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Paesi tuoi

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Prima prova narrativa di Pavese, Paesi tuoi venne pubblicato nel 1941 e suscitò immediatamente scandali in chi osteggiava ed entusiasmi in chi sosteneva quel neorealismo di cui Pavese era considerato un campione. E se oggi Paesi tuoi viene ritenuto soprattutto il primo libro che sviluppa temi squisitamente pavesiani - la solitudine, il forte legame con le proprie radici, il rapporto tra città e campagna - non si può ignorare l'influenza che esso ebbe su un'intera generazione di scrittori, affascinati dalla sua carica innovativa, a partire da Italo Calvino che scrisse: «ci eravamo fatta una linea, ossia una specie di triangolo: I Malavoglia, Conversazione in Sicilia, Paesi tuoi, da cui partire».

193 pages, Paperback

First published January 1, 1941

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About the author

Cesare Pavese

319 books1,279 followers
Cesare Pavese was born in a small town in which his father, an official, owned property. He attended school and later, university, in Turin. Denied an outlet for his creative powers by Fascist control of literature, Pavese translated many 20th-century American writers in the 1930s and '40s: Sherwood Anderson, Gertrude Stein, John Steinbeck, John Dos Passos, Ernest Hemingway, and William Faulkner; a 19th-century writer who influenced him profoundly, Herman Melville (one of his first translations was of Moby Dick); and the Irish novelist James Joyce. He also published criticism, posthumously collected in La letteratura americana e altri saggi (1951; American Literature, Essays and Opinions, 1970).
A founder and, until his death, an editor of the publishing house of Einaudi, Pavese also edited the anti-Fascist review La Cultura. His work led to his arrest and imprisonment by the government in 1935, an experience later recalled in “Il carcere” (published in Prima che il gallo canti, 1949; in The Political Prisoner, 1955) and the novella Il compagno (1947; The Comrade, 1959). His first volume of lyric poetry, Lavorare stanca (1936; Hard Labour, 1976), followed his release from prison. An initial novella, Paesi tuoi (1941; The Harvesters, 1961), recalled, as many of his works do, the sacred places of childhood. Between 1943 and 1945 he lived with partisans of the anti-Fascist Resistance in the hills of Piedmont.
The bulk of Pavese's work, mostly short stories and novellas, appeared between the end of the war and his death. Partly through the influence of Melville, Pavese became preoccupied with myth, symbol, and archetype. One of his most striking books is Dialoghi con Leucò (1947; Dialogues with Leucò, 1965), poetically written conversations about the human condition. The novel considered his best, La luna e i falò (1950; The Moon and the Bonfires, 1950), is a bleak, yet compassionate story of a hero who tries to find himself by visiting the place in which he grew up. Several other works are notable, especially La bella estate (1949; in The Political Prisoner, 1955).
Shortly after receiving the Strega Prize for it, Pavese took his own life in his hotel room by taking an overdose of pills.

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49 (2%)
Displaying 1 - 30 of 132 reviews
Profile Image for Sawsan.
1,000 reviews
March 17, 2022
الرواية الأولى للكاتب الإيطالي تشيزاري بافيزي
يعرض فيها وصف بارع للريف وعالم الفلاحين وفترة الحصاد
جمال الطبيعة, وطريقة المعيشة البدائية
قد تبدو الحياة سلمية وهادئة لكنها تُخفي أحيانا مظاهر القسوة والاستغلال
الرواية نٌشرت عام 1941, وأثارت ضجة كبيرة في الوسط الأدبي
لأنها تناولت العنف والتمييز والعلاقات المحرمة المسكوت عنها
من أجل استمرار العمل الشاق المتوارث الذي لا ينتهي في الأرض والمزارع في ظل ظروف العمل الصعبة في ذلك الوقت
Profile Image for Luana.
99 reviews359 followers
December 6, 2011
Solitamente, quando un italiano va all’estero e indica la propria nazionalità, o viene deriso per la denigrante situazione politica, oppure viene additato come ‘pizza’. Insomma, siamo la patria del buon mangiare e del pessimo far politica, dei mafiosi e del Primo Ministro che va con le quindicenni.

A me per una volta piacerebbe andare all’estero, e dire:
‘Sì sono italiana. Italiana, come Dante, Calvino, Tasso.. e Cesare Pavese‘.

Leggere queste 85 pagine di narrazione settant’anni dopo la pubblicazione e sentire vicino un autore immenso come Pavese lo è stato, mi fa cogliere ancora una volta la sensatezza e la forza che possono avere le parole anche quando parlano realisticamente. Siamo fuori dalla dimensione romantica, siamo fuori dalla storia commovente per il rapporto tra i personaggi, siamo fuori dalla trovata economica dell’ultimo secolo.
E siamo all’interno di una scrittura forte, sicura, pensata, che arriva chiara e diretta anche ad una come me che col realismo c’è sempre andata ben poco d’accordo.

C’è, in Paesi tuoi tutta la forza dei rapporti umani, del rapporto con la terra, dell’attaccamento ad un mondo ancestrale e primitivo che è quello delle colline piemontesi e del duro lavoro ad esse connesso; e questa forza narrativa arriva diretta a parlarmi, me ventenne, sarda, eppure – mi vergogno a dirlo – troppo immersa nel duemilaeundici per ricercare il punto di partenza dal quale è nata. Insomma, Pavese narra delle terre del Nord, eppure mi è riuscito impossibile, per tutta la lettura, evitare l’eco di storie narrate forse durante l’infanzia da bocche aspre ed esperte che parlavano di terra, della sua magnificenza – quando è buona – e della sua malvagità – quando non vuole nutrire i suoi figli.

