A raucous debut novel of organized―and unorganized―crime. “A story that takes itself unseriously enough to be funny” ( The Daily Beast , “This Week’s Hot Reads”).
Diego is a forty-something car salesman with a talent for telling half-truths. Fausto sells watches over the phone. Claudio manages (barely) his family-owned neighborhood supermarket. The characteristic common to each of these three men is their abject mediocrity. Yet, mediocrity being the mother of outrageous invention, they embark on a project that would be too ambitious in scope for any single one of them, let alone all three together. They decide to flee the city and to open a rustic holiday farmhouse in the Italian countryside outside Naples. Their misconceived endeavor would have been challenging enough for these three unlikely entrepreneurs, but when a local mobster arrives and demands they pay him protection money, things go from bad to worse. Now their ordinary (if wrongheaded) attempt to run a small business in an area that organized crime syndicates consider their own becomes a quixotic act of defiance. A “miraculous” Italian comedy that will have readers laughing out loud, Alfa Romeo 1300 and Other Miracles marks Fabio Bartolomei’s vivid debut.
“An entertaining and humorous debut.”― La Repubblica
“A melancholy yet hopeful fable told with a smile.”― Internazionale
“Left the kind of smile on my face that doesn’t go unnoticed and which people often mistake for a kind of facial paralysis.”―Valentina Aversano, Setteperuno
I protagonisti del film tratto dal romanzo, dal titolo “Noi e la Giulia”, regia di Edoardo Leo, 2005.
Tre quarantenni sfigati, italiani medi, gente da condominio, si incontrano e conoscono per caso in terra di camorra, perché tutti e tre vogliono acquistare un casale ridotto male e trasformarlo in agriturismo. Sono tre venditori, abituati a raccontare fandonie, ad abbindolare il prossimo. Sono tre specialisti del piano B, visto che quello A è andato male, s’è bruciato troppo presto, non è mai decollato…
Presto, ai tre quarantenni si aggiunge un cinquantenne, diverso da loro ma non troppo, e anche una trentenne incinta, non così diversa da non legare col resto della banda.
Un libro fresco, divertente, apparentemente ingenuo, invece molto intelligente. Una brutta storia che si vorrebbe quasi aver vissuto. Squallida gente di cui si vorrebbe quasi essere amici. Una disastrosa svolta nella vita, che si vorrebbe quasi poter percorrere.
Grazie alla mano felice e buona verve di Fabio Bartolomei che regala un piacevole esordio.
Luca Argentero, Edoardo Leo e Stefano Fresi sono i tre quarantenni sfigati, Claudio Amendola il cinquantenne, Anna Foglietta la trentenne incinta, Carlo Buccirosso il camorrista con la Giulia 1300.
rilettura 30.11.2014
In fondo anche Diego, Sergio, Fausto e Claudio, persino Vito, sono una banda di invisibili, partigiani dell'Utopia. E perché no, anche Abu, Alex e Samuel lo sono. Resistenza umana, amicizia, voglia di riscatto, umanità che emerge dalla debolezza,
Tutti gli uomini di questo bel romanzo sono invisibili finché imparano a non rinunciare: a se stessi, in primis – ai desideri, ai sogni, ai progetti, a una vita migliore, a una vita degna, all’amicizia, all’umanità, all’amore…
Si scava la buca per seppellire la Giulia 1300, il primo miracolo. Altri, a seguire.
Solo la donna, Elisa, è diversa, è visibile da subito, non ha bisogno di cambiare per assumere contorni e connotati.
PS Divertente e ben riuscito, diverso ma fedele, l’adattamento cinematografico, dal titolo Noi e la Giulia, dove Giulia diventa più il futuro che l’automobile jukebox.
Mettiamo che Monicelli avesse letto questo libro. Va bene, ammettiamo anche che avesse ancora a disposizione attori del calibro di Gassman, Totò, Carotenuto, Salvatori ecc). Beh, allora avremmo avuto “I soliti ignoti sessant’anni dopo”.
Vi vedo sapete!! Adesso voi penserete a un cinepanettone retrò, tipo “Vacanze di Natale” un po’ più elegante.
Assolutamente no. Trattasi di commedia nel vero senso della parola.
