La guerra civile tra Nord e Sud che dal 1861 al 1865 sconvolse gli Stati Uniti fu un avvenimento di portata epocale. Non solo infatti segnò la nascita della moderna nazione americana, ma per la prima volta vide il gigantesco apparato produttivo generato dalla rivoluzione industriale entrare con il proprio peso decisivo sui campi di battaglia. Le ferrovie, il telegrafo, il cannone a tiro rapido, il treno blindato, la nave corazzata, l'offesa subacquea furono usati su grandissima scala facendo di quel terribile scontra l'autentica prologo delle due guerre mondiali. Raimondo Luraghi - uno dei maggiori esperti della Guerra civile americana - ricostruisce in questa opera esaustiva la genesi, l'evoluzione e la conclusione del conflitto in tutti i suoi risvolti politici, militari, sociali, culturali, attraverso una narrazione altamente drammatica se pur rigorosamente scientifica e fondata su una vastissima documentazione.
“Ma questa lotta tra due nazionalità ebbe un carattere peculiare: una di esse (a base agraria) non poteva esistere che separandosi; l'altra (a base industriale) non poteva completarsi che sottomettendo la prima: «...entrambe le parti deploravano la guerra, ma una di esse era pronta a fare la guerra piuttosto che consentire alla nazione di sopravvivere, e l'altra era pronta ad accettare la guerra piuttosto che lasciarla perire; e la guerra venne». Cosí si espresse Lincoln nel suo secondo Indirizzo inaugurale. Mentre per il Mezzogiorno la lotta era eminentemente una guerra di indipendenza, per il Settentrione essa era una battaglia per la conquista di un piú vasto mercato nazionale, e nello stesso tempo per la unificazione nazionale attraverso l'abbattimento di barriere e di ostacoli interni e mediante la conquista e la sottomissione di una specie di colonia domestica.”
È un libro di storia e soprattutto un romanzo. La secessione e la guerra civile americana trascende aspetti di schiavismo ( anche se aspetti importanti) perché è quanto mai un conflitto tra élite a Nord liberali e a sud conservatrici coerenti alla piantagione e al cotone. Lo schiavo sta a mezzo nella questione della guerra ed è uno a schiavo conservato sempre in vita poiché e’ forza lavoro o una cosa a nord sopratutto e a sud è una cosa come un servo della gleba, non è evoluto ritengo anche a livello educativo: non è emancipato.
letto nell'edizione allegata ad un quotidiano. Fu là che scoprii che la famosa frase navi di legno e uomini di ferro etc non nacque a Lissa come raccontano ma in uno scontro sul Mississippi
Questo libro mi ha rapito e l'ho amato. Ha dei grossi problemi ma non mi sento di non dargli 5 stelle per quanto mi ha coinvolto.
Luraghi è un incredibile narratore: le descrizioni dei personaggi sono vivaci, drammatiche, profonde, appassionate. Arrivando alla fine del libro sembra davvero di arrivare a conoscere i protagonisti di questa grande storia: Lee, Grant, Lincoln, Davis, Sherman, Sheridan, Morgan, Hood, Longstreet, Pemberton, Beauregard... le loro azioni, per come sono descritte e per l'amore che l'autore mette nel ri-vificarle, sono nette, precise, distinte - ogni personaggi ha un suo carattere, ogni mossa o posa ha un suo peso ed un'implicazione profonda per chi siano davvero questi individui. Rilevante è che parallelamente alla storia degli individui alla sommità del potere, non viene tralasciata la storia ed il dramma degli individui a noi sconosciuti, coloro che sono stati dimenticati: i soldati, i civili - nel loro affrontare le condizioni della guerra, le devastazioni, la miseria, la vedovanza, il lutto. Senza parlare delle descrizioni delle manovre di guerra, e la tragedia di riviverle su pagine: le operazioni, gli assalti, le parate, l'affrontare la morte - l'onore del battersi per degli ideali, per la patria... In definitiva è tale l'amore per l'umanità e la passione storica che non credo avrei potuto farmi un'idea migliore degli uomini e donne che hanno vissuto in quella epoca se non da questo libro.
Sul lavoro storico non dico niente di importante: bellissimo, mi ha coinvolto, l'ho capito, me lo ricordo. La parte di dettaglio ed approfondimento della strategia e tattica militare (che è una delle cose che interessa di più a me) è eccellente: si capiscono ed imparano tantissime cose riguardo la nuova forma di guerra industriale che sorgeva nella seconda metà dell'800; si impara sulle operazioni e movimenti delle grandi unità; sulle strategie operazionali per come raggiungere un obiettivo militare nell'era dei primi fucili rigati. Risaltano molto i genii strategici dei due contendenti: Lee e Grant. Ma si apprezzano anche l'innovazione e le intuizioni degli altri generali che hanno fatto la storia delle armi: Sherman, Morgan, Sheridan, ecc...
Il libro arranca secondo me su due cose: non ha una sensibilità contemporanea sul problema della schiavitù; e tende a volte ad un riduzionismo ridicolo nell'elogiare o denigrare certi personaggi di cui si parla. Sulla schiavitù manca l'analisi: se questo è un lavoro di storia, allora lo storico deve esporsi, deve dare una teoria sociale del problema e una valutazione per come è stato affrontato storicamente; Luraghi è sospettosamente reticente al riguardo, e questo fa male. Ci si aspetterebbe una presa di posizione: come si risolve la schiavitù, di chi è la responsabilità storica, il sud ha fatto tutto quello che poteva per emancipare gli schiavi? Luraghi risponde nebulosamente, quasi come se la schiavitù fosse un problema accessorio alla Guerra Civile ed alle sue conseguenze. Seconda cosa: lo sperticarsi in lodi per Lincoln Grant o chicchessia; questo stile epidittico da lisciata di scarpe quando entrano in scena personaggi importanti; il riduzionismo nel parlare di "minorati mentali", ed altri esclusi che a Luraghi non piacevano... tutto questo fa un po' schifo. Ancora una volta, come nel caso della schiavitù: manca una parte analitica che sostenga; non si può ridurre tutto a grandi uomini dai grandi sentimenti, e minorati e fecce senza dignità. Per fortuna queste cose sono la minima parte del libro: umanamente io non credo sarei andato d'accordo con Luraghi...
Tutti sappiamo com'è andata a finire. Che Lincoln fu assassinato al Ford's Theatre. Che il Sud perse la guerra e che gli Stati Confederati d'America ebbero vita breve. Che Lee si arrese a Grant dopo una guerra durata anni. Ma leggendo le parole di Luraghi sembra di sfogliare un romanzo, la cui fine sembra incerta e insondabile, come dovrebbe essere per ogni autore capace di creare la giusta suspence per spingere il lettore fino all'ultima pagina. Ma qui c'è molto altro. Un'analisi meticolosa da molteplici punti di vista: storico, economico, politico, militare, sociale e umano. Che riesce anche a far superare qualche preconcetto. Un libro immenso per un evento storico epocale.