Del bosque llega una voz: es la de un viejo árbol que habita allí desde siempre y ahora quiere tomar la palabra. Porque también las plantas tienen una personalidad, cada una con sus propias pasiones y su carácter. Se estudian, se asemejan, se ayudan. En esta primera novela de Stefano Mancuso no aparece ningún ser humano, todos los protagonistas son árboles. Árboles de distintas especies, con características y cometidos distintos dentro de su comunidad. Pero con problemáticas comunes: el aumento de la temperatura, la acuciante falta de agua, la creciente presencia de insectos y los incendios cada vez más virulentos derivados del cambio en las condiciones del clima… En esta maravillosa fábula que es La tribu de los árboles, Mancuso abandona por un momento la divulgación científica en forma de ensayo y se lanza a narrar la vida de los árboles desde su propio punto de vista: "Contemplamos la vida como humanos que somos, sin darnos cuenta de que apenas somos una facción irrelevante del planeta: no más del 0,3%. Y pensamos que las plantas son pasivas, pero ellas son la porción más grande de la vida sobre la tierra. He escrito una novela desde la perspectiva de las plantas para que las comprendamos mejor". Y conviene que las conozcamos porque con sus acciones, su adaptación al cambio climático, sus respuestas a los problemas que la especie humana les causa, las plantas están construyendo día tras día el futuro del planeta que todos habitamos. Porque sin ellas el futuro no existe. Nadie mejor que Stefano Mancuso ha sabido explicar el reino vegetal, pero en este caso lo hace de una forma distinta que conjuga la vivacidad de la ficción con el rigor científico. Apoyándose por primera vez en la narrativa, el célebre botánico ha escrito una historia emocionante y llena de aventuras para todas las edades.
Stefano Mancuso is the Director of the International Laboratory of Plant Neurobiology (LINV) in Florence, Italy, a founder of the International Society for Plant Signaling and Behavior, and a professor at the University of Florence. His books and papers have been published in numerous international magazines and journals, and La Repubblica newspaper has listed him among the twenty people who will change our lives.
Alla presentazione del libro di David Quammen, Senza Respiro, Adelphi Edizioni, che si è tenuto il 24 novembre 2022 al Teatro Troisi di Roma, Chiara Valerio ha menzionato questo libro, La tribù degli alberi di Stefano Mancuso.
In modo allegorico, Stefano Mancuso ci presenta il mondo degli alberi, che sono minacciati dall’uomo e dai cambiamenti climatici.
Con estrema delicatezza e sensibilità, Mancuso traduce con emozioni umane il dolore degli alberi, invitando il lettore alla compartecipazione
“Pino aveva trascorso una notte insonne, e la fatica accumulata nel viaggio e nella terribile esperienza dell’incendio stavano in qualche maniera chiedendo il conto, facendolo sragionare. «Forse hai ragione, Laurin, non so cosa mi sta accadendo. Dico cose senza senso. Scusami, non mi sento ehmm… in forma». «Hai bisogno di riposare per recuperare le forze e la lucidità. Non c’è nulla di cui preoccuparsi». Lo speravo davvero. Nell’incendio, Pino aveva perso molti dei suoi amici. Li aveva visti bruciare senza che potesse fare nulla per aiutarli. Mi chiedevo come ci si potesse sentire dopo un evento del genere, quindi unii le mie radici alle sue per capire cosa provasse. Si trattava di una forma di partecipazione, possibile ma raramente praticata tranne da pochi compagni addestrati a questi compiti.”
Se solo anche noi provassimo a immergerci nel sentire universale di tutti gli esseri viventi, non faremmo più alcun atto contro la Vita: “Nel momento stesso in cui le mie radici si unirono a quelle di Pino, tutto il suo dolore, le immagini di ciò che aveva vissuto, il suo senso di colpa per quello che avrebbe potuto fare e per il semplice fatto di essere sopravvissuto, mi colpirono con una potenza tale che dovetti ricorrere a ogni mia particella di forza per sopportarlo. Provare per intero l’intensità di un dolore non tuo – condividerlo – è roba da santi. E io non lo ero. Resistetti per pochi secondi, poi ritirai le radici. Pino mi sorrise: «Grazie amico mio. Ora capisci?» Lo accarezzai dolcemente e mi allontanai, incapace di rivolgergli una sola parola.”
