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Mapplethorpe - Assault with a Deadly Camera : A Pop Culture Memoir - An Outlaw Reminiscence by Jack; Fritscher, John Fritscher

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Excellent Book

Hardcover

First published September 25, 1994

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About the author

Jack Fritscher

63 books13 followers

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4 (5%)
Displaying 1 - 11 of 11 reviews
Profile Image for Asclepiade.
139 reviews78 followers
October 16, 2018
La sensazione acuta dello scorrere del tempo si riceve spesso nel rendersi conto che persone che siamo abituati a pensare nella loro giovinezza più bacchica e faunesca ormai sarebbero tranquilli nonnini o compassati signori di mezza età; tanto per dire, di recente m’è capitato di vedere qui a Milano un tale che per un attimo mi fece esclamare tra me “Ma guarda qua Diego D.!”, che era stato mio commilitone nel 1993/94: ma bastò un secondo perché mi sovvenisse che Diego D. non era più un ventenne come quel tizio, ma un uomo fra i quaranta e i cinquant’anni. Ecco, a chi verrebbe in mente che Robert Mapplethorpe, nel momento in cui sto scrivendo, sarebbe in procinto di compiere settantadue anni? E chissà come sarebbe un Mapplethorpe settantenne: io non me lo riesco a immaginare; d’altronde, l’autore di questo libro, che per un certo periodo ebbe una relazione con lui, è ormai vicinissimo agli ottanta. Non so, a dir il vero, come sia Jack Fritscher da vecchio: al tempo in cui viveva vicino a Mapplethorpe mostrava già più anni di quelli che aveva, come spesso accadeva in quei tempi a corifei della scena leather come lui, che tra barbacce, baffoni e aria ingrugnata non davano certo l’idea d’eterni adolescenti circonfusi da un’aura gaya, vaporosa e lieve; ma il suo destino è stato fausto: di quell’epoca d’eccessi dionisiaci è uno dei non moltissimi sopravvissuti, e per giunta provvisto di strumenti culturali adatti a rievocarla con cognizione diretta e in modo non puramente nostalgico ed emotivo; egli ha infatti condiviso una carriera accademica di tutto rispetto, dopo studî teologici, filosofici e artistici (voleva farsi prete, e prima di lasciare il seminario aveva anche ricevuto gli ordini minori), con una vita di attivista gay e leather, come attesta il lungo periodo in cui ha diretto la storica rivista Drummer. Le sue qualità di testimone diretto e partecipe, ma capace d’una lettura storica dei fenomeni vissuti di persona, potenzialmente parrebbero quella che si suol dire un’accoppiata vincente: ma purtroppo questo libro per diversi aspetti si rivela una delusione, anche perché di solito le delusioni divengono più cocenti se le pretese erano più alte. I motivi per cui l’opera promette assai più di ciò che mantenga sono, a mio avviso, principalmente due: la natura miscellanea e una certa aridità espositiva. Il primo è il più importante. Fritscher si limita qui a raccogliere e giustapporre una serie di pezzi di varia natura scritti in momenti diversi (ma per lo più negli anni Novanta), in occasioni differenti e su svariate riviste, dedicati all’arte di Robert Mapplethorpe o al suo ricordo, e tutto induce a pensare che li abbia messi assieme e ripubblicati tali e quali, dato che pullulano di ripetizioni: è chiaro che non reca molto piacere al lettore trovarsi la medesima notizia od osservazione critica riportata ogni dieci pagine; ma se le osservazioni e notizie reiterate sono numerose, lo scarso piacere diventa perfino irritazione. Inoltre l’autore dà il sospetto d’una posizione critica ondivaga sul rilievo e sul valore dell’artista di cui si occupa: il che, in sé, non è strano, perché a distanza di tempo la visione d’un’opera o d’un artista in generale può variare anche di molto; ma senza dubbio non reca piacere veder elogiato Mapplethorpe per la sua novità dirompente in un passo, e sentirlo trattare con qualche condiscendenza o perfino con malcelata irritazione o con evidente fastidio in altre pagine, probabilmente nate in momenti di malumore. Qui davvero si avverte fortemente l’assenza d’un lavoro di revisione, riscrittura e rifusione dei testi: attività che oltretutto avrebbero comportato, data la maggior distanza prospettica, una visione più serena e sfumata di questioni che l’urgenza del momento induceva forse a guardare in maniera deformata. Fritscher insiste in modo quasi ossessivo sull’educazione cattolica condivisa da lui e Mapplethorpe, ma temo che in ciò egli sopravvaluti l’incidenza del cattolicesimo sull’estetica del grande fotografo di Long Island. Ci sarebbe stato qui, piuttosto, un lavoro iconografico notevole da portare avanti, rintracciando nelle immagini S/M (ma anche in altre, come quelle dei fiori) reali ed effettivi riecheggiamenti di precise opere d’arte: Mapplethorpe era scultore di formazione, e sebbene non avesse alle spalle un’istruzione profonda ed ampia come