Governa, nelle colline piemontesi di Pavese e sulla sua Torino amata, Torino madre, quel binomio inscindibile di campagna e città così ben architettato e plasmato sulle figure del campagnolo Talino e dell’operaio torinese Berto che, sperduto e incapace di ritrovare la strada della ferrovia laddove questa si spezza per lasciare spazio e terreno al solo suolo agro, si immerge in un tracciato di vita quotidiana della campagna – diviso a metà tra il disgusto e la scoperta. Tra la nostalgia della città, e il vinello di campagna. E le cosce di una sana donna di campagna.

Le donne delle colline di Pavese, le donne che abitano i ‘tuoi’ paesi, ma non quelli del protagonista, sembrano fatte di terra, legate come sono ad essa, abituate come sono a dedicare un’intera vita alla cura di maschi e di sementi.
Sono figure taglienti, schive, silenziose una volta, maliziose un’altra, conoscitrici della vita, la accettano per come viene, seguendo le leggi del patriarcato e del duro lavoro dei campi.

Pavese m’ha messo addosso una nostalgia di qualcosa che mi appartiene, ma che dimentico troppo spesso, la nostalgia delle origini e mi ha lasciato in bocca il sapore aspro della terra, l’odore di letame con le sue parole dirette, mai in numero superiore a quello necessario alla descrizione equilibrata di una scena che sembra di avere davanti come un quadro. Le parole sono poche, ma precisi e tanti sono i colori, i gesti, le figure che da esse scaturiscono.

Sì, nel mio prossimo viaggio, quando mi diranno ‘Ahah, Italia, Berlusconi’, dirò:
‘Italia, quella di Cesare Pavese’
Profile Image for Dream.M.
1,038 reviews650 followers
February 6, 2023
۲/۵
آقای پاوزه، یادت باشه وقتی هیشکی دوستت نداشت من گفتم دوستت دارم و وقتی همه حرامیان بهت دو دادن من ۲/۵ دادم.
Profile Image for Carlo Mascellani.
Author 15 books291 followers
December 11, 2021
In questa breve narrazione, la visita di Berto a casa del compagno di cella Telino, una volta usciti dal carcere, offre il destro, a Pavese, per tracciare il quadro di una società rurale degradata, imbrattata dagli stenti, dalla fatica appagata, preda d'ignoranza e superstizioni, sottomessa da un potere centrale cui cerca di ribellarsi come può. Un mondo che solo chi vi è nato e cresciuto riesce a comprendere e le cui regole di cita appaiono astruse a tutti gli altri.
Profile Image for Sepehr.
209 reviews237 followers
February 7, 2023
چزاره‌ی عزیزم، بی‌نهایت دوستت دارم ولی این یکی... نه!
Profile Image for Elisa.
65 reviews87 followers
November 29, 2011
Si vedeva da questo che qui era campagna: le due colline erano terra lavorata e basta, un sole d'inferno le scaldava; tutt'al contrario da quelle del Po che, anche nel forte dell'agosto, hanno qualcosa di fine, hanno l'aria più fresca e sembrano sempre coperte d'ombra, e fa piacere vederle anche soltanto in fondo a un corso.

L'incipit del romanzo dà il la al mio commento: "Cominciò a lavorarmi sulla porta". Il narratore Berto si riferisce a Talino, il suo compagno di cella, con il quale si appresta a uscire dal carcere. Potremmo benissimo rubare le parole di bocca a Berto per esprimerci al meglio sull'opera di Pavese. L'autore inizia a lavorarci fin dalla prima pagina e, come tutti i lavori di raggiro, il suo richiede del tempo. Deve convincerci dell'innocenza del racconto senza mai farvi riferimento diretto, mostrarci l'espressione pacata che gli distende il viso, camminarci accanto oziosamente lungo le strade di campagna che ha riprodotto tra le pagine e che portano da Torino a Monticello. Nel mentre, con fare noncurante giocherella con un coltello e un pezzo di legno, rendendone acuminata un'estremità. "Che strani questi neorealisti" ci viene da pensare, "sempre a mostrarci ogni gesto della quotidianità per rendere più vivido il loro mondo letterario. Ora sta lì ad acuminarsi quel legnetto come un pastorello che si annoia al pascolo". E invece, zitto zitto, Pavese il legnetto lo prepara per piantartelo nel collo quando meno te l'aspetti. Dopo, semplicemente, ti guarda, mentre "la voce ti sale alla testa e il cuore in bocca". Ed è la paralisi.

Del legno la prosa di Pavese ha tutto: è dura, scarna, mentre ci passi le dita ti lascia sui polpastrelli qualche scheggia. L'italiano è intriso di dialetto e gergo rurale, è plasmato per esprimere solo l'essenziale, o per nasconderlo al meglio. La pagina scorre come un film: la pellicola gira, il dialogo va, e la voce fuori campo ogni tanto esprime un pensiero fulmineo, per poi lasciare lo spazio al sole che cuoce tutto e alla campagna che respira tramite grilli e cani. Apparentemente non succede niente per buona parte dell'intreccio, ma è solo un'impressione data dalla ciclicità del tempo rurale. Ci si sveglia con Berto, si dà un appuntamento alla giovane Gisella al calar del sole o durante la siesta, si lavora alle macchine, si mangia con la famiglia e si beve dal secchio. Qua e là, solo qualche piccolo avvenimento a tempestare le giornate di briciole di novità: le minacce degli ignoti a Talino per l'incendio che ha provocato, la rabbia di Talino contro la Grangia oramai ridotta a un cumulo di muri neri, i battibecchi tra Gisella e Talino. Non si dà loro troppa importanza, non perché non ce l'abbiano, ma perché nessuno lo fa. Se Talino e Gisella battibeccano, Vinverra si leva la cinta e gliele suona a entrambi, e sul crimine di Talino cala un silenzio che ha lo stesso effetto: la verità viene taciuta, sempre, seppellita da una cinta o da una giustificazione reticente. Tutto questo perché lo sguardo è sempre rivolto ai lavori incombenti, motore e scopo ultimo della vita con le sue tappe, dalla nascita al matrimonio. In campagna regna la dittatura della sussistenza della comunità, e il singolo viene considerato solo in quanto possessore di due braccia per alleggerire la catena di lavoro.

