Quando sei bambino tuo padre è un supereroe. Nessuno ti spiega che anche i supereroi possono cadere e farsi male, e soprattutto farti male. Pietro lo sa fin troppo suo padre lo ha abbandonato quando era ancora un ragazzino. L’unica cosa che gli ha lasciato è quella che lui chiama spezzanza , la sensazione di essere spezzati, di vivere sempre a metà. Eppure Pietro ha un vita è diventato un professore universitario e ha una moglie e un figlio che ama. Fino a quando riceve una telefonata che cambia tutto. Deve andare a Tenerife il prima un viaggio in aereo attraverso il mare lo divide dall’attimo più importante della sua vita. Pietro corre, e più corre più si rende conto che sta andando incontro al vero sé stesso e ai suoi fantasmi. Sono lì a ricordargli che capita, a volte, di trovarsi all’improvviso lontanissimi da sé stessi, così tanto da non sapere più chi si è come i punti che gli atlanti chiamano «poli dell’inaccessibilità», quelli più lontani e irraggiungibili del globo. Quando succede, i geografi dicono che, per salvarsi, l’unica cosa da fare è guardare su. Cercare una stella, e poi andare dritti dove dice lei. Può avere i contorni di un amore o di un dolore. Di un desiderio o di una paura. Perché a volte non siamo nel posto sbagliato, stiamo solo cambiando. A volte arriva il momento di fare pace con tutte le ferite di quando si era bambini. Enrico Galiano apre la sua anima ai lettori in un romanzo che indaga il rapporto più antico, autentico e quello tra figlio e genitore. Un romanzo che pone una domanda che va dritta al quando si smette di essere figli? C’è un giorno, un momento, una linea che si supera e poi non si è più figlio di qualcuno, ma solo un uomo o una donna? Con la sua inconfondibile delicatezza, Enrico Galiano ci regala una prova di narratore maturo con una storia avvincente e coinvolgente. Una storia che, pagina dopo pagina, diventa sempre più la storia di tutti noi.
Enrico Galiano è nato a Pordenone nel 1977. Insegnante in una scuola di periferia, ha creato la webserie Cose da prof, che ha superato i venti milioni di visualizzazioni su Facebook. Ha dato il via al movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it. Il segreto di un buon insegnante per lui è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti». Ogni tanto prende la sua bicicletta e se ne va in giro per il mondo con uno zaino, una penna e tanta voglia di stupore.
Galiano sa toccare tutte le corde, riesce a farti ridere e piangere nello stesso momento, ti fa entrare nella sua vita attraversando la tua; lascia sempre un segno, ti guardi dentro e ti accorgi di far parte anche tu del libro.
La lettura di questo romanzo è coinvolgente, soprattutto perché, seguendolo sui social, si è conoscenza del fatto che il libro è autobiografico. O almeno in parte. Sappiamo che la telefonata di inizio romanzo l’ha davvero ricevuta l’autore, sappiamo, a grandi linee, che si è fatto una marea di chilometri per raggiungere il padre che non vedeva da 11 anni per via di una litigata. E durante la lettura si scopriranno molte cose, alcune che non ti aspetti, altre invece sì. Enrico Galiano ha un modo di scrivere (sebbene parli di temi importanti, di dolore, di morte, di introspezioni) che è leggero. Anche se tratta di temi delicati lo fa con una delicatezza che non tutti hanno e che in temi come questo non ti aspetti. Leggendo il romanzo ci si rende conto di come ci sia lui dietro, di come dietro a Pietro ci sia proprio Enrico. Lo stile è esattamente quello che utilizza nei suoi post di facebook. Ecco, la pecca del libro è il conoscere che sia un libro autobiografico con parti totalmente inventate, quindi durante la lettura in alcune scene stai lì a chiederti “Questa sarà una parte vera o inventata?” E a volte l’autore - probabilmente perché è un professore! - si perde un po’ in spiegoni, rallentando un pochino la lettura perché è come se il romanzo si fermasse e lui spiegasse, non sono spiegazioni nascoste nel testo, che ti fanno capire quello che c’è da capire senza però fermare l’andamento del romanzo. Benché alla fine i personaggi sono pochi, benché l’introspezione ed i flashback ne facciano da padrona, il romanzo scorre comunque veloce e si lascia leggere. In alcuni pensieri del protagonista, il lettore potrebbe ritrovare se stesso, se ha vissuto dolori o momenti simili. Ad ogni modo l’ho apprezzato, ma non mi ha conquistata del tutto, forse per il tema troppo personale.
«Negli anni si è trasformato in un vecchio conoscente un po’ strambo, quello che salta fuori ogni tanto, gli dai un po’ di corda e un po’ no. E soprattutto non vedi l’ora che sia il momento dei saluti.»
«Non è che ti puoi svegliare un giorno e ricordarti di essere un padre, no? Non è un interruttore: o, se lo è, è uno di quelli che se li spegni una volta poi è quasi impossibile riaccenderli. Lui il tasto OFF lo schiacciò con forza quando avevo otto anni; adesso che ne ho trentasette in più la sostanza non cambia, solo che il dito sull’interruttore ce l’ho io.»
