Il resoconto agghiacciante dei crimini della dittatura argentina nell'angosciosa confessione di Adolfo Scilingo, capitano di vascello della Marina militare, al giornalista Horacio Verbitsky, tenace oppositore del regime. Un atto d'accusa terribile e senza appello.
Agghiacciante, emozionante, non si riesce a lasciarlo: pur sapendo tutto, dall'inizio alla fine, sono arrivato all'ultima pagina come se fosse un autentico thriller. Sperando in fondo al cuore che le cose potessero essere andate in modo diverso da come invece purtroppo sono effettivamente andate.
Il volo del titolo era quello che facevano gli aerei che portavano dissidenti e oppositori della dittatura argentina, dopo detenzione e tortura, al largo nell’oceano e gettavano i corpi, facendoli così sparire per sempre. Desaparecidos. Questo emozionante saggio nasce dalla confessione di un militare di Marina pentito, Adolfo Scilingo, volenteroso carnefice dei dittatori militari dal 1976 al 1983. Fu usato come importante elemento probatorio nel processo condotto in Spagna dal giudice Baltasar Garzón contro lo stesso Scilingo, che nell'aprile 2005 è stato condannato a 640 anni di carcere. Ma ne sconterà trenta, in Spagna è il limite massimo.
Un viaggio nel male, nell'anima nera dell'uomo (di alcuni uomini, non tutti, per fortuna) illuminato dalla grande umanità, intelligenza e professionalità di Verbitsky. Grande giornalismo, come ci si aspetterebbe che fosse sempre.
L'orrore che si vorrebbe allontanare dal mondo, e che invece si ripropone, ancora e ancora, sempre più cupo e terribile, come se gli esempi del passato non esistessero o fossero già dimenticati. Ricordare serve a non ripetere, diciamo pensiamo e speriamo. È davvero così? Non lo so.
La nuda realtà dei fatti non è molto complicata: prima c'erano delle persone, con dei nomi e cognomi, con un indirizzo, un lavoro, una famiglia, una vita. Poi non c'erano più, ma non erano morte, erano scomparse. Non c'era un processo, una sentenza, una condanna, un carcere dove andare a trovarle o una tomba su cui piangere. Non c'era più niente, se non l'ostinazione di un gruppetto di donne, le Madri di Plaza Mayo (che il regime scherniva chiamandole le Locas, le matte) che volevano sapere che fine avevano fatto i loro figli. E nel mezzo c'erano delle altre persone convinte di aver fatto e stare facendo il proprio dovere, con l'approvazione totale ed incondizionata delle Forze Armate, la tacita assoluzione di gran parte dei loro conterranei (che voltavano la testa dall'altra parte) e in più l'assoluzione della Chiesa (perchè essendo timorati di Dio - Dio con la Maiuscola? forse no - non avrebbero osato farlo senza?). E nel fare il loro dovere, uno dei loro compiti per combattere il "terrorismo", oltre al rapimento, lo spoglio, la violenza, la rapina, la tortura, c'era quello di caricare le vittime, imbottite di Penthonaval, su aerei della Marina e scaraventarli vivi - vivi, perchè non volevano avere la macchia di averli uccisi con le loro mani - nell'Oceano. Non è successo durante la seconda guerra mondiale, epitome di tutti gli orrori, ma dal 1976 al 1983. Non è successo in un oscuro paese africano, senza giornalisti, consolati, telefoni, macchine fotografiche, ma in Argentina. Non è successo senza testimoni, perchè del "volo" se ne è saputo e parlato durante la dittatura stessa. Non è successo invano. Invano? Forse sì. Poi è successo il Kosovo. Il Ruanda. Giusto per citare i primi due più eclatanti che vengono in mente. Il libro è tragico, ma raccontato in modo magistralmente morale, senza nessun eccesso morboso o drammatico. E finchè ci sarà una coscienza che rifiuta di addormentarsi (pur essendosi macchiata di orrori senza fine) e una penna che avrà il coraggio di descriverlo, forse c'è una speranza. Forse.
