Ispirandosi a “Dada”, la celebre canzone di Ivan Graziani, Melissa P. ci narra una storia cruda e spregiudicata. Una storia di sesso, violenza e disperazione, ma, soprattutto, una storia d'amore. Fondendosi con i tratti e i colori magici delle matite di Alice Pasquini, una delle giovani disegnatrici più talentuose della scena italiana, in questo libro le parole di Melissa P. prendono vita e si incarnano in un mondo di tratti netti e puliti, popolati di volti dai grandi occhi invadenti e di giovani figure dai lineamenti aggraziati. Sono queste le atmosfere di “Fiori di carta”, storia di due cugine che si amano e si salvano dalla tossicodipendenza. Un libro spietato e insieme tenerissimo, che conferma le doti di una scrittrice da sempre sopra le righe, svelando quelle di un'artista destinata a far parlare di sé.
Onestamente, una storyline poco o nulla convincente, piena di buchi e assurdità. Dialoghi assurdi. L’unica cosa per cui valga la pena sfogliarlo sono i bellissimi disegni dell’immensa Alice Pasquini.
Partiamo dal fatto che questo graphic novel ha un disperato bisogno di uno sceneggiatore. I disegni sono graziosi, ben fatti, gentili ed estetici, anche se quando si arriva alle tavole che descrivono le azioni delle protagoniste perdono un po’ di mordente, diventano burattini meccanici, sono un po’ ridicoli da vedere, ma nel complesso la parte illustrativa è accettabile. La storia invece non lo è proprio. Due cugine non si vedono da sei anni. Parlano per una decina di minuti, vola una sberla, e finiscono a letto insieme. Mezz’ora dopo decidono di scappare di casa senza portare nulla con sé e non tornare mai più da due madri incattivite e ciniche. Così a caso! E che nessuno mi venga a dire che nell’adolescenza è normale comportarsi in questo modo, perché qui il tema dell’adolescenza viene tirato fuori solo quando fa comodo alla situazione, mentre per il resto a nessuno pare importare che abbiano quindici e sedici anni. Non vi racconto il resto – che equivarrebbe a un racconto breve – ma vi dico solo che la coerenza è sempre quella. Le azioni delle protagoniste, di Anna soprattutto, sono permeate di un’insensatezza che spero non possiedano tutti i sedicenni del mondo, perché altrimenti comincerei a preoccuparmi per la loro estinzione causata dalla stupidità.