È l'anno fatidico 2001. A New York, Harvey Sonnenfeld, agente CIA messo un po' in disparte ma carico di esperienza, ha un'intuizione, una di quelle convinzioni tenaci che non si sa da dove vengano ma che possono essere più radicate di un ragionamento ci sarà un attentato. «New York conta un bel po' di milioni di abitanti, e nessuno può sapere esattamente quanti stanno preparando un attentato. Loro sono qui e io prima o poi li annuserò». Ingaggia allo scopo un gruppo di persone tanto assurdo quanto efficace. Bobby Fischer, l'unico americano della storia campione mondiale di scacchi, paranoico, ma capace di anticipare un migliaio di mosse; l'immigrato russo Kozlov, un ubriacone, proveniente dall'Afghanistan, ingegnere esperto di ogni tipo di attentato; il professor Koselleck, cacciato dall'università a causa di una condanna per stalkeraggio contro la moglie, il massimo studioso del pianeta di graffiti offensivi e scritte oscene. Intanto un'ombra si aggira, un altro gruppo affaccendato a tessere una rete di contatti; per loro non è il 2001 ma l'anno 1421 dall'Egira. L'improbabile squadra di Harvey Sonnenfeld da un labile indizio scovato in metropolitana e una conversazione captata per caso, dà l'avvio a una corsa contro un tempo immaginario, in cui si profilano minuziosamente terroristi costruiti sull'equivoco. Siamo arrivati a settembre. La fine è nota. Ma il racconto è pieno di tensione e di sorprese, e pervaso dall'ironia di chi, come Alessandro Barbero, sa guardare alla storia con disincanto. E il desiderio di complotti produce le sue conseguenze, mentre la realtà va pericolosamente, indisturbata, per conto suo.
Si laurea in lettere nel 1981 con una tesi in storia medievale all'Università di Torino. Successivamente perfeziona i suoi studi alla Scuola Normale Superiore di Pisa e nel 1984 vince il concorso per un posto di ricercatore in Storia Medievale all'Università degli studi di Roma "Tor Vergata". Nel 1996 vince il Premio Strega con il romanzo "Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo". Dal 1998, in qualità di professore di Storia Medievale, insegna presso l'Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro". Oltre a saggi storici, è anche scrittore di romanzi. Collabora con il quotidiano "La Stampa", e lo speciale "Tuttolibri", la rivista "Medioevo" e con l'inserto culturale del quotidiano "Il Sole 24 Ore". Dal 2007 collabora ad una rubrica di usi e costumi storici nella trasmissione televisiva "Superquark". Il governo della Repubblica Francese gli ha conferito il titolo di “Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres”.
Pur vivendo all’estero, sono una fan della prima ora di Barbero, non perdo una puntata di podcast, lezioni, interviste e non avendo finora mai letto un suo romanzo, ho comprato con entusiasmo l’edizione elettronica di Brick for Stone appena uscito. Che delusione, un romanzo senza capo né coda, totalmente sconclusionato. Avevo ascoltato in una sua intervista che avrebbe dovuto essere un romanzo divertente, ma l’ho trovato a dire poco imbarazzante, sembra scritto da un adolescente in piena crisi ormonale, tanti sono i riferimenti sessuali. Se qualcuno ha letto Le correzioni di Frenzen, beh, sembra il romanzo di Chip, il professore di università che viene licenziato per aver fatto stalking ad una sua alunna e scrive questo romanzo in cui ripete ossessivamente seno e tutti i sinonimi del termine. D’ora in poi mi limiterò ad ascoltare le sue lezioni.
Boh, sono perplesso… non capisco l’obbiettivo di questo libro, non capisco la storia, né quale sia il messaggio che vorrebbe lasciarci alla fine. Per le prime cento pagine ho faticato anche a capire i personaggi e le tempistiche, perché la scrittura è davvero troppo disordinata. Prima c’è il passato poi c’è il presente; prima c’è il pensiero del personaggio, poi ci si intrufola quello dell’autore senza alcuna ragione.