Leggere i libri di Galiano non è solamente un atto di lettura e basta, no. Leggere i suoi libri è una sorta di abbraccio che aspettavi da tempo e magicamente te lo senti addosso: senti che viene avvolta dalle braccia di qualcuno e stai lì, lo prendi tutto questo abbraccio e vai avanti.
Ho letto questo nuovo incredibile libro-viaggio con occhi umidi. Perché è inevitabile, secondo me, quando si parla di rapporti umani, commuoversi.
Quante volte nella vita si danno per scontate tante cose? Che sia per un’incomprensione, una litigata, un momento nel quale non eravamo davvero in noi e le situazioni ci sfuggono di mano.
Questa è la storia di Pietro che avrebbe sempre voluto un padre che fosse un padre normale, presente, ma che nel corso degli anni, da questo padre ha solo avuto assenza, mancanza ed anche, alle volte, delusioni. Non si può pensare di poter aver un supereroe come padre, quando quella persona esiste nella tua vita ad intermittenza. E allora accade, no, succede, come si legge anche nella storia, che ci si allontana. Pietro ha costruito un muro, perché la paura di disturbare era sempre prepotente, ha deciso che era meglio non affidarsi a nessuno che farlo per poi esser ferito, quindi il distacco era la soluzione. Ma è davvero così? Quando ci allontaniamo, inevitabilmente perdiamo, anche se per alcuni potrebbe esser una vincita, ma dipende dai casi.
Pietro ha passato la sua intera vita a portare rancore verso Nando, suo padre, che si era addirittura creato un papà immaginario: Paco.
Ma cosa accade se in un giorno d’estate si riceve una videochiamata che ti manda in frantumi il cuore ed apre le dighe degli occhi?
Parte tutto da questo momento: “geografia di un dolore perfetto” è il viaggio all’interno del bambino, del ragazzino e dell’uomo che è Pietro e del rapporto che ha avuto - non avuto? - con suo padre Nando. Un viaggio che porterà a Pietro le risposte alle domande che aveva anche paura di porsi, e alla fine, forse, riuscirà a far pace con l’idea che si era fatto su tante cose.
Una lettura che consiglio, perché come dico sempre, la penna di Enrico è balsamo sul cuore.
l'escamotage del dialogo con un "fantasma" immaginario che rappresenti qualcuno di lontano o irraggiungibile, per qualsivoglia motivo, non mi ha mai entusiasmato. Risulta spesso forzato e anche in questo caso l'ho trovato in molti casi artificioso e troppo irreale (acquisire informazioni chiave da questi dialoghi che superino la conoscenza subconscia dell'individuo sanno un po' troppo di magia...). La scrittura gioca tutto sul coinvolgimento emotivo, in certe parti però è molto semplificata e banalizzata. Le parti in cui dei piccoli aneddoti geografici vengono collegati alla condizione umana sono quelle che ho preferito, in cui ho trovato qualcosa di più originale. Nota sulla versione Audible: Meglio farselo leggere da professionisti il testo, consiglio spassionato 😅
This entire review has been hidden because of spoilers.
In parte autobiografico, "geografia di un dolore perfetto "è un romanzo ricco di emozioni e soprattutto di punti di riflessione. Nonostante l'intensità emozionale della storia, lo stile narrativo non mi ha molto colpito: semplice, poco intenso nella descrizione delle emozioni, a tratti sembra quasi che la voce narrante parli della storia di qualcuno che non sia lui e questo mi ha un pò deluso, mi aspettavo di più. Comunque una bella lettura, forse immeritatamente leggera ma comunque un bella lettura.
Nonostante abbia intuito sin da subito il colpo di scena principale di questo libro (è bastato che ), non posso non riconoscerne la genialità e la portata sorprendente. Ovviamente, poi, il mio giudizio positivo è stato rafforzato dalla prosa semplice e che ispira "tenerezza", nel senso che si adatta perfettamente alle esperienze di un bambino. Un bambino che, proprio come me, sa cosa significhi essere abbandonato dalla persona che più di ogni altra al mondo dovrebbe amarti. A tal proposito, ho apprezzato moltissimo non solo l'analisi dei sentimenti del figlio (rancore, rabbia, rimpianto, "spezzanza"), ma anche il tentativo di quest'ultimo di mettersi nei panni del padre. Un tentativo che si spinge sino al punto di . Anche la spezzanza, in quest'ottica, assume un valore differente: "Forse quel dolore era lì per ricordarmi che ognuno ama a modo suo. E se non riesci a capire l'amore di un altro, non significa che non sei amato."
"Ti basta essere amato una volta, una volta per davvero, e allora è come sentirsi amati per sempre. Allo stesso modo, ti basta essere abbandonato una volta, per sentirsi abbandonati sempre."