“Confessions of an Argentine Dirty Warrior” is quite a story to untangle without a good knowledge of Argentina’s recent history, but it'll be worth your effort. Adolfo Scilingo was an Argentinian naval officer who participated in "death flights” during the dictatorship of the 1970s. Left wing political prisoners were drugged, stripped naked, then loaded onto planes and dropped into the ocean. With no bodies, there could be no certainty what happened and the victims are known as the disappeared of Argentina’s dirty war. Democracy returned to Argentina in the 1980s, and in the 1990s President Menem gave impunity to those who had committed human rights abuses during the dictatorship, i.e. the military.
Under these circumstances, Scilingo made a series of confessions to the author of this book, Horacio Verbitsky, investigative journalist and former member of the left wing guerrilla group, the Montoneros - many of the people dumped from the planes were Montoneros or their family members. Scilingo’s detailing of the torturing of prisoners is harrowing - the sort of thing you are disturbed by but find gripping reading. It must have been somewhat surreal reading these confessions during Menem's government, knowing that Scilingo and many like him weren't being punished at all.
Scilingo was the first to break the armed forces' silence on the abuses. He had become an alcoholic and was motivated by guilt. A visit in January 2020 to the Museo Internaciónal para la Democracia in Rosario, Argentina reminded me about reading this book. The museum, located in a beautiful historic building on the city’s main drag, was opened in 2017 and is part of the Alliance of Museums of Social Justice. As they manifest themselves here in New Zealand, social justice causes can make me groan and in Argentina the left wing uses the history of the dictatorship to discredit any right wing opposition, no matter how far removed from the military junta. However, although undoubtedly political, the museum was excellent.
In an exhibition about Operation Condor there was a looped video of Scilingo confessing. Operation Condor was the secret US plan to overthrow leftist governments in Latin America, it also recommended paramilitary type operations to crush guerrillas. The guide told me that Scilingo is now in jail in Spain having been extradited there. In Spain there is a law allowing those who committed crimes outside Spain to be tried. Scilingo is now claiming his innocence, the guide said, he claims he made his confessions up. I’m not sure about that, but certainly a lot of navy officers took the defence that they were just following orders from those higher up. Scilingo is serving a thirty year term.
I highly recommend this book to anybody wanting to begin to make sense of the bitter divide between the left and right in Argentina, known as ‘la grieta’, and in Latin America as a whole. The military dictatorship was responsible for thousands of murders and this wound is often reopened in Argentina. Under the recent right-wing government of Mauricio Macri, the opposition, led by the Kirchneristas, accused the government of being a state of assassins in an attempt to draw parallels with the dictatorship. I couldn't take this seriously although many of my leftist friends in Argentina did. An advantage of this book is that it largely allows the perpetrator to speak for himself - which was the best approach.
Alice, poco più che ventenne, dinanzi ai nostri boccali mi chiede di cosa parla il libro che sto leggendo. 'Ricordi i desaparecidos?' le chiedo. Mi guarda, domanda 'No, chi sono?'. Sono sorpreso. La dittatura argentina, le decine di migliaia di persone sequestrate torturate gettate vive nude nell'oceano, le madri di Plaza de Mayo che da allora chiedono verità e giustizia e soprattutto i nomi. Uno dei drammi più crudeli e inumani del secolo passato, che ha segnato la nostra (in)civiltà moderna tra omertà e complicità non solo argentine oltre le forze armate golpiste fino ai governi pseudodemocratici di Baires e alla chiesa cattolica.