Il libro finisce, le storie dei personaggi no. Rimangono sospesi, come dimenticati, tant’è che mi chiedo quale sia stato il senso di crearli, se dovevano restare incompiuti.
Per quanto mi riguarda, poi, l’uso della N-word è intollerabile. A mio avviso, l’autore ha fatto questa scelta per definire i personaggi anche attraverso i dialoghi (come si fa sempre d’altronde), e infatti questi personaggi sono disperatici e a tratti patetici. Sono l’uomo cisetero medio, con i suoi commenti sulle donne, sui corpi delle donne, sui gusti e modi di fare altrui; l’uomo medio con la sua incapacità di auto-censurarsi, di mettersi in discussione, di criticarsi e farsi criticare, di ricordare che esiste altro oltre se stesso. Ecco, se questo sottotesto si fosse colto, allora forse potrei anche capire il perché dell’utilizzo della n-word (come strumento per enfatizzare, insomma, la banalità e il razzismo intrinsechi a questi uomini), benché mi rimanga intollerabile come scelta e ugualmente problematica.
Però, questa critica non si coglie appieno, è debole, è un dubbio, non è esternata; l’autore non riesce a discostarsi dalla terminologia razzista e questo per me è grave, perché in questo modo il messaggio che passerà ai più è che quella parola sia uguale a tutte le altre, che sia giusto utilizzarla.
Da uno specialista di tale importanza e bravura come Alessandro Barbero mi aspetto, se non una lezione di linguistica, almeno la coscienza storica circa il peso di alcune parole.
Brutto, veramente brutto, condito con tante parolacce e oscenità che non mi sarei aspettato mai da Barbero. Probabilmente si è voluto prendere una licenza, per alleggerirsi da tanta serietà scientifica... Una passeggiata fuori porta...
I 💕 historical fiction. So many characters and plots intertwined to tell a fascinating tale about the months preceding 9/11. A little disappointed by the ending. A reminder that all that is solid melts into air.
Un'agente della CIA e il suo "circo" di collaboratori, messo assieme per fermare una premonizione. È l'estate del 2001 e qualcuno presto compirà un attentato a New York City. E qui si compone un cast di personaggi a dir poco bizzarri, outcast, emarginati, freak. E questo forse quello che sfugge a diverse recensioni di coloro che vi si sono approcciati. Che spaziando nelle molteplici possibilità dell'umanità, si incontra l'orrore e la meschinità, in individui comuni, quotidiani. E la letteratura, se vuole fare un buon servizio a sé stessa, li racconta. E li racconta con il linguaggio che questi usano, con il flusso di coscienza dei loro pensieri. Sì, anche se sono pensieri abietti, anche se sono pensieri schifosi. È una costante del Barbero narratore scavare nelle pulsioni più basse dell'umano. Arrivo all'audiolettura di Brick for Stone dopo Romanzo Russo, e lo stilema è chiaro, forte, così come la capacità di adattarsi ad un linguaggio diverso, da una prosa russa al gergo del ghetto, al doppiaggese che tanto è accurato nelle espressioni della lingua americana. Ed è stato intenso ritrovare i traumi della fine del secolo breve, lo shock di chi ha pagato sulla sua pelle la fine dell'URSS, e la chiusura di quegli anni '90 che avevano illuso l'occidente di essere giunto alla fine della Storia. Le anime opposte di personaggi, che amano o odiano l'America e la città di New York in particolare, per lo stesso identico motivo visto da punti di vista diversi. Gli ultimi ed emarginati nella vita di strada e chi, dall'alto del centodueesimo piano della torre nord, dal suo posto di dirigente del MacDonalds più prestigioso di Manhattan, si crede padrone del mondo e coltiva in una bassezza ripugnante tutti i propri peggiori istinti di sopraffazione. Il capitale nel suo più becero splendore. Come in Romanzo Russo, Barbero non chiude del tutto le storie dei vari protagonisti. O meglio, lo fa, ma ormai siamo a quel punto che non basta più, ne vogliamo ancora. È dolorosa la sospensione su cui si viene lasciati, non basta quanto è stato raccontato ma probabilmente non basterà mai. Ma restano le storie di umanità ai margini, e di chi, nonostante non sia ai margini, prospera nella sua pochezza e miseria umana. E sullo sfondo dell'evento che ha rotto l'illusione, come ci ricorda una costante del libro, tutto ciò che è solido, si scioglie nell'aria. Perchè la Storia non è finita, mr. Fukuyama, ed è stato da idioti anche solo pensarlo.