"La spezzanza esiste ed è quando ti senti spezzato, sempre. Anche quando sorridi, anche quando sei felice e spensierato, sai che sei rotto in qualche punto, come un giocattolo difettoso. [...] La spezzanza esiste ed è non sapere bene dove, ma avvertire da qualche parte un punto spezzato, in te, un punto che non c'è niente da fare, non lo si riesce a riparare. La cosa strana della spezzanza, però, è che dentro la parola suona la musica di un'altra, più conosciuta, più bella, dentro la spezzanza c'è sempre anche un po' di speranza, perché ogni incontro ogni frase ogni giorno tu lo vivi ma dentro di te stai facendo solo una cosa: speri, disperatamente speri che sia quello che ti riparerà, che prenderà anzi i punti spezzati e come nell'arte del kintsugi trasformerà in oro le crepe che ti spaccano, ricomponendo i cocci e trasformando il giocattolo difettoso in un oggetto prezioso. Solo che, siccome sei spezzato, chiunque si avvicina e ti prende in mano si taglia. Non è cattiveria: è legge della fisica."
Galiano mi piace molto, quando scrive le sue osservazioni sul mondo su Facebook, quando pubblica lezioni di storia, quando parla del suo lavoro di insegnante. L’ho anche apprezzato come autore in alcuni romanzi. Questo peró l’ho trovato un po’ troppo.. troppo pesante, troppo cesellato, troppo telefonato. Peró. Le pagine finali, quando veramente si mette a nudo e lascia andare tutte le costruzioni narrative, allora sì, quelle valgono 5 stelline e un po’ di lacrime.
Boh? Sarà sicuramente un problema mio, ma tutti questi libri da 4/5 stelline che mi dovrebbero fare piangere, mi lasciano indifferenti. Tra l'altro, i dialoghi li ho trovati a livello di Gianni e Pinotto
“Ti basta essere amato una volta, una volta per davvero, e allora è come sentirsi amati per sempre. Allo stesso modo, ti basta essere abbandonato una volta, per sentirsi abbandonati per sempre”.
Ormai di Galiano non mi perdo nemmeno un libro. Con la sua scrittura scorrevole e coinvolgente, mi catapulta sempre in storie bellissime.
Geografia di un dolore perfetto è un romanzo che si discosta molto dai precedenti, soprattutto perché è ispirato alla vita privata dell'autore. È stato interessante leggere questa storia, anche se all'inizio credevo che il protagonista fosse un Pietro ragazzino, come tutti i suoi libri, invece abbiamo un uomo di trent'anni che deve affrontare il passato e una terribile notizia che lo allontanerà dalla vacanza in famiglia che stava facendo.
Questo libro è un viaggio nell'animo umano, percorriamo la vita di un ragazzo e di un adulto, comprendiamo il suo passato e inevitabilmente ci chiediamo come andranno a finire le cose. Qual è la fatidica domanda che Pietro deve porre a suo padre, prima che sia troppo tardi.
Ho pianto, soprattutto nel finale, e mi sono sorpresa a quel colpo di scena che ammetto non mi aspettavo. Anche se la storia procede un po' lentamente, alla fine è inevitabile empatizzare col protagonista e proseguire la lettura. Si conclude con l'emozione negli occhi e il sorriso sulle labbra.
Questo libro mi ha fatto molto riflettere, anche io non ho avuto un rapporto unito con mio padre (ora stiamo recuperando ma non è mai come dovrebbe essere). Ho capito che NOI siamo la nostra infanzia. Quella fase ci scolpisce il carattere e il nostro modo di pensare. Tutto parte da lì, sono le fondamenta. Che l'orgoglio spesso distrugge i rapporti e che bisogna imparare a dire più spesso “succede”. Che essere genitori ed essere figli non è mai semplice.
Grazie Enrico per averci raccontato, in qualche modo, la tua storia. ❤
Pietro, professore universitario con una bella famiglia, riceve una telefonata da Tenerife, una persona lo sta aspettando, è importante, deve andare. Lascia la famiglia in vacanza e parte. Ore di macchina e di aereo, un viaggio verso l'altro e dentro se stesso per andare incontro alla verità. Pietro aveva otto anni quando il padre l'ha abbandonato, lui guardava al padre come a un eroe senza sapere che anche gli eroi sono fragili e allora fuggono. Troppo grande il dolore per Pietro che si sentirà sempre "spezzato", difettoso, rotto. Il romanzo racconta il Pietro bambino, le sue ingenuità, i suoi sensi di colpa, il suo vuoto del padre. E il Pietro adulto che ancora cerca di ricomporre i cocci dentro di sé e temendo di farsi o fare male, tiene gli altri lontano da lui. È il racconto del rapporto unico e complicato padre-figlio. Succede che un padre appaia lontano, distaccato, incapace di un gesto consolatorio o incoraggiante. Succede che un figlio non sappia capire e perdonare. Ma c'è sempre nella vita un momento in cui è necessario fare pace con il passato, il momento in cui riusciamo a "ripararci". È quando capiamo che nessuno è perfetto, che ognuno ama a modo suo, ma c'è, anche nei silenzi, anche negli abbracci mancati. Perché un padre non smette di essere padre, come un figlio non smette di essere figlio. Un libro di emozioni, coinvolgente, delicato. Scritto con lieve ironia racconta una storia nella quale non è difficile riconoscersi. "Capita a volte di sentirsi isola. Ma mai dimenticare che fra isola e isola, anche se sommersa, sempre terra c'è."
