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Vincenzo Chironi mette piede per la prima volta sull'Isola di Sardegna - «una zattera in mezzo al Mediterraneo» - nel 1943, l'anno della fame e della malaria. Con sé ha solo un vecchio documento che certifica la sua data di nascita e il suo nome, ma per scoprire chi è lui veramente dovrà intraprendere un viaggio ancora più faticoso di quello affrontato col piroscafo che l'ha condotto fin lì. A Nuoro trova ad attenderlo il nonno, Michele Angelo - maestro del ferro, che gli farà da padre e da complice in parti uguali -, e soprattutto sua zia Marianna, che vede nell'inaspettato arrivo del nipote l'opportunità per riscattare un'esistenza puntellata dalla malasorte.
Anni dopo, quando ormai a Nuoro la presenza di Vincenzo Chironi sembra scontata, naturale come il mare e le rocce, la forza del sangue torna a far sentire il suo richiamo. Perché quando Vincenzo conosce Cecilia, che ha «gli occhi di un colore che non si può spiegare», innamorarsi di lei gli sembra l'unica cosa possibile. Anche se è promessa sposa di Nicola, con cui lui è mezzo parente... Se è vero che «la disobbedienza chiama il castigo», forse è anche vero che quell'amore è l'ultimo anello di una catena destinata a non aver fine.
Dopo l'epopea di Stirpe, Marcello Fois - con una lingua capace di abbracciare l'alto e il basso, e di potenziare lo scorrere del tempo - dipinge un mondo in cui i paesaggi sono vivi come i personaggi che li abitano. Una Sardegna nitida e soprattutto mai oleografica. E lo stupore continuo della natura - che osserva impassibile gli amori degli uomini e le loro sconfitte, i dolori dietro ai quali si affannano così come le gioie fugaci - diventa lo sguardo che permette a quelle storie di appartenere a ciascuno di noi.
«Nemmeno quelli che sembrano cambiamenti improvvisi, improvvisi lo sono veramente. D'improvviso c'è solo il momento in cui ne prendiamo coscienza».

272 pages, Hardcover

First published March 1, 2012

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Marcello Fois

97 books70 followers

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Displaying 1 - 30 of 45 reviews
Profile Image for S©aP.
407 reviews72 followers
February 25, 2015
Esperienza insolita, questo romanzo. Le prime 153 pagine... immobili e irritanti; le ultime 100, bellissime. Nella prima metà, l'impressione netta di avere a che fare con uno scrittore che ha davanti a sé, aperti sulla scrivania, i barattoli degli ingredienti prammatici, dai quali pesca spezie per condire un insipido merluzzo. Come un cuoco televisivo. Irritazione. Desiderio pressante di abbandonare. Frasi costruite con il bilancino di precisione; la percezione netta della freddezza del pennaiolo di mestiere. Noia. Da pagina 153 in poi, la storia vera; il nucleo, il precipizio letterario; intenso, profondo, serrato ed emozionante. Un finale inatteso (e non sono un lettore di primo pelo) come un cazzotto allo stomaco. E lo scrittore (di grido) che d'incanto sparisce, si pone dietro alla sua storia, a servizio, anziché starle davanti, invadente, a fare il vanitoso. Bello davvero.
Sospendo il giudizio. Voto politico. Ma ho acquistato un piccolo libro di suoi racconti giovanili, per frugare nell'officina.
Profile Image for Malacorda.
598 reviews289 followers
August 9, 2017
"Se vorrai diventare parte di questa terra, imparerai cosa significa strazio… E' la maledizione e la benedizione delle isole: sempre andare e sempre tornare…"

Bello, questa trilogia me la sto proprio gustando.
Per quanto si intitoli "Nel tempo di mezzo" ed effettivamente sia il secondo di una trilogia, questo libro è pensato anche per una lettura indipendente dal primo. La storia contenuta nel primo libro viene riassunta per sommi capi, il passaggio cruciale della scena che fa da cerniera tra i due viene riportato con le stesse identiche parole. E tuttavia vale sempre la regola per cui se non avessi letto il primo mi mancherebbero molte sfumature nella psicologia dei personaggi, nei perché e nei percome delle vicende. Inoltre, in questo secondo libro si inizierà a scoprire chi è la voce narrate che ci parla già dal libro precedente.

Il lessico è sempre attentamente ricercato, questa volta il tono è meno poetico e un po' più ruvido e rassicurante. Come nel primo volume lo sguardo di Fois si posa spesso sul cielo per descriverlo e farlo diventare anch'esso protagonista della storia, ma rispetto il primo volume qui rivolge lo sguardo anche verso il basso, verso la terra: si compone un paesaggio fatto di terreni, di rocce, di vegetazioni, di insetti e piccoli animali.