Quello che l’uomo ancora fatica a capire è che a non sopravvivere alle catastrofi naturali sarà solo il genere umano:
“I millenni passeranno, la catastrofe climatica farà le sue vittime e finalmente tutto si stabilizzerà su un nuovo equilibrio, diverso da quello attuale. Gli esseri dannosi saranno diventati un’altra cosa e noi compagni saremo sempre qui. Questo è ciò che accadrà, e che io dia o non dia il consenso ad avere centinaia di nuovi vicini, non cambierà di uno iota la storia che vi ho raccontato.”
Mamma mia, MERAVIGLIOSO. Quanta roba qui dentro! Riferimenti chiari e limpidi al cambiamento climatico, strane patologie in aumento, gravi ed estremi eventi catastrofici, tema della memoria, importanza di pensare per la comunità e non per il singolo, anziani che fanno finta di non vedere e giovani che invece si muovono e organizzano il cambiamento. Ma il tema che più mi ha colpito (e qui escono gli studi di Mancuso) è l'enorme flusso di informazioni tra vegetali che mi ricorda Avatar e le forti connessioni che esistono tra gli esseri viventi su Pandora. Un lucido racconto di quanto il saggio mondo vegetale sia al corrente di ciò che accade. I protagonisti di questa storia sono empatico-nati: si connettono, riescono a sentire quello che provano i compagni. Mi ricorda moltissimo, anche qui, la sofferenza dei Na'vi su Pandora, quando "sentono" Eywa. Tutto è in iperconnessione, ma Noi non sappiamo come fare ad accedere a queste informazioni, per vivere in armonia con il pianeta che abitiamo. L'unico quadro che emerge, qui, è quello di una comunità intera di piante, iperconnese e intelligenti, che cercano di salvare il pianeta mentre noi, sadicamente, (glie)lo distruggiamo. Questi esseri (noi) "sono fermamente convinti che l'intera storia dell'evoluzione sia esistita per giungere alla loro apparizione, e non concepiscono alcuna visione del mondo in cui non siano i migliori." - "Art. 4: Endrevia rispetta universalmente i diritti dei viventi attuali e di quelli delle prossime generazioni."
Prosa non molto piacevole e molto semplice. La storia, almeno per la prima metà è banale, poco avvincente e statica. Tutto è intriso dell'ideologia che l’autore ha a riguardo del mondo vegetal, in un certo senso cerca di convincere inconsciamente il lettore di teorie non supportate da sufficienti evidenze scientifiche. Le teorie scientifiche con fondamento vengono invece rese parecchio discutibili dalla visione finalistica delle azioni fatte dalle piante, okay che questo è un libro fantasy ma conoscendo l'ideologia dello scrittore mi riesce difficile scindere le due cose.
La bellezza di un libro fantasy sta nello sviluppo del mondo e degli usi e costumi dei popoli che lo abitano, quando le descrizioni di questi sono totalmente scarne, prive di particolari e poco inventive il mondo descritto risulta essere di plastica, finto.
Per tutta la prima metà del libro non si spiega come le piante facciano a comunicare e a spostarsi, per questo il tutto sembra terribilmente finto. Solo a metà si parla di metodi di comunicazione a distanza tramite connessioni radicali e che le piante possono persino spostarsi fisicamente. Aspettando così tanto a spiegare certe cose si rende tutta la prima metà del libro estremamente fumosa e poco concreta in quanto immaginare la scena senza avere certe informazioni a disposizioni riesce difficile.
Si può benissimo dire che la storia inizia alla metà del libro e proprio in queste pagine si trovano le uniche note positive, ovvero il modo nel quale viene spiegato il cambiamento climatico, soprattutto se diretto a ragazzi.