Geografia di un dolore perfetto, nella complessità dei temi che porta, è un libro che coinvolge e cattura: l’autore, con il suo stile leggero ma mai banale, permette al lettore di entrare nella storia. Dal primo all’ultimo capitolo, il romanzo risulta equilibrato, pensato in ogni singola scena. Pare evidente il lavoro che l’autore ha messo in campo per rendere realistica la materia che tratta: conosce la vicenda, conosce i personaggi. Li rende vivi, palpabili. È un libro delicato, ma al contempo deciso, che trasuda veridicità: l’immersione è totale.
ho iniziato a leggere ‘Geografia di un dolore perfetto’ un giorno che ero a casa da scuola malata, per provare ad uscire del blocco del lettore, causato dal troppo studio e da un libro che stavo leggendo in inglese (lo finirò questa estate). in realtà sapevo che qualunque libro di Galliani avessi iniziato a leggere, mi sarebbe piaciuto, ma questo, mi ha fatta entrare in un mondo che io non conosco, di uno stile di vita familiare diverso dal mio, e mi ha fatto capire quanto è importante la famiglia. l’ho letto in tre giorni e mi ha fatta uscire dal blocco del lettore ovviamente. Galiano hai il mio cuore ❤️.
La mia intervista a Enrico Galiano per SoloLibri (sezione “News Libri”):
•✍🏻Un estratto dall’articolo:
D. Dolore vs amore: ho come l’impressione che il dolore, la sofferenza, fisicamente ed emotivamente, vincano sempre sull’amore, sul bene. Voglio dire, non credi anche tu che nella vita si faccia più esperienza del dolore rispetto all’amore? Un dolore prima o poi, e magari anche più volte, puoi viverlo sulla propria pelle, mentre l’amore forse non è necessariamente “scontato”, ovvio. È così anche per te?
R. Se dobbiamo parlare a livello di quantità forse hai ragione tu... però quando incontri l’amore, per quanto poi possa essere un’esperienza più rara, la sua forza è in grado di cambiare tutto, di restarti dentro come una specie di nuovo settaggio mentale e sentimentale. Ti trasforma in una persona nuova, e più vicina a quella che sei davvero.
•📖Un estratto dal libro:
“È questo che ti ricorda il dolore, è il posto dove vieni a riscoprirti vivo, dove ti ricordi che anche tu, come tutti, non hai tutto il tempo del mondo. Ed è giusto farlo, prima o poi, bisogna perdersi perché, come mi ha detto una volta una persona: come fai a trovarti se non ti sei mai davvero perso?”
Quanto della mia storia con mio padre ho ritrovato in questo romanzo. Un'opera per riflettere sulla paternità e sulla genitorialità in generale, con dei passaggi che sono a dir poco poetici e altri assolutamente esilaranti. Lo rileggerei volentieri!
«Eravamo uniti, un tempo. Quel qualcosa che ti unisce anche da distante. Quel tipo di legame per cui ogni tanto senti un filo che ti tira. Ti volti, non c’è nessuno: allora lo sai cos’è. Chi è».
Terminata la lettura di questo libro ho cercato di individuare la frase che più mi avesse colpito e che potesse aiutarmi a scrivere qualcosa al riguardo. Ho fatto molta fatica. La verità è che Enrico Galiano mi ha regalato me stessa, per certi versi. E questa consapevolezza, nuova e piena, non può essere di certo racchiusa in qualche parola.
Con una prosa che è in realtà poesia, l’autore ci illustra i sentieri della sua anima e di quella di Pietro nella maniera più intima possibile: confessando errori e smascherando delusioni.
«Non erano due. Non c’erano solo Nando e Paco. C’era un solo uomo, con tutte le sue debolezze e i suoi errori. Solo un padre che ci provava e a volte ci riusciva, a volte no. Né Bruce Wayne né Batman: solo il mio papà».
Nando e Paco, indissolubilmente legati nel corpo ma così lontani nei modi. Nulla e ripeto nulla avrebbe potuto prepararmi alla scoperta che in realtà sono la stessa persona. Il motivo è semplice ed è un po’ brutto scriverlo così, qui sopra, pronto ad essere letto da tutti. Non riesco, però vi dico che dopo aver letto l’ultima pagina, ancora con il viso solcato (dire devastato forse sarebbe più appropriato) dalle lacrime, ho scritto un messaggio a mio padre. Il mio papà.
“Geografia di un dolore perfetto” è un titolo meraviglioso. Sia perché allude alla passione che Pietro e Paco hanno in comune, sia perché è davvero un libro che ripercorre le strade della sofferenza, ne studia la geografia, tracciandone i passi e rallentando agli incroci. È un libro terribile nella sua tristezza; è un pugno allo stomaco che ti ridesta da uno stato di trance emotiva, ricordandoti quanto il tempo sia importante e come spesso ci sia una ragione ben più profonda dietro la facciata della finta realtà.
Enrico Galiano, è raro che un autore riesca a scuotermi in maniera così vigorosa facendomi male e bene alla stessa misura. Grazie, grazie e ancora grazie per avermi aperto gli occhi. Da oggi stringerò la mano del mio Nando che è in realtà anche il mio Paco, solo che questo io non lo sapevo.
