Seicho Matsumoto (松本清張, Matsumoto Seichō), December 21, 1909 – August 4, 1992) was a Japanese writer.
Matsumoto's works created a new tradition of Japanese crime fiction. Dispensing with formulaic plot devices such as puzzles, Matsumoto incorporated elements of human psychology and ordinary life into his crime fiction. In particular, his works often reflect a wider social context and postwar nihilism that expanded the scope and further darkened the atmosphere of the genre. His exposé of corruption among police officials as well as criminals was a new addition to the field. The subject of investigation was not just the crime but also the society in which the crime was committed.
The self-educated Matsumoto did not see his first book in print until he was in his forties. He was a prolific author, he wrote until his death in 1992, producing in four decades more than 450 works. Matsumoto's mystery and detective fiction solidified his reputation as a writer at home and abroad. He wrote historical novels and nonfiction in addition to mystery/detective fiction.
He was awarded the Akutagawa Prize in 1952 and the Kikuchi Kan Prize in 1970, as well as the Mystery Writers of Japan Award in 1957. He chaired the president of Mystery Writers of Japan from 1963 to 1971.
Credited with popularizing the genre among readers in his country, Matsumoto became his nation's best-selling and highest earning author in the 1960s. His most acclaimed detective novels, including Ten to sen (1958; Points and Lines, 1970); Suna no utsuwa (1961; Inspector Imanishi Investigates, 1989) and Kiri no hata (1961; Pro Bono, 2012), have been translated into a number of languages, including English.
He collaborated with film director Yoshitarō Nomura on adaptations of eight of his novels to film, including Castle of Sand.
Sto amando Matsumoto per lo stile narrativo semplice, ma esplosivo. Come nei precedenti romanzi, anche in questo racconto (66 pagine, circa un'ora di lettura) il colpo di scena si consuma sul finale. Rispetto ai precedenti ho trovato la prima parte un pochino piatta, forse troppo descrittiva, di contro il finale è rapidissimo, al limite del frettoloso, tuttavia ancora ci penso e quindi anche questa volta ha colpito nel segno. Bene, ma non benissimo.
RISVOLTO Un ragazzo che sale per una strada di montagna, battuta solo da qualche raro viandante. Una giovane donna in elegante kimono che per un tratto lo accompagna e poi lo abbandona. Un lungo tunnel nei cui pressi un uomo verrà trovato assassinato. A Matsumoto non serve altro per orchestrare, nel giro di poche pagine, una delle sue indagini impossibili, un piccolo gioiello di ambiguità che è anche un omaggio in forma di variazione a uno dei grandi capolavori della letteratura giapponese: La danzatrice di Izu di Kawabata.
7,5 Racconto poliziesco molto carino. Nella prima parte il racconto è piuttosto piatto: stile semplice, il protagonista che racconta in prima persona la sua fuga da casa a 19 anni. Raggiunge il passo di Amagi, ma la paura dell'ignoto lo fa desistere e ritornare a casa. Nella seconda parte c'è un salto temporale di 30 anni e il protagonista, ora cinquantenne, inizia a raccontare di un libro commissionato alla sua tipografia in cui sono descritte le indagini di alcuni crimini del passato tra cui quello del passo di Amagi in cui è citato anche lui. Da qui la storia prende un ritmo diverso, più incalzante, cresce la curiosità per il finale e poi il colpo di scena che non ti aspetti. Tema centrale del racconto è il passato con cui tutti, prima o poi, devono fare i conti. Mi è piaciuto perché nonostante la sua brevità raggiunge lo scopo per cui è stato scritto e lascia interessanti spunti di riflessione.
«Vale a dire che la notte del 28 giugno qualcuno dormì nella ghiacciaia. Trovandosi a così poca distanza dal luogo del delitto, avrà sicuramente udito le grida della vittima o qualche altro rumore. Avremmo dovuto cercare la persona che passò la notte nella ghiacciaia». «Ma le impronte che avete trovato erano di una donna, mi pare » mormorai. «Eh, sì, misuravano ventitré centimetri. Come il piede di Ötsuka Hana. Un piede femminile, certo, ma poteva anche trattarsi di un maschio». «Di un maschio? ». «Un ragazzino» rispose. « Un ragazzo di quindici o sedici anni ha i piedi di quella lunghezza, più o meno». « ...».