I soliti ignoti di Monicelli se vi ricordate, erano un manipolo di ladruncoli che cercavano l’espediente definitivo per poter cambiare vita e trovare la pace dei sensi nei soldi. I soliti ignoti della Giulia 1300 sono i falliti di oggi, che cercano l’espediente definitivo per poter cambiare aria e trovare la pace dell’anima.
Ma come i loro colleghi di sessant’anni fa, Diego, Claudio e Fausto hanno la gloriosa capacità di non imbroccarne una, se non dopo aver applicato tenacemente il postulato di Ehrman: Le cose andranno peggio prima di andar meglio. Chi ha detto che le cose andranno meglio?
E’chiaro che essendo una commedia il quasi lieto fine sia dovuto. Ma quello che soprattutto mi interessa di questa storia, è l’avermi dato la conferma che sarà sicuramente più difficile far ridere che far piangere, ma chi ce la fa perché la comicità ce l’ha nel sangue come Bartolomei, allora può permettersi anche di sfoderare un’ironica vena drammatica, senza risultare ridicolo.
E’ un po’ come la storia del clown, che se puta caso si fa vedere triste commuove molto di più di Eschilo, Sofocle ed Euripide messi assieme. Se ci fate caso, è molto difficile che accada il contrario.
E così le cinque stelle sono d’obbligo, per l’insostenibile leggerezza con cui si arriva a fine libro, senza perdere il sorriso.
Infine, senza svelarvi il segreto del “prato musicale”e tutto il resto, vi dico invece che anche davanti a casa mia c’è da tempo una Giulia 1300. Non è verde ma rossa, e non so se è in grado di produrre piccoli miracoli come quella di Vito, però so che ha un’aria civettuola e frizzante, come se sapesse già che ne sta per combinare una delle sue.
E io quindi cosa posso fare se non arrendermi all’evidenza e crederci? :)
"Io, se in questo momento mi guardo intorno devo dire che i miei unici amici sono un negro e un camorrista!". Beve malinconicamente un'altra sorsata. "Esclusi i presenti, certo". "Certo" dice Sergio. "Certo certo" confermo. "Che poi c'è da ridere... un negro, un camorrista, due sfigati e un comunista del cazzo! Ma che è? Una barzelletta?". Andando per esclusione, io sono uno dei due sfigati. Però non me la prendo.
Metti in conto che quando finirai questo libro sarai imprigionato su un filo, quello che collega la tua indicibile voglia di raccontare la storia a tutti e il timore agghiacciante che le tue parole possano scoraggiare i potenziali lettori dal mettere il naso sul libro. Attrezzati con tende e quel che ti serve: ci rimarrai parecchio. Metti in conto che sarai una mina pronta a esplodere, seppellita dall'ombra del piede in procinto di calpestarti. Ma il piede è tuo. Se esplodi fai un casino, puoi dire addio all'annunciato godimento del gioco di citazioni e aneddoti da ricordare e ripetere coi tuoi amici come una Bibbia personale. L'unica cosa che puoi fare è consigliarlo a chiunque, sguinzagliare un esercito di pulci in altrettante orecchie, pulci a matrioska, capaci di liberare pulci in altri bastioni auricolari e amplificare l'effetto finale.
Io lo so, lettore, che questo libro non ti ispira. Lo so che il nome Fabio Bartolomei non ti dice niente. Fabio chi? Quello, la copertina dice che fa il pubblicitario e lo sceneggiatore. Tu dirai: Moccia fa l'autore televisivo, questa non è una garanzia. Anzi, semmai mi fa storcere il naso un po' più a sinistra. Lo so benissimo cosa pensi, ma osa, dannazione! Levati quella faccia contrita e supera con un balzo tutti quei classici e contemporanei dal nome altisonante conquistato in decenni di passaparola e tradizione letteraria. Prendi questo libro, assaggialo, soppesalo, tracannalo fino a fartelo andare di traverso. Liberati dalla convinzione che un'opera d'arte per essere tale debba essere chiacchierata. Forse ti ritroverai come me a sollevarlo come un cimelio sacro e gridare senza vergogna: "Io amo questo libro! Io amo Fabio Bartolomei!".