La presenza di Berto, però, ritaglia all'interno della ciclicità un binario per il tempo lineare, ed è questo che permette di percepire il sapore della tragedia. La consequenzialità tipica del tempo cittadino viene trasportata in campagna, con la sua collana di cause ed effetti, di misfatti e colpe oramai inghiottiti dal girare della ruota. Non che questa presenza sia molto forte: sembra quasi che Berto stesso venga contaminato dal ritmo rurale dei suoi ospiti, perché pone le sue domande sul passato senza insistenza, magari se capita l'argomento, e questa placidità sembra quasi un adattamento al contesto piuttosto che paura della verità. Berto cerca la verità nascosta dietro l'inimicizia tra Talino e Gisella, ma anche quando la intuisce sembra allarmarsi solo a tratti, schiacciato da una realtà in cui tutti tacciono e fingono di non vedere che i covoni. Solo alla fine Berto si rende conto del peso che il silenzio ha sull'esistenza rurale e sulla sua tragicità, e che ha schiacciato suo malgrado anche lui che, forse, avrebbe potuto fare qualcosa se non si fosse lasciato contagiare dalla reticenza della famiglia Vinverra.

Il divario tra città e campagna viene osservato in due tempi distinti. Nei primi capitoli è Talino ad essere fuori luogo, tra le strade di Torino: cammina come chi si è svegliato senza baricentro, e vaga spaesato senza cognizione dello spazio cittadino. Questo ci trae in inganno, e ci porta a guardarlo con tenerezza e compassione. Ho ancora davanti agli occhi l'immagine di Talino che dorme alla stazione accucciato sul suo fagotto, mentre aspetta l'arrivo di Berto: sembra quasi un bambino abbandonato a sé, e un bambino non può essere altro che innocente. Tutto cambia quando arriviamo a Monticello. Allora siamo noi, il lettore e Berto, ad essere fuori posto: dobbiamo abituarci alla polvere delle strade, al calore, alle parole incomprensibili usate dal vecchio Vinverra. Inizialmente Berto ragiona come tutti i cittadini, guardando alla campagna con nervosismo solo perché vi mancano i divertimenti: non c'è biliardo, non ci sono sale da ballo, non c'è possibilità di conoscere ragazze quando uno ne ha voglia, per parlare con una donna che vive sotto il tuo stesso tetto devi allontanarti dalla casa. E' una critica superficiale quella del mondano Berto, e ricorre spesso durante la narrazione. Forse, è anche per questo che il vero abisso tra città e campagna si mostra così nero e insuperabile, nel momento in cui Berto si trova con il viso rivolto verso lo strapiombo. La critica di Pavese sembra non rivolgersi solo alla realtà rurale, ma anche alla mentalità cittadina che pensa alla campagna solo in termini di assenza di comodità e agi, contribuendo così alla perpetuazione della tragedia.

In conclusione, "Paesi tuoi" è un'opera che col passare del tempo ha visto mutare il suo intento. Quando venne dato alle stampe sicuramente era la denuncia l'aspetto preponderante: rimediando al silenzio di Berto, Pavese ha portato davanti agli occhi di tutti una realtà sconosciuta o volutamente ignorata. In un certo senso, tenta di salvare tutte le Giselle del futuro. Oggi la denuncia assume il sapore del documentario, ci presenta uno spaccato della vita rurale degli anni '30, quando ancora il divario tra città e campagna era rigido come i valori tradizionali ereditati dalla notte dei tempi. Ma non manca di ricordarci, seppur indirettamente, che la scolarizzazione non è una fastidiosa mosca con la quale si deve convivere per tredici anni della nostra vita. La famiglia Vinverra racchiude in sé tutte le conseguenze di una vita passata a ignorare tutto tranne che l'immediata sussistenza: l'istinto non è solo quello che ti permette di sopravvivere, ha uno strascico di orrore e violenza che non può convivere con una società democratica e sviluppata. Se gli impulsi non vengono affiancati da una coscienza consapevole e sveglia,l'uomo sarà sempre portato a eliminare chi si para sulla strada del proprio piacere immediato senza rendersi conto di essere in torto. Finirà in prigione senza sentire il peso della colpa, tornerà in libertà e ripeterà il misfatto, legato al suo tempo ciclico, bestiale. La meta umana allora non sarà più la sussistenza, ma l'autodistruzione.
Profile Image for Jeroen Vandenbossche.
143 reviews42 followers
March 23, 2025
Pur comprendendone l’importanza storica, questo primo romanzo di Cesare Pavese mi è piaciuto un po’ meno degli altri che ho letto finora ( La luna e i falò , La bella estate e Il diavolo sulle colline )

Tuttavia, ci sono già tutti gli ingredienti della narrativa pavesiana: un eroe tormentato che non si sente a case né qui né altrove, dei dialoghi caricati pieni di allusioni ed impliciti, la contrapposizione tra la città, simbolo del mondo moderno e del progresso e la campagna ancestrale e immutabile, delle descrizioni quasi mitiche della natura e della vita rurale, una sintassi modellata sull’oralità, ecc.

