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Razzo rosso sul Nanga Parbat

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Il 27 giugno 1970 i due fratelli altoatesini Reinhold e Günther Messner realizzano la prima salita della parete Rupal del Nanga Parbat, la parete di roccia e ghiaccio che con i suoi 4500 metri di altezza è la più imponente della Terra. Ma la discesa lungo l’altro versante, sconosciuto, che finisce nella valle Diamir, ha un epilogo tragico: la morte di Günther, travolto da una slavina. Il capo spedizione si adopera affinché vengano taciute le circostanze reali in cui si è verificata la catastrofe. Il resoconto di Reinhold Messner sulla drammatica odissea, concepito come una sceneggiatura, viene vietato, poiché il capo spedizione aveva fatto firmare a tutti i partecipanti un documento in cui si impegnavano a non pubblicare nulla sulla spedizione. Il titolo era Die rote Rakete (Il razzo rosso), proprio come l’ingannevole segnale luminoso che avrebbe dovuto segnalare ai fratelli Messner l’evoluzione prevista delle condizioni meteorologice.
Per decenni Reinhold Messner è stato vittima di campagne denigratorie, viene accusato di aver sacrificato il fratello minore in nome della sua ambizione personale, accuse che incredibilmente non si placano nemmeno nel momento in cui il Nanga Parbat restituisce i resti mortali di Günther dove Messner aveva detto che dovevano essere, e la versione di Reinhold Messner viene confermata in sede giudiziaria. Oggi, a quarant’anni dall’eroica e tragica impresa, Razzo rosso sul Nanga Parbat vede finalmente la luce, con una nuova prefazione dell’autore e splendide fotografie.

312 pages, Hardcover

First published January 1, 1971

19 people are currently reading
464 people want to read

About the author

Reinhold Messner

202 books242 followers
Reinhold Messner (born September 17, 1944) is an Italian mountaineer and explorer from South Tyrol, often cited as the greatest mountain climber of all time. He is renowned for making the first solo ascents of Mount Everest without supplemental oxygen and for being the first climber to ascend all fourteen "eight-thousanders" (peaks over 8,000 metres above sea level). He is the author of at least 63 books (in German, 1970–2006), many of which have been translated into other languages.

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Displaying 1 - 20 of 20 reviews
Profile Image for Karīna Liepiņa.
111 reviews19 followers
January 26, 2022
Kā man patīk lasīt grāmatas par kalniem!! 👌😍 Tik interesanti un aizraujoši, neapnīk! Es lasot, burtiski jūtu, kā manās asinīs ieplūst adrenalīns, no līdzpārdzīvojuma!🤩🙈👍
Pirmā grāmata par Mesnera sasniegumiem.. turpinājums sekos…
Profile Image for Eva Pormeistere IG lapaspusempapedam.
108 reviews54 followers
January 18, 2022
Viens no populārākajiem alpīnistiem, itālis Reinholds Mesners (!!! arī 80 grāmatu autors) man vienmēr asociējies ar vienu vārdu - PIRMAIS. Viņš ir pats pirmais, kurš pieveica solo kāpienu Everestā, kā arī kopā ar Pīteru Hābeleru pirmais uzkāpa Everestā bez papildus skābekļa rezervēm, kā arī viņš ir pirmais, kurš uzkāpis visās 14 virsotnēs, kas pārsniedz 8000m augstuma atzīmi virs jūras līmeņa.

Šī grāmata ir par viņa kāpienu Nanga Parbatā - devītajā augstākajā kalnā pasaulē (8126 m), kas atrodas Himalaju kalnu grēdā.