«Un pomeriggio d'estate una telefonata mi ha fatto alzare gli occhi e vedere per la prima volta la mia stella. Con la vista offuscata dalle lacrime, non riuscivo mica a distinguerne i contorni: faceva luce, sì, ma più di tutto faceva paura. Solo molto tempo dopo, ripensando a quel momento, mi sarei ricordato del primo baluginio nella notte, e avrei visto finalmente che era tutte e due, era sempre stato tutte e due, e senza più nessuna paura avrei riconosciuto i contorni di un dolore perfetto».
This entire review has been hidden because of spoilers.
Geografia di un dolore perfetto.. Posso dire che alla fine le lacrime sono inevitabili. Un viaggio nella vita del protagonista, il piccolo grande Pietro, il suo atlante, la sua passione per la geografia e il desiderio di avere un padre accanto. È una ricerca che va oltre ciò che può essere il mondo di un bambino che sente la solitudine, che idealizza una figura paterna assente ma presente. Lo trova tra i pensieri, nei dialoghi- monologhi. E viaggia con la fantasia in una domanda mai fatta.. solo l'ultima, come ultima può essere ogni cosa. Confonde la realtà con l'immaginazione, riflette i desideri nei luoghi che gli ricordano i piccoli momenti in cui "respirava" il padre. "Ero un bambino che aveva paura del buio. Lui la voce che me la faceva passare" " Quando studi i paesaggi studi in realtà anche le persone, perché le persone sono paesaggi, diceva sempre lui. E io lo ascoltavo, rapito, perché non c'è niente di più bello per un bambino che ascoltare la voce calda di una passione adulta." "Ogni deserto ha una storia" e Galiano è riuscito a scriverla! Magistralmente! Leggetelo e scoprirete che " fra isola e isola, anche se sommersa, sempre terra c'è" L'importante è trovarla!
Geografia di un dolore perfetto è un percorso introspettivo composto da pensieri, emozioni e riflessioni di Pietro, il protagonista della storia e narratore assoluto. Ma è anche un percorso di idealizzazioni e diverse prospettive.
Il libro è un viaggio metaforico del vero viaggio che Pietro deve compiere per raggiungere Tenerife e recarsi al capezzale della persona a lui cara ma con cui ha interrotto i rapporto undici anni prima. Nelle diverse sezioni della storia c'è Pietro adulto che ricorda il lui bambino, oppure il rapporto che ha con Nando così in netto contrasto con Paco, la passione per la geografia, i primi amori e il presente. Il Pietro bambino, e ragazzino, intenerisce e fa sorridere per i comportamenti ingenui che attua per non considerarsi meno rispetto ai suoi amichetti. Tende a non voler disturbare i genitori, così costantemente arrabbiati fra loro, poiché si sente la causa di quel malessere. È preciso a livelli estremi, ubbidiente e grande inventore di storie fantastiche su suo padre. C'è Nando che non lo vedeva neanche se gli era davanti a differenza di Paco che, nonostante i rari incontri, gli dava importanza e lo ascoltava. C'è una madre paziente e rispettosa, una moglie che esclude, e allontana, e un figlio piccolo che richiede attenzione.
Sopratutto c'è un concetto che continua a scorrere sotto le parole e che si racchiude in due frasi: prendevo il papà che avrei sempre voluto, non quello che mi era capitato e che non aveva voluto me. Ti basta essere amato una volta, una volta per davvero, e allora è come sentirsi amati per sempre. Allo stesso modo, ti basta essere abbandonato una volta, per sentirsi abbandonati sempre.
Il libro è spoglio di paesaggi, interni, persone ma è stracolmo di ricordi, emozioni, carte geografiche, bugie infantili, e silenzi. Leggerete di abbandoni, ferite, rifiuti che segnano l'animo e che portano a rivestirsi di un'armatura per difendersi dai futuri attacchi. Quell'armatura così difficile da togliere perché poi, crescendo, si entra in relazione con più persone e il cuore deve lottare ancora di più. Si tratta di quelle ferite che sanguinano e non si rimarginano nonostante si cerchi di tamponarle poichè necessitano di punti di sutura. Non possono essere semplicemente tamponate nella speranza che si applichi il detto: il tempo guarisce tutte le ferite.
Enrico Galiano descrive il rapporto fra un figlio e il padre che gli ha dato il cognome e quello che ha scelto come padre. Da piccoli si pensa che i genitori siano perfetti, che abbiano sempre ragione e che scelgano ciò che è meglio per noi, poi, capita che facciano un primo 'errore' e, come un velo che scivola via dai nostri occhi, li vediamo per quello che sono: persone.
L'autore mantiene uno stile narrativo che adoro: con precise e poche parole riesce ad esprimere un intero concetto, non si perde in troppe descrizioni, logorroici passaggi, no. Va dritto al punto, elabora, sviscera ed espone il cuore di Pietro con sincerità e, può o non può piacere, ma lo fa in maniera sublime.
Concludo con una domanda di Pietro: quando si smette di essere figli? Si è sempre figli, anche quando il genitore non c'è più perché è diventato una voce nella nostra testa, un'immagine su una foto o un biglietto conservato dentro un diario. Lo affermo per esperienza.
