Apparse in dispense a partire dal 1955, queste attualissime «Prediche inutili» furono riunite in volume nel 1959. L'Italia si illudeva allora di vivere in pieno «miracolo» economico, ma Einaudi, conscio della fragilità del fenomeno, cercava di individuare le cause profonde della mancanza di solidità dei progressi compiuti e di indicare gli opportuni rimedi. Einaudi non si stancava di insistere sulle norme del buon governo, dall'economia alla scuola, alla pubblica amministrazione, alla legislazione sociale e al finanziamento dei partiti. Amava ripetere che per deliberare occorre conoscere la realtà nella quale si opera attraverso studi non viziati da tendenziosità o schemi preconcetti. La concretezza e la lucidità dell'analisi si traducono nella classica nitidezza delle pagine. Qui, come nelle altre sue opere, Luigi Einaudi è ammirevole per il rigore scientifico, l'apertura mentale, e l'esemplare chiarezza dell'esposizione, accessibile a tutti i lettori.
Leggendo questa editio minor delle Prediche di Einaudi, mi è capitato di pensare quello che penso quando leggo Flaiano. Come ho scritto a proposito del Diario Notturno, evidentemente l'Italia produce, ogni tanto, questi acuti lettori della nostra realtà sociale e politica (oltre che economica, per Einaudi). I problemi che il libro inquadra sono ancora qui tra noi, a distanza di cinquant'anni e oltre (vedere per credere il primo saggio, Conoscere per deliberare, e la precisa analisi del farraginoso e improvvisato processo di produzione legislativa italiano). Tralascio le questioni strettamente economiche, su cui non ho titolo per pronunciarmi, ma mi piace sottolineare l'accento che Einaudi mette sulla necessità, per chi deve prendere decisioni, di procedere senza illusioni sull'infallibilità propria e delle proprie convinzioni, capitalizzando sugli errori (commessi e osservati) e affidandosi ai fatti e non ai pregiudizi ideologici. In questo senso, illuminante è l'ultimo saggio, sulla differenza tra liberalismo e socialismo, nel quale il liberale (a tutta prova) Einaudi sottolinea la crucialità di mantenere un razionale equilibrio nella valutazione delle diverse ricette, ammettendo che si danno circostanze in cui un liberale può fare scelte "socialiste" semplicemente perchè più adatte alle circostanze, senza cedere al dogmatismo (per verità più proprio delle teorie politiche "universalistiche" come il socialismo ortodosso). Lettura allo stesso tempo rinfrescante e demoralizzante, come mi accade per Flaiano. Appunto.
Come giudicare un libro scritto così tanti anni fa? Molte parti le ho saltate in pieno. Altre mi hanno incuriosito, come riflessioni tutt'ora valide (penso al valore legale dei titoli di studio), altre ancora hanno riportato l'immagine di quest'uomo a terra, tra i comuni mortali capaci di sparare una certa dose di idiozie. "Ma sono riflessioni del suo tempo!" Si potrebbe obbiettare. Certo. Ma la lungimiranza che manca oggi qui si comprova, nelle parole di Einaudi, che c'è sempre stata: c'è un passaggio in cui chiaramente dichiara inutile la lavatrice. Una delle più grandi rivoluzioni del secolo scorso. Una lettura interessante sull'Italia che fu. Che fu sul serio, al di là delle narrazioni mitologiche.
Un messaggio che arriva dal passato ma che in alcuni passaggi è ancora attuale. Con un italiano curatissimo ed affascinante per la patina acquisita con gli anni vengono descritti con chiarezza e semplicità concetti di politica economica che sono alla base oggi come cento anni fa delle nostre società. Alcune pagine descrivono un'italia che non esiste più, in altre si ritrova la descrizione di problemi e situazioni che ancora, a distanza di 60 anni, non sono di molto cambiati. Impietoso il confronto tra la levatura di pensiero di Einaudi e l'attuale situazione del dibattito (?) politico.
Leggendo questa editio minor delle Prediche di Einaudi, mi �� capitato di pensare quello che penso quando leggo Flaiano. Come ho scritto a proposito del Diario Notturno, evidentemente l'Italia produce, ogni tanto, questi acuti lettori della nostra realt�� sociale e politica (oltre che economica, per Einaudi). I problemi che il libro inquadra sono ancora qui tra noi, a distanza di cinquant'anni e oltre (vedere per credere il primo saggio, Conoscere per deliberare, e la precisa analisi del farraginoso e improvvisato processo di produzione legislativa italiano). Tralascio le questioni strettamente economiche, su cui non ho titolo per pronunciarmi, ma mi piace sottolineare l'accento che Einaudi mette sulla necessit��, per chi deve prendere decisioni, di procedere senza illusioni sull'infallibilit�� propria e delle proprie convinzioni, capitalizzando sugli errori (commessi e osservati) e affidandosi ai fatti e non ai pregiudizi ideologici. In questo senso, illuminante �� l'ultimo saggio, sulla differenza tra liberalismo e socialismo, nel quale il liberale (a tutta prova) Einaudi sottolinea la crucialit�� di mantenere un razionale equilibrio nella valutazione delle diverse ricette, ammettendo che si danno circostanze in cui un liberale pu�� fare scelte "socialiste" semplicemente perch�� pi�� adatte alle circostanze, senza cedere al dogmatismo (per verit�� pi�� proprio delle teorie politiche "universalistiche" come il socialismo ortodosso). Lettura allo stesso tempo rinfrescante e demoralizzante, come mi accade per Flaiano. Appunto.