Il "tempo di mezzo" del titolo non è tanto un'indicazione relativa ad un periodo quanto ad un luogo: la Sardegna, che viene più volte identificata come una grossa roccia o una grossa zattera immezzo al mare. Tempo di mezzo è anche la città di Nuoro: "La condizione di periferia l'aveva salvata dalle bombe, ma anche dall'indigenza: […] lì era come trovarsi in un tempo sospeso a metà, nel tempo di mezzo, non moderni, non antichi, ma sensibili, esposti al contagio. Era in quel territorio sospeso che si doveva inventare un senso, che si doveva immaginare una prospettiva."

Infine, l'espressione "tempo di mezzo" si riferisce anche ad una condizione psicologica dei protagonisti: il tema della 'sospensione' o tregua o dir si voglia, ricorre lungo tutta la durata del romanzo, insieme ai temi già presenti nell'altro come il dolore, l'importanza e al tempo stesso le difficoltà della vita di famiglia.

"Tutto quel mondo immaginato, a pensarci, era distantissimo dal luogo in cui ora si trovava, che era un luogo di sospensione. E di silenzio."


Oppure "…restò stordito in quel corridoio vuoto che è il passaggio tra il sonno e la veglia"


o ancora "Si trovano nel centro esatto di un limbo che non è paese e non è campagna, un luogo dove l'uomo e la natura sono in fase di stallo e si controllano a vicenda".


E ancora, gli eventi cruciali che sempre avvengono nel passaggio tra le stagioni: "..a lui è stato assegnato quel preciso passaggio tra la primavera e l'estate, quando le piante respirano con un leggero affanno per il caldo incipiente…"


"In quella stagione precisa, quando l'estate chiede all'autunno se può trattenersi ancora, e lui risponde che può, […] si baciarono."

Dal punto di vista della scansione temporale, il racconto è disomogeneo: riparte dal 1943 e sottolinea la distanza della Sardegna dal conflitto che sembra come un rumore di sottofondo, un litigio tra i vicini, è solo una generica atmosfera di disastro cui si rendono partecipi la malaria, il cielo plumbeo e la terra inaridita, e coloro che vivono sull'isola rimangono un po' straniti per via di questo conflitto che c'è e non c'è. Da notare la differenza rispetto tanti altri autori che spesso tengono a sottolineare l'imperturbabilità della natura e delle stagioni rispetto alla carneficina in corso, qui invece l'ambiente esterno si fa sempre partecipe degli eventi, sia in termini pratici che in termini psicologici.

Per il resto, gli anni della guerra vengono liquidati rapidamente: per Fois, in questa storia, la seconda guerra mondiale coincide essenzialmente con i giorni del ritorno in Sardegna di Vincenzo, e poi si passa subito oltre, alle vicende di Nuoro e della famiglia Chironi durante gli anni '50, concentrandosi principalmente sulla figura di questo ultimo rampollo della stirpe, e si conclude con due rapidi flash negli anni '70.

Bellissimo il rapporto tra nonno e nipote: "Lui e il nonno hanno in comune il fatto di non avere bisogno di ribadire quanto è chiaro da sempre. Potrebbero anche non salutarsi, potrebbero persino non vedersi per anni, ma questo significherebbe poco, perché tra loro tutto quello che c'era da dire è stato detto."

E infine, così come per il libro precedente in tanti citano il passaggio in cui Michele Angelo vede per la prima volta Mercede, anche qui c'è un incontro speciale descritto in modo molto coinvolgente: "…si riconobbero come d'altra specie. Capirono cioè che quanto li accomunava era questa condizione di intima estraneità che li legava a quel posto: lei in quanto profuga, di lusso, ma profuga; lui in quanto Mosè, trovato nelle acque quando la stirpe Chironi sembrava morta."

Buon finale in crescendo - anche un poco compiaciuto - e ora via che si ricomincia con il terzo.

Profile Image for Noce.
208 reviews363 followers
June 4, 2014
Considerate il cielo

In Stirpe il cielo era semplice. La perfezione fine a se stessa. Oppure aveva la luminosità atrocissima di quel firmamento che sorprendentemente si teneva sospeso sopra tutti, anche sopra quella scheggia di mondo tormentato.

In Stirpe ci si concentrava sulla quantità di dolore che travolge la famiglia Chironi. Una quantità inaspettata che un cielo umorale riversava sul piccolo microcosmo sardo. A voler sminuire il disegno complessivo, soprattutto non ci si capacitava della quantità di sfiga che questa famiglia avrebbe potuto e dovuto tollerare. E quasi risultava insopportabile che un cielo così meschino stesse lì a guardare.

Ma Nel tempo di mezzo fotografa un altro cielo. Un cielo che ti costringe a cambiare prospettiva e ad avvicinare lo sguardo passando dall’affresco al ritratto. Ed è soprattutto un cielo più complesso.