Nella parte finale si decide che le piante debbano fissare più co2 per ridurre la temperatura globale, dicendo che nel devoniano era già stato fatto, ignorando che per sviluppare adattamenti simili possano servire secoli al processo evolutivo. È appunto un fantasy ma affermazioni del genere possono portare persone comuni (che non si occupano del tema) a convinzioni erronee. Si dice inoltre che le piante sono in grado di allocare le risorse in proporzioni diverse a diverse azioni (come crescita fogliare, crescita di radici...) a loro piacere, quando è invece provato che ci sia un rigido equilibrio ed una rigida gerarchia dei luoghi dove le risorse vengono allocate in base alla disponibilità di esse. Ancora una volta si potrebbe sorvolare in quanto il libro è un fantasy ma conoscendo le convinzioni dello scrittore queste sono cose nelle quali crede realmente.
In conclusione lettura noiosa, scrittura mediocre, basi scientifiche scarse e quando presenti esposte in modo dannoso. In parte potrebbe essere una buona lettura per ragazzi ma visti i problemi di cui sopra non sono nemmeno più convinto di questo.
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Meu deus. Lo mucho q sabe Mancuso sobre su Inteligencia Vegetal y lo estrepitosamente mal q lo plasmado aquí. Osea ¿la tribu de los arboles o la tribu de los niños disfrazados de arboles en la función escolar porque no quedaban papeles?
Da saggista a narratore, il passo non è breve, anzi; si rischia di non essere compresi. Ed infatti, almeno per me non è stato facile procedere nella lettura. Per cimentarti con un linguaggio tutto nuovo per te, cosa vuoi arrivare a dire Stefano Mancuso? Come devo prendere questi alberi parlanti che tirano via le radici dalla terra e vanno alla scoperta del loro mondo? Inizialmente mi è sembrato di ricordare Il Signore degli Anelli ed infatti il libro si apre con una mappa stile fantasy. “Forse è un libro per ragazzi?” Mi sono detta arrivata ad un certo punto, e forse si lo è. Ho creduto che fosse adatto solo ad una certa fascia d’età. 🌳 Poi arriva la questione climatica. 🌿 Infine, dopo averlo riposto in libreria, sedimenta in me il messaggio che è stato veicolato tra radici e connessioni. 🍃 Umanizzare: già Stefano Mancuso, che già sensibilizzava i lettori con i suoi saggi verso il mondo vegetale, ed in particolare gli alberi, qui ha fatto un passo avanti: ha umanizzato gli alberi. Chissà perché noi umani diventiamo più sensibili verso chi finisce per somigliarci: così umanizziamo cani, gatti, cavalli. Quanti personaggi e fiabe con i loro volti. 🌲 Dando una voce, un nome e un obiettivo da raggiungere a chi è immobile, lo ha reso più simile a noi, per far sì che noi potessimo immedesimarci nella sua vita, nelle sue difficoltà, per arrivare a capire quanto il problema sia comune a tutti i viventi su questa terra, comprese le piante. Soprattutto loro. 🌳 Mi ha fatto vedere un’altro fondamentale punto di vista rispetto a questo grande problema chiamato clima.
Mi dispiace ma stavolta Mancuso mi ha purtroppo molto deluso :( Mentre ho adorato i suoi precedenti libri, per la maniera di spiegare il mondo degli alberi grazie alla sua profonda conoscenza scientifica, in questo libro viene fuori solo uno sforzo posticcio e pretenzioso. Prosa banale e mix copiaticcio tra Harry Potter e i romanzi di Tolkien. Credo che sarebbe meglio se Mancuso lasciasse i romanzi a chi li sa scrivere veramente e si concentrasse su quello che invece sa fare meravigliosamente e cioè divulgare la sua conoscenza scientifica in maniera saggistica e non romanzata. Mi dispiace essere così duro ma non ci siamo proprio.
Lo mejor: Mancuso y su comprensión sobre los árboles haciéndolos personajes complejos que se desplazan, se comunican y se comportan "arboreamente" definitivamente Laurin, Lisseta, el cronista y Ewan son unos personajes entrañables desde las primeras frases. Lo no tan bueno: el último cuadro del libro se siente un poco apresurado Lo que le hizo falta: que la biblioteca ocupara un lugar central en el cierre. Lo sorprendente: lo ajeno que se sienten los personajes tácitos como animales y la humanidad que no tienen prácticamente ni una línea en el libro, a excepción de las aves que si destacan ligeramente.