Desaparecidos, scomparsi. L'obiettivo dei generali era quello di cancellare i fatti di cui erano responsabili semplicemente negandoli, di organizzare un sistema in cui le persone sparivano nel nulla, pur dopo averle sequestrate per nome e cognome. Ben sapendo che le colpe conclamate di Pinochet in Cile ne avevano decretato la condanna internazionale, decisero di agire nell'ombra e senza assunzione alcuna di responsabilità. Vigliaccamente, con arroganza e presunzione, continuarono a nascondere la verità dietro le loro menzogne, mentre continuavano a far sparire le persone coinvolte nella guerriglia, ma anche solo nel dissenso. A migliaia.
Per dieci anni, fino al 1983 che è quasi l'altro ieri, le persone sparivano ogni settimana. I familiari minacciati o fatti girare a vuoto tra una istituzione e l'altra, o sparivano anch'essi. Corpi irriconoscibili venivano ritrovati sulle spiagge d'Uruguay, testimonianze di superstiti derise e archiviate con disinteresse nell'oblio. Finchè... un giorno un militare, Adolfo Scilingo, si indigna del fatto che un paio di suoi colleghi non siano stati promossi a causa di alcuni loro eccessi nella lotta al terrorismo. Si indigna perché chiamati a responsabilità personali. Adolfo Scilingo decide di spiegare al mondo che non erano state decisioni personali. Era la prassi.
Nascono così questa intervista e libro sconvolgente. Si scoperchia la verità aldilà dell'omertà di sistema giunta sino ai livelli più alti militari, politici e religiosi. Il sequestro, la tortura, l'eliminazione degli oppositori con la pratica 'cristiana' (perché approvata dalla chiesa) dell'abbandono in alto mare, ossia del 'volo', di uomini e donne narcotizzati e denudati, erano la pratica normale del regime. La Marina, l'Esercito e l'Aviazione gestivano ognuno campi di raccolta clandestini per gli arrestati e, dopo tortura, li eliminavano facendo poi sparire ogni documentazione. Lasciando le madri di Plaza de Mayo sole e impotenti a invocare giustizia.
Da questo libro iniziò poi simbolicamente un lungo processo di ricerca della verità, di epurazione e normalizzazione. Processo non semplice, fatto di passi avanti e indietro, rivolte militari e leggi di perdono, e poi ancora riaperture di antichi processi in Argentina ma anche a Madrid, Roma, Parigi. Perchè reati così crudeli non possono cadere in prescrizione, sono reati contro l'umanità e il mondo intero ne è giudice. Quel mondo che non dovrebbe mai dimenticare il passato, così come invece volevano i militari, per non ripeterlo. Per Alice e i ragazzi, per chi non ne ha conosciuto gli errori e gli orrori. Per un futuro diverso, nonostante tutto.
Questo è un libro assolutamente necessario se si vuole capire qualcosa di più sulla sorte dei desaparecidos argentini. È molto duro, se pensiamo che l’intervistato stesso, Scilingo, dice che i militari dell’ESMA hanno fatto cose peggiori dei nazisti. Ma va letto.
Un giorno Horacio Verbitsky, famoso giornalista argentino ed ex montonero incontra in metropolitana Adolfo Scilingo, capitano di corvetta all’epoca della dittatura di Videla. Scilingo gli dice di essere stato all’ESMA e di volergli parlare. Ha inizio così una delle interviste più famose della storia del giornalismo, punteggiata dai commenti storici di Verbitsky.
Scilingo non è propriamente pentito, benché dica di portarsi dentro come un enorme peso quello che è accaduto, in realtà sembra più che altro seccato perché ad alcuni dei suoi ex compagni è stata concessa una promozione mentre ad altri è stata negata: la sua logica è “eravamo tutti responsabili, dunque tutti o nessuno”. Verbitsky racconta tuttavia che, nel corso degli anni, Scilingo ha dovuto far ricorso ad alcool e psicofarmaci per superare il trauma causato da quei voli a cui ha preso parte: il trauma sembra però causato dal fatto di aver messo in fallo un piede e rischiato di cadere dall’aereo piuttosto che dai voli stessi.