Questo è il primo romanzo di Barbero che leggo, e avendo seguito tutte le sue conferenze (il ché significa: gli sono affezionata, mi sono fatta un'idea di lui) mi ha fatto provare un imbarazzo allucinante. La trama è senza dubbio simpatica e scorrevole, un'interpretazione alternativa e fantasiosa dell'11 Settembre, e il libro sicuramente si legge bene. Ma ho odiato con tutto il mio cuore questa platea di personaggi "sporchi", schifosi, che evidentemente Barbero voleva rappresentare in parte come "di strada" o con valori estremamente polarizzati. L'impressione che ho avuto io però è che Barbero non stesse tanto rappresentando dei personaggi scorretti, quanto usandoli per sfogarsi e per dire le cose peggiori che gli saltavano in testa. Uso continuo di parole sbatti (es. N-parola), rimandi sessuali costanti che sfociano continuamente nel misogino, personaggi che scopano ogni due minuti o che pensano sempre al sesso, commenti su tette, culi e vattelapesca che sono chiaramente messi lì per creare scalpore e non perché siano necessari per la trama. In questo libro mi è sembrato che Barbero avesse una missione, ossia "sfidare il politically correct" e che abbia usato i personaggi come schermo per dire porcherie, un po' alla Slim Shady.
Per quanto riguarda la trama, davvero è interessante e il libro si legge molto facilmente senza dubbio. Tuttavia è scritto in questo italiano grottesco che ha dei costanti rimandi all'inglese - e non parlo di "usare parole inglesi" quanto di esprimersi in un italiano preso palesemente dal doppiaggio, un calco dietro l'altro, tant'è che il libro potrebbe sembrare una traduzione fatta male (e invece è stato pensato in italiano). Non mancano frasi del tipo "come butta, fratello?" che sinceramente ho trovato ridicole. È possibile che fosse una scelta stilistica per farci pensare "beh, d'altronde loro sono dei newyorkesi, stanno parlando in inglese in questo momento", ma posso dire che questa scelta non fa per me.
In generale, libro scorrevole ma abbastanza deludente. Finale un po' stupido che però sicuramente si inserisce nel clima generale di amoralità dei personaggi. Basta romanzi di Barbero, resterò sulla saggistica.
Notevole romanzo, con una struttura originale e molto (forse troppo?) contemporanea. Splendida la ricostruzione della città di New York, e anche la scelta del registro "adatto" per ogni personaggio, indimenticabile la figura dell'autore di Maledicta. Il finale lascia spiazzati, ed è forse una parte della bellezza di questo libro.
Sul lato dei contro, la struttura ancora una volta. Ogni tanto ho fatto davvero fatica a seguire il filo della storia... Tra i personaggi, quello che mi è piaciuto di meno è Bobby Fisher, a tratti eccessivamente stereotipato. La sua eclettica originalità pare essere l'unico tratto che lo distingue, ma gli manca un po' di "tondo" a mio parere.
Da appassionato dei podcast del prof. Barbero, non ho potuto far a meno di notare qualche riferimento noto, come quello della legge altomedievale (longobarda?) del suono dello scudo per determinare il danno di un colpo alla testa. Immagino che fossero pensati come dei piccoli incisi, e hanno il pregio di aprire alla vita e al lavoro dell'autore, ma appaiono in alcuni casi un po' forzati e innaturali.