Piacevole racconto del mondo visto dalla parte degli alberi. Una comunità che vive e ragiona in modo collettivo senza rinunciare all'individualità. Si veicolano, sotto forma di narrazione, concetti fondamentali della vita e dell'importanza delle piante. Elementi di cui tener conto per comprendere i fenomeni sempre più attuali di riscaldamento globale e variazione climatica.
Me costó un poco entrar en la historia, en parte porque es una fábula que hace muchísimos años que no leía y en parte por ese antropocentrismo que todos tenemos porque nos han educado en él. Según fue avanzando la historia empezó a gustarme bastante por como consigue desarrollarla siendo sus personajes árboles y por la parte de realidad que ya estamos comenzando a sufrir.
Meglio saggista che romanziere! Anche se tutto sommato la storia diventa interessante,ho trovato la prima metà troppo metaforica e astratta, avrei preferito fosse più breve!
In breve: un libro bellissimo, con una storia alla portata di tutti che però affronta temi importantissimi come il cambiamento climatico visto dagli occhi degli alberi, che in un certo senso ci offre un punto di vista diverso dal nostro, che mostra quanto la natura sia resiliente, anche di fronte al nostro poco rispetto per gli equilibri del mondo. Unica pecca è che risulta obiettivamente un po’ lento e privo di grandi colpi di scena (che nessuno richiedeva, specifico) capaci di tenere l’attenzione alta, ho fatto fatica ad andare avanti a volte, ma sono contenta di averlo fatto. Insomma, un capitolo a sera per un grande messaggio probabilmente ne vale la pena, ma niente capolavoro!
9! Una fiaba in cui le piante sono le protagoniste, è una storia emozionante e avventurosa, vivacissima e millenaria. Le piante sono creature sociali, intelligenti, capaci di dialogare e di muoversi. Laurin è un vecchio tronco che vive con un’intera comunità in un territorio che si chiama Edrevia. Qui le piante sono organizzate in clan: c’è quello dei Cronaca, seri e coscienziosi, imbattibili nel raccogliere informazioni.Ci sono i Terranegra, i piú numerosi, originali e colorati, diversissimi tra loro. I temibili Gurra, alti e imponenti, sono taciturni. I Guizza sciolgono i nodi delle scelte, pesano le decisioni e studiano i tramonti, mentre i Dorsoduro, instancabili scienziati, sono addirittura in grado di manipolare la percezione della realtà. Tutti "cercano sottoterra ma per guardare il cielo. Si studiano, si somigliano, si aiutano" “Di ogni tramonto esiste un dettagliato resoconto da millenni: il colore, la durata, la trasparenza della luce, la presenza o meno di nuvole, il decorso del crepuscolo. Tutto è stato catalogato con attenzione negli sterminati archivi dei clan (....) e io ero felice di far parte di una comunità per la quale nessun tramonto scompariva invano".
Muy ameno, leerlo en un bosque te hace sentir que les lees a ellos, que te escuchan, que te sienten a través de la tierra... Stefano mancuso cambia su forma de divulgar... Quizás para algunos se quede un tanto infantil, el lenguaje es sencillo y su historia te atrapa con la ilusión y la risa de un peque
Noioso, non sono riuscita a finirlo. L'idea per la storia poteva anche essere carina, ma non va da nessuna parte. Inoltre non c'è una grande caratterizzazione né dei personaggi, né dei vari clan, lasciando un po' troppo al lettore il "dovere" di immaginarsi tutte le sfumature.
Un libro escrito con prosa sencilla, fácil de leer. Lo he disfrutado por el propio gusto de leer en italiano, pero me ha decepcionado un poco en ese sentido, "un passo più lungo della gamba", intentando abarcar más de lo que el propio libro parece permitir.
En apenas 180 páginas Mancuso trata de condensar un mundo de fantasía con su propio mapa y divisiones territoriales, una cultura basada en estas divisiones y una aventura con el clásico ciclo de evolución del héroe.
El resultado final son cúmulos de imprecisiones, escenas que parecen inconclusas y aceleradas, con descripciones escasas y personajes que se nos presentan en pocas palabras y desaparecen rápidamente de la trama.
Me ha dado la sensación de que el libro que pretendía escribir debería haber tenido 400 páginas, más descripciones y un desarrollo menos “a trompicones”.