Forse il mix non era ottimale? Oppure il finale era un po’ troppo teatrale? Potrebbe essere stata anche colpa mia o magari le circostanze in cui ho letto il libro non erano ideali.

Chi lo sa? Giudicate voi stesso.
Profile Image for Yegane.
131 reviews154 followers
February 6, 2023
اگه قرار نیست کتاب دستاورد خاصی داشته باشه، خب نهایتا باید ازش لذت ببریم دیگه
اینکه کتاب نه دستاورد خاصی واسم داشت و نه ازش لذت بردم واقعا دردناک بود :دی
Profile Image for Arman.
360 reviews351 followers
February 7, 2023
اوایل کتاب: 2.5
بقیه کتاب: 2
پایان بندی: 3
Overall: 2.5

میتوان کتاب را صرفا با گفتن اینکه تصویری رئال و شبه مستندی بخوانیم برای آشنایی با جامعه روستایی شمال ایتالیا در نیمه اول قرن بیستم، به دیگران معرفی کرد... اما متأسفانه ریتم مشوش و نبود یک استخوان بندی محکم و منطقی برای روایت و البته که ترجمه نچسب محصص، ضربه اساسی را به کار زده است.
با این حال، فضاسازی های کتاب بشدت خوب از آب در آمده اند؛ بخصوص اینکه پاوزه کاملا آگاهانه حس و زبان شاعرانه موجود در اشعارش را در اینجا نیاورده است، و انگار همه آنها زیر تیغ آفتاب سوزان روستایی سوخته اند و تنها معدودی کلمه برایش باقی مانده است.
و در پایان بندی کتاب، این فضاسازی به قدری گیرا و جاندار ظاهر شده است و چنان ریتم به جایی برای آن استفاده شده است که تأسف میخوری که چرا چنین مهارتی، به بقیه کتاب تسری پیدا نکرده است.

یکی دیگر از نقاط قوت اثر رو میتوان به راوی و زاویه دید آن مربوط دانست؛ راوی ای که برعکس آثاری از این دست، اصلا پرگو و به دنبال ارائه افکار سیاسی و اجتماعی اش نیست (آنگونه که استالونه است) و اشارات غيرمستقيم راوی به محیط اطرافش و تنها نمایش ظاهر اتفاقات و رفتار ظاهری شخصیت ها، برای من یادآور ادبیات روستایی جنوب در ادبیات فارسی می باشد، که البته به توجه به تأثیرپذیری هر دو از ادبیات آمریکای آن دوران، کاملا طبیعی و قابل درک است.




پ ن: این کتاب در کنار عارفه، غزاله، فاخته، یگانه، سعید، سپهر، و رويا (ترتیب براساس حروف روی کیبورد گوشی؛ چون ترتیب حروف الفبا یادم نمیاد) خوانده شد
Profile Image for Francesca.
49 reviews4 followers
May 12, 2025
«... andavamo come i buoi senza sapere dove, lui col suo fazzoletto rosso al collo, il suo fagotto, e le sue brache di fustagno. Questi goffi di campagna non capiscono un uomo che, per quanto navigato, messo fuori un bel mattino si trova scentrato e non sa cosa fare. Perché uno poteva anche aspettarselo ma, quando lo rilasciano, lì per lì non si sente ancora di questo mondo e batte le strade come uno scappato di casa.»

È un romanzo che pulsa di terra, polvere e silenzi contadini.
La scrittura è asciutta, tagliente come una falce, e questo stile spoglio rende tutto più vero.

Primo romanzo scritto dall'autore, c'è il talento ma si può notare un po' di acerbità.
Profile Image for Iván.
145 reviews1 follower
September 30, 2025
El adulto que retorna al paisaje de la infancia no obtiene de él la satisfacción que obtenía de niño, no es capaz de apreciar, sensorialmente, los significados que las colinas y los campos tuvieron, ahora todo le es extraño. Con este desarraigo retrata Pavese cómo una mirada madura despoja al “locus amoenus” de su encanto idílico primitivo.

“De tu tierra” me devolvió a ese aislamiento de la finca de contrabandistas de Santuario (Faulkner), a la masculina y campestre ignorancia de los aristócratas de Ulloa: toda una radiografía de la estulticia a la que condena vivir por y para la subsistencia, esa casi imperceptible forma de egoísmo por cuanto aparece disfrazada de necesidad. En el momento en que el instinto no va acompañado de la conciencia, el hombre se convierte en un animal potencialmente violento, y no es el paisaje quien determina su naturaleza, sino la relación que establece con el trabajo y con su propia forma de vida.

En este libro la tensión se acumula insospechadamente para culminar abruptamente en su término, una trama que contradictoriamente pasa tan desapercibida como resulta a la postre manifiesta. Me fascina esa habilidad de Pavese por generar iniciativa secretamente, cuando parece no suceder gran cosa en la mayor parte del libro. Por esta actitud rayanamente estadounidense de definir a los personajes por sus acciones externas y no por sus pensamientos o su conciencia, el estilo y el lenguaje resultan algo planos, aunque siempre cargados de contenido.
Profile Image for Massimo.
316 reviews
November 11, 2019
Breve romanzo dai contenuti moderni per l'epoca in cui è stato scritto. Pavese è bravissimo nel descrivere il carattere dei vari personaggi, dipingendo un mondo di sostanziale indifferenza da cui emergono elementi inaspettati (incesto, violenza). Ma la parte migliore che ti cattura sempre nella lettura è la capacità di descrivere i paesaggi e la terra che circonda i protagonisti ed il contrasto, quasi opposizione, tra campagna e città. Libro da leggere con attenzione.
Profile Image for trestitia ⵊⵊⵊ deamorski.
1,539 reviews448 followers
November 21, 2021

«Düdük çalsınlardı artık, haykırsınlardı, makineyi patlatsınlardı isterlerse, düşünüyordum, buğdayın üzerindeki, suratları kıpkırmızı iki adamı görerek, ateşten çok yakan tozun içindeki. Bu işleri yapmaktı başlarını döndüren, onları hayvana çeviren. Çalışmayan makinenin çevresinde, kollarında dağılmış demetlerle beklerken, Gisella’nın öldüğünü biliyor gibiydiler.»