Più rugoso e scuro della crosta di una torbiera. Un cielo impossibile, puzzolente fino alla nausea come la pelle di un pachiderma. […] Sembra il primo cielo della Terra. Un cielo che è anche impietosamente bello, di una bellezza semplice e totale, come il sorriso di una sposa, come l’orgoglio del ragazzo che scopre di essere uomo, come lo sguardo di chi si ama.


Come più complessa è anche la storia dei Chironi; non si guarda più alla quantità, ma alla qualità del dolore che si abbatte su di loro. Perché poi la trama è prevedibile, ripete quella di Stirpe come quella di molte altre storie e di molti altri libri. C’è sempre la morte, c’è sempre l’amore, c’è sempre l’odio, e c’è sempre il dolore che abbruttisce. È il tono che cambia. Il tono del Fois di Stirpe era un tono novellistico, il tono di chi ti introduce a una storia a puntate, il tono di chi prima deve fare il punto della situazione, altrimenti dopo non capisci come va a finire realmente. Il tono del Fois di mezzo è il tono del narratore perso nella sua narrazione, quello che non bada più all’ascoltatore, ma alla sua voce. Quello che mentre racconta scava dentro se stesso e si ascolta, ed esita, si ferma, ritratta, cerca le parole adatte, torna indietro, ricomincia, e ciò che ne vien fuori è quasi un esercizio di stile, una cosa pensata e masticata lungamente. E così Fois da semplice narratore, diventa menestrello, cantastorie di tradizioni che sembrerebbero poter essere raccontate solo oralmente, e invece lui ne scrive lo spartito e ti insegna a leggerlo.

Godere di questo libro senza aver letto Stirpe, è sicuramente possibile; ma ammazza il messaggio. È in Stirpe che viene modellata la pasta. Poi essa lievita da sola, senza che né noi , né Fois si faccia niente. È proprio in quel tempo sospeso che si compie il miracolo, in quel tempo di mezzo tra il momento in cui viene modellata la pasta e quello in cui viene infornata finalmente finita e con una forma precisa.

Sembra passare veloce, ma è un tempo lunghissimo, un tempo che ti dà sempre modo di guardare il cielo e di dargli un senso.
Profile Image for Simona.
974 reviews228 followers
January 21, 2013
Nella vita ognuno di noi attraversa diversi tempi: il tempo della consapevolezza, il tempo delle decisioni, ma Vincenzo Chironi deve attraversare, vivere il tempo di mezzo prima di riprendere in mano la propria vita.
Vincenzo Chironi è un uomo che si è perso o che forse non si è mai ritrovato, un uomo che deve compiere un viaggio che lo porterà a capirsi, a vedersi con nuovi occhi. Il viaggio di Vincenzo è un viaggio difficile, un viaggio che apre ferite, un viaggio che lo porterà in Sardegna, a Nuoro, in una terra in cui la bellezza della vegetazione autoctona e il dolore si intrecciano e si intersecano.
"Nel tempo di mezzo" c'è amore ( quello tra Vincenzo e Cecilia), c'è dolore per i figli mai avuti, c'è la storia,la speranza per un futuro che giunge inesorabile con i suoi esiti implacabili.
Profile Image for Annie .
196 reviews43 followers
February 4, 2016
Nel tempo di mezzo è il periodo che va dal 1943 al 1978, periodo che sta in mezzo al secolo e che, in meno di due decenni, porta il popolo italiano dalle miserie della guerra alle soglie del boom economico : uno sconvolgimento culturale ed economico che , nei luoghi della Sardegna descritti dall'autore, fatica ad entrare e ad imporre i suoi cambiamenti. Prosegue, in questo secondo volume, la saga della famiglia Chironi , con la storia di Vincenzo che dal Friuli intraprende un viaggio per andare a conoscere il nonno.Con la sua scrittura particolare, che spesso si fa poesia, Fois descrive magistralmente questa terra aspra e selvaggia, ma anche i personaggi che si ritrovano ad affrontare i problemi di sempre : l'amore, la morte, la disperazione, la speranza, il dolore, la fatica insomma di vivere la quotidianità. Una lettura da centellinare, senza fretta, per godere in pieno della scrittura magica dell'autore che, anche in questo libro, ci porta lontano, nel tempo e nello spazio, facendoci conoscere uomini e donne, alcuni indimenticabili, che ci resteranno dentro per molto tempo.
Profile Image for Anto_s1977.
795 reviews36 followers
November 10, 2018
"Stirpe" si era concluso con l'arrivo a Nuoro di Vincenzo Chironi, proprio quando solo due dei membri della famiglia erano rimasti in vita ad attenderne con rassegnazione la prossima estinzione.
E invece si ricomincia...
Vincenzo è il figlio di Luigi Ippolito, l'eroe di guerra. Ed è talmente uguale nell'aspetto al defunto padre, che Michele Angelo non ha bisogno di visionare i documenti che ne attestano la paternità! L'uomo ricomincia a sperare nella continuazione di quella stirpe, di cui è stato il progenitore insieme alla moglie Mercede.
Vincenzo si integra nella famiglia nuorese e vive anni di serenità, finchè si innamora perdutamente di Cecilia.
Purtroppo il tragico destino dei Chironi continua a fare vittime innocenti e l'amore si trasforma in tutt'altro: dolore, rassegnazione, indifferenza, violenza.
Ed ancora una volta sembra che Michele Angelo sia tenuto in vita solo per veder passare tutti i suoi eredi, ma non è così. Di nuovo, incredibilmente, un nuovo membro dei Chironi viene alla luce...
Bellissimo libro, che continua la storia di questa famiglia sarda, mantenendo viva l'attenzione dei lettori ed un livello letterario decisamente alto!
Profile Image for Dario Russo.
14 reviews5 followers
March 15, 2015
Fois gioca a fare Faulkner; non gli riesce bene, e come potrebbe essere altrimenti? Non puoi fare Faulkner a meno che tu non sia effettivamente Faulkner. E allora le prime centocinquanta pagine scorrono tra un irritante abuso di aggettivi, immobilità e sbadigli. Bella scrittura, a tratti bellissima, ma che altro?
Le ultime cento pagine sono un altro libro, invece. Tanto che viene da chiedersi se il vero Fois abbia prodotto questa o quella metà. Restano degli eccessi: l'autore è uno capace di scrivere "biliosa malinconia dimessa", per intenderci, ma se non altro in questa parte c'è la storia. Ed è una bella storia. E vale la pena ascoltarla.
Profile Image for Fabiana Spozio.
24 reviews2 followers
December 5, 2020
La percezione è quella di due libri scritti da persone diverse. Le prime 100 pagine lentissime, immobili, verbose, con aggettivi e metafore ridondanti a fronte di una storia che non parte. Poi, l'avvio: la storia di Vincenzo e della ricca e dolente famiglia Chironi, fantasmi e speranze di una stirpe, in uno stile asciutto e incisivo, fino allo stupendo finale.
Profile Image for Becky.
1,368 reviews57 followers
July 17, 2019
A wonderful sequel to Bloodlines following the Chironi family of Nuoro through the 20th century. If you haven't read Marcello Fois then please treat yourself. These books are spectacular!
Profile Image for Ubik 2.0.
1,073 reviews294 followers
September 22, 2016
“La maledizione e la benedizione delle isole: sempre andare e sempre tornare…”

