La Collana propone a tutti coloro che si accostano al cinema un «invito» alla lettura critica dei film, fornendo gli strumenti necessari per penetrare nel mondo espressivo dei registi e coglierne i rapporti con la cultura di questo secolo. Ogni volume, dedicato a un singolo regista, è così le cronologie parallele , che danno risalto alle corrispondenze significative tra la biografia del regista e i fatti della storia politica, cinematografica e culturale; il profilo della vita del regista e della sua personalità artistica e intellettuale; le opere , analizzate singolarmente in un panorama completo e inquadrato criticamente, con una essenziale esposizione degli argomenti; i temi più significativi e ricorrenti nelle opere del regista; gli orientamenti della critica; la filmografia; la bibliografia , essenziale e ragionata; l’indice dei nomi; l’indice delle opere.
"Invito al cinema di Kubrick" è un testo molto approfondito sul regista e i suoi film, ma pecca in due elementi fondamentali: la precisione dei dati e la fantasiosità di alcuni commenti alle singole opere. Eugeni e l'inglese non devono andare molto d'accordo dal momento che molti titoli e citazioni in originale sono orribilmente sgrammaticati ("Paths of Glory" diventa "PHATS of Glory" più di una volta, dimostrando che non è un refuso...). Il professore inoltre fa affermazioni molto grossolane, come il fatto che Kubrick avrebbe usato per primo la Steady Cam (come afferma nella biografia), mentre il primo uso degno di nota si deve a "Halloween" di John Carpenter; oppure quando afferma che in "2001: Odissea nello Spazio" gli scienziati muoiano a contatto con il monolite, anch'essa affermazione senza alcun fondamento. Quanto al secondo problema, talvolta le analisi (molto, molto approfondite) sconfinano nel territorio delle elucubrazioni più tirate, soprattutto quando non sembra che l'autore abbia una grande dimestichezza con il film: specialmente nell'effettivamente molto complesso "Eyes Wide Shut" ho avuto la sensazione di stare leggendo le teorie di una persona che deve dimostrare la propria interpretazione anche a costo di esagerare con la fantasia. Insomma, andando su internet ho avuto le idee molto più chiare rispetto a dopo aver letto il capitolo. Il colmo è che a fine libro parla delle teorie spiegate sulla rete ironizzando sulla loro credibilità... Dopo aver malfamato in questo modo Eugeni, mi sembra il caso di sottolineare che al contrario molte interpretazioni sono interessanti se non illuminanti e soprattutto la sezione dedicata ai temi di Kubrick in generale è molto interessante; tuttavia da uno dei luminari dei media in Italia mi sarei aspettato qualcosa di più.
"Invito al cinema di Kubrick" è una lettura davvero utile, un sintetico vademecum da abbinare alla visione dei film del grande regista, di cui viene fatta un'analisi titolo per titolo, concisa ed efficace, nella prima parte. L'autore non si perde in vaniloqui e offre spunti di riflessione. Per gli appassionati, ci sono anche molti dettagli tecnici sull'uso dei diversi tipo di ripresa (carrelli, zoom, etc.), fondamentali per capire un regista che, come pochi altri, era anche un autentico genio della tecnica fotografica e cinematografica. La seconda parte è dedicata a una sintesi dei temi ricorrenti dell'opera di Kubrick, incentrata sull'ipotesi che la sua filmografia sia sostanzialmente una riflessione sulla crisi della ragione nella società occidentale. Qui ogni tanto si eccede, a mio parere, in filosofemi e l'analisi si fa più oscura o, forse, meno adatta al lettore\spettatore comune (categoria alla quale mi pregio di appartenere). Chiudono il libro un breve riassunto della fortuna critica di Kubrick, una completa filmografia e l'indice dei nomi. Per 12 euro, una lettura consigliatissima a chi vuole cominciare un approfondimento dei temi del cinema di Kubrick. Unico appunto, la veste editoriale veramente misera anche per un tascabile economico.