Pietro cresce con un papà che entra ed esce in continuazione nella sua vita. Non c'è quasi mai eppure per lui è un riferimento, qualcosa che vorrebbe vedere tutti i giorni, qualcuno che vorrebbe sentire meno ingombrante anche se non c'è. Pietro vive con sua mamma che gli chiede di non parlare più di suo papà, di fare finta che sia andato via per sempre anche se in realtà è andata proprio così. Ma questa esigenza di una figura maschile nella vita di Pietro, si trasforma in una passione per la Geografia e per lo studio, nel libro sono spiegate tutte le tappe di questo avvicinamento alla materia. Pietro non ha mai dimenticato la sofferenza per l'abbandono, ma è diventato uomo ed oggi è un professore universitario, ha una bella moglie e un bambino, il suo dolore sembra essere accantonato nella cantina della memoria. Ha sempre parlato tantissimo di suo papà quando era bambino e pochissimo da quando è adulto, soprattutto con sua moglie che non sa quasi nulla di quella vecchia storia, di quel rapporto che, quando c'era, era potente ed emozionante. Pietro aveva così tanto bisogno di un papà, che cerca Paco, una figura che entra nella sua vita quando il bisogno è più impellente. Ed è proprio Paco a chiamarlo un giorno, Pietro è in un villaggio vacanze in Croazia, tutto sembra perfetto, il clima è disteso fino a quella telefonata. Paco sta morendo, è a Tenerife e chiede di vedere Pietro. Si erano sentiti l'ultima volta undici anni prima, e Pietro oggi sa che deve correre da Paco perché deve dirgli qualcosa. Ecco che inizia il viaggio per arrivare in tempo, prima che sia troppo tardi. Ma proprio in aeroporto, Pietro trova anche suo papà che a tutti i costi lo vuole accompagnare. Il viaggio vero e proprio si alterna con un viaggio interiore nei ricordi, Paco e suo papà, l'infanzia di Pietro, le cose non dette, quelle immaginate e quelle accadute veramente. Fino all'arrivo in ospedale dove tutto prenderà forma. Un bel libro, molte riflessioni del protagonista e pochi dialoghi, c'è sofferenza, ma è quella che fa bene. Ci sono dolori che non si cancellano, forse si attenuano, poi mutano e cambiano fino a diventare altro. È quello che succede in questa storia, dove il rapporto padre figlio è protagonista assoluto, qualsiasi sia il padre e chiunque sia il figlio.
“Dentro la spezzanza c’è sempre anche un po’ di speranza”
Questo libro l’ho visto qualche settimana fa in libreria e la trama mi ha smosso qualcosa dentro, le prime frasi le ho sentite così mie. Venerdì inaspettatamente ho ricevuto questo libro come regalo e così, ho racimolato tutto il coraggio che avevo e ho iniziato a leggerlo.
Questa lettura mi ha distrutto emotivamente ed è vero, lo dico di tanti libri, ma questo mi ha DAVVERO distrutto emotivamente. L’ho sentito mio dalla prima all’ultima parola, i sentimenti provati dal protagonista, quel piccolo Pietro diviso tra due versioni di sè e due versioni di suo padre. È come aver racchiuso la mia vita in qualche centinaio di pagine. Quel bambino che si rinchiude nella fantasia per scappare dalla realtà, quel bambino che si racconta favole e che si dà forza da solo nei momenti bui. Quel bambino li sono io, anche io ero una bambina con troppa fantasia e troppa sensibilità.
Ho perso mio padre 3 anni fa ormai, quando io di anni ne avevo 20, quel momento che non ti aspetti mai perché ti aspetti sempre che i tuoi genitori moriranno da vecchi e che avrai il tempo di sistemare le cose con loro. Tutte quelle cose non dette, tutte quelle domande senza risposta, tutti quei momenti dove avevi bisogno di tuo padre ma lui non c’era. E invece se n’è andato e io, non ho mai potuto fargli LA domanda.
Grazie a Galiano, per avermi regalato un percorso di guarigione tra delle pagine piene di inchiostro nero. Nei racconti della sua vita che è anche un po’ la mia e quella di tanti altri.
Mi si è smosso tutto dentro e penso di aver capito tante cose di me, ma anche tante cose di papà. Che era un uomo, che è caduto e che non ha saputo rialzarsi.
This entire review has been hidden because of spoilers.
GEOGRAFIA DI UN DOLORE di Enrico Galliano @enricogaliano Edizione @garzantilibri
Enrico Galiano è uno scrittore che lascia un segno indelebile, arriva dritto al cuore e ti emoziona. "Geografia di un dolore perfetto" è stato un vortice d'emozioni, ho pianto tutte le lacrime del mondo❤️, mi ha fatto pensare al rapporto che avevo con mio padre e in alcune parti mi sono ritrovata in Pietro. Questo libro è stato un viaggio introspettivo indimenticabile.Ho immaginato di trovarmi con l'autore, il quale amichevolmente inizia a raccontarmi la storia di Pietro e io mi perdo incantata nelle sue parole. Ho terminato il libro da due giorni e sono ancora qui che lo sfoglio e rileggo tutte le frasi annotate e continuo a pensare, a riflettere sul rapporto genitore/figlio, un legame visto con gli occhi di un figlio bambino che poi crescendo matura diventando un figlio uomo e arriva quel momento in cui devi fare pace con tutte le ferite, i dolori e incomprensioni di quando eri bambino. Quel momento io lo ricordo bene🥹 e fa male, perché scavare dentro di noi è veramente difficile, a volte è più semplice fuggire da noi stessi, dai ricordi, dai dolori.
