È una storia ispirata a fatti realmente accaduti. Ma non mi è piaciuta molto la narrazione..... Gli do 3 stelle perché è una bella storia ma non di certo perché sia ben narrata perché assolutamente non è così.
Molto deludente per la superficialità con cui viene narrata la storia. L'assedio di Sarajevo, gli attacchi dei cecchini ai passanti, la mancanza di cibo e di aiuti, la tragica realtà dei bambini negli orfanatrofi, la decisione di prendere una bambina in affido sono tutti passaggi affrontati senza approfondimenti e riflessioni. La procedura per ottenere l'affido apparentemente temporaneo (fino alla fine della guerra) ma in realtà definitivo e le modalità di ingresso della bimba in Italia sono irritanti e, se veritiere, scorrette e disdicevoli. Un abisso rispetto al romanzo di Pastorino "Mi limitavo ad amare te" da collocare su un livello nettamente superiore.
Sebbene sia una storia vero, al livello narrativo non è niente di che. Nel mio caso specifico di lettura poi, provai a leggerlo subito dopo aver terminato "Venuto al mondo" in preda ad una sorta di ossessione bosniaca. Scelta sbagliatissima.
Un libro che inizia con una persona nella sua casa di Roma che risponde ad un'improvvisa telefonata e risente dopo anni la voce di un fantasma che ritorna dal suo passato sarajevese chiedendogli di tornare in Bosnia per chiudere qualcosa, e che poi rimugina su presente e passato mentre sorvola l'Igman in aereo?
No grazie, lo avevo appena letto; perché questo è appunto lo stesso identico incipit di "Venuto al mondo", libro che per carità di dio, avrò anche massacrato per certi aspetti, ma che è stato ben più vivido nella capacità di dipingere una storia pesonale e, insieme, la storia di un paese e che - ops - era uscito tre anni prima.
Ora, non sto accusando Franco di Mare di plagio, ma se mentre scrivi un libro il Campiello viene vinto da un testo che parla dello stesso identico tema, un testo che riscuoterà anche parecchio successo e che inizia proprio nello stesso mondo, forse qualche aggiustatina qua e là si poteva fare.
La storia è ispirata a vicende realmente accadute durante il conflitto sanguinario dell’ex Jugoslavia: il giornalista Marco De Luca, reporter di guerra, torna dopo quasi vent’anni a Sarajevo per dare l’ultimo saluto ad un amico morente. Ripercorrere quei luoghi e camminare su quelle strade, dove i cecchini sparavano a qualsiasi cosa si muovesse, porterà alla luce tanti brutti ricordi, ma anche un episodio che ha cambiato per sempre la sua vita.
Questo romanzo benché si faccia leggere, lascia alla fine una forte idea di superficialità. I personaggi sono a malapena descritti e anche le situazioni, il conflitto non viene mai indagato, non ci sono digressioni sulle motivazioni o gli antefatti che portarono all'assedio di Sarajevo (ammetto la mia ignoranza in materia) e questo non aiuta ad immedesimarsi davvero nella storia, che si finisce per leggere come un qualcosa che non ci riguarda, ma che al contrario un po’ ci stucca e non ci interessa neanche molto. Devo inoltre dire che le modalità di "adozione" utilizzate dal protagonista di questa storia mi hanno fatto storcere non poco il naso in diverse fasi... Insomma è un libro sufficiente dal punto di vista della scrittura però non è un bel libro. Abbastanza dimenticabile, il mio voto reale è 2 stelle e mezzo.
Sarajevo 1992 Marco Deluca accetta l incarico di inviato rai. Viene colpito un orfanotrofio, sarà amore a prima vista con una bimba l unica mora che tenterá di portare in Italia. Storia vera
In 2009 un giornalista italiano prende l’aereo per Sarajevo per dare l’addio a Edin, il suo amico bosniaco che sta morendo da cancro. L’ha incontrato durante l’assedio di Sarajevo di 1992, dove era inviato speciale per la televisione italiana. La visita ravviva le memorie brutte di una città bersagliata dei cecchini ma anche di momenti di amicizia e solidarità. E il suo legame personale con i bambini dell’orfanotrofio bombardato ha certo cambiato la sua vita per sempre. La storia, basata su vicende realmente accadute, è assai commovente e, più importante per me, ci riporta in una parte confrontante della storia europea. Chi sarebbe potuto imaginarsi una città assedita nel cuore dell’ Occidente alla fine del Novecento? Non chiedere perché non sarà mai un vincitore di premi letterari. E scritto bene in uno stile giornalistico senza frange ma è un libro interessante, che merita una traduzione.
Nomi dei protagonisti diversi, ma storia accaduta realmente nella Jugoslava degli anni novanta. Di Mare descrive perfettamente la situazione dell’epoca e i suoi pensieri quasi lasciano la carta stampata, permeando il lettore. Si percepisce tutto in questo libro: ansia, paura, voglia di andare avanti e incontri fulminanti...con un pizzico di umorismo. Racconta tra le molte cose, il coraggio di un uomo pronto a rischiare tutto pur di poter riuscire ad avere in affido quella bambina, salvandola da un futuro grigio.
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The true story of how a cinical war correspondent fell in love with a baby girl abandoned in an orphanage in Sarajevo, and saved her. Rough, touching, never pitiful. A masterpiece.
Amazing and moving story that really happened to the Italian reporter Franco Di Mare in 1992 during the war in Bosnia, in Sarajevo. This book got an Award in 2010. The RAI Television, the Italian state TV, did a fiction on this tale.