I personaggi io li ho visti. Non li ho letti, non li ho immaginati, li ho proprio visti. Avevano la faccia delle persone che ho incontrato nel mondo reale, potevano essere loro. Potevo essere io. Ero io. A tutti capita prima o poi di finire nelle fauci della terribile domanda a due teste: chi sono? Cosa faccio? Dopo lo scontro, c'è chi continua a deambulare rimettendosi in sesto la carne a brandelli cucendone i lembi con fili di paillettes, ingannandosi che l'ostacolo sia stato affrontato e superato. C'è chi deambula senza curarsi nemmeno di ricomporsi, continua a camminare mentre il sangue sgorga dalle ferite come se al posto del cuore avesse una centrale di distribuzione di morfina: il problema non c'è e non c'è mai stato. Domande? Non ho sentito niente, forse era la tv. C'è chi si incazza come se la domanda fosse un interrogatorio nel contesto di un processo penale. Non essere qualcuno è un reato perseguibile tramite l'isolamento ("Nobody knows you when you're down and out", cantò tale Eric). E poi c'è chi spara una salva di vaffanculo, mette la retromarcia e parte.
Non c'è niente di televisivo in questa partenza. Divorziamo da Hollywood: quando molliamo tutto per ricominciare non c'è una colonna sonora che misura il tempo dei nostri passi. Se nella nostra immaginazione il momento dell'inversione di marcia è accompagnato da sguardi ammiranti, sorriso piacione e piedi che picchiano duro su una batteria il ritmo della nostra determinazione, nella realtà la musica scema in un millesimo di secondo appena inciampiamo in un ostacolo immaginario e nel cadere ci vien pure da piangere come un bambino delle elementari. Gli sguardi ammiranti scordateveli: hanno sbuffato e se ne sono andati a cercare altre fonti di appagamento temporaneo. Nella realtà c'è il futuro che gioca a nascondino, e quando lo trovi prima ti fa un sorriso arrendevole e poi dopo un sonoro gesto dell'ombrello lo vedi mentre scappa nei campi.
La realtà è quella che Fabio Bartolomei ha captato e riprodotto nel suo libro che, in fondo, è fatto di materiali semplici e grezzi, ma sposati insieme alla perfezione grazie all'intervento di un qualche ingrediente segreto. Come un coro di voci di oboi, trombe, fagotti, violini e contrabbassi abbracciati in una sinfonia perfetta e trascinante; come un gruppo di africani, camorristi, sfigati, fascisti e comunisti che fanno i conti col futuro fuggiasco rinchiusi dentro una Giulia.
Come faccio a giudicare un libro che ho odiato ininterrottamente da pagina uno? E' un romanzo leggero e scorrevole, che nelle intenzioni dell'autore vorrebbe essere una rivisitazione della commedia all'italiana di una volta (quella de "I soliti ignoti", per intenderci), reinterpretata da quarantenni falliti dei giorni nostri. Per quanto mi riguarda, l'intento è fallito miseramente: mai incontrato un protagonista più ipocrita e irritante, che alterna autocompiacimento e autocommiserazione; i comprimari poi sono macchiette, un concentrato di stereotipi: abbiamo il fascista che in fondo è un bonaccione, il comunista esagitato e il fifone. La ciliegina sulla torta è ovviamente lei, la "donna-che-non-è-come-le-altre" (ma poi quali altre?), un concentrato di virtù inserita con l'unico scopo di fungere da interesse amoroso del protagonista. La trama si dipana in maniera abbastanza scontata, con delle trovate qua e là che non la rendono originale, ma solo inverosimile e fastidiosa. Insomma bocciato su tutta la linea: è il classico romanzo "furbetto", che vorrebbe essere brillante ed originale ma sotto sotto è un guazzabuglio di luoghi comuni e idee stantie.
"Non è facile arrivare puntuali se si è avuta una madre come la mia. Non so quale sia il termine giusto, a me viene in mente catastrofista. Bisogna sempre stare attenti perché tutto può crollare, tutto può esplodere, tutto si può incendiare, insomma tutto può andare storto. Schiava delle sue fobie, mia madre ha vissuto una vita intera segregata in casa. Non prendeva l'aereo perché gli aerei cadono, non prendeva i treni perché deragliano, i traghetti affondano, i pullman si ribaltano in curva, le auto s'incendiano, quelle a Gpl esplodono."