Grāmatā pazib daudz alpīnisma terminu, vēstures faktu, foto attēlu un liecību, bet tas viss tik dabiski paliek otrā plānā, izceļot pašu galveno - Reinholda sajūtas, emocijas un pārdomas. Mani iedvesmoja, fascinēja un aizrāva tā spēja būt pilnīgi "kailam", patiesam un atklātam gan darbos, gan domās pret sevi. Mani saviļņoja tā apziņa, ka cilvēks ir gatavs iet savā varbūt pat pēdējā kāpienā, kur pirms kāda laika ir pazaudējis brāli, ar cerību, ka tomēr sasniegs virsotni un tomēr nokāps lejā, kaut tajā pat laikā apzinās, ka katrs solis var būt neatgriezeniski pēdējais - un būt ar to pilnīgā mierā, darot to pilnīgi vienam ar ekipējumu, kas šī brīža alpīnistiem liks nodrebēt un ar apziņu, ka, notiekot kam sliktam, tevi neviens neizglābs, jo šajā ceļā ej pilnīgi viens. Grāmata kurā var smelties praktiski visu emociju buķeti - mīlestību, pazemību, bailes, sāpes, neaprakstāmu drosmi, ticību, ilgas pēc zaudētā un vēl, un vēl... Grāmata ar kuru dzīvosi kopā vēl ilgi pēc tās izlasīšanas...

Manuprāt, grāmata, kurā var satikties ar dzīvi tās viskailākajās un patiesākajās izpausmēs!
Profile Image for Jessi.
125 reviews
February 28, 2020
Die Expedition Nanga Parbat im Jahre 1970 wird mithilfe von Briefen, Tagebucheinträgen und Erinnerungen von Reinhold Messner, sowie Zitaten von Expeditionskollegen rekonstruiert.

Das Buch liest sich ab einem gewissen Moment wie ein Drehbuch. Flüssig, gut nachvollziehbar. Viele Bilder helfen für den Bergsteigerlaien den Gegebenheiten vom Biwakieren, den Lagern und dem Aufbau des Berges etc. einfach zu folgen und sie zu verstehen.
Profile Image for Clara Mazzi.
777 reviews46 followers
July 25, 2022