La sensazione più forte che ho vissuto è stato quel senso di infinita e nostalgica tenerezza che mi ha accompagnata durante tutta la lettura😍 Semplicemente fantastico, meraviglioso, emozionante, stupendo⭐⭐⭐⭐⭐
Uno dei libri più belli e intensi che abbia mai letto. Non sto esagerando.
𝗚𝗲𝗼𝗴𝗿𝗮𝗳𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗱𝗼𝗹𝗼𝗿𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗳𝗲𝘁𝘁𝗼 è un pugno allo stomaco. È una storia così vera che non si può non sentire in ogni parte del proprio corpo sin dalla prima pagina. È un viaggio. Non uno di quelli classici che si fanno in aereo. O meglio, è anche quello, ma è soprattutto un viaggio nel proprio passato e dentro di sè. Uno di quelli che ci portano a riaprire i cassetti che avevamo dimenticato pure di avere, e invece sono lì, sotto chiave e impolverati, ma sono sempre stati lì.
Non avevo mai letto nulla di Galiano e dopo questo libro me ne pento tantissimo. L’autore ha un talento enorme, c’è poco da dire. Riesce a toccare certe corde a cui pochi scrittori secondo me arrivano.
Quando ho chiuso questo libro pensavo di avere il cuore spezzato, ma poi ci ho riflettuto meglio e quello non era il suono di un cuore spezzato ma di uno pieno.
Quindi a chi lo consiglio questo famoso viaggio di cui vi ho parlato? 𝗟𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗮 chi a voglia di farne uno doloroso, ma necessario. Uno di quelli che fanno male alla pancia ma che alla fine ci fa piangere e sorridere allo stesso tempo. Avete presente? Quando siete tristi per tutto il dolore che avete provato, ma finalmente anche consapevoli di molto altro. In fondo per diventare grandi bisogna ricordarsi chi si era da bambini, no?
★★★★★ e oltre.
Grazie @garzantilibri per avermi inviato questo libro. Grazie @enricogaliano per avercelo donato 🙏🏻
Ho letto tutti i libri dello scrittore e docente Enrico Galiano, l'ho conosciuto e ci ho parlato spesso ma quest'ultimo libro mi ha colpito più degli altri. Il titolo non mi ispirava tanto ma ho deciso di comprarlo e leggerlo durante l'estate poichè mi fido completamente dello stile dell'autore. Come sempre quando si leggono dei libri emozionanti è difficile spiegare a parole le emozioni provate. Il libro racconta una vicenda molto personale dello scrittore e riesce a farci comprendere bene il rapporto tra padre e figlio e cosa vuol dire essere genitori e essere figli. Il protagonista è Pietro, un bambino che non riesce ad amare suo padre perchè lui è andato via da casa quando Pietro era piccolo poi il bambino cresce e diventa un adulto che si rende conto di aver in qualche modo allontanato suo padre e di aver idealizzato troppo la figura del "padre". Altri temi ricorrenti sono la passione per le carte geografiche, per i viaggi e per la geografia, il concetto di perdono e quello di errore soprattutto riferito agli adulti che lo circondano.
Un libro intenso, coinvolgente, emozionante e a tratti triste ma necessario.
Frase preferita:
" Quando studi i paesaggi studi in realtà anche le persone, perché le persone sono paesaggi"
Books are like human beings, sometimes you come across a person unexpectedly and you end up falling in love with or become lifelong friends.
You plan your TBR pile but still make space for some surprises you meet along the way. Once I was browsing an Italian website when my eyes fell on this beautiful cover with its wonderful title (translated to Geography of a perfect pain). Read its synopsis and hit click to buy.
Enrico Galiano wrote a semi-autobiographical novel about Pietro who is on holiday with his wife and kid on a Croatian island resort, when he receives a video call from his estranged father. He is a patient in a hospital in Tenerife (Canary Islands) and informs him that he wants to see his son before he dies.
Thus he sets out on an Odyssey of a voyage where at tmes you laugh, in others you cry or feel angry.
A beautifully-written novel about love, the relationship with our parents, the legacy left by their actions on our childhood which eventually shapes the rest of our life.
One of those books where you feel a lot of empathy with the author and where you feel emotional more than once along the way.
I highly suggest you read it, if you are into Italian literature.