I voli, dicevamo: ormai sono cosa nota a tutti, ma nel 1995, quando è uscito il libro, non se ne parlava ancora così apertamente, né tantomeno erano stati mai ammessi da alcun militare. In pratica, uno dei metodi favoriti per l’eliminazione dei “sovversivi” consisteva nell’addormentarli con due dosi di anestetico, caricarli su un aereo e poi buttarli vivi dallo stesso. Il tutto facendo credere ai sequestrati che sarebbero stati trasferiti in un altro luogo e che perciò avrebbero dovuto essere “vaccinati”. Come dice Verbitsky, si negava ai condannati il diritto stesso di sapere che erano destinati a morire.
La cosa più agghiacciante è che tutti i militari e perfino la gerarchia ecclesiastica erano al corrente di questo metodo disumano di privazione della vita, e che il clero aveva persino affermato che si trattava di una morte cristiana, in quanto in questo modo i prigionieri non avrebbero sofferto. Come dice Scilingo, non avrebbero potuto fucilare i prigionieri senza il benestare del papa, ed ecco dunque la morte “cristiana”.
Un libro agghiacciante dall’inizio alla fine, la cui lettura va per forza alternata con qualcosa di più leggero, ma comunque da leggere assolutamente.
Il volo è esattamente quello che sembra: corpi umani lanciati nel vuoto da un aereo che sorvola l’oceano. Una pratica consolidata durante la dittatura argentina e alla quale si ricorreva regolarmente per eliminare oppositori e dissidenti. Per poi schernire come “locas” le madri che si ostinavano a chiedere che fine avessero fatto i loro figli. L’intervista a Scilingo, ufficiale della marina argentina durante gli anni della dittatura, e poi i reportage su processi e testimonianze per cercare di individuare colpevoli e desparecidos svelano questi e altri orrori, insieme a dettagli agghiaccianti. Il libro di Verbitsky coinvolge fino all’ultima pagina, in uno stile pulito e imparziale, ma colpisce come un pugno nello stomaco, anche se preso a piccole dosi.
Un libro impegnativo e crudele, ma necessario. Mi ha a dir poco scioccato la psicologia del militare dell'ESMA intervistato in queste pagine, che racconta in modo quasi impersonale e neutro i racappriccianti metodi di "eliminazione dei sovversivi" che contribuiva ad attuare. Era come se fossero riusciti, in anni e anni di lavaggi del cervello, a spersonalizzare quei "corpi nudi gettati nell'oceano", come se si trattasse di rifiuti indesiderati e non di esseri umani. Il suo risveglio è stato lento e forse nemmeno totale, ma soprattutto dovuto, quasi più che alla coscienza, alla sensazione di abbandono e fastidio verso i suoi superiori che non hanno mai davvero ammesso tutto ciò che è stato fatto. La sostanza comunque è che in quegli anni in Argentina si è attuata una politica di guerra totale non contro un nemico esterno, ma verso sè stessi, i propri cittadini, i giovani, gli studenti... una polica del terrore e della paranoia, dove vicini ed amici venivano venduti, dove chiunque finisse nelle mani dei militari perdeva qualunque diritto umano, perfino quello dei essere pianto dai propri famigliari e di poter avere una degna sepoltura, dove la tortura era la regola, non l'eccezione.
If you change the word "subversives" to the word "terrorists," the Argentine military's justification for torture and imprisonment without trial was almost verbatim that of the Bush administration.
I'm not sure how good the translation is -- the writing was really awkward in places, and I don't know if it's because of the translation or because it was awkward in the original. Overall, it's a really interesting book, though slightly difficult for someone unfamiliar with key figures in Argentina's history.
Gran libro para explorar los motivos que allanaron el camino, tras la ley de obediencia debida, para que se pudieran reabrir las causas contra represores y genocidas una vez terminados las últimas esquirlas del menemismo. Las contradicciones de un ex oficial arrepentido con más resquemor por una supuesta traición de las fuerzas armadas a sí mismas que por el hecho de haber participado en torturas y vuelos de la muerte. De importate lectura para quien busque información sólida al respecto.