Veramente divertente. Una serie di personaggi folli che ruotano intorno alle torri di NY. Alcuni per capire come potrebbero essere attaccate altri per vandalizzarle. Tutti sconclusionati, poco seri o affidabili, spesso disgustosi, ancora più spesso sperduti ai margini di una società che li rende uguali nel non accorgersi di loro. A tenere insieme il racconto la voce dell’unico lucido, determinato, attento e spietato: l’attentatore. Da una parte un gruppo di scombinati, dall’altra la cieca razionalità, entrambi i gruppi fuori dalla cosiddetta “normalità”. Un libro divertente, con personaggi reali e verosimili, ma comunque una fiction molto ben scritta.
Penso di non aver capito questo libro. È una storia improbabile con personaggi improbabili, folli, che agiscono senza neanche essere convinti di ciò che fanno. Non capisco se Barbero avesse intenzione di scrivere un romanzo serio o ironico, il che secondo me significa che l’autore non sia riuscito nel suo intento, in un senso o nell’altro (sopratutto perché mi sembra di capire che lo stesso dubbio sia rimasto a molti, o comunque che tutti l’abbiano preso seriamente).
BELLISSIMO Non capisco onestamente le valutazioni negative. C'è da dire che è il primo romanzo di Barbero che leggo, quindi non posso fare paragoni con altri suoi lavori, dirò cosa non mi aspettavo e perché quello che ho trovato mi ha stupita. Sapevo che si trattava di un romanzo, fiction, ma mi aspettavo un tono quanto più neutro e formale. Sono felice, invece, che Barbero abbia scelto di raccontare questa storia allucinata e divertente con una scrittura agile, anche un po' boomer per certi versi, di intrattenimento puro. In più, credo che ci siano diversi spunti di riflessione possibili in più punti: sulla società americana, sulla società in generale, sul peso dei pregiudizi e del denaro. È una storia dal mio punto di vista perfettamente coerente, divertente, brillante, con personaggi spassosi e grotteschi. Barbero scrittore ha una nuova fan
Non potendo dare il mezzo voto, do 3 stelle. Sarebbe un 7 su scala 10.
Prima parte introduttiva piuttosto buona, parte centrale un po' trascinata, ottimo terzo atto in cui gli eventi iniziano la loro inevitabile spirale verso la conclusione che tutti conosciamo.
Il libro scorre bene, ma non c'è quella tentazione di riprenderlo per vedere cosa succede. La fine bo, non mi è stata proprio chiara. La scrittura però è proprio quella di Barbero, anche se a volte con divagazioni (talvolta abbastanza lunghe) un po' inutili che non sono utili alla storia e non portano da nessuna parte.
New York A.D. 2001 (estate!). un analista della CIA, messo da parte per ragioni economiche, ma convinto che presto Manhattan sarà colpita da un grosso attentato, mette insieme una squadra di "esperti" per cercare di impedirlo. Inutile dire che gli elementi scelti sono tutti outsider, spostati, alcolizzati e pazzi emarginati (tutti uomini). Parte il fantacomplotto, parallelo al vero e terribile complotto, di questo quartetto di spostati che, fra un inciampo e l'altro, sembra proprio che possano capire e sventare il dramma. Ovviamente no. mi hanno divertito tantissimo le descrizioni e la caratterizzazione dei personaggi. unica pecca è il finale che non ho capito.
Romanzo molto godibile. Il fatto che i personaggi siano così assurdi e che le loro elucubrazioni così improbabili si dimostrino azzeccate mi ha fatto pensare soprattutto a due cose che mi sembra Barbero ripeta spesso: 1 fondamentalmente non sappiamo niente di perché accadano le cose (il che non vuol dire che si sia condannati ad essere spettatori passivi del mondo, ma è sicuro che non si è suoi padroni) 2 il caso regola le nostre vite più di quanto non ci piaccia pensare (quindi o si accetta di lasciarsi in parte trasportare o si è condannati al panico)
Ho letto diversi commenti lamentarsi per lo stile questo libro, per le troppe parolacce, per i tanti riferimenti sessuali e per il cambio di narratore non sempre facile da seguire. Tutte cose vere, osservazioni oggettive. Ma a parere mio funzionano alla grande.