Ci tenevo molto a leggere questo libro perché (stando a letture incrociate), mi era sembrato di capire che questo fosse il testo chiave in cui Messner raccontava in prima persona della tragedia al Nanga Parbat, quella dove il suo carissimo fratello Günther perse la vita e per cui Reinold fu accusato in primis di negligenza verso il fratello (cioè di averlo abbandonato) ed in secondo luogo superbia - perché compì la prima traversata integrale del Nanga senza l’assenso del capo spedizione quando invece vi era ricorso perché non aveva altra via d’uscita. Un doppio dolore, dunque per l’alpinista sudtirolese, per cui fu tra l’altro obbligato a non poterlo comunicare a nessuno perché l’allora capo spedizione Karl Herrligkoffer aveva incluso in una clausola del contratto con cui aveva ingaggiato i vari alpinisti, il divieto di poter consegnare alla stampa una qualsiasi informazione in merito alla spedizione. Non solo: a seguito dell’incidente, pare che Herrligkoffer avesse sequestrato anche le foto e i diari di tutti.
Il nòcciolo della questione, ovvero del perché Messner fosse stato costretto ad attraversare il Nanga, stando appunto alle letture incrociate, fu in un errore di comunicazione dal campo base, il quale, a discapito di migliori mezzi di comunicazione, avrebbe dovuto comunicare a Reinhold le previsioni del tempo: “rosso” = brutto tempo, quindi solo un tentativo alla vetta, cercare di andare più in alto che si poteva e poi indietro; “blu” = bel tempo, via libera.
Quando il capo spedizione riceve le previsioni del tempo, queste sono belle, ma invece di lanciare un razzo blu, ne lancia uno rosso (pare che fossero spariti i blu, sebbene lui avesse controllato la sera prima, nel momento in cui aveva inviato il messaggio di istruzioni).
Reinhold pensa che ci sia tempo brutto e quindi parte per fare solo un tentativo alla vetta. A sorpresa, gli si affianca il fratello, non previsto in nessun accordo (lo leggo nel testo di Messner stesso), che però era già provato da un grande exploit che aveva fatto su per un canalone. Günther vuole salire anche lui in cima e considerato che sono affiatati, Reinhold non si oppone. Salgono lenti, ma il tempo è bello. Arrivano in vetta troppo tardi e Günther è molto stanco. Soprattutto non hanno più corda con loro perché l’avevano lasciata in un canalone, convinti che sarebbero ripassati. Ma le condizioni del fratello non lo permettono ora. Nel frattempo vedono che il tempo non è affatto brutto, e quindi deducono che qualcun altro salirà – e che quindi potrà aiutare Günther nella discesa. Aspettano e vedono salire Felix Kuen e Peter Scholz, altri due membri della spedizione (e qui, a mio avviso si è giocato il teatro dell’assurdo!) che sono ad un centinaio di metri di distanza, ma sebbene Reinhold abbia gridato aiuto per ore, di fatto, i due alpinisti non glielo prestano – ma non per negligenza, no! Infatti Kuen sente e vede Messner gridare e gli chiede se è tutto ok. E Messner gli risponde sì, perché, pensava che si riferisse alle loro condizioni fisiche, che erano a poso. Ma NON GLI CHIEDE DELLA CORDA! Ora, questo mi sembra proprio uno di quei casi in cui, una volta nella zona della morte, i pensieri si fanno confusi e, a cascata, anche la comunicazione. Di fatto, i due alpinisti proseguono verso la vetta e i fratelli Messner restano soli, senza corda e con Günther molto indebolito. Era impossibile scendere da dove erano saliti senza corda e così si lanciano (letteralmente) verso l’ignoto, e scendono dalla parete del Diamir, compiendo (dopo il loro primo 8000) la prima traversata del Nanga e la prima discesa dalla parte del Diamir. Il resto è storia: Günther viene travolto da una valanga e Messner viene recuperato più morto che vivo da dei pastori locali, viene riportato a casa, dove andrà in ospedale e dove sarà nell’occhio del ciclone dei media e delle accuse.
Sempre in base alle letture incrociate, sembrava che il cattivo della faccenda fosse Herrligkoffer, ma in tutta franchezza (e se ho capito correttamente) non mi sembra che abbia fatto poi qualcosa di terribile, nel senso che sia chiaro contro chi puntare il dito. Si è trattato di una serie di coincidenze che hanno creato poi quello che è succsso: è stato Günther a volersi aggregare a Reinhold anche se non era abbastanza in forma; i due erano senza corda ed infine non c’è stata una comunicazione efficace coi due compagni di squadra. Ma il “dramma del colore del razzo sbagliato”, quello che ha furoreggiato negli scritti di Messner, mi sembra onestamente che non abbia alcun rilievo. Quindi il j’accuse che speravo di vedere risolto in queste pagine, si è sgonfiato da solo. Resta il testo, pubblicato per la prima volta nel 1971, come se fosse stata una sceneggiatura (Reinhold ne voleva fare un film): mi sono occupata di sceneggiature per un po’ di anni e questa, con tutta la bontà, lascia molto a desiderare. Non è scritta in maniera professionale (non è suddivisa scena per scena, non ci sono gli esterni, gli interi, se è mattino, sera, pomeriggio, ma soprattutto è piena di riflessioni che non si capisce se vadano intuite leggendo il volto di Messner - ma è molto difficile capirle - o se invece c’è una voce fuori campo - altra indicazione fondamentale di uno script professionale). La scarsa qualità della sceneggiatura poi va a braccetto con un testo che è molto, troppo, autocelebrativo: Reinhold è uno che si autocelebra molto, lo sappiamo, ma nel ripensare a tutta la faccenda, alla tragedia, ecco che in questo caso questo aspetto del suo atteggiamento stride un po’. Infine, quello che mi ha stranita è che Reinhold alla fin fine, si guarda bene dallo sparare a zero contro Herrligkoffer (che, come sempre, sulla base delle letture incrociate sembrava il cattivone), anzi, sembra quasi che dopo tutto Karl sia un buon amico. Che anche Reinhold, all’epoca, puntasse ad un’altra spedizione con lui, famoso per organizzarle senza badare a spese? In questo caso però, sarebbe stato d’uopo una prefazione all’ultima edizione.
No, nel complesso questo libro non mi ha convinta.
Profile Image for Dārta Grudule.
54 reviews14 followers
September 1, 2019
Daudz vērtīgu atziņu par alpīnismu, par vienatnes nozīmi un vienkārši skaistas domas. Arī plašs tehniskās informācijas daudzums par pašu Nanga Parbatu. Nedaudz pietrūka nobeiguma Mesnera stāsta nobeiguma daļai, kādas atziņas pēc nopietnā un neticamā kāpiena.
Profile Image for Clara Mazzi.
777 reviews46 followers
September 29, 2020
Il Nanga Parbat. La montagna nuda. La montagna degli dei. La montagna di Nardi e Ballard, morti nel 2019. La montagna di Tomek (2018) e della Revol. La montagna dei tedeschi. La montagna di Buhl, che la sale per primo nel 1953. La montagna dove muore Günther Messner. La montagna di Reinhold Messner:) la attraversa completamente nel 1973 con suo fratello e nel 1978 compie la prima ascesa di un ottomila in solitaria. La montagna del dolore di Messner: per la scomparsa di suo fratello e per il divorzio da Ushi per cui lui cade in una profonda depressione che dura più o meno un paio d’anni. In questi anni di buio, Messner è travolto ancora dagli strascichi delle polemiche, dei veleni, delle cattiverie che sono seguiti alla morte di Günther e non riesce a riorientarsi dopo la perdita di questo grande, grandissimo amore. Tenterà due volte di salire sul Nanga da solo, ma fallirà alle pendici della montagna: la paura, le preoccupazioni, sono troppe. Lo fanno rinunciare. E lo portano anche a riflettere su come si relazioni agli altri e su come lui dipenda molto dagli altri: le cattiverie lo feriscono, l’amore l’ha messo in ginocchio. Messner decide di non volersi più trovare in questa situazione. Vuole essere indipendente. Vuole prendere decisioni solo per sé. Non vuole assumersi responsabilità anche per gli altri. Questo avrà delle ricadute sia in ambito alpinistico (non vuole più partecipare a grosse spedizioni) che in ambito affettivo (per esempio, capisce che da Uschi in poi amerà in maniera diversa, amerà una donna che, come lui, sarà capace di stare da sola).
L’idea quindi di cimentarsi su di un ottomila da solo, in completa libertà è di conseguenza il risultato di un lungo e faticoso lavoro personale che lo porterà dalle tenebre alla luce e a una rinascita.
Pur necessitando comunque sempre di una compagna che lo aspetti al campo base (Ursula Grether, in qualità di medico avrà tale funzione in occasione di quest’impresa), Messner adesso si sente in grado di affrontare il Nanga e di vincerlo comunque vada, nel senso che già il fatto che lui si senta bene nell’attuare questo progetto è per Messner una vittoria su di sé.
Sorprendentemente introspettivo e sincero è allo stesso tempo un libro molto attento non rivelare proprio tutto (per esempio, non dice che Ursula era la sua compagna del momento), in quello strano miscuglio tipico di Messner in cui la ricerca personale, espressa attraverso pensieri molto interessanti e profondi, è amalgamata ad una durezza che a tratti, se ci si dimentica chi sta scrivendo risulta stridente, come quando spende parole pregne di sentimenti forti per Ushi ma per Ursula, la sua compagna di quel momento, non una riga che non sia strettamente documentaristica o filosofica nel suo senso più stringente (poverina…).
Per il resto, un grandissimo libro che condivide molto generosamente pensieri importanti sulla ricerca di sé in relazione agli altri. Insieme a “La vita secondo me” il migliore di Messner.