Come si dice: chi ben comincia... Chi parla è Claudio, proprietario di un supermercato trasformatosi sotto la sua guida da fiorente eredità di famiglia a "catalizzatore di fregature" sull'orlo del fallimento.
Fin dalle prime pagine è divertimento allo stato puro e momenti malinconici, un alternarsi di umori tipici della quotidianità, una lettura dissacrante su temi di italica nostranità.
Incontriamo poi Fausto, che si occupa di televendite in attesa di incontrare l'occasione della vita: un suo format a conduzione diretta. Naturalmente nel mentre si potrebbe volgarmente dire: venditore di orologi impegnato a tempo pieno a persuadere "massaie nervose e pensionati insonni che l'offerta sia limitata anche se ne ho duecento di questi aggeggi e li devo vendere fino all'ultimo pezzo."
Poi c'è Diego, venditore di auto, orfano di madre dall'età di dodici anni con il padre malato terminale, una convivenza tiepida che vorrebbe interrompere e la tendenza a sparare balle su balle.
Sua è la voce narrante, divertente e disincantata.
Infine il caso: ovvero ciò che ci capita mentre siamo occupati a fare altro: l'inserzione di un casale in vendita e i tre quarantenni presentati dall'autore, fortunosamente, si incontrano.
Il progetto di un agriturismo, una società a tre fra questi improbabili cialtroni, le quote societarie che si frazionano ulteriormente, loschi figuri, situazioni paradossali che si rincorrono, problem solving con espedienti inverosimili, tre uomini del Ghana e una donna Elisa reclutata come cuoca, massaggiatrice e donna delle pulizie, ex dipendente nel supermercato di Claudio.
Una cacofonia di voci che diventa un romanzo armonico e ben amalgamato, sulle note di un'autoradio e di una fuga rocambolesca.
Ringrazio Orsodimondo che mi ha permesso di conoscere questo romanzo solleticando la mia curiosità con la sua bella recensione.
The best way to describe Alfa Romeo 1300 and Other Miracles is as a men's mid-life crises novel on drugs. The characters don't start out very likeable. They're three down-on-their-luck, self-centered, often prejudiced guys with poor social and love lives and very few redeeming qualities. When these city-slickers decide to start anew and renovate a large country home into an agritourist bed and breakfast, what could possibly go wrong?
Of course, hilarity ensues. At times I was laughing out loud. This is one of the funniest books I've read in a while, just from the characters' blunders and the almost ridiculous situation that progresses between them and members of the local mob. Somehow the author actually makes this scenario seem realistic, though for most of the book the reader lives under the knowledge that the situation can't possibly last in the men's favor and will only end badly. Still, it's fascinating to watch how the characters change and develop under the influence of their mutual country enterprise. They're not always capable of saving themselves from their own mistakes, however, and so the cast of characters grows as others join the initial trio in maintaining their schemes. In addition, there's a good deal of social messages included in the story, making this not only a very enjoyable read, but also one that sticks with readers after they have closed the covers.
Primo romanzo di Fabio Bartolomei bellissima storia Per me è uno scrittore italiano che deve essere letto per la delicatezza, leggerezza e profondità al tempo stesso
Alzi la mano chi non ha pensato, almeno una volta nella vita - i ventenni sono esclusi! - mollo tutto, me ne vado e (scegliere una delle opzioni o aggiungerne a piacere):
- apro un chiosco ai Caraibi ( a Formentera / Ibiza / …) - apro un ristorantino (un pub / una libreria / …) - apro un agriturismo (un bed&breakfast / …)
Tra i miei amici, parenti, conoscenti, l'abbiamo pensato o detto più o meno tutti :-)
Diego, quarantenne deluso dal lavoro, annoiato dalla fidanzata e colpito da un recente lutto familiare, lo fa veramente: molla tutto e decide, in compagnia di due perfetti sconosciuti, di aprire un agriturismo in uno sperduto paesino della Campania. La storia che Fabio Bartolomei ci regala è agrodolce, per le riflessioni mai banali che ci costringe a fare tra un sorriso e l'altro, ma anche divertente, ironica e ricca di sorprese. Insomma, un romanzo che fa riflettere, sorridere e sognare che, con garbo e un pizzico di incanto, affianca a sviluppi che la nostra ragione stenta a credere reali, atteggiamenti e vicende che invece fanno parte della nostra quotidianità e della cronaca nera nazionale, in una piacevole miscela in cui impegno sociale, integrazione, amicizia e sogni, ai quali non bisogna mai rinunciare a credere, convivono serenamente.