Si è smarrita una parte della magia che permeava “Stirpe”, l’ottimo romanzo di Fois di cui questo “Nel tempo di mezzo” costituisce un sequel, dalla guerra fino agli anni ‘70. La freschezza dello stile innovativo, la coralità delle scene, la vivida sequela di eventi gioiosi ma soprattutto tragici che si susseguivano con coerente passo del destino, mi sono sembrati sbiaditi in quest’opera.

Restano naturalmente molti elementi che rendono significativo anche questo romanzo, soprattutto l’efficace riproduzione della Nuoro che compare sullo sfondo, con l’arrivo di nuove famiglie dal Cagliaritano e dalla Gallura, profughi da una guerra che invece ha completamente risparmiato questo angolo d’Italia dove “…si aveva l’impressione che quanto del mondo circostante arrivasse in quella plaga non fosse che uno schizzo appena, un appunto, la crescita edilizia della città nel dopoguerra con l’avvento dei grandi partiti politici, dell’imprenditoria e dei sindacati.

Ma la vicenda principale, la storia della famiglia Chironi, resta appannata e si traduce in definitiva, per tutta la parte centrale del libro, in null’altro che una storia d’amore, dapprima travolgente ma poi pian piano incrinata dai colpi del destino e della vita.

Solo i superstiti di “Stirpe”, il vecchio capostipite Michele Angelo soprattutto, restano figure nitide e sembrano portare ancora fieramente la fiaccola di quella famiglia prospera ma disgraziata, ricca ma bersagliata fino alla rassegnazione, e infine sorpresa dall’improvvisa speranza: …erano come rami secchi, come piante infruttuose, che solo per incuria o per pigrizia non sono state divelte, e che d’improvviso producono una gemma, un segnale di vita, dove si constatava solo morte certa. Quel nipote perfetto era stato il germoglio che convince il giardiniere a salvare l’intera pianta quando ormai la credeva perduta.