Fritscher, nemmeno doveva essere digiuno di storia dell’arte. Può darsi tuttavia che Fritscher non avesse l’idonea preparazione iconografica occorrente a questo lavoro: in effetti, l’arte allusiva di Mapplethorpe, nella misura in cui davvero attinga da un’iconografica cattolica colta o popolare, senza dubbio rimane più sfumata e sotterranea, per esempio, di quella, viceversa esibita, di Pierre & Gilles. Dove mi sembra che l’opera di Fritscher riacquisti un interesse culturale degno di nota è, piuttosto, nei numerosi passi dove l’autore si scaglia, talvolta con espressioni gustosamente pittoresche, contro quello che denomina mainstram gay, secondo lui rappresentato, fra l’altro, da riviste come The Advocate, di cui rifiuta l’approccio politicamente corretto in nome d’un atteggiamento apertamente maschilista, rivoluzionario e rude, riassumibile appunto nell’icona del maschio alla Tom of Finland, in pelle nera, palestrato e “cattivo”. Si tratta d’un orientamento che ne lustri scorsi ebbe la sua risonanza e dignità anche da un punto di vista culturale, mentre ora sembra aver più o meno esaurito la sua carica teorica, restando vivo, più che altro, come fatto di stile o di culto feticistico. Se l’intero libro dà l’impressione d’una raccolta di pezzi non rimaneggiati, vi ho rinvenuto tuttavia una citazione che a prima vista sembra frutto, al contrario, d’una manipolazione successiva. Dato che questa non è una recensione canonica ma una serie di pensieri personali buttati là, mi si permetterà una digressione alquanto sproporzionata. Nel 1982 un fotografo californiano di nome Jim Wigler fu bersaglio d’una virulenta campagna polemica da parte non degli omofobi, ma proprio dei suddetti mainstream gay, che lo incolparono di creare immagini leather e sadomaso a propaganda dell’irresponsabilità sessuale e della conseguente diffusione dell’AIDS, peraltro ancora agl’inizî e non ancora chiamato con quest’acronimo; Fritscher, incoraggiato da Mapplethorpe, che si vedeva indirettamente chiamato in causa dato che creava anche immagini simili a quelle di Wigler, scrisse un caustico articolo in difesa di quest’ultimo, articolo qui riportato per intero; per dare un’idea del suo stile, ancora pieno di veemenza da anni Settanta, basta citarne la frase d’apertura: “Basta con le stronzate da checche sull’arte del fotografo Jim Wigler e del suo modello e partner Gunnar Robinson!”. Ebbene, all’interno dello scritto, a p. 279 del testo italiano, troviamo la frase “Non ci piace vivere sul ciglio di un’avanguardistica verità se non possiamo ritirarci, come giovani inesperti, in un romanticismo pieno di sentimento. Facciamo finta di essere Butch e Sundance, ma in realtà siamo più come Frankie e Johnny”. Ora, la nota del traduttore spiega che i primi due nomi si riferiscono a Butch Cassidy, pellicola del 1969, e va bene, e gli altri due a Paura d’amare, del 1991. Ma l’articolo fu scritto prima del 1991! E anche l’opera teatrale da cui fu tratto il film è posteriore al 1982. Qui però sospetto che il testo di Fritscher non sia stato riscritto, ma che a sbagliarsi sia stato il traduttore, cagione la solita dannata fretta di mandare in istampa il libro: almeno a quanto leggo su Wikipedia (ché d’altronde non sono un esperto di teatro americano), il dramma Frankie and Johnny di Terrance McNally, la cui prima risale al 1987, fu ispirato da una famosa canzone popolare dei primi del Novecento col medesimo titolo, che aveva peraltro già suggerito il soggetto per vecchie pellicole cinematografiche, una delle quali perfino interpretata da Elvis Presley. Era insomma un’allusione a qualcosa d’abbondamentemente divulgato e conosciuto dal pubblico ben prima del film con Al Pacino e Michelle Pfeiffer, come potrebbe essere, da noi, una citazione di Funiculì funiculà o di Sciur parun. Sono, d’altronde, infortunî che capitano quando si ha che fare con la “cultura popolare” d’un paese in cui non si è nati e cresciuti; e perfino con quella del proprio, se l’intervallo temporale si fa notevole. Non si capisce, d’altronde, perché Fritscher avrebbe dovuto inserire proprio questa frase o modificarla mentre tutto fa pensare che il resto sia rimasto tale e quale ad allora.
Profile Image for Fasterpussycat Moore.
34 reviews
October 26, 2011
I bought this at the same time as Patricia Morrisroe's biography, expecting to find Fritscher's memoir the more interesting read. His book, however, is not so much a memoir as a collection of articles he's written about the photographer over the years - some better than others. I wish they'd all been written like the third chapter - (Take 3): Adventures with Robert Mapplethorpe (Adult Discretion Advisory) Personal Journal, which can be downloaded here: http://www.jackfritscher.com/Non-Fict... - which chronicles a wild, wondrous weekend Fritscher spent with Mapplethorpe. The other chapters aren't as intimate or narrative and I ended up skipping over most of them.