8! E’ un romanzo emotivamente intenso. E’ la storia di un figlio abbandonato dal padre quando ancora era un bambino. Quando sei bambino tuo padre è un supereroe. Nessuno ti spiega che anche i supereroi possono cadere e farsi male, e soprattutto farti male. Pietro lo sa fin troppo bene: suo padre Nando lo ha abbandonato quando era ancora un ragazzino. L’unica cosa che gli ha lasciato è quella che lui chiama spezzanza, la sensazione di essere spezzati, di vivere sempre a metà. è riuscito a superarlo, ad andare avanti. Pietro ce l’ha fatta soprattutto grazie all’aiuto di Paco, un amico della madre che negli anni è diventato un secondo padre per lui. Ora, Paco è a Tenerife, e sta morendo. Nel viaggio per raggiungerlo, Pietro dovrà affrontare fantasmi, paure e ricordi. Il vero sé stesso. Una storia che può’ essere quella di tutti, raccontata in un modo delicato e profondo, una storia che punge l'animo e resta nella memoria. Quando si smette di essere figlio e solo uomo? “La spezzanza esiste ed è quando ti senti spezzato, sempre. Anche quando sorridi, anche quando sei felice; sai che sei rotto in qualche punto. La spezzanza esiste ed è non sapere bene dove, ma avvertire da qualche parte un punto spezzato, in te, un punto che non c’è niente da fare, non lo si riesce a riparare.”
Pietro è stato abbandonato dal padre da bambino e il dolore per quell’allontanamento volontario non l’ha mai lasciato, nemmeno dopo aver raggiunto l’età adulta. Ormai uomo, riceve una telefonata inaspettata e si ritrova a partire in tutta fretta per Tenerife, in un viaggio che riporterà a galla ricordi, emozioni, dolore e incomprensioni. Questo romanzo è davvero commovente; chi non ha avuto un padre particolarmente presente si riconoscerà nei pensieri e negli atteggiamenti del protagonista, provando le stesse sofferenze e lo stesso desiderio di avere delle risposte definitive. Sicuramente i rapporti problematici con i genitori sono quelli che causano i traumi più dolorosi, che rimangono dormienti in fondo all’anima anche quando si diventa adulti e si costruisce una famiglia. Non si smette mai di essere figli e forse per questo motivo ritrovarsi genitori può creare grandi aspettative, ma anche il terrore di commettere sbagli dai quali non si può tornare indietro. L’autore è stato delicato nell’ indagare nei limiti e nella complessità dei rapporti umani e familiari, creando un racconto introspettivo di testimonianza e consapevolezza che non può non commuovere.
L'inizio del libro per me è stato un po' "lento" non c'era la verve di questo autore, che però non è mancata di esplodere ad un certo punto e quando l'ho percepita sono entrata nel vortice che non mi ha più staccata dalle pagine fino alla fine. Ho amato questi due personaggi queste due figure di padre e figlio, un padre assente un figlio arrabbiato, un figlio che nella sua rabbia non ha mai fatto domande al padre, lo aveva condannato e stop, un padre che ha deciso di stare ad ogni costo a fianco al figlio nonostante il suo rifiuto e in questa sorta di imposizione sono cadute le barriere. Che meraviglia che lezione di vita quanta bellezza. Poi prosegui e via ti cambia sotto il naso e capisci che, no beh Enrico ad ogni libro ti superi e mi sorprendi, questo l'ho finito in lacrime, e non so se mi fosse mai successo, toccata nel profondo. Grazie per averlo scritto grazie per aver condiviso un pezzo così importante di te. Ad ogni lettore are va il messaggio giusto per lui in quel momento di vita a me con il tuo libro è arrivato "tu sii figlio, nonostante tutto fai la tua parte".
"Genitori si diventa, figlio lo si è sempre" è il punto di partenza di questo libro. È l'inizio della storia di Pietro, di due padri. Pietro al posto di essere in vacanza rilassato e contento, piange perché ha ricevuto una chiamata inaspettata. Suo padre sta morendo e gli chiede di arrivare a Tenerife, perché il tempo che gli resta non è molto. Questo sarà un viaggio di scoperta, illuminatorio.
Giá ero innamorata dello stile di scrittura di Galiano quando lessi "Eppure cadiamo felici", ora ne ho avuto la conferma. Mi sono sentita cullata e avvolta dalla narrazione. È una lettura lenta, ma adatta alla storia; in caso contrario sarebbe risultata pesante e confusionaria, a mio parere. Nello scoprire i personaggi di Nando e Pietro abbiamo spunti per scoprire anche qualcosa di noi. Ti prende fin dalle prime righe e non ti lascia fino alla fine. Verso la fine ero un po' confusa ma seguendo la lettura tutto è diventato chiaro.
Mi sono accostata a questo libro su consiglio di un altro autore che io apprezzo molto sia per i libri che per i suoi podcast, Riccardo Gazzaniga. Ed è stata una scoperta. Enrico Galiano mischia, dichiarazione sua, elementi autobiografici a spunti di fantasia e lo sa fare molto bene. Ne è uscito un libro che parla di dolore, di abbandono, di solitudine, di insicurezza e di spezzanza, la sensazione di essere spezzati, di vivere a metà ma con un piglio vivace, stuzzicante, a tratti divertente e ironico. Il tutto risulta leggero e mai scontato. Il tema principale è la genitorialità e il ruolo dei figli: potrebbe sembrare un classico ma invece il risultato è inaspettato. E infine una domanda: quando di smette di essere figli? C'è un momento che si supera, e poi non si è più figli di qualcuno, ma solo un uomo o una donna?