C’è qualcosa, non ben definibile, che a tratti appesantisce il romanzo, come la similitudine finale, abbastanza incongrua e comunque troppo tirata per le lunghe, con l’apostolo Matteo in cui dovrebbe identificarsi l’ultimo Chironi, un espediente narrativo che dà la misura dell’intermittente affievolirsi dell’ispirazione e che non avrebbe trovato posto né utilità nell’inesorabile cadenza di “Stirpe”.
Profile Image for Tripfiction.
2,045 reviews216 followers
May 23, 2022
Novel set in SARDINIA



How must it feel when you have been in an orphanage and your real identity is given to you only as a young man? An old document is all that proves who you are. And thus Vincenzo Chironi sets off on an odyssey to Sardinia to track down his grandparents, at a time when war is ravaging people and places in the Eastern front and across Europe and the occasional fighter plane buzzes overhead.

This is a country that has suffered under a fascist regime and there is a real sense of a distant and dark drum beat as the Vincenzo Chironi makes his way Nuoro.

This is very much a story of Vincenzo’s journey through life, both metaphorical and actual, and what this author does brilliantly is evoke both time and place, through lyrical and sensitive prose. It is of course beautifully translated by Silvers Mazzarella who has, I believe, captured the raw and rugged sense of the island and the islanders, and woven in elements of relevant Italian history. It is a novel that has real texture and lyricism.

If you love Sardinia and you love creatively penned prose, then this is a series (following on from Bloodlines) that is worth your time.
Profile Image for Salvatore Manzoni.
57 reviews1 follower
July 28, 2024
Secondo capitolo della saga dei Chironi. Triste ma avvincente. Chiunque abbia un minimo di empatia non può sottrarsi dal non affezionarsi a questa sfortunata famiglia, le cui umane vicende sono ben narrate dal Fois che illustra così profondamente uno scorcio della mia Sardegna.

248 reviews
January 29, 2025
"""Lui della solitudine sapeva proprio tutto. Di come si presenta sotto forma di qualcuno che alla stazione, o al corso, o al mercato, ti saluta da lontano e di come tu, pur non riconodcendolo, automaticamente rispondi. E di come, ancora, quando piu si avvicina tanto piu ti accorgi che non si tratta di quella persona che credevi che fosse.""
MARCELLO FOIS
NEL TEMPO DI MEZZO"
Profile Image for Gauss74.
464 reviews93 followers
May 13, 2013
Con quest'opera finalista sia allo Strega che al Campiello, Marcello Fois affronta una tematica importantissima e centrale in tutta la storia del romanzo italiano del Novecento: il ritorno in patria e la sofferenza dell'alienazione dalla propria terra.

Vincenzo Chironi è orfano di guerra, e non ha nulla che non sia il suo nome: è infatti figlio del fronte, nato dall'amore disperato tra un soldato di prima linea ed una donna friulana. Ma proprio quel nome che il soldato Chironi ha voluto donare al figlio riconoscendolo prima di morire al fronte, gli regala una vita ed una famiglia. Una volta adulto riesce con facilità a scoprire l'origine sarda dei suoi parenti ed a raggiungerli nel nuorese.

Il ricongiungimento sembra fortunato: la famiglia Chironi non ha problemi economici ed è stata sconvolta dalla sventura anno dopo anno, perdendo per diverse cause tutti i propri figli maschi; l'arrivo di questo nuovo ed inaspettato giovane viene accolto quindi come una benedizione.
Ma quanto possa essere di sofferenza e pieno di insidie il ricongiungimento con una terra come la Sardegna, aliena per costumi e per pensiero, Vincenzo Chironi lo imparerà a caro prezzo.

Parallela all'epopea dei Chironi scorre quella della Sardegna del dopoguerra, che ha vissuto il dramma del conflitto mondiale solo come un brontolio lontano. Il risultato di questo è quello di un popolo che si trova sospeso in un "Tempo di mezzo" tra la vita arcaica pseudomedioevale (che non è stata intaccata dalle drammatiche ripercussioni economiche e sociali del fascismo e della guerra civile) ed il feroce progresso della civiltà dei consumi, del piano Marshall e dei conseguenti finanziamenti a pioggia. Nella feroce e disordinata crescita di Nuoro che lascia sbigottito il vecchio Chironi, non più capace nè di capire la propria città nè di darsi un'idea di progresso al passo coi tempi, si trovano le migliori pagine del libro.

La costruzione dell'ambientazione è ottima, il personaggio di Vincenzo Chironi intriga (un sardo che non è sardo, appartenente ad una famiglia storica ma figlio di nessuno, isolano e trapiantato insieme): ma il risultato del romanzo non è all'altezza dell'idea. Le vicende sono poco vivaci, il carattere e le sofferenze della famiglia Chironi non emergono da scene incisive ma sono descritti dall' autore con periodi scialbi e spesso involuti. La sgradevole sensazione (non avendo io i mezzi per essere autorevole se non come lettore rimango al livello di sensazione) è che Fois non abbia mostrato qui i mezzi espressivi per afffrontare il tema letterario del ritorno e della Sardegna; una sfida davvero improba che lo mette in competizione con capolavori come "Conversazione in Sicilia" di Vittorini, "Il segreto di Luca" di Silone, "Cristo si è fermato a Eboli" di Carlo Levi e molti altri.