Fabio Bartolomei è un pubblicitario di successo che, grazie a mio marito, ho avuto il piacere di conoscere, e questo è il suo primo romanzo: sono contenta di accorgermi - grazie anche alle recensioni qui su aNobii - che il suo debutto è stato così brillante, gli auguro di proseguire su questa strada.
*A scanso di equivoci il Si può fare del titolo si riferisce a questa canzone di Angelo Branduardi!
Si può fare, si può fare si può prendere o lasciare si può fare, si può fare puoi correre e volare. Puoi cantare e puoi gridare puoi vendere e comprare puoi rubare e regalare puoi piangere e ballare. Si può fare, si può fare puoi prendere o lasciare puoi volere e puoi lottare fermarti e rinunciare. Si può fare, si può fare puoi prendere o lasciare si può crescere e cambiare continuare a navigare. Si può fare, si può fare si può prendere o lasciare si può fare, si può fare partire e ritornare. Puoi tradire e conquistare puoi dire e poi negare puoi giocare e lavorare odiare e poi amare. Si può fare, si può fare puoi prendere o lasciare puoi volere, puoi lottare fermarti e rinunciare. Si può fare, si può fare puoi prendere o lasciare si può crescere e cambiare continuare a navigare si può fare, si può fare si può prendere o lasciare si può fare, si può fare mangiare e digiunare. Puoi dormire e puoi soffrire puoi ridere e sognare puoi cadere e puoi sbagliare e poi ricominciare. Si può fare, si può fare puoi prendere o lasciare puoi volere, puoi lottare fermarti e rinunciare. Si può fare, si può fare puoi prendere o lasciare si può crescere e cambiare continuare a navigare si può fare si può fare puoi vendere e comprare puoi partire e ritornare E poi ricominciare. si può fare, si può fare puoi correre e volare. si può piangere e ballare, continuare a navigare. Si può fare, si può fare si può prendere o lasciare si può fare, si può fare puoi chiedere e trovare. Insegnare e raccontare puoi fingere e mentire, poi distruggere e incendiare e ancora riprovare. si può fare, si può fare si può fare, si può fare si può fare, si può fare si può fare, si può fare si può fare, si può fare
"Sono dei buoni pensieri, riescono a distrarmi dal punto fondamentale della questione: perché sto andando a vedere questo casale? Siamo la generazione del piano B. Lavorare n questo paese fa così schifo che, anche se fai il miracolo di raggiungere la posizione per cui hai studiato, dopo due anni ne hai le palle piene e inzi a elaborare il tuo piano B. Quasi sempre si tratta di un agriturismo, questo quando allo schifo per il lavoro si aggiunge lo schifo per la città. E' il miraggio di una vita migliore, più sana, con più tempo a disposizione. Più tempo per pensare e per scoprire che sei infelice lo stesso, che il lavoro non c'entrava un cavolo e nemmeno la città. Hai traslocato e la prima cosa che hai messo in valigia sono stati i tuoi problemi. E adesso te li ritrovi lì, sulla splendida collinetta immersa nella campagna incontaminata. Sogni il paesino dove tutti sono gentili e ti ritrovi circondato dagli stessi stronzi di sempre, con l'unica differenza che non puoi uscire di casa senza trovarteli sempre tra i piedi. Un cartello autostradale mi informa che la parola "Lazio" d'ora in poi va considerata un errore da barrare in rosso. Quella giusta è "Campania"."
"Giulia 1300 e altri miracoli" è un piccolo scorcio, ironico e divertente, sui nostri giorni e su molti dei nostri difetti. Da leggere. Primo romanzo di Fabio Bartolomei, pubblicitario che vive e lavora a Roma.
