Giovan Battista Piranesi: incisore, scenografo, antiquario, ma prima di tutto, come venne definito dai suoi molti oppositori e rivali, "architetto scellerato". "La croce e la sfinge" racconta la vita di questo artista d'eccezione e dei suoi figli, la sua storia ribelle e avventurosa, che inizia a Venezia, per proseguire nella Roma delle rovine; la storia di un uomo le cui idee rivoluzionarie suscitano scandalo, così come il legame con la potente famiglia di Papa Rezzonico, che pensa di usarlo per i propri scopi politici. Ma questi sono solo alcuni dei tanti azzardi che caratterizzano l'esistenza di un irregolare dell'arte e del pensiero, che nel progetto di restauro della chiesa di San Giovanni in Laterano e nella costruzione della chiesa di Santa Maria del Priorato sull'Aventino si avvicina sempre più ai simboli dei crociati e alla mitologia dei templari, un amore tossico che aliena sempre più a Piranesi le simpatie dei vertici ecclesiastici. Pierluigi Panza profonde in questa grande avventura il rigore del saggista e dell'erudito, ma, prima ancora, la capacità del narratore di immergersi nella materia infuocata di un'esistenza fuori dalle regole e di elevarla a simbolo di un'intera epoca: il Settecento dei misteri, degli oscuri simboli esoterici e dei poteri occulti che scuotevano le certezze del secolo dei Lumi e minacciavano la Chiesa. II libro è arricchito da documenti inediti e riproduzioni delle incisioni di Giovanni Piranesi.
Giornalista professionista dal 1995, lavora al Corriere della Sera, dove si occupa di cultura. Dai primi anni Novanta svolge attività didattica come professore a contratto in diverse università. Precedentemente ha lavorato per una casa editrice. È autore e curatore di molti libri e pubblicazioni scientifiche, tra le quali “Antichità e restauro nell'Italia del Settecento” (1990), “Leon Battista Alberti: filosofia e teoria dell'arte” (1993), “Piranesi architetto” (1999), “Estetica, tempo e progetto” (2002) e "Orientalismi" (2011). Tiene conferenze, seminari è ospite di programmi televisivi e membro di varie associazioni. Ha pubblicato un saggio su Marguerite Duras e due romanzi, “Italiani all'opera. Casti, Salieri, da Ponte, Mozart... Un intrigo alla corte di Vienna” (Skira) e “Il digiuno dell'anima” (Bompiani). “La croce e la sfinge. Vita scellerata di Giovan Battista Piranesi” (Bompiani) ha vinto il Premio selezione Campiello.
Definire questo libro una biografia d'artista sarebbe riduttivo, definirlo biografia romanzata non sarebbe corretto. Ritengo si possa considerare una biografia d'altri tempi stampata nel XXI secolo La storia, la vita... siamo così abituati a conoscerle come una serie noiosa di date, nomi, titoli di opere che spesso ci ritroviamo a desiderare quelle biografie fantasiose di personaggi storici che riempiono gli scaffali dei supermercati in estate, ricostruzioni falsate dal desiderio di stupire quando in realtà la storia vera racchiude già meraviglie.
La Croce e la Sfinge non è sicuramente noioso e racchiude spunti poetici interessanti, un nonsoché di "Volevo fare lo scrittore e mi mantengo con il giornalismo".
La vita di Piranesi è raccontata come un romanzo dunque, con piacevole prosa, ricostruendo laddove mancano le testimonianze, immaginando spesso ma con garbo e discreta cura filologica.
Soprattutto resta la fotografia di una Roma in decadenza, gli ultimi bagliori di un sole morente, un mondo sta finendo, uno nuovo sta sorgendo più a Nord, più a Ovest. Roma è già periferia, tenuta attaccata al centro dal ricordo del suo antico splendore. Chiude il libro la spiegazione dei simboli della chiesa di Santa Maria del Priorato, vera ossessione dell'artista che ha voluto farne il simbolo di quella sua Roma immaginaria nata dall'Oriente.
Libro assai concentrato ma ricchissimo di vita, non solo quella scellerata del Piranesi, ma anche quelle di antiquari sassoni che svengono di fronte alle statue antiche, milord irlandesi più spilorci di Paperone, spie monocole che per passatempo collezionano diamanti, accademici toscani vestiti con tunichette che passano le notti ad inneggiare ai trionfi etruschi, papi pudichi che fan coprire con foglie di fico le pudenda di tutte le statue di Roma, santi con quattro teste -almeno stando ai reliquiari che le contengono sparsi qua e là per mezza Europa-, cavalieri della Stella Polare che passano per archeologi ma che in realtà sono agenti segreti sotto copertura, e poeti rivoluzionari ridotti a far da ghostwriter. Ce n’è per tutti insomma.
Mi si dirà: "ma questo è un caravanserraglio, non una biografia!"
È vero, sin dalle prime pagine si capisce che il tono è quello d'un divertissement, lo attesta la scrittura volutamente e artificiosamente antica, per cui un po’ di aneddotica è più che benaccetta, e da quel poco di ricerche che ho fatto, sembrerebbe comunque non discostarsi poi tanto dalla realtà storica. Ma il massimo pregio del volume per me sta nell'eccellente narrazione della Roma settecentesca e del perché il neoclassicismo sette/ottocentesco in architettura preferì riferirsi principalmente alle architetture greche, schifando non poco quelle romane. Ottima anche l'analisi dettagliatissima dell'apparato decorativo della chiesa di Santa Maria del Priorato sull'Aventino, l’unica architettura di Piranesi realmente realizzata, attraverso cui è possibile riscoprire tutta la storia dei cavalieri ospitalieri.
Interessante biografia di questo artista veneziano che trovò a Roma la fama al punto di essere nominato cavaliere come quel Borromini che lui tanto ammirava e cercava di emulare. Grazie ai favori di papa Clemente XIII, veneziano come lui stesso, Giovan Battista Piranesi divenne architetto e celebrò il compimento della sua opera più ambiziosa, il restauro della chiesa di Santa Maria del Priorato sull'Aventino che gli valse onori e ricchezza presto dissipati dalla scomparsa del papa che lo aveva protetto fino ad una morte anonima in preda alla tisi. Nel libro si può leggere anche la vita non meno avventurosa del di lui figlio Francesco che terminò a Parigi, dopo diverse traversie che lo portarono appunto lontano da Roma.