Profile Image for Simone Gherbe.
52 reviews1 follower
March 16, 2025
Nel 1970, Reinhold Messner partecipa ad una spedizione insieme al fratello Günther che porterà purtroppo alla morte di quest'ultimo. Per ragioni contrattuali Reinhold non ha potuto scrivere il libro nel modo che gli è solito, ma ha dovuto optare per una specie di sceneggiatura, raggirando il blocco che gli era stato imposto. Solo in questo modo Reinhold Messner può difendersi dagli attacchi di alcuni dei suoi ''compagni'' che lo hanno accusato di aver abbandonato il fratello o averlo addirittura ucciso.
Ne segue una discesa critica dallo Sperone Mummery seguito da bivacchi impossibili senza tenda e allucinazioni varie in cui solo con l'aiuto dell'altro, si rendono conto che stanno dicendo cose non reali (ad un certo punto Reinhold ha una specie di Psicosi che gli fa dire che ha già scalato quel pezzo di montagna e che lo conosce bene, solo il fratello riuscirà a dissuaderlo, lo stesso capiterà precedentemente al fratello giusto per far notare come fossero estreme le loro condizioni. Il fratello, rimasto indietro verrà poi colpito da una slavina e Reinhold pur di trovare il fratello, rimane un giorno in più sulla montagna nonostante le sue condizioni fossero ormai critiche per cercarlo.
Ne segue il tentativo di ritornare alla civiltà di Reinhold, ancora incredulo di aver perso il fratello e di essere rimasto isolato dal resto della spedizione, che troverà solo dopo giorni di vagabondaggio nelle zone remote del Pakistan, dove verrà per fortuna aiutato dagli abitanti e costretto a barattare le poche cose che gli rimangono. Gli abitanti comunque si dimostrano di cuore e ad un certo punto addirittura lo trasportano sulle spalle e in barella, solo in seguito riuscirà a ricongiungersi al resto della sua spedizione, che ormai ritenevano morti sia lui che il fratello (notare come Reinhold accusi alcuni di non aver nemmeno provato a cercarli). Ne seguiranno diatribe, accuse, che richiederanno più di cinquant'anni per dare ragione definitiva a Reinhold.