Chi non ha mai pensato di scappare? Di trasferirsi in Thailandia e aprire un hotel, o in Toscana e aprire un agriturismo, per esempio. Quando tutto fila liscio, questo sogno è solo qualcosa che avremmo potuto realizzare in un'altra vita, perché per quanto bello ci sembra difficile e troppo faticoso. E' quando le cose cominciano ad andare male che ci si pente di non averci provato, anche se, in effetti, come dice Bartolomei ad inizio romanzo, qualcuno che ci ha provato c'è, qualcuno che ha lasciato la tentacolare Roma o la grigia Milano per inseguire un sogno di natura e serenità nella campagna e alla fine ha scoperto che tutti i problemi che aveva a Roma o a Milano l'hanno seguito in Toscana o nel Salento o in qualsiasi altro posto abbia scelto. Come dire che un cambio di scenario può essere di ispirazione ma raramente è salvifico, taumaturgico: i problemi che abbiamo ce li dobbiamo risolvere nel solito modo, con olio di gomito, perché non esistono formule magiche né facili soluzioni.
Il sogno di tanti, di scappare e aprire un agriturismo, con l'aggiunta della camorra. Simpatico ma forse per via dei personaggi, all'inizio molto difficili da farsi piacere, ho faticato un po' ad andare avanti anche se di colpi di scena ce n'erano. Forse avevo aspettative troppo alte visto che in tanti me l'avevano consigliato.
Chi non pensa sempre al proprio piano B? Chi non ha pensato almeno una volta ad aprire un agriturismo? È quello che decidono di fare i protagonisti, ignari di quello che li aspetta, delle difficoltà ma anche del bello che si nasconde in una situazione nuova e imprevista. Un romanzo leggero, non troppo impegnativo ma divertente.
100 punti alla storia, per la sua originalità, le invenzioni assolutamente geniali, i cambi di scenario repentini. Non posso non continuare a pensare Pennac e alle sue storie strampalate, Bartolomei me lo ricorda moltissimo, senza sembrare una brutta copia. Ottima anche la scrittura, mi piace questo stile leggero ma denso, le parole hanno un senso e una misura, la tensione è costante, i cambi di registro ben congegnati. Quello che non mi convince del tutto in questo romanzo, come ne “la banda degli invisibili” sono i personaggi principali, che sembrano tante versioni e facce di un unico ecumenico personaggio-positivo-con-contraddizioni-ma-in-fondo-tanto-bravo. Claudio, Fausto e Diego dovrebbero essere tanto diversi, ma alla fine pensano con la stessa testa e soprattutto parlano allo stesso modo. E assomigliano in modo impressionante ad Angelo de “gli invisibili”. Falliti senza rabbia, con davanti un futuro di riscatto. Critici verso il potere, non allineati, ma rispettosi delle regole e con una certa coscienza sociale. Tanto analitici da domandarsi come sia stati fino ad un momento prima così poco consapevoli di sé stessi. Insomma un po’ falsi, un po’ troppo al servizio della storia, un po’ maschere. In ogni caso il libro è divertente, e come gli altri romanzi di Bartolomei contiene un po’ di sana critica sociale e di positività. Un libro forse più adatto alle giovani generazioni, che hanno più di me la necessità di credere che con la volontà si può cambiare il mondo.
I received a copy to review as a goodreads first reads winner.
This is quite simply one of the funniest books I have ever read. Normal I don't read books that have been translated because often times things get lost in translation but not in this book. It was perfectly translated. It's an easy read and I didn't want to put it down. Absolutely loved the characters and the situations they find themselves in well probably wouldn't happen like that it's written so that its believable and funny. I laughed so hard at times I had tears in my eyes. Definitely recommend this book to anyone !
I have a feeling there is a long history of the Italian absurd that I am missing out on but the book is entertaining nonetheless. For those looking to escape the mediocrity of your mundane life, this is your fantasy.