È un capolavoro? No. È piacevole da leggere? Decisamente sì.
Lo consiglio a chi non si scompensa di fronte a uno stile meno convenzionale del solito.
Barbero ha voluto divertirsi, un po' forse anche a spese del lettore.
Volendo fare il verso a altra narrativa contemporanea, in questa storia ha messo descrizioni di scene di sesso un po' gratuito, narrazioni con diversi punti di vista, un cast con molti personaggi strampalati, ed un finale aperto, che non chiude molti subplot.
In mezzo è riuscito ad inserire i suoi amati wargames, racconti di fantascienza, il professore che edita la rivista accademica (reale) dedicata agli insulti, alcuni russi, Bobby Fisher, ed altri riferimenti pop (ad esempio, il personaggio dell'investigatore abita nella 35a strada, come Nero Wolfe).
Quanto al finale, lo spiegano due personaggi nel romanzo, quando criticano il film Pearl Harbour: in tutte le storie, anche quelle ambientate fra guerra a distruzione, ci _deve_ essere un happy end.
Questo libro mi è piaciuto molto, è divertente, inaspettato, e a tratti anche sconclusionato, eppure in un modo tale da renderlo sensato. Bravo Barbero che scrive di quello che vuole, anche cose non politicamente corrette e apparentemente lontano dalle sue corde. Ho ascoltato la presentazione di questo libro al SalTo di quest’anno, e sono contenta di averlo comprato.
Romanzo divertentissimo, ricco di citazioni dotte. Quasi una storia alternativa alla storia vera, e invece è una storia parallela a quella che tutti conosciamo che alla fine però quasi ci sorprende. Ancora una volta "bravo Prof".
Ero perplesso, poi intimidito, poi persino un filo preoccupato. Un libro di Barbero che ha sullo sfondo l’11 settembre? Cosa ne verrà fuori? Mi indigneranno alcuni passaggi? Si scivolerà nella polemica del “in fondo se lo sono cercata con quella pretesa di insegnare al mondo come si vive?”, l’analisi storico-politico prevarrà o mi perderò a Manhattan fra mille storie umane che si incrociano?
Poi, per uno di quei casi di cui è bellissimo accorgersi, dopo essermi messo alla tastiera e aver fatto partire Spotify in sottofondo, il soggiorno si è riempito delle note di Hikikomori dei Pinguini Tattici Nucleari e…
“E ballo con la tua mancanza Su una canzone dei Pink Floyd E forse pecco di arroganza Ma spero che Barbero parlerà di noi”
Ora, a parte la genialità della rima Floyd/noi e tralasciando che dopo questi quattro versi (che già sono un romanzo intero) c’è una strofa sui camion militari a Bergamo che mi ha fatto lacrimare, quel richiamo a Barbero mi ha illuminato su cosa mi aveva convinto di “Brick for stone”.
Barbero non abbandona la veste dello storico, come ho letto da qualche parte. In un racconto popolato da una galleria di personaggi perfettamente disegnati – da Bobby Fisher con il suo malanimo verso gli States all’indimenticabile linguista che studia gli insulti nelle varie lingue e dialetti del tempo, dai writer alla ricerca di un colpo sensazionale al direttore del Mc in cima al WTC – Barbero ci ricorda che la Storia non è scalpellata e indirizzata solo dai “potenti”, dalle grandi decisioni irrevocabili, dai grandi discorsi. La Storia è (anche) l’insieme delle nostre storie, da quella dell’ex militare russo trascinatosi fino ad una bettola newyorkese in un romanzo a quella, drammaticamente più reale, di due ragazzi bergamaschi rinchiusi nelle loro stanze da una pandemia.