4 ⭐️ Ho trovato per caso questo libricino in una libreria di Milano e me lo sono accaparrata subito, trattandosi di una storia giapponese ho poi scoperto che era anche un thriller. Molto bello e ingegnoso…
Un giallo brevissimo da leggere in una volta sola. Mi ha ricordato Carrere e Amélie Nothomb. Non il libro della vita, forse perché troppo breve, ma veramente una chicca a cui non posso che dare 5⭐
Ultimissima pubblicazione del prolifico autore giapponese, che ha scritto più di trecento romanzi e numerosi racconti, tra i quali anche questo piccolo noir. Piccolo perché breve e piccolo perché è uscito nella collana “Microgrammi” di Adelphi. Scritto nel 1959 ha la caratteristica- tipica dei suoi gialli - di essere molto realistico, mentre all’epoca la letteratura di genere era zeppa di elementi fantastici. Qui c’è un ragazzo di sedici anni che scappa di casa e, sul passo di Amagi, incontra una bellissima donna con cui fa un tratto di strada. In prossimità del tunnel del passo, nei giorni seguenti, un vagabondo viene trovato morto. Un ragazzo spaventato dalla vita e dal futuro, un caso irrisolto che dopo trent’anni torna a gettare un’ombra ambigua sulla vita di quel ragazzo ormai diventato uomo. Il caso che forse non è mai così casuale, lo sgomento che pareva non esserci che attanaglia la mente per non abbandonarla mai più.
Matsumoto è sempre preciso ed efficace anche quando non si addentra particolarmente nei dettagli, riesce qui però a creare quella tensione tipica dei noir ben costruiti. Peccato solo finisca subito.
Stavo per pensare "eccolo di nuovo con la femme fatale" ma poi si è fregato da solo il personaggio che era convinto che essendosi infatuato di una donna appena conosciuta, questa fosse in automatico di sua proprietà. Complimenti al patriarcato come sempre.
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Il passato, prima o poi, viene sempre a chiedere il conto.
Lo sa bene il protagonista di questo piccolo romanzo noir scritto da Matsumoto Seichō. Sessantasei paginette, tre capitoli per raccontare l'indagine di un caso rimasto irrisolto per trent'anni.
Il primo capitolo costituisce la premessa, dove il nostro protagonista é un giovane ragazzo che decide di scappare di casa e raggiungere il fratello maggiore. Si mette in viaggio con soli sedici sen e lungo la strada incontra un venditore di dolci, un venditore di tessuti, un manovale e una bellissima giovane donna che lo incanta con la sua eleganza. Cammina e cammina, finché la paura non ha la meglio e decide di tornare a casa. Questa prima parte non ha niente di speciale: é un racconto semplice, molto descrittivo e a tratti piatto.
Sono passati trent'anni all'inizio del secondo capitolo, il nostro protagonista é uomo adulto che lavora in una tipografia e ci racconta di questo libricino su cui sta lavorando, "Ricostruzione di indagini su casi criminali", e del caso che l'ha più colpito: l'omicidio di un manovale sul monte Amagi. In questa seconda parte viene riportata il ritrovamento del corpo, l'indagine, i sospetti, le accuse e il processo. Una narrazione più viva in cui veniamo immersi in quei giorni in cui la polizia lavorava al caso.
Infine abbiamo il plot twist finale: a ritirare questo libricino, di casi criminali, arriva un ex detective che si occupò proprio dell'omicidio sul monte Amagi. Tra ipotesi e dubbi raccontati al nostro protagonista scopriamo la verità taciuta per tanti anni. Una parte finale più incalzante e con un piccolo tocco di suspence.
Un libricino che sembra raccontare una storia di un omicidio a carte scoperte, per poi sorprendere. La narrazione suggerisce la prostituta come assassina; le indagini indicano questo. Tuttavia, a trent'anni dall'accaduto, l'ispettore insinua un colpevole diverso, e il narratore ammette a se stesso e ai lettori il crimine.
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Un giallo piacevole, dal ritmo agile e con un colpo di scena abbastanza prevedibile nel finale. Nel complesso è una buon racconto, segnato da uno stile analitico e dal gusto per i dettagli investigativi tipici del giallo di stampo "tradizionale".
Un brevissimo e fulminante giallo che in 66 pagine racchiude l'essenza di un racconto del crimine e degli inaspettati risvolti. Mi piace molto la scrittura di Seicho, continueremo per molto tempo a frequentarci.
Si tratta in realtà di un racconto comparso in un libro di racconti nel 1959. Io di Matsumoto sono fan sfegatato e ho apprezzato pure questo raccontino.
Una via di mezzo tra un racconto e un romanzo, nel migliore stile del mio adorato Matsumoto Seicho. Avrebbe potuto durare anche 200 pagine (e non solo 66) ma questa volta ho apprezzato la concisione.