Secondo libro di Bartolomei che leggo, la sua opera prima: dico subito che non mi ha convinto e che attribuisco tre stelle - per la verità direi due e mezzo - solo in virtù del fatto che, in quanto sua prima prova letteraria, bisogna essere più generosi; d’altra parte “La banda degli invisibili” mi è piaciuto, ed evidentemente nel tempo la capacità affabulatoria dell’autore si è affinata, producendo qualcosa di maggior impatto, almeno secondo il mio giudizio. Quello che non mi ha convinto, ma direi proprio non mi è piaciuto, è l’eccesso: i personaggi sono poco credibili, nessuno escluso; di pari passo vanno le situazioni; troppi temi, nessuno dei quali trattato con un tono che non fosse didascalico; un bel po’ di sdolcinature. In alcuni momenti mi sono anche un po’ annoiata, perché lo svolgimento della storia avveniva nel più prevedibile dei modi. Ecco, il miracolo della Giulia davanti a me non si è concretizzato. P. S. Aver trovato un paio di volte “un eco” scritto così come l’ho riportato, ossia senza l’apostrofo, non ha giovato alla causa di Bartolomei. E mi è dispiaciuto pure per la povera ninfa Eco. Questo è uno dei casi in cui un errore ortografico danneggia non solo la grammatica italiana, ma anche la poesia insita nel racconto mitologico.
Charming, funny, sad, and sweet! This is an unlikely buddy story that would be a great movie! Three Italian men, disillusioned and unhappy with their lives, respond to an ad for a farmhouse for sale. They don't know each other, but all three want the property. The strangers decide to invest together and open up a B and B. Having no idea what they are doing, they fumble along with disparate ideas of how things should be run 9and with zero experience). A fourth joins the group unexpectedly, and they become a bit more organized. Then some African immigrants working on a nearby farm start helping. Then they hire a female chef, and the hodgepodge family is complete.
But: Meanwhile, they are smack dab in "Camorra" or mafia territory, and when they are visited by Vito, who explains they must pay protection, they panic and the whole world takes on a unique spiral.
A great tale of men working together through four very different midlife crises. Again: this could be a great movie!
Very graphic and moving. It seems to be a truly thorough account of what happened to Hannah and her family. She really describes the details of the nastiness and unclean conditions they had to endure. She did such important work, but I wish that she didn't have to relive such memories over and over to do it. I appreciated her talking a bit about how Isreal was set up originally at that time, which is a perspective I hadn't yet seen.
I do believe that she was likely not aware of the situation with Palestine, and I dont think she would be in support of what is happening if she knew. It could also be that she knew her book would not be published if she was honest about the situation, but I think it is more likely that she fell for propaganda. I don't at all blame her.
A must-read for anyone that was interested in Anne Franks diary. It was way more thorough than other accounts in general, probably because it was written in 2023.
Un gioiellino, questo romanzo. Fino circa a metà lo leggevo dicendomi "Sì, ok, carino, ma tutti 'sti commenti entusiasti da dove arrivano? Cioè ok, ben scritto, bella l'idea, ma alla fine sono un gruppo di disperati che arranca e combina casini". Poi man mano che si va avanti, la Giulia compie anche il miracolo di farti innamorare di questo libro, dei suoi personaggi pieni di difetti, ti fa ridere, commuovere, emozionare. E alla fine ci vorresti andare pure tu, in questo agriturismo, per conoscerli e bere un bicchiere di vino ascoltando la musica classica che sale dal prato.
Il settimo libro letto in questa pandemia è una favola con un finale aperto. Ci voleva una storia di buoni sentimenti (no, meglio, idee buone) senza lieto fine superficiale, che mescola cose incredibili in senso etimologico - da non credere - con le cose in cui però è bene sperare. Un libro non difficile, non un capolavoro, ma un libro bello, che parla a un pezzo di noi che è un pezzo bello di noi.
Themes: Similar vibe to Jonas Jonasson’s books, Humorous, Easy to imagine this as a movie
I haven’t LOL’d while reading a book in a while. I’m sure my neighbors loved the peace & quiet in their backyard and then my random “Pffft! BWAHAHAHAHA!!” 🤷🏼♀️ Go read this book for a good time and some good laughs!!
L'agriturismo in campagna è l'alternativa dei 50enni al chiringuito ai Caraibi dei 20enni: un inizio banale quindi, però le deviazioni che prende poi la trama sono geniali. Quanto mi piace questo autore.
For all the accolades this book has got the storyline tightness really flip-flops. There are certain parts that are beautifully orchestrated whereas other parts that felt it could have used more care.