En todo caso, dejando a un lado el contenido, sí que me ha gustado su escritura. La elección de algunas palabras y estructuras particularmente bonitas son lo que me ha hecho seguir con el libro hasta el final. Quizá tampoco me ha convencido que esté escrito en primera persona.
“A me non venne in mente nulla di meglio che un: «Oggi c'è un sole meraviglioso». Beata meteorologia, quanti imbarazzanti silenzi ci eviti. In effetti, la mattinata era radiosa. Il sole, ancora basso sull'orizzonte, filtrava in obliquo fra le chiome creando fasci luminosi in cui volavano miriadi di insetti sfavillanti. I raggi colorati colpivano con regolarità ora me ora lui. L'effetto era piacevole e rilassante.”
3,5 Very cute and simple book. It acts as a compelling metaphor of the current young generation and its struggle with climate change and their future. I LOVED the analysis of the guilt (or absence of it) of the older generations regarding their blidness of the environmental struggles and changes and how the younger lads (Lisetta in particular) react and feel about it. I felt represented and I also felt my axieties and frustrations put into words when it comes to finding solutions and involving your community in the process. I'll put here the passage of the book that i loved more and connected to the most: "Caro Primus, non ho parole per dirti quanto questa assemblea mi abbia delusa. Mi chiedo cosa significhino per voi compagni quei principi della nostra costituzione che impariamo a memoria prima ancora di sapere a che clan apparterremo. Articolo 4: Edrevia rispetta universalmente i diritti dei viventi attuali e di quelli delle prossime generazioni. Questo a voi sembra rispettare le future generazioni?" [...] "Ora rimetteremo tutto a posto, caro Primus, ne sono certa. Non avrò pace, e non avrete pace, finché non l'avremo fatto. Ma prima non sarebbe stato giusto chiedere scusa ai tanti che hanno sofferto per la nostra indolenza? [...] Alle migliaia di compagni che negli ultimi anni ci hanno lasciato a causa di catastrofici eventi climatici? Ho visto soltanto il Cronaca addolorato per ciò che ha fatto. Perché lui è un compagno giusto".
La tribù degli alberi è più che un racconto fantastico, che sarebbe da far leggere nelle scuole dell’obbligo, dove si ipotizza una vera e propria comunità di piante che pensano, agiscono e si relazionano. E’ una concreta denuncia dei comportamenti umani che, con la propria arroganza, avidità, egoismo, stanno distruggendo il pianeta senza rendersi conto che proprio noi, stiamo autodistruggendoci. Una comunità di piante che fra di loro si chiamano “compagni”, e forse questo è l’ambito più corretto per utilizzare questo termine, dove effettivamente l’unione, la cooperazione e la solidarietà di tutti porta a una soluzione per salvare la comunità. Soluzione forse temporanea, ma vale la pena di rifletterci. Il libro si svela man mano che si procede nella lettura e, appena terminato, ripercorro le prime pagine che adesso hanno un significato diverso. Sicuro è che da quando ho letto i libri di Stefano Mancuso guardo le piante ed anche solo quelle che ho nei vasi in casa, con occhi diversi, pensando che in ognuna di esse ci sia una Lisetta o un Laurin o un Pino.
Me ha costado mucho terminar este libro y a penas llega a las 193 páginas... Mis expectativas eran muchas y me ha desilusionado... Si no consideramos la especie de los protagonistas, se trata de un grupo de seres masculinos que son protagonistas, padres, decanos y hasta una divinidad... Todo en masculino, ¡qué poco original! Sin embargo, este libro se trata de seres vegetales, árboles y su comunidad...
Me parece que la historia los humaniza demasiado, hay discriminación por edad y claro, un sistema de pseudo género femenino-masculino, binario claro está 🙄... ¿Es así en el mundo de los árboles?
A excepción de referencias a partes atómicas de los árboles incluyendo su red radical (tema que me llevó a comprar el libro), creo que es un desperdicio de diversas oportunidades de explicar el reino vegetal, su percepción que obviamente es tan diferente de la humana. Esta era mi expectativa, considerando que el autor es uno de los grandes en neurobiología vegetal...