Morrisroe's well-researched and highly detailed biography is the one you want to pick up. She delves into everything and everyone with a connection to his life, aesthetics, and the various scenes Mapplethorpe was a part of. Completely fascinating.

Profile Image for Jacob Hale.
29 reviews9 followers
August 12, 2007
An insightful (at times) look at Mapplethorpe's life and art from someone who was his lover and participated in some of the same community circles as he. But this is a collection of essays, many of which make the same points, so it gets repetitive. And Fritscher's harping against femininity among gay men and against feminism does not appeal to me.
Profile Image for Melanie.
1 review
January 9, 2014
I don't normally write many reviews, and don't even like reading reviews before reading a book generally speaking because I don't want any pre-conceived notions planted in my brain. But this time I felt compelled to write if only to vent a little. And this after barely getting a chapter in. I was so irritated that even I checked out other reviews to see if it was just, and many were quite positive, so maybe it was just me!! I guess I'll give it another go eventually.

But after being so turned off just by the intro chapter...it may be a while before I can tackle it again. I just finished reading Patti Smith's very heartfelt biography 'Just Kids', which details his part in her life. It was a humbly & beautifully written portrait of their lives. So maybe just having come off of that was a factor in making this book's opening seem so jarring.

On the very first page the author actually says of his relationship with Mapplethorpe, 'I helped him create himself.' Ok. I don't know enough to judge how much of an influence this author had on Mapplethorpe's life. But the cockiness of that statement, and the REPEATED statements of how the author knew Mapplethorpe were just...too much. I lost count of how many times he mentions that Mapplethorpe was his lover. He was there. They 'Lived parallel lives'. He 'begged him' to write a story about him.

Just...UGH. Done. Let stories, journal entries, collaborations, what-have-you...fine, let THOSE speak. But the tone of the intro was just so...narcissistic & name-droppy. 'No, really!! I knew him back in the day! He knew me! He LOVED me! ME!!' Blah. Done. Closed this chapter. Sorely disappointed.
Profile Image for Judy.
766 reviews9 followers
July 17, 2016
I was eager to read this book because Jack Fritscher was one of Robert Mapplethorpe's lovers, the editor of Drummer magazine in San Francisco, and seemingly had things to tell about Mapplethorpe that I thought I might find interesting. What I found in this book were 21 previously written essays on various topics, with interviews conducted by Fritscher on people who had encounters with and/or opinions on Fritscher, Mapplethorpe, or both. These people, mostly other writers and artists, had loads of opinions on Mapplethorpe's work and/or life. These stories ranged from boring to mildly informative, with a couple of them containing insights that I found creative. I am currently very engrossed in learning about Mapplethorpe, as an artist and a man. Not sure why, but both his art and his life draw me in. This book was disappointing in that it contained only a fraction of what I had hoped to encounter.
Profile Image for Clark.
30 reviews1 follower
November 2, 2023
Compared to the Patricia Morrisroe biography about the bisexual artist Robert Mapplethorpe, this book deserves one star.

I gave it two stars, only because Fritscher writes about Mapplethrope at times, from the perspective of a former acquaintance, and unfortunately there is nothing new that hasn't already been written about in the actual biography of Robert Mapplethorpe by Morrisroe that Mapplethorpe wanted her to write about him.

We as readers learn more about Jack Fritscher than we do Robert Mapplethorpe.
Profile Image for Patti.
3 reviews4 followers
Want to read
August 10, 2009
looks great- cannot wait to dive in. a true radical.
Profile Image for Erin Tuzuner.
681 reviews74 followers
March 26, 2013
Critical insight mingled with memoir and a delightful whiff of filth comprise this incredible slice of history.
Profile Image for Andrew H.
576 reviews19 followers
May 24, 2021
An important view of Mapplethorpe, but somewhat partial in its viewpoints.
Profile Image for Gina Carlini.
113 reviews2 followers
June 21, 2018
Dopo aver letto la bellissima autobiografia di Patti Smith “Just Kids” avevo desiderio di conoscere meglio la figura di Robert Mapplethorpe, ma questo libro scritto da un ex compagno del famoso fotografo non aggiunge nulla a quanto avevo potuto imparare e intuire dalla mia precedente lettura. Frischer in più parti del libro sembra essere geloso del successo di Mapplethorpe ed in più parti cerca di sminuirne il talento : veramente fastidioso. Inoltre in alcuni passaggi è molto ripetitivo quindi non è un libro che consiglierei
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