importante, troppo per essere banalizzato dai continui rimandi al Patriarcato, una sorta di Spectre di James Bond incaricato di distruggere donne e uomini e di cui non si capisce l'inventore e i beneficiari a questo punto, e alla necessità di costruire un "modello economico alternativo" da declinarsi al femminile, sul quale però poco è dato sapere. Molte contraddizioni e moltissima confusione su cosa serva per dimostrare dei nessi causali.
Buone le premesse, interessanti alcuni spunti, ma troppo ancorato alla visione capitalistica. Si cita, ad esempio (e giustamente), che le donne sono necessarie al capitalismo, in quanto acquistano l’80% delle merci vendute. Zero commenti sulla creazione dei bisogni (il femminismo ha più che parlato del settore della bellezza), zero commenti sul fatto che molto spesso si sfrutta il lavoro di altre donne per comprare così tanto. L’ho trovato un buono spunto, ma che non propone alternative.
Perché leggere “Le signore non parlano di soldi?” di Azzurra Rinaldi
📚 Innanzitutto per diventare delle Signore che di soldi parlano! Ma non è rivolto solo a noi! Questo libro è rivolto a tutti e tutte.
💰 Devo dire che il taglio economista inizialmente mi aveva spaventata, visto che è un campo che non mi compete neanche lontanamente, ma Rinaldi ci dà la possibilità di capire dei dati statistici come se quello che stiamo leggendo fosse un semplice romanzo, comprensibile anche da chi non ha conoscenze nell’ambito economico.
Inoltre ho pensato, è vero, non sono un’economista ma sono una donna e sono femminista, posso cogliere l’occasione per comprendere un lato del femminismo che non avevo considerato, e indovinate? È andata proprio così. Questo libro ha risvegliato in me una sorta di rispecchiamento per diverse situazioni vissute in passato, in cui la cura era pretesa da me medesima, da ex compagni o dalle loro mamme. In cui ho subito violenza economica, da una parte perché avrei dovuto “chiedere a lui e non ai miei genitori” e dall’altra perché voleva dipendere da me.
♥️ E anche perché l’unico elemento che mi ha salvata e sta salvando è la sorellanza, il supporto delle donne che mi hanno fatta sentire sempre compresa e non una pazza che vaneggiava e questo libro la elogia come rete di supporto che dovrebbe estendersi sempre di più.
C’è tanto lavoro da fare tra le donne, tra gli uomini ma ancora meglio tra le persone tutte: questo libro può aiutare tutti e tutte a comprendere, in maniera leggera, ma approfondita tramite dati statistici quali siano gli atteggiamenti giusti per poter migliorare e per dichiararci tutti e tutte femministi e femministe senza più avere paura di questo termine. Un libro che ci ricorda che essere femministi non significa devirilizzarsi ed essere femministe non significa essere sciatte o trasandate e non criticare le altre donne ma farlo per i motivi giusti. Un libro che regala ottimismo per un futuro che possa rivelarsi più roseo.
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Ho letto questo libro perché la mia tesi di laurea ruota intorno a questa tematica e devo dire che... è illuminante davvero. L'autrice, che tra l'altro è anche una professoressa di Economia politica, è riuscita ad illustrare molto bene (attraverso una miriade di dati statistici) le differenze non solo riguardanti la retribuzione tra uomini e donne ma anche le possibilità di carriera che vengono a mancare per queste ultime soprattutto una volta diventate madri.
Si focalizza molto (e menomale) sul lavoro non retribuito che le donne compiono quotidianamente a casa, delinea anche gli eventi che susseguono nella vita dopo l'apparizione di un figlio e di come la carriera di una donna inizia a soffrire ("childhood penalty") ma soprattutto parla di come le donne siano ancora vittime economicamente parlando del patriarcato.
Scritto benissimo e argomentato appunto con moltissimi dati.
È un libro che dovrebbero leggere in tanti (senza distinzione di sesso) perché come scrive anche l'autrice -arrivare a comprendere e risolvere la disuguaglianza presente nel mondo del lavoro tra donne e uomini gioverebbe non solo alle donne ma anche agli uomini e a tutta l'economia in generale.
Rinaldi affronta a tutto tondo le questioni relative alla parità di genere, dall'entità del lavoro di cura non retribuito, al dream gap, alla rappresentanza delle donne nelle posizioni apicali. Fondamentale il concetto che il denaro rappresenta libertà di scegliere e per raggiungere la parità é necessario che le donne partecipino al mercato del lavoro, in tutti i settori e livelli.
Il libro é molto scorrevole, adatto anche a chi non é familiare con la materia, e consigliato per avere una comprensione maggiore e basata sui dati della tematica.
A volte rischia di cadere un po’ nel ripetitivo (almeno per chi è molto informato su questi temi), ma offre tanti spunti di riflessione. Come al solito, questi libri vengono letti da un target audience già informato - sarebbe bello se effettivamente potessero anche far riflettere i grandi “maschi alpha” della nostra società. Brava l’autrice!
"Quando non troviamo persone in cui poterci riconoscere in determinate posizioni, ne ricaviamo un'informazione precisa: quel posto non è per noi. Se non mostriamo alle bambine e alle ragazze figure femminili che rivestono ruoli di comando nelle aziende, nelle istituzioni, negli atenei, ai vertici militari, restringiamo lo spettro di posibilità di carriera che le bambine immaginano per se stesse."
Saggio interessante che permette di approfondire la conoscenza delle barriere attualmente esistenti tra generi quando si parla di denaro grazie a una grande disponibilità di studi, dati statistici e analisi del mercato e della società
Testo che mi ha chiarito bene alcuni punti sulle policy e su alcuni aspetti delle disparità basate sul genere, ma troppo divulgativo e banalizzante per me in particolare nella prima parte, per questo solo 3 stelle.