«Çünkü köylerde her şey kalındır, ayaklarının derisinden poturların abasına kadar.»

«Bundan da belliydi buranın köylüğü: Toprağı işlenmiş iki tepe, o kadar, bir cehennem güneşi toprağı yakıyordu…»


Pavese okumayan varsa, başlasın. olağanüstü bir yazardır. kendince aktardığı realist çarpıcılıkta bu ilk romanı.

O yüzden okurken her şeyi realist aktardığını, köyü, köylüleri aşağıladığını değil sadece gerçekleri ortaya koyduğunu bilin. köy ve köylü, hatta köylülük her yerde aynıdır. pavese işte burada, bunu anlatıyor be eğer yakalayabilirseniz, kent, kentli ve kentlilik kavramlarını da yine tüm çıplaklığı ile anlattığını göreceksiniz.
Ki kitabın adının "Senin Köylerin" olmasın bir nedeni var.

Yalnız şöyle bir durum var, kitaptaki zaman çekimleri. aynı paragraf hatta uzun bir cümle içinde, bir şimdiki zamanken bir geçmiş zamana kayıyor. İtalyanca aslından çevrilmiş, ingilizce çevirisini bulamadım, e İtalyancam da yok, o yüzden neden böyle bir durum var bir fikrim yok. ben de bi yerden sonra tüm çekimleri şimdiki zaman olarak okudum ancak zorladı beni. ama yine de müthiş bir kitaptı.


«Uykumda bir kuyuya düşüyordum, öylesine yorgundum, bir kuyuya düşüyordum ve kuyunun başında Talino, Gisella, Pieretto birçok insan beliriyordu; ben düşüyordum durmadan, bütün gece düşüyordum gibi geliyordu bana. Bilmem ne gibi alçak olmuştum ve düşerken dipte dikine duran tırmıklar var mı diye elimi aşağı uzatıp yokluyordum. Sonunda kendini şişleteceksin diyordum düşümde, başımın döndüğünü duyumsuyor ve düşünüyordum: Suya düştüğüm zaman kim bilir ne gürültü çıkarırım.
Uyandığımda ben, ben değildim artık.
“Uyansan da,” diye düşünüyordum, “hala kuyudan çıkman gerekiyor.”»


Tüylerim ürperiyor
xoxo
iko




Bu fotoğrafı çok seviyorum. Işığın gücü adına, "köy" renklerini çok güzel yansıtıyor; özellikle perdenin yarattığı gölgelerin hasır kumaşa düşüşü.
Profile Image for Michela.
30 reviews
January 3, 2012
“Paesi Tuoi”
© Cesare Pavese


Pavese sa di campagna, sa di terra che ribolle dopo una pioggia estiva, sa di grano appena mietuto, sa di brezza d’agosto, sa di vita vera.

E’ la storia dei miei nonni quella che ho letto, è la storia della gente di campagna cresciuta tra trattori, animali, casolari di pietra da condividere con intere generazioni.
Erano i tempi in cui se volevi vedere il sorriso della tua innamorata dovevi aspettare la domenica dopo la messa, quella domenica che era una festa per tutti: dovevi metterti il vestito più bello, mangiare le pasta fatta in casa con il coniglio o il pollo arrosto, ti dovevi riposare a tutti i costi e passavi la giornata a giocare a carte al bar, a fumare, a bere, a ridere.
Si aspettava con ansia agosto: iniziava la battitura del grano, e non era come Natale, era di più. Arrivavano amici e parenti da tutto il vicinato, ognuno portava qualcosa, gli uomini tagliavano il grano e le donne cucinavano e a mezzogiorno, quando sentivi le campane della chiesa battere i rintocchi, posavi la falce, i buoi, scendevi dal trattore e ti mettevi a tavola che era una festa per lo stomaco, e per il cuore.
La sera poi, quando iniziava a far buio, e sentivi quel venticello fresco che ti rimetteva al mondo, allora spostavi le tavole e facevi posto per ballare; qualcuno tirava fuori una fisarmonica, una chitarra e tutto questo bastava per essere felici.

‘Paesi tuoi’ è tutto questo, è l’amore fatto su un prato tra l’erba alta, è la vita che è tutta li, tra quei gesti semplici.
Ci racconta le nostre origini, ci ricorda che veniamo dalla terra e che è li che dobbiamo rimanere ancorati.