L'avvenimento è il normale ''imprevisto'' che accade in montagna, il ''razzo rosso'' di cui da il titolo il libro significava che era previsto il maltempo, e che Messner vedendo quel razzo, avrebbe dovuto tentare la scalata sulla cima rupal in solitaria in quanto per lo meno, la spedizione non sarebbe risultata in un fallimento. Il fatto è che in realtà le previsioni meteo erano favorevoli e coloro che dal campo base lanciarono il razzo rosso, avevano semplicemente sbagliato il colore, in quanto avrebbero dovuto sparare un razzo blu. Un secondo imprevisto è l'arrivo del fratello Günther che non avrebbe dovuto scalare la montagna.
Profile Image for Linandara .
21 reviews70 followers
November 18, 2021
This is a sad story about mountaineers. Firstly sad because the younger of two brothers, Günther, dies and the older brother, Reinhold Messner himself, suffers greatly. Secondly, and even more so, because of a terrible feud which started in 1970 and still goes on. Former comrades keep accusing each other of Günther's death.

The main part of the book reads well because it is in a film script style. Although because of this it feels a bit over dramatic for a fresh account of a one year old tragedy.

Unfortunately there are lots of quotes added to the modern version of the book. Do we really need to know who said what in 2003? Suggestions, accusations. Günther himself decided to climb that mountain despite everybody's plans and expectations. Later both young montaneers suffered from cold, exhaustion, lack of water, oxygen and food. From time to time they were delirious. How could anyone demand or claim a precise account?

Throughout the book I grew a bit disappointed with how little was actually said about the deceased young man. "We talked, we laughed, we read…" But what about? What did he think? Suddenly at the end "I didn't even know that he wrote poetry too!" It just looks like being a very enthusiastic and ambitious climber, Reinhold didn't even pay attention to his brother's other sides.