En fin, como mis expectativas eran grandes, mi desilusión es proporcional.
No me gusto para nada, es un sin sentido, humaniza mucho a los árboles, no entiendo bien a que público va dirigido, porque los niños podrían confundirse con muchas cosas que dice, como los árboles nómades o el “celo” de los mismos?? pero luego igual ciertos términos se nota que el escritor es científico, como mencionar el método científico en alguna parte, invasiones biológicas, publicaciones científicas, etc
A mi gusto divaga mucho en describir demasiado el entorno, pero luego eso no entrega nada de información a posteriori.
La solución al problema que dan también me parece indignante, el final también fatal.
Leí un comentario aquí también y encuentro que tiene toda la razón, el machismo en esta sociedad ficticia es notorio, todos los altos cargos son hombres, además de claro, darle un genero a estos árboles. Aparte de por qué los árboles deberían seguir una estructura de organización vertical?
Mancuso non è solo un fine botanista ma si rivela anche un bravo scrittore. Protagonisti di questo romanzo sono degli alberi, e un bosco, Edrevia. La storia di Lauriel e la missione che gli è stata affidata si intrecciano con la nostra realtà storica/ambientale. Edrevia sta cambiando, ha un problema e ben presto ci rendiamo conto che la causa di questo siamo noi uomini e la nostra mega produzione di gas che, lentamente, uccide la natura. Un romanzo per far riflettere sui cambiamenti climatici e il male che facciamo, ogni giorno, alle piante ma che ci ricorda che loro, al contrario di noi, resteranno.
Sicuramente diverso degli altri libri di Mancuso. Questa versione romanzata cela la già nota stima e fiducia che Mancuso ha rispetto mondo vegetale. Il tentativo di dare una voce agli alberi nei primi capitoli mi ha fatto un po' storcere il naso. Inizialmente il tentativo non mi appariva del tutto riuscito e, a tratti, alcuni passaggi mi sono sembrati incongruenti con altri saggi che avevo letto di Mancuso. Ma, tutto sommato, il libro è un bellissimo inno alla speranza di un mondo più green dove questa chiacchierosa comunità d'alberi è la protagonista.
Strano. Un mix fra romanzo e fantascienza, di sicuro contemporaneo affrontando il tema della "Catastrofe Climatica" come l'autore, Mancuso, sottolinea e forse dovremmo tutti chiamarla soppiantando il blasonato e poco efficace Cambiamento Climatico.
Perché "In pratica, da quello che ho capito, non esiste un singolo ambito della nostra esistenza che non sia in una maniera o nell'altra influenzata dal mutamento del clima."
Le descrizioni e il mondo descritto nella narrazione risultano molto interessanti e affascinanti perché seppur fantastico si basa sul sapere scientifico tuttavia trovo che sarebbe più interessante integrare queste righe all’interno di un libro di fantasy che leggerle da sole la storia non sembra avanzare mai completamente e ciò non mi ha permesso di finire il libro , sono arrivata solo a più della metà.
Questa è la testimonianza lampante di come, per quanto la cultura di uno studioso possa essere ampia, le sue doti narrative non necessariamente vadano di pari passo.
Sembra un libro per bambini che nessun bambino leggerebbe mai.
Si tratta fondamentalmente di una via di mezzo tra saggio e narrativa, ma mi è piaciuto. Espone il problema del cambiamento climatico dal punto di vista degli alberi, fornendo anche la soluzione al problema, sempre che"gli altri esseri" che ne sono la causa si decidano a cambiare rotta e salvare il pianeta prima che sia troppo tardi.
Apprezzo molto Stefano Mancuso come ricercatore e divulgatore, da anni seguo il suo lavoro e la sua attività con interesse. Mi è piaciuto questo tentativo di rendere narrativo l’argomento del cambiamento climatico/intelligenza vegetale, ma purtroppo la lettura non è stata fluida e “godibile” come altri suoi libri.
Un libro con grandissime potenzialità narrative e di divulgazione scientifica, ma purtroppo tutte sprecate. Come da retro copertina: una "prova narrativa", ma non un libro.
Di Mancuso, consiglio la lettura di "Verde brillante" (Mancuso, S. e Viola, A.).