Bellissimi sono invece alcuni personaggi secondari che pur comparendo per poche pagine danno valore all'intera opera. Il parroco di campagna prete Virdis, che fa del bene conducendo una vita dura ma genuina, ed il suo indimenticabile cane Murazzanu, che con un gesto di fedeltà suprema mette a repentaglio al propria vita per il padrone. Murazzanu si unisce ad una lunga fila di cani bellissimi che ho incontrato in un anno di letture, ed anche se si è visto dedicare solo poche pagine, rimarrà il ricordo di valore di questo libro.

Concludo notando che molto spesso nei romanzi che arrivano al Campiello da finalisti compare questa tematica del ritorno e di un verismo rivissuto in chiave moderna (La valle delle donne lupo, L'ultima sposa di palmira, ecc). Forse stiamo pagando un tributo alto a questo filone otto-novecentesco? Agli addetti ai lavori l'ardua sentenza, nel frattempo Marcello Fois rivedibile, per incontrare la Sardegna forse finirò col concedere una possibilità ad un altro grande scrittore isolano: Michela Murgia.

Profile Image for Cloudbuster.
301 reviews18 followers
June 17, 2013
OGNUNO ALLEVA I PROPRI FANTASMI E LI CHIAMA IN MODI DIFFERENTI

E’ il 1943 quando il giovane Vincenzo Chironi, circondato da una massa di profughi in disperata fuga dalla guerra e dai bombardamenti alleati, sbarca su quella remota zattera persa in mezzo al mare che è la Sardegna. Per lui l’isola è una realtà totalmente sconosciuta. Cresciuto come orfano in un collegio triestino, ha da poco scoperto di essere figlio di un giovane militare sardo, morto da eroe tra le trincee della prima guerra mondiale, e di una giovane contadina friulana. Totalmente disabituato a considerarsi componente di una famiglia, non sa cosa aspettarsi dai suoi parenti sconosciuti. Appena sbarcato si ritrova in un paesaggio selvaggio e a tratti crudele.. L’isola è sconvolta dalla malaria e dall’invasione delle cavallette e Michele si ritrova a vagare per terre quasi totalmente disabitate perché gli uomini sono partiti per il fronte e i loro vecchi si sono rifugiati in zone più salubri.

Ad aspettarlo c’è la sua famiglia, i Chironi di Nuoro; una famiglia ricca e rispettata che una serie incredibile di sciagure e dolori ha quasi completamente prostrato. Gli unici superstiti, il vecchio Michele Angelo e la figlia Marianna, tirano avanti faticosamente e senza speranze, condannati a convivere con i fantasmi dei ricordi e quasi timorosi di cullare nuovi sogni perché convinti che le gioie sono solo illusioni del Destino per rendere i suoi colpi ancora più amari e dolorosi. I Chironi sono una famiglia condannata a piangere nell’abbondanza.

L’arrivo del giovane Michele, incredibilmente simile al padre, da nuova linfa alla famiglia, li fa illudere che il destino abbia deciso di dare loro una nuova possibilità, di render loro parte di quello che gli ha tolto così crudelmente. In quel tempo di mezzo che è il secondo dopoguerra, in cui l’antico mondo contadino si trasforma velocemente e profondamente, Michele da nuova linfa alle attività della famiglia: riapre l’officina di famiglia, si lancia in grosse attività imprenditoriali, riporta il sorriso e l’amore tra le fredde pareti di casa, si sposa e crea la basi per un futuro felice della famiglia. Ma il Destino è ancora in agguato e colpirà nella maniera più subdola e il dolore per questa nuova sconfitta sarà ancora più forte.

Fois ha uno stile molto personale e coinvolgente, che riesce a rendere al meglio i caratteri della sua gente e riesce a trasmettere al lettore il grande amore per la sua terra. Forse, in alcune parti è un po’ arzigogolato e si perde nell’auto-compiacimento, ma nel complesso è un bel libro.
Profile Image for Don Mario.
339 reviews50 followers
June 9, 2013
Grande letteratura! La vicenda di Vincenzo Chironi, orfano cresciuto in Friuli ma consapevole di essere figlio di un Chironi di Nuoro, che si decide ad affrontare la sfida di un trapianto che gli fa molta paura.
«Se vorrai diventare parte di questa terra, imparerai cosa significa strazio… È la maledizione e la benedizione delle isole: sempre andare e sempre tornare… con strazio»,
questo gli insegna un prete incontrato all'inizio della sua storia, e questa mi sembra essere la parola chiave del romanzo: strazio. Legarsi alle persone e ai luoghi è una benedizione, ma poi ci si separa o ci si ferisce, e questo strazio è il prezzo da pagare per quella benedizione.