“Un occasione cosi doverla perdere, e una ragazza che si sta rivoltando non poterla portare in un prato. Perché il bello in campagna è che tutto ha il suo odore e quello del fieno mi dava alla testa: un profumo che le donne, solo che abbiano un sangue un po’ sveglio, dovrebbero stendersi”
Profile Image for Thomas.
Author 1 book13 followers
February 2, 2017
Indipendentemente dalla qualità letteraria, questo libro mi è caro perché è il primo che ho letto in italiano. Infatti, è su questo libro che ho imparato l'italiano, notando ogni vocabolo sconosciuto su un quadernetto per poi cercarli nel dizionario uno ad uno, e poi rileggere il capitolo riconoscendo le parole. Così, posso dire che è stato Pavese a insegnarmi l'italiano.
C'ero capitato per caso: volli imparare l'italiano di nascosto per fare una sorpresa alla mia ragazza, figlia di emigrati italiani, e non conoscendo allora nessun'autore italiano, lessi un'articolo sulla letteratura italiana in un'enciclopedia tedesca. Scoprii così il nome di Pavese, e supposi che potesse fare al mio caso. Scelta azzeccata. E dell'autore, e della ragazza: siamo insieme da più di 35 anni.
Paesi tuoi è la storia di un'Italia che non c'è più, ma le Langhe ci sono ancora. Ci sono passato in vacanza anche per vedere il paesaggio di Paesi tuoi: ne valeva la pena. Sono nato e cresciuto in una città, ma per mia fortuna ho vissuto per qualche mese su una fattoria sperduta in una campagna collinosa che, benché tedesca, si poteva assimilare alle case di contadini descritti da Pavese.
Bisogna avere un'idea di questa abissale differenza tra città e campagna che esisteva allora, per capire la storia un po' antropologica del meccanico che capita fra i contadini, e scatena un'urto fra culture. Bisogna anche conoscere la biografia molto infelice di Pavese per tollerare la sua misoginia, che gli costa la quinta stella nel mio giudizio, anche se il libro rimane, per i motivi descritti, uno dei miei favoriti.
Profile Image for libriconali.
167 reviews25 followers
January 23, 2021
La campagna è un luogo affascinante, in cui tutto ci appare come nuovo e magico. Gli odori sono più intensi, la vita è diversa, le persone sono diverse, più crude, più passionali, più violente. La vita ha tutto un altro significato nella campagna e questo Berto lo capisce subito.
Dopo aver lasciato il carcere di Torino, Berto protagonista del romanzo, decide di seguire il suo ex compagno di cella Talino al suo paese di origine: Monticello.
Qui si trova ad affrontare un immagine della campagna completamente diversa da quella presentata in La Luna e i falò. Non c'è spazio per le credenze popolari, per il fascino della terra, la campagna non è un luogo a cui si vuole fare ritorno, non è vista in modo nostalgico. Entrando nella famiglia di Vinverra, Berto si trova ad affrontare una realtà cruda, passionale, violenta e ignorante. La campagna è un posto che non gli appartiene, in cui non si riconosce e nel quale non viene riconosciuto. Ben presto, il protagonista si troverà ad affrontare la cruda realtà: il ritmo di quella vita non si ferma di fronte a nulla, non davanti alla morte e non di fronte alle ingiustizie. Due braccia in più per lavorare i campi sono solo due braccia in più, non importa a chi appartengano, che cosa abbia fatto quella persona o quale sia il suo passato. Questa verità si rivela a Berto nel peggiore dei modi, sconvolgendolo così tanto da costringerlo a fuggire da quella realtà.

A differenza di La Luna e i falò, non mi sono ritrovata in questo romanzo. Pavese rimane (a parere mio) lo scrittore italiano per eccellenza, se voglio sentire l'Italia in un libro, i suoi romanzi sono i primi che sfoglierò. Tornerò sempre a cercare un suo libro tra gli scaffali della biblioteca, ma questa volta non ci ho visto la mia vita tra le sue pagine. E di questo ne sono felice, perché per fortuna ho potuto vivere solo gli aspetti positivi e idealizzati della campagna, certo con la sua buona parte di ignoranza, ma non ho mai dovuto affrontare la brutalità presente in Paesi tuoi.
È un libro che consiglio assolutamente se si vuole comprendere questo scrittore nella sua completezza e complessità.
Profile Image for Ehsan.
234 reviews80 followers
November 12, 2019
«میان دو پستان هستیم. اینجا کسی به فکرش نیست، ولی میان دو پستان هستیم.»
و همه‌چیز میان این دو پستان، این دو تپه، روی می‌دهد.
شما که نمی‌دانید، من هم نمی‌دانستم ولی اینجا وقتی دختری به دنیا می‌آید درخت سیبی می‌کارند تا با او رشد کند؛ سیب جی‌زه‌لا.
جی‌زه‌لا که سطل را زیر گاو می‌گذاشت و شیر می‌دوشید. «طوری پستان گاو را دست می‌زد انگار مال خودش بود. آدم دهنش آب می‌افتاد.»
جی‌زه‌لا، جی‌زه‌لا، او که «خود را میان بوته‌ها انداخت و من پشتش بودم. تند می‌رفت، گاهی فقط پایش را می‌دیدم و یا صدای نفسش را می‌شنیدم.» حالا تنها و میان پستان‌ها بودیم؛ صدای آب که زیر پاهایش می‌درخشید.
«و او اجازه می‌داد نگاه کنم. پوستش سفید بود و لذتی داشت. از گوشه‌ی چشم، انگار که به علف نگاه کنم، نگاهش می‌کردم و می‌دانست که زانویش در آفتاب است.»