Quindi sì, “Brick for stone” mi ha coinvolto. Se trovate respingente un certo battage mediatico o se un certo presenzialismo dell’autore vi provoca un po’ di fastidio, provate a superarlo, che ne vale la pena.
Lo sfondo storico è quello del 2001 e l'evento a cui si sta andando incontro all'interno del libro è l'attentato terrorista alle torri gemelle. Certo, questo è ciò che chi legge da per scontato. Tuttavia i protagonisti vivono le settimane precedenti a questo momento di svolta della storia contemporanea e non possono immaginare cosa avverrà davvero l'11 settembre. C'è chi ha la profonda convinzione che un cellula terroristica stia tramando un brutto colpo agli Stati Uniti e al mondo occidentale, e si attiva fin da subito per rintracciarne gli indizi. C'è chi invece su quelle due torri progetta un'azione di protesta, lontana dalla violenza di un attacco terroristico. Poi ci sono quelle persone che si occupano solo del proprio interesse e sfruttano situazioni e individui per il solo proprio tornaconto.
Tutti loro sono in realtà come le pedine di un gioco al quale sanno di appartenere solo in parte e che solo in parte possono giocare attivamente. Sembra che le coincidenze o forse il caso la facciano da padrone in questa storia che cede ogni volta la parola ai pensieri e alle sensazioni ciascun personaggio, grazie al narratore assoluto impiegato dall'autore. Con lo scorrere della trama cresce la curiosità di chi legge sul destino dei vari personaggi e ci si chiede, chi tra loro sopravvivrà a quello che sappiamo bene essere l'inevitabile, ovvero il crollo del World Trade Center.
SPOILER: Personalmente ho festeggiato la sopravvivenza di Tracy e del suo amante così come la morte (quasi certa) di Francis, responsabile del McDonald. Mi ha rattristato sapere che l'unico ad essere in qualche modo collegato con tutti gli altri personaggi del romanzo, ovvero l'agente Harvey, soccombe alla storia e all'esito di quell'attacco terroristico che con tutte le sue forze ha cercato di scoprire e sventare.
Un mix fra realtà e finzione, romanzo è ambientato a New York, nei mesi che precedono l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 Settembre 2001
L’agente della CIA Harvey Sonnenfeld viene incaricato di approfondire la veridicità di alcune voci che millantano la possibilità di un attentato a Manhattan.
Casualmente vengono recepiti frammenti di discorsi di un gruppo di adolescenti di colore che tramano una non ben definita azione che coinvolge le Torri Gemelle.
Sonnenfeld, la cui carriera è già vacillante, mette in piedi una squadra a dir poco bizzarra composta da un esule russo, Grigorij Kozlov, esperto di guerra batteriologica e da Bobbie Fischer ex campione di scacchi di fama mondiale; ai due, successivamente, si aggiungono il Professor Koselleck, linguista specializzato in frasi ingiuriose ed improperi e Francy Flores, vanesio e impenitente donnaiolo, direttore del MC Donald ’s che si trova al 107° piano della Torre Nord.
In realtà i ragazzi non sono altro che writers: nasce così una commedia degli equivoci a tratti assurda che però, fra false piste, idee bislacche e geniali quanto inutili intuizioni, arriva incredibilmente vicino a quello che è realmente accaduto.
Tutti noi abbiamo ben presente quel che ha significato l’11 settembre 2001 per il mondo occidentale e il prezzo pagato in vite umane.
Il ritratto che Barbero fa degli Stati Uniti è assai impietoso: i Servizi Segreti ne escono sconfitti sotto tutti i punti di vista; il sogno americano di chi cerca dignità e lavoro si infrange; viene evidenziato il disagio sociale e l’emarginazione delle minoranze etniche; emerge l’illusione di una società consumistica nella quale le cose futili e il sesso la fanno da padrona