I personaggi sono intensi e asciutti come la terra in cui si muovono; abituati a soffrire e capaci di affrontare la vita con forza e dignit��. La lingua di Fois è una continua poesia, raffinata al punto giusto per non essere leziosa.

Curioso il rapporto con la religione: direi che Fois imbeve la sua opera di una religione senza fede. Appaiono di tanto in tanto riferimenti alla religione, ma sempre sotto forma di atti esteriori e poco sentiti o, talvolta, poco capiti. I preti sono brave persone, le donne pregano, si va a Messa la domenica (o magari no), si fa il segno della croce... ma Dio non c'è.
«La gente non pensa a Dio, pensa solo al bisogno di Dio, perché Dio andrebbe accolto in una stanza apposita: è un ospite per cui si tiene libero uno spazio, un letto, una sedia, un tavolo, una lampada»,
sono ancora parole del prete di prima. Il mondo di Fois è un mondo che non ha fatto posto per Dio. Ma poi, proprio di quel prete, ci dice che è «prete per vocazione, non per obbligo», assimilando il suo servizio a Dio, all'apparenza stanco e senza entusiasmo, con la fedeltà del cane che ha sempre guardato con devozione al suo padrone. E ci vuole un po' di fede per capire una cosa così.

Ancora, l'unica volta che vediamo il protagonista pregare, lo fa in friulano, una lingua estranea a quella terra. Come se il pregare stesso fosse estraneo.

Infine una lunga riflessione su un san Matteo che è anche un po' Giacobbe e lotta con l'angelo che lo guida a scrivere il Vangelo. Per arrivare alla sintonia con Dio prima bisogna lottare, soffrire, svuotarsi. Mi chiedo se questa sia la situazione dell'autore: una persona che sta lottando con Dio. Sicuramente, oltre all'ammirazione per la sua arte, merita preghiere per la sua ricerca.
Profile Image for La mia.
360 reviews33 followers
May 6, 2013
L’inizio è folgorante, non so cosa mi sia piaciuto di più: scrittura, ambientazione, personaggi. Il piacere di leggere qualcosa di scritto bene presto lascia spazio ad altre sensazioni: polvere, silenzi, odori, e ancora parole scambiate e la scoperta di un nuovo mondo, mentre lentamente capisci chi è Vincenzo.
La seconda parte mi ha ricordato molto Revolutionary Road di Yates. Un amore puro che frana di fronte alla tragedia di un figlio che non arriva. L’incapacità di reagire, di restare uniti, di parlare, e improvvisamente la distanza diventa incolmabile, ogni azione sortisce inevitabilmente l’effetto contrario a quello desiderato. Il dolore che esce dalle pagine è quasi palpabile, difficile non identificarsi con Vincenzo o con Cecilia.
La terza parte chiude la storia, ed è a mio parere quella che funziona meno. Lo stile cambia, il Cristian/Luigi 18enne è meno convincente come personaggio, e tutto appare più confuso, tratteggiato, a tratti ripetitivo.
Complessivamente un libro che ho molto apprezzato. I personaggi di Fois sono molto belli, complessi senza risultare artificiosi, semplici senza essere banali. La Sardegna del dopoguerra che cambia, come il resto dell’Italia, assomiglia ai personaggi: non banale, contraddittoria, confusa dai cambiamenti, in bilico fra tradizione e rinnovamento. Ma più di tutto ho apprezzato una rara capacità di scrivere bene, di scegliere le parole, di misurare i tempi e i ritmi. Un piacere raro, che merita una replica.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Ruppe.
504 reviews46 followers
January 5, 2021
3 stelle e mezzo.

Seconda parte, parzialmente molto riuscita, dopo un prologo (“Stirpe”) straziante e bellissimo.
Meravigliosa la trovata iniziale, con l’inserimento di Vincenzo e il suo lungo percorso di avvicinamento a piedi verso Nùoro/Nuòro (e che piccolo gioiello di arguzia la differenza con cui i personaggi pronunciano l’accento a seconda della propria provenienza..).
Un avvicinamento del corpo e dello spirito, il graduale abituarsi a una terra estranea e antica, a un destino familiare regolato ancora una volta dalla sorte, dal clima, dalla natura.

Fois riesce a riprendere bene il filo, conservando intatte le passioni e l’affezione dei suoi personaggi, e del lettore, verso di essi.
Scompare purtroppo, in buona parte, l’alternanza temporale, che creava sorpresa e grande interesse; il racconto si fa più lineare e le passioni si stemperano, dando finalmente tregua al lettore, che ha realmente un senso di raggiungimento del purgatorio dopo un lungo inferno.