Realmente necesario leer este libro para comprender los hechos ocurridos durante la última dictadura militar, sobre todo en este tiempo de negacionismo. Muestra la crudeza de recapacitar lo que no debe volver a ocurrir nunca más.
Il libro è disordinato, sia dal punto di vista della scrittura che dell'edizione. Soprattutto la prima parte è complessa e richiede la conoscenza degli eventi e della storia argentina degli anni '70. Merita comunque di essere letto per conoscere gli orrori di quel periodo. La forza del libro è la parte in cui vengono riportate le interviste ad uno dei responsabili dei crimini della dittatura. Il giornalista non è neutrale e spesso traspaiono i suoi giudizi personali; sicuramente sono condivisibili ma a mio avviso smorzano la drammaticità del resoconto. A volte l'oggettività ha una forza ancora maggiore, come ci ha insegrato Weiss con L'istruttoria
Totalmente de acuerdo con siturriaga. Es la descripción de una de las formas de atrocidades sistemáticas de la dictadura militar de la Argentina de 1976 a 1982. Es una descripción descarnada y fiel a la realidad de como los militares argentinos llevaban a cabo los "traslados" una de las formas en que asesinaban a los ciudadanos que capturaban, torturaban y luego decidian asesinarlos.
With a dry style, rendered wooden by restraint in setting out stomach-churning details and the filter of translation, Verbitsky lays out the world of Argentina's descent into state terrorism.
"Terrorist" is a bland commonplace these days, meaning little more than "undesirable," but REAL terror is dealt out by the real people in this book.
Una lettura breve ma difficile. In parte per la scrittura, ma è solo un'opinione personale; il vero motivo è quello sconforto misto rabbia che ti lascia. Ad ogni pagina ti chiedi come sia stato possibile. Dopo ogni pagina pensi a quello che succede oggi.
Io cosa avrei fatto? Io cosa posso fare? Come si sopravvive? Un libro da usare come riflessione. Come coscienza.
Escalofriante de principio a fin. Es curioso como los militares, hasta la actualidad, afirman que la guerra existió y que los subversivos eran un mal que debía ser curado. Un mal caracterizado a través de bebés, niños, adolescentes y jóvenes adultos.
Adolfo Scilingo's account of his time as a dirty warrior in the Argentine Navy during the "dirty war" of 1976-1983. He tries to minimize and justify his actions vs show any true remorse for his participation in death flights, torture, and other operations during this time. If anyone has read about Nazi justifications after the War it will have a similar feel. Whether his motives are for the truth to be revealed or assuage his troubled conscience it is not totally clear. What is clear though is that he was sentenced by Spain to 640 yrs in jail for crimes against humanity.
Still processing this one, as it was not an easy one to work through. The topic was difficult but seems to be hand-in-hand with some of the other books I'm reading at the moment. That was pure happenstance, but nevertheless...
At any rate, this was a read for the NCMA (NC Museum of Art) book club and it's being connected or related to a painting in the collection, People on Fire by Guillermo Kuitca (Argentina, 1961).
Un libro abbastanza difficile da leggere sia per l'argomento che per come è stato scritto e strutturato. In parte è una lunga intervista ad Adolfo Scilingo, uno dei militari che si occupava di "eliminare" i sovversivi gettandoli in mare da un aereo della Marina. La prima metà è quasi esclusivamente dedicata all'intervista ed è più scorrevole da leggere. Poi il libro prosegue con l'inchiesta giornalistica, processi, situazione politica e sociale, e diventa meno scorrevole, zoppica.
A journalist interviews a soldier who participated in the "disappearing" of thousands of Argentinians. The reader explores the role of the journalist in uncovering horrifying (and supressed) truth.