Pochi hanno avuto un’infanzia così non convenzionale. Ram Pace è cresciuto a Roma con un fuoco sacro nel salone di casa e ha avuto un padre santone. È stato abbandonato due volte dai suoi genitori ed è partito per l’India alla ricerca del padre diventato un eremita indù, un Baba, un Sadhu. Dalla convivenza con la madre in una casa-famiglia a Londra all’abbandono quando aveva cinque anni, dall’infanzia con il padre in una comunità hippie a Roma all’avventura indiana; dai centri sociali occupati al lavoro di cameraman. Fino al viaggio che lo ha portato, alle soglie del 2000 alla ricerca del padre scomparso in India dopo essersi unito all’ordine dei Nath, i più antichi asceti indù devoti di Shiva. I suoi primi vent’anni sono stati intrisi di sogni e utopie, ma Ram ha dovuto fare presto i conti con l’abbandono, il rifiuto e la ricerca. Questo memoir intenso, questo racconto meraviglioso e bruciante, come il fuoco sacro nel duni, mescola continuamente, a ogni capitolo, stupore e indignazione, incanto e rabbia, amore e risentimento, fino a una riconciliazione rasserenata, all’indulgenza della raggiunta maturità. Forse per un figlio accogliere le utopie di un padre è più difficile che per un padre accettare i sogni di un figlio, ma queste pagine sembrano volerci dire che, come per ogni iniziazione, più la strada è difficile, più merita di essere percorsa fino in fondo
Fra le cose italiane più belle lette nell'ultimo anno, "Educazione indiana" è un oggetto letterario molto particolare. È il lungo racconto autobiografico di un ragazzo romano di periferia, Ram, prima abbandonato dalla madre fuggita in Inghilterra e poi cresciuto dal padre, Alessandro, in base ai valori spirituali dello Shivaismo e con un Duni (fuoco sacro) perennemente acceso dentro una casa semidiroccata sempre piena di ospiti piuttosto improbabili. Il Padre, durante l'adolescenza dell'autore, fuggirà poi in India, dove si farà Baba (Santone) e dove, credo, viva tutt'ora. La ricerca, fisica, metafisica e sprituale, di questa strana figura paterna costituisce la trama centrale della narrazione, con diverse sottotrame parecchio interessanti. Per quanto la vicenda possa sembrare incredibile, è assolutamente vera e anche ben documentata da una serie di splendide fotografie in bianco e nero all'interno del libro (e da un documentario, "Samsara diary", purtroppo introvabile). Per quanto riguarda lo stile e i contenuti, siamo più o meno a metà strada fra la poetica antagonista di borgata alla Zerocalcare (con Primavalle al posto di Rebibbia) e i racconti spirituali, eretici, sincretici, iniziatici ma anche divertenti e picareschi del Gurdjieff di "Incontri con uomini straordinari". Il risultato, neanche a dirlo, è davvero particolare: alcune pagine fanno piangere dalle risate, altre fanno piangere di autentica gioia e commozione, altre ancora si leggono tutte d'un fiato come nella migliore tradizione della letteratura sui viaggi e sulle avventure esotiche. Urge, quanto prima, una trasposizione cinematografica perché di materia prima per trarne un gran film ce n'è in abbondanza. Consigliato.
Una bellissima sorpresa questa autobiografia che è insieme libro di formazione e testimonianza di una vita fuori dagli schemi, segnata dal precoce abbandono prima della madre e poi del padre e da un’educazione ispirata a valori tanto lontani da quello del contesto della periferia romana in cui Ram cresce. Mi ha emozionato e coinvolto dalla prima all’ultima riga, mi è parso di scoprire l’India insieme all’autore, ho provato il suo stesso risentimento per la madre e il suo progressivo disincanto rispetto al padre. Ho trovato particolarmente intrigante il modo in cui il libro cresce insieme al suo protagonista e autore. Lo stile, lo sguardo, la capacità di narrare e interpretare si fanno più complessi, profondi ed intensi man mano che il bambino Ram passa attraverso l’infanzia e l’adolescenza per approdare all’età adulta. E ti portano con lui per tutto il viaggio. Consigliatissimo.
È evidente che l’autore non è uno scrittore professionista, per cui il suo modo di scrivere non ha niente di ricercato, però la storia è appassionante ed è stato difficile dover interrompere ogni volta. Molto bello anche il fatto che ci sia una foto all’inizio di ogni capitolo, peccato solo per il bianco e nero
Libro autobiografico molto interessante: Ram è figlio di una giovane coppia alternativa, il padre comincerà a seguire la dottrina di Shiva, diventerà un baba e si trasferirà stabilmente in una baraccopoli indiana; la madre diventerà prima terapista con Laing, poi discepola e collaboratrice di Osho. Entrambi abbandonano Ram a se stesso, privandolo di punti di riferimento ed esponendolo alle piu disparate educazioni delle agenzie extra-familiari: la periferia romana, il centro sociale, gli avventori di passaggio. Ram si sente figlio di tutti...e il figlio di nessuno. Per trovare se stesso, dovrà fare i conti con questi genitori scomodi e riuscire simbolicamente ad uccidere la loro figura. Ram Pace non è uno scrittore e si vede, ma trasmette con grande intensità il suo vissuto e la storia ti cattura e ti commuove. Consigliato.
Un viaggio intenso nel rapporto/conflitto con il padre accentratore di attenzioni e bisogni. Una figura ingombrante con la quale allinearsi o dalla quale fuggire. La crescita di un bambino e poi un adolescente con dei genitori assenti (fisicamente o moralmente). Un viaggio intimo nella vita di una persona speciale. Consigliatissimo
Una biografia meravigliosa dove l'india è una mamma, un'amica e a volte è persino "cattiva". Una descrizione approfondita che ho apprezzato moltissimo e ho amato.
𝔈𝔡𝔲𝔠𝔞𝔷𝔦𝔬𝔫𝔢 𝔦𝔫𝔡𝔦𝔞𝔫𝔞 Romanzo autobiografico in cui l'autore racconta la sua infanzia ed il suo percorso di crescita attraverso la cultura italiana e quella profondamente spirituale dell'India. La storia di Ram regala molte emozioni contrastanti, dalla curiosità per una cultura molto diversa dalla nostra alla rabbia per dei genitori assenti, fino alla presa di coscienza della propria individualità e all'auto determinazione. Il protagonista cresce nel corso delle pagine e tu non puoi far altro che crescere insieme a lui, entrando in sintonia con la cultura indiana e facendola tua. Sicuramente una nota positiva è stata dettata dal fatto che, avendo recentemente visitato l'India, mi sono rivista in tante situazioni a me ormai familiari. Vero che l'India negli ultimi decenni è molto cambiata, ma per tante piccole cose è rimasta la stessa. Il modo di vivere e di pensare degli indiani è rimasto lo stesso che ho trovato tra le pagine di questo romanzo, con tutte le contraddizioni e le incongruenze tipiche del caso.
Ho letto questo libro con molto piacere, seppur mi renda conto che non sia un libro divertente o di svago, merita di essere letto se come me si è affascinati dalla cultura indiana e dal loro modo di vivere e pensare.