This is my sixth book by Reinhold Messner and, frankly the initial excitement at discovering this very unusual person earlier this year is going away a bit. Not so much a philosopher wandering in the wild. So often now he sounds to me far too vindictive and self righteous. I started reading his former friends, now opponents and independent journalists. I recommend to anybody interested in "The Red Rocket" to also read the "Skeleton on the Mountain" article in the Outside magazine, "Günther Messners rätselhafter Tod" by Max-Engelhardt von Kienlin, and the open letter to Reinhold Messner by Hans Saler (look through Way Back Machine).

Ultimately it is up to you what you make of this sad story. Like any story it tells us a bit more about human nature and human relationships.
This entire review has been hidden because of spoilers.
608 reviews
December 11, 2025
Ein sehr intensives Buch. Ich kann verstehen, warum Reinhold Messner es in verschiedenen Formen geschrieben hat und fand es sehr passend. Ich war gefühlt bei jedem Schritt dabei. Die vielen (VIELEN!) Fotos waren sehr hilfreich um die Route(n), die Beschaffenheit des Berges und die Gefahren besser zu erkennen und zu verstehen.
4 reviews1 follower
December 23, 2019
Sehr genossen, bisschen häufige Wiederholungen und unnötiger eingang auf Stretereien
6 reviews
January 19, 2025
Empecé a leer este libro pensando que seria sobre las historietas alpinísticas de un mito como Messner y encontré mucho más que eso. A parte de explicar la ascensión como tal de manera técnica, también ahonda mucho en su sentimiento de soledad, en sus altos y bajos, en sus miedos,... Otro punto a su favor (en mi opinión) es su interpretación de como se debe practicar el alpinismo.
Profile Image for Alberto Galassi.
74 reviews1 follower
February 9, 2021
Amici e non quando abbiamo tra le mani un libro di Messner non abbiamo tra le mani solo un agglomerato di cellulosa e colle varie con delle belle parole stampate sopra.... abbiamo tra le mani un LIBRO scritto probabilmente da uno degli ultimi veri esploratori e avventurieri che possono definirsi tali ancora viventi. Le edizioni Corbaccio sono di una qualità davvero meravigliosa.
Non voglio fare spoiler su questa storia quindi ve la riassumerò molto "male" ma fidatevi di questo brutto riassunto!!! Messner in questo libro racconta il tentativo di conquistare la vetta del NangaParbat uno degli 8000 più insidiosi dopo forse solo il K2... in questo libro Messner ci racconta la sua più grande tragedia... ho trovato questo libro davvero incredibile per tutto il susseguirsi di eventi che ha portato questo razzo rosso sul NangaParbat.
93 reviews
April 24, 2021
Pirmais iespaids, ka grāmata ir profesionāla alpīnista sarakstīta profesionālam alpīnistam. Tajā ir daudz terminu un kalna daļu nosaukumu, kas sakotnēji vienkārši make no sense. Tāpēc top tips and tricks - ja vien neesat pieredzējis kalnos kāpējs, tad lasīšanu der sākt ar definīcijām, kas dotas grāmatas pēdējās 2 lapās.
Anyway, jo tālāk lasa, jo skaidrāk paliek.

Priekš grāmatas sarakstīšanas laika un arī priekš šodienas  ļoti emocionāls vēstījums no vīrieša, kas nebaidās runāt par savām jūtām, bailēm un asarām. Par to vien zvaigzne klāt.

Fokuss uz galveno - uz konkrēto kāpienu kalnā -, tāpēc, ja arī tā starp citu tiek pieminēti citi notikumi, no tiem tiek paņemts centrālais vēstījums, pārējo atstājot neatbildētu (nu viņš tak uzkāpa tai kalnā toreiz ar brāli, bet to vispirms uzzinu no gūgles).

