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187 pages, Paperback
Published April 7, 2022
Lo zombie è proprio colui che si accontenta delle risposte che i “sapienti” danno, senza accorgersi che il vero valore sta nella fatica con cui si giunge alle risposte: esperienze viscerali, dubbi irrisolvibili, fallimenti lungo il percorso, senso di inadeguatezza, incapacità di comprensione, paura dell’ignoto, speranza nel futuro, relazioni problematiche, cambiamenti d’idee e direzione, delusioni di ogni genere; di tutto questo è composta una risposta, come se essa fosse la superficie sotto la quale ribolle e si stratifica un’intera esistenza.
Lo zombie si accontenta della superficie e, in questo modo, disimpara a usare la testa.
Religiosamente, si crede nell’anima, perché c’è bisogno di aggrapparsi all’idea che, dopo la morte, qualcosa di noi sopravvivrà. Si tratta, insomma, di un pensiero consolatorio che ci solleva dalla gravità della vita terrena e ci fa sperare in un mondo diverso, da raggiungere dopo il nostro ultimo respiro.
scegliere un modello e la conseguente identità è come comprare il nuovo iPhone: la transazione è piuttosto indolore (anche se magari ti indebita), esci dal negozio con la sensazione di aver finalmente trovato la risposta definitiva a tutti i tuoi problemi (perché la pubblicità ti ha detto che è così) e poche ore dopo ti accorgi che tutto è rimasto come prima
Chi non ha aperto un video di Rick DuFer pensando di trovarci la soluzione definitiva a ogni suo problema? Su Nietzsche potevate anche avere un minimo di ragione, ma su DuFer senza dubbio vi sbagliavate di grosso.
Beatrix Kiddo, protagonista di Kill Bill, non avrebbe mai potuto andarsene subito dopo i primi soprusi subiti da Pai Mei: troppa era stata la fatica, troppo alte le aspettative, immenso l’investimento psicologico ed emotivo nella formazione che il maestro poteva darle, e perciò doveva resistere, poiché da quella resistenza sarebbe scaturita la conoscenza. Oggi non è più così: dal momento che non c’è stata alcuna fatica per poter ascoltare le parole del nuovo idolo, appena quest’ultimo contraddirà anche di un’oncia le mie aspettative potrò cambiarlo come ho cambiato i calzini stamattina. [...] Se Beatrix avesse usato lo smartphone per trovare il suo maestro, alla prima parola fuori posto di Pai Mei avrebbe cambiato canale e seguito un’altra voce.
Seneca risponderebbe che 65 anni è molto tardi e si deve iniziare presto, appena l’autocoscienza si sviluppa, per evitare di perdere istanti, mesi o anni nel vivere la vita di qualcun altro. Imparare a morire significa, quindi, accorgersi che non c’è davvero tempo da perdere, non c’è un solo istante utile per vivere la vita d’altri, per essere uno zombie.
Riccardo presenta questo libro come una guida di sopravvivenza al caos, contro il processo di zombificazione che affligge l'uomo moderno.
La prima parte del libro si occupa di descrivere i modi in cui il rumore sociale infesta la nostra vita: l'infodemia, e la confusione fra conoscenza e informazione; il "gurismo", nuovo sacerdozio della gerarchia cognitiva; l'infodipendenza soddisfatta dai narratori di verità; la intercambiabilità e la transitorietà delle identità; il sarcasmo eterno della società dei meme come velo di Maya che nasconde la realtà con una finta risata (dimenticando l'autoironia); la tirannia dell'offeso e del politicamente corretto.
Vengono introdotti i concetti di problema circoscritto - ignoranza quantitativa, a cui corrisponde una soluzione specifica e nei quali l'autorità svolge un ruolo utile - e di problema illimitato, di cui si occupa la filosofia. Per questi ultimi problemi, una soluzione, un progresso, sono impossibili per la loro stessa natura. I problemi illimitati sono il campo in cui si muovono i moderni guru, alimentando il mito dell'infallibilismo. Lo zombie, in questo caso, è colui che, "abdicando alla capacità di porsi domande corrette, imparare dagli errori commessi e progredire attraverso la responsabilità delle proprie azioni e intenzioni, si affida in toto alle soluzioni di altri".
Nella seconda parte del libro vengono gettate le basi per liberarsi dalla zombificazione: il dubbio e la prudenza come parti fondanti del processo conoscitivo e si invita il pensatore a disfarsi dei mediatori, aprendo la strada all'analisi individuale dei problemi circoscritti e illimitati. Infine, nella terza e ultima parte, vengono esposti gli strumenti attraverso cui ci si può dirigere verso il "quasi-vero": il riconoscere che gli spigoli e l'imbarazzo esistenziale esistono per farci sentire vivi, per farci porre delle domande e rivedere la nostra mappa della conoscenza; la fragilità come via per conoscere sé stessi; l'atto del ri-pensare criticamente al nostro vissuto come Marco Aurelio e il memento mori di Seneca come spinta vitale.