برای او که «دهانش تمنا بود. مویش در چشمش ریخته بود، پایش پوشیده بود.»
Profile Image for Beril Ozakinci.
19 reviews12 followers
April 18, 2023
pavese’nin 1941 yılında basılan ilk romanı senin köylerin, italyan gerçekçiliğinin önemli örneklerinden biri sayılıyor. aslında konu itibariyle italya kırsalındaki çarpık aile ilişkilerini, ensesti, şiddeti ve hakim olan ataerkilliği göstermesi bakımından çok yabancı gelmeyecektir. hatta belki sıradan bir köy romanı bile sayılabilir. benim için romanı farklı kılan şey –aynı zamanda burada insanların çokça şikayet ettiği, yazarın geçmiş zaman ve şimdiki zaman kiplerini birlikte kullanması ve olayların oluş zamanıyla anlatılış zamanını birleştirmesi oldu. bu bana romanı ve anlatılanı çok dinamik kılan bir yöntemmiş gibi geldi. Bunun haricinde köy betimlemeleri çok vurucuydu, tüm gerçekliği ve çirkinliğiyle oradaydı sanki.
Profile Image for Laura.
46 reviews5 followers
March 12, 2023
"Ion" by Liviu Rebreanu and "Moara cu noroc" by Ioan Slavici, but make it Italian.

Honestly, that finale was everything. Bittersweet, but realistic.

3 stars ✨
Profile Image for B. Han Varli.
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July 24, 2017
''uykumda bir kuyuya düşüyordum, öylesine yorgundum, bir kuyuya düşüyordum ve kuyunun başında birçok insan beliriyordu; ben düşüyordum durmadan, bütün gece düşüyordum gibi geliyordu bana... başımın döndüğünü duyumsuyor ve düşünüyordum: suya düştüğüm zaman kim bilir ne gürültü çıkarırım''

senin köylerin, senin olsun cesare pavese, sevemedim kullandığın dili, sevemedim seni.

kitabı okurken sık sık aklıma şu arkadaş geldi:

a

ne dediğimi anlamanız adına, şimdi kitaptan alıntı yapıyorum:

''bir kadın koşmaya başlıyor. barbone cinsi bir köpek üstümüze sıçrıyor. ama, torino'dan gelmiyoruz sanki. bir genç kız yabayı samana saplıyor, bir oğlan eve koşuyor, çıkıyor ve elini gözlerine siper edip bize bakıyor...''

ehh... köpek üstümüze sıçrir, genç kız saplir, oğlan boynuzlarını çıkartir... ne farkı var abi bundan?

ben bir şeyi sevmeyince böyle oluyor, takılıyorum, canım çıkıyor yüz sayfa kitabı bitirene kadar.

ama arkadaşlarımla konuştuğum kadarıyla cesare pavese için çok yanlış bir başlangıç yapmışım. italyan edebiyatı adına önemli bir isimmiş ve ''yaşama uğraşı'' gibi kitaplarını mutlaka okumalıymışım.

sanırım konu itibariyle çok ''klişe'' bir olay örgüsü içerisinde olduğumu hissettiğim için böyle düşünüyorum. bir de bahsettiğim üslup olayı var tabii ki...
Profile Image for Kathy.
519 reviews4 followers
March 24, 2011
The prose style of this novel is stilted and flat. Maybe this is just a bad translation because the story itself is haunting.

Two convicts are released from prison - one a town boy from Milan and one a peasant boy. They go to the peasnt's family home, where they are preparing for the harvest. The landscape shimmers with an oppressive heat and the town boy tries to make some sense of the brutal lives of the peasants. He becomes involved with one of the peasant boy's sisters, with tragic consequences.