Poi, qualcosa si perde nel finale.
L’autore sembra meno capace di gestire la trasformazione dai tempi tradizionali a quelli moderni: quando giunge agli anni ‘50 le passioni si spengono e l’intreccio dei fatti e delle emozioni si fa più rarefatto e sbrigativo.
Fino, purtroppo, a un finale che parzialmente delude; non tanto per come venga liquidato il protagonista, ma per la sbrigatività e la mancanza di quella emozione a cui Fois ci aveva abituato.

Mi pare quasi un tradimento il modo in cui viene trattato Vincenzo nelle ultime pagine, con tanta sbrigatività ed essenzialità, dopo il ricordo delle meravigliose pagine del suo arrivo in Sardegna.

Rimane la scrittura potente, complessa e molto personale dell’autore, che riesce a rievocare grandi tradizioni italiane, e in particolare quella sarda di Deledda.
Profile Image for Jan.
677 reviews1 follower
October 7, 2018
The second book in the Chironi Trilogy. I read it in English translation but couldnt find that version on this site.

Another beautifully written book, wonderful use of language and word selection.

Having read the first book you know that no matter how well things appear to be going, possible tragedy seems to be lurking in every corner and of course eventually in strikes and strikes again.

Again there are interesting aspects of Italian history that I had been unaware of which blend into the family story and give it context.

Once more, at the end when it appears the family line has come to an end, we discover another Chironi is on its way into the world. Unfortunately I have been unable to find any English translation for the third book in the trilogy, so maybe I will never know if the family survives.
Profile Image for Aida Lopez.
586 reviews98 followers
July 2, 2018
🇮🇹 El primer libro me cautivo ,los libros con drama no son lo mío,pero está trilogía es especial :por sus personajes,por los paisajes ,por la pluma de un autor con oficio ,con sus palabras te envuelve y te mete de lleno en las costumbres sardas,en su forma de entender la vida.

🖋Está vez el protagonista es Vicenzo Chironi ,hijo de Luigi Ippolito.Es un libro que parece que baja el nivel dramático del primero ...parece...que ultimas 50 páginas 😢

📎Una familia con mucha entereza ,que padecen juntos los envites de su cruel destino.

📌”Si quiere formar parte de esta tierra,aprenderá lo que significa la congoja...Es la maldición y la bendición de las islas : un constante ir y venir ...con congoja “.

📇En mis pendientes:el último tomo de esta magistral trilogía "Luz perfecta".
Profile Image for Alessandra Brignola.
692 reviews5 followers
October 17, 2024
“Ma felicità e infelicità, anche quando non differiscono in nulla, mantengono la loro bella differenza quando si attaccano alla carne.”

Parte con una luce di speranza e termina con un oceano di dolore, questo secondo capitolo della storia dei Chironi. Non che mi aspettassi diversamente. Manca il respiro ampio e collettivo, qui la storia si fa più intima, quasi unidirezionale, il focus si restringe, proprio come è successo a questa stirpe che continua a perdere i suoi membri. Ma quello che rimane è la bellezza della prosa di Fois, la sua cura delle parole, così centellinate anche nei dialoghi: non ne servono tante, alla fine, per arrivare al cuore della sofferenza umana.
Poesia.
Profile Image for Theut.
1,886 reviews36 followers
June 17, 2023
Poetico. Di una poesia dura, scabra... una vita che sembra già scritta, quella dell'orfano, che invece diventa ricca di affetti e di "roba". Una sofferenza nel sentirsi straniero nella propria patria perché sostanzialmente diverso. Una sorta di storia familiare che non è sempre all'altezza dell'idea.
Ma Fois ha una scrittura così evocativa che gli si perdona qualche piccola caduta. E' un libro da centellinare.
Profile Image for Gaglioz.
350 reviews13 followers
March 24, 2025
Un libro con due metà dai risultati difformi: la prima, il viaggio di ritorno alla stirpe, lirica, precisa, incisiva; la seconda, quella della fase adulta, poco significativa, se non noiosa. La lunga chiusura poi, così insistente e apertamente edificante nell'analogia fra il giovane Gigi/Christian e il quadro di san Matteo, è stucchevole.
In conclusione, niente a che vedere con lo splendore del primo volume.
Profile Image for Elia Bazzani.
83 reviews
December 13, 2017
Di una tristezza meravigliosa. Ho adorato il personaggio di Vincenzo, e lo sviluppo è assolutamente in linea con quello del libro precedente. Prosa di un lirismo eccezionale. Grande riflessione sulla paternità. Senza dubbio il libro migliore del mio anno di letture.
Profile Image for Gian Maria.
160 reviews
September 6, 2022
La parola come melodia che racconta ed evoca la natura in modo superbo, il teatro dove avvengono gli accadimenti attraverso il destino dei protagonisti. Una famiglia a Nuoro, dove la vita accoglie le pietre e ne impara la grammatica in silenzio
Displaying 1 - 30 of 45 reviews

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