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Ritratto di un secolo

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Pubblicato nel 1989 per ragioni di opportunità politica, Il quinto angolo rievoca la travagliata esistenza di un "uomo superfluo" nel cui destino si riflette non solo la storia individuale dell'autore, ma anche quella collettiva della Russia sovietica e stalinista evocata nelle sue fasi più crude e toccanti, dal '17 fino agli anni '60. Con Genealogia - novella autobiografica che attraverso una serie di medaglioni ricostruisce la storia della famiglia a partire da metà Ottocento - rivive un mondo colorito (un avo intraprendente artigiano, un nonno cerusico-farmacista, una nonna dispotica...) popolato di umili, tutravia capaci di riscattarsi dalle sconfitte grazie alle risorse dell'intelligenza, dell'ironia, del sogno.
Nelle avventure di Muchtar, cane poliziotto intelligente e coraggioso, si riflettono invece le esperienze dirette di Metter che negli anni '50 partecipò ad alcune inchieste nella polizia giudiziaria, e trova posto una delle più amare riflessioni sulla precarietà della condizione umana e sul destino dei vinti. Gli ultimi racconti - La Grande Casa, Al di là del Lete, Arrivederci - nascono dal dialogo ininterrotto dell'autore con la coscienza, gli amici scomparsi, i dubbi, le paure, l'orgoglio, chiudendo in un cerchio perfetto il ritratto di un'anima per tanta parte specchio di un secolo tormentato.

347 pages, Paperback

First published January 1, 1998

5 people want to read

About the author

Izraíl Metter

11 books2 followers
Izrail Moiseyevich Metter (in Russian: Израиль Моисеевич Меттер) (October 18, 1909 [O.S. October 5] – October 7, 1996) was a Soviet writer of Jewish origin.[1] He was born in Kharkiv. One of his best-known books is the novel The Fifth Corner, which he finished writing in 1967, but could not publish until 1989. He received the Grinzane Cavour Prize in 1992 for this book. Other notable works include Genealogy and Muchtar, which was adapted into the film Come Here, Mukhtar! (for which Metter wrote the screenplay). His work has yet to be translated into English. The Fifth Corner of the Room translated from Russian 1991 by Michael Duncan (Harvill Press). Metter died in 1996.

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Profile Image for Daria.
175 reviews42 followers
June 22, 2025
Tutt’attorno al mio remoto passato vado camminando in punta di piedi; entrando, sostituisco le scarpe, come nel vestibolo di un museo, con morbide pantofole per non portare nel passato l’infezione dei giorni presenti…

Non so come fosse capitato questo libro nella mia lista di libri da leggere: non è un libro recente, né particolarmente conosciuto. La copia che sono riuscita a ottenere dalla biblioteca è molto vecchia – non credo esistano ristampe recenti – letteralmente cade a pezzi. In un momento in cui si pubblicano così tanti libri nuovi, mi piace ricordarmi che sugli scaffali delle biblioteche esistono anche gioielli come questo, un’opera che in sei racconti spazia per tutto il Novecento, tutta la storia dell’Unione Sovietica, ed è purtroppo per noi molto attuale.

La stazione era affollata e silenziosa, come ad un funerale. Partiva l’ultima Freccia rossa. In quel primo giorno di guerra tutto divenne subito ultimo.

La vita di Izrail’ Metter in effetti coincide quasi perfettamente con la storia del secolo: era nato nel 1909 ed è morto nel 1996. Nei racconti, di cui la maggior parte autobiografici, l’autore narra la sua esperienza di intellettuale che, seppure abbia incontrato il successo, resta sempre un emarginato, un individuo sospetto – perché ebreo, e figlio di un imprenditore privato, nella Russia sovietica, paranoica e diffidente verso qualsiasi diversità. Ripercorrendo le vicende della propria vita, la voce narrante dialoga con i sé passati, con le figure più importanti che l’hanno segnata, moltissime delle quali – amici, familiari, amanti – quando scrive ormai non ci sono più, travolti dagli eventi crudeli del secolo, la guerra, il Terrore, le purghe staliniane. Interroga la memoria, e soprattutto fa i conti con il senso di colpa dei sopravvissuti, in questi punti la riflessione individuale diventa anche una riflessione sulla collettività.

Per lunghi anni da noi si è combattuto per garantire il diritto di parlare in prima persona a chi descrive avvenimenti storici di cui sia stato il testimone.
Non era consentito usare il pronome «io». Bisognava scrivere «noi». «Io» non era ritenuto degno di fede. Bisognava parlare solo a nome del popolo.


Questo non è un libro da leggere, come ho fatto io, quando si cerca di sfuggire alla calura estiva sul balcone. Andrebbe letto a mente fresca, con la matita per sottolineare, cercare di capire l’esperienza dell’autore, così diversa da quella di chi, come me, non sa cosa sia vivere in un regime totalitario.
Profile Image for Maurizio Manco.
Author 7 books131 followers
October 1, 2017
"Da giovani ci vediamo più originali di quanto non siamo. Non ci riesce di cogliere quanto abbiamo in comune con gli altri. Ci sembra di essere al di fuori dello standard. Sopravvalutiamo la nostra indipendenza e autonomia. E com’è triste che la perdiamo con il passare degli anni! Con gli anni il giogo del tipico ci scortica a sangue. E le mosche verdi della quotidianità ronzano sulle nostre piaghe." (Il quinto angolo, p. 180)

"L’uomo non conosce i limiti delle sue possibilità – né per quanto riguarda l’eroismo, né per quanto riguarda la viltà." (ivi, p. 204)
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