Traki patika beigās pievienotā informācija par citiem veiksmīgiem un, diemžēl, vairumā gadījumu neveiksmīgiem, kalna iekarošanas mēģinājumiem. Pievienota statistika, gadskaitļi, ekspedīciju apraksti, bildes un laikmeta elpa. Šādu pieeju gribētu redzēt arī citās grāmatās. Nācās vien parakties telefonā, lai redzētu, kā veicies citiem kāpējiem pēc 1978 gada. Gosh, jau 43 gadi pagājuši.
Profile Image for Pavel Dobrovsky.
95 reviews49 followers
August 1, 2017
Horolezecká literatura je pro většinu lidí zcela nezajímavá (asi jako surfařská). Tahle je jiná, protože její páteří není samotný výkon, ale vyrovnání se se ztrátou bratra, důvěry a s morální stigmatizací v horolezecké komunitě. Messner na to jde jinak. Pro jeho bratra Günthera fatální výstup na Nanga Parbat roku 1970 vypisuje jako filmový scénář a používá stručné, úderné a krátké věty bez nánosu patetických keců o síle přírody a nadlidských výkonech horolezců. Čtení ze začátku roztříštěné brzy chytne rytmus a naléhavost dokumentu psaného v okamžiku událostí. Občas je to dost chaos, ale ve finále je kniha hodně lidská a plná ilustrativních fotek z expedice a doplňujících výroků ostatních lezců i nelezců.
Profile Image for D.
1,085 reviews11 followers
March 13, 2020
"Die Rote Rakete Am Nanga Parbat" is a deeply personal book that must have been very difficult to write for Reinhold Messner who lost his brother Günther on Nanga Parbat in 1970.

The book had me very engaged and especially toward the end when Reinhold has lost his brother and is fighting for his own survival it made me feel so many things. It made me angry at the people who didn't help him for a long time.

Not all of the book is easy to read as some sections are written like a movie script, but overall it's a good book that I can only recommend if you want to learn more about the 1970 disaster or the history of mountaineering in general.
Profile Image for Silvia.
69 reviews9 followers
January 5, 2012
Un storia toccante, una narrazione articolata su più livelli, che alterna diari e descrizioni quasi cinematografiche, una passione, quella per la montagna e per la vita, che trasuda da ogni pagina. E finalmente la verità, su una vicenda controversa che si potraeva da oltre 30 anni.
Messner è innanzitutto un alpinista, ma anche uno scrittore dalle molte qualità e questo libro ne è l'ennesima prova.
Profile Image for Robert Cassady.
8 reviews
April 25, 2010
This is an inspirational story by an exceptional climber, however, the writing and photography is not as good as in many other mountaineering books of its time period. The binding job was not well done and cracked on my edition in fairly short order.

The climb, though... Nanga Parbat - alone from the base to the summit past the deathplace of his brother. The climb is one for the ages...
Profile Image for Bernadette.
266 reviews
February 14, 2011
The account of Messner's solo climb of Nanga Parbat, a remote, tough mountain. Writing from memory of this solo climb, Messner's recounts that the climb is more of struggle of man vs himself rather than man vs the mountain. Fighting his own fear and even more so, his loneliness Messner's overcomes all.
Profile Image for Zuzka.
42 reviews3 followers
July 8, 2016
Červená světlice nad Nanga Parbat. Musím říct, že jsem čekala od téhle knížky víc. Vyprávění se docela opakuje a občas je docela nepřehledné. Na druhou stranu zde člověk dostane větší vhled do té nešťastné události, která se stala při výstupu bratří Messnerů na tuhle obávanou horu. Když bych to ale měla shrnout, tak filmové zpracování je opravdu lepší.
Profile Image for Hirosasazaki Sasazaki.
242 reviews3 followers
October 2, 2013
I think I expxcted the brave climber's story. But this book is not like that. This is the change of his heart through the great challange. Weakness is also a part of man.
Displaying 1 - 20 of 20 reviews

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