This is a compelling story, let down by its verbal style.
Profile Image for Red.
502 reviews
December 9, 2018
Archaic with biblical proportions. Words with the potential to become flesh. Why hasn't any Italian filmmaker done this one? It has the beauty that was shown in the movie 'Kaos and the deepness that was felt in the movie 'The tree of wooden clogs.
Profile Image for Elsa.
133 reviews6 followers
August 5, 2021
Dopo La Luna e i Falò, Paesi tuoi è il secondo libro di Pavese che leggo. Devo ammettere che se avessi seguito l'ordine inverso, leggendo per primo quello che in effetti è il primo libro scritto dall'autore, probabilmente la mia conoscenza di Pavese sarebbe finita lì. Molto di quello che mi colpì ne La Luna e i Falò qui manca del tutto. Scritti a distanza di parecchi anni l'uno dall'altro, è naturale che presentino grandi differenze. Forse per me un po' troppe.
Sono tre gli aspetti di cui mi preme parlare: lo stile, la storia e il messaggio.
Pavese è neorealista, ma un neorealista che sa il fatto suo. Penso che si corra il rischio, quando lo scopo è di dare una rappresentazione assolutamente fedele della realtà, di finire con lunghi elenchi di azioni e reazioni, dialoghi verosimili ma insulsi, scenette quotidiane di nessun significato. Pavese in questo è abile e sceglie bene di cosa parlare. La realtà di cui tratta è feroce e tagliente, per cui non c'è il rischio di incappare nelle problematiche che ho menzionato sopra. Lo stile è encomiabile, proprio di un grande scrittore. Penso davvero che avesse un dono, un'abilità innata. Il suo narrare intrattiene, ti fa andare avanti con la storia a prescindere dall'argomento. Che però non è trascurabile. È vero che si può parlare di niente, se si è abili con le parole. Ma non vuol dire che si dovrebbe farlo. Purtroppo ho trovato la vicenda di scarsissimo interesse; non dalle prime pagine, lo voglio sottolineare: all'inizio tutta la storia mi ricordava vagamente 'Per un pugno di dollari', ed ero seriamente intrigata. Poi ho capito che sarebbe stato il classico intreccio, una specie di triangolo amoroso un po' blando, gettato lì tanto per riempire un vuoto, a mio parere innegabile, nella trama dell'opera. So che la vicenda è un pretesto che nasconde qualcos'altro, precisamente il messaggio che si vuole trasmettere, e tutto nel romanzo è al servizio del pensiero dell'autore. La vicenda, i personaggi e i luoghi parlano del divario fra cittadino e campagnolo, città e campagna, società dagli istinti sopiti ed educati contro vaste distese assolate, in cui le passioni umane vengono fomentate fino a esplodere. Il tema centrale è la violenza, la ferocia umana che quando non viene arginata (dalla legge, dalla municipalità, dalla società) può anche sfociare in azioni delittuose. Berto, il protagonista, abbandona Torino e cerca lavoro in campagna, dove è testimone di varie vicende per lui a stento comprensibili. Si tratta di odi a lungo covati che sfociano in azioni sanguinose, distruttive; Berto ne rimane raggelato, ma la cosa che lo confonde più di tutto e lo rende incapace di reagire è l'assoluta indifferenza con cui il popolo rurale accoglie i delitti e i soprusi, quasi fossero la normalità. Col suo linguaggio schietto l'autore ci presenta i fatti nella loro terribile autenticità, la stessa che rivolta Berto e lo spinge a tornare indietro, nel contesto civile che è la sua Torino.
Leggendo il parere di altri lettori, qui come su altri siti, mi sono accorta che Berto è considerato un personaggio sicuro di sé e razionale, forte nelle sue convinzioni e deciso a rinnegare la bestialità di cui è testimone. Devo dire che non ho notato nulla di tutto ciò. Considero Berto un essere inutile, anzi uno di quelli che si danno tante arie e poi si fanno battere a biliardo tre volte di fila. I lettori tentano di giustificarlo, almeno questa è la mia impressione, attribuendo la sua sostanziale incapacità di agire alla brutalità ed efferatezza in cui si trova immerso improvvisamente. Io penso che sia un simpatico vigliacco. In effetti lo afferma lui stesso. Talino invece, elemento negativo per eccellenza, non mi sembra affatto stupido come lo si considera. Anche questa è un'impressione di Berto, che però non ha riscontro nella realtà.
A parte il protagonista, per me poco riuscito, il motivo principale per cui non ho apprezzato il romanzo è l'asservimento totale dell'intreccio al messaggio. Non condivido per nulla la scelta. A mio parere rischia di rovinare grandi libri, come poteva essere questo.
Non smetterò di leggere Pavese, comunque. Non ho apprezzato quest'opera in particolare, ma sono convinta che ce ne siano altre che vale la pena scoprire.
Profile Image for Baylee.
886 reviews151 followers
November 29, 2014
Paesi tuoi è un libro dal sapore antico: ci riporta indietro in un tempo in cui campagna e città erano davvero i due mondi inconciliabili de Il topo di città e il topo di campagna di Esopo.

Berto e Talino si sono incontrati in prigione: il primo è un torinese avvezzo alla vita cittadina, mentre il secondo è un contadino. Già nella descrizione del loro comportamento all'uscita dal carcere avvertiamo la dicotomia città/campagna. Talino è palesemente impacciato davanti alle dinamiche cittadine così familiari a Berto, che, nei suoi pensieri, non fa che compatire l'ignoranza del compagno.

La situazione, però, si capovolge dal momento in cui Berto si lascia convincere ad andare a casa di Talino, allettato da un lavoro certo. Le dinamiche della campagna e, in particolare, della famiglia di Talino disorientano Berto – e, insieme a lui, anche noi lettori siamo sconcertati da ciò che avviene in quella famiglia.

La prosa di Pavese, infatti, nella sua scarna essenzialità, si riempie di allusioni sessuali, di mele addentate e sguardi segreti, e questo gioco di dire-non-dire finirà per nascondere, o perlomeno per rendere “ignorabile”, il lato oscuro di questa famiglia contadina.

Infatti, se da un lato Berto (e noi lettori con lui) non può che condannare la violenza, sia verbale sia fisica, che si scatena tra le mura della casa paterna di Talino, dall'alto non è in grado di affrontarla. La sua mente cittadina e civilizzata non riesce a inquadrata e metabolizzare la brutalità di Talino e quindi decide di ignorarla, di ascriverla al rassicurante regno del fraintendimento.

L'epilogo, devastante nella sua insensata ferocia, costringerà Berto a vedere la realtà ancestrale di un mondo senza umanità: gli occhi di Talino diventano quelli di una cane braccato e i suoi familiari, così assuefatti alla violenza da considerarla inevitabile, tornano alla vita quotidiana con una rapidità incomprensibile a Berto, che, benché capace di inorridire di fronte alla brutalità, si è rivelato altrettanto incapace dal cercare di evitarla.
Profile Image for Aviendha.
316 reviews18 followers
December 17, 2017
Yazar içinde bulunduğu o karamsar ruh halini oldukça iyi yansıtmış eserine. Betimlemelerin boğuculuğu, karakterlerin karanlık yönleri ve çevirinin zaman kavramında oluşturduğu kaos nedeniyle keyifle okuduğum bir kitap olamadı ne yazık ki.
Profile Image for Chiararp.
80 reviews
April 17, 2023
Le colline Piemontesi mie erano mancate ma ahimè questo è il libro di Pavese che ho meno apprezzato leggere.
La narrazione è particolarmente cruda e rude.
Ho detestato i personaggi e il modo in cui conversavano.
Profile Image for Sergio.
1,345 reviews134 followers
July 20, 2023
Il mio primo incontro con Cesare Pavese: non un libro semplice ma carico di amore per le langhe e per i suoi abitanti dal carattere "difficile"
Displaying 1 - 30 of 132 reviews

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