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1286 pages, Paperback
First published January 1, 1850

«Sire, ascoltate questo mio consiglio».Ma non è solo un viaggio nella Storia quello che Dumas mette in scena, è anche una profonda indagine sui mutamenti che il Tempo infligge all'animo umano.
«Ascolto».
«Avvicinatevi, Sire, perché mi sento venir meno… Più vicino, Sire, più vicino».
Il re si curvò sul letto del morente.
«Sire», sussurrò Mazzarino, così piano che il soffio della sua parola giunse come una raccomandazione dalla tomba alle orecchie del re, «Sire, non prendete mai un primo ministro».
«Piangi, cuore pieno d'amore, di giovinezza e di vita! Ahimè! Vorrei tanto poter piangere come te!»Così diceva Athos a d'Artagnan, nel finale dei Tre Moschettieri che sanciva la perdita della spensieratezza del giovane guascone. D’Artagnan da quel giorno non piangerà più, trent’anni di servizio militare ne hanno indurito l'indole e gli hanno aperto gli occhi (sarà un altro, dei quattro amici, a versare tutte le sue lacrime alla fine di questo libro).
D’Artagnan scosse malinconicamente il capo.E non è un caso, dunque, se in nessuno degli oltre duecentocinquanta capitoli
«Amicizia! Amicizia!», disse. «Nome vano! Ecco un uomo che, se glielo domandassi, si farebbe tagliare a pezzi per me!»
«Ed è vero!», disse nobilmente Aramis.
«E quest’uomo, che mi darebbe tutto il sangue delle sue vene, non mi aprirà un piccolo angolo del suo cuore. Amicizia, ripeto, non sei che un'ombra e una lusinga, come tutto quello che risplende nel mondo»
«Io sarò più duro di lui, Sire, e vi dirò: scegliete! Volete degli amici o dei servi? Dei soldati o dei ballerini che fanno la riverenza? Dei grandi uomini o dei Pulcinella? Volete che vi si serva o che vi s'inchini? Che vi si ami o si abbia paura di voi? Se preferite la bassezza, l’intrigo, la codardia, ditelo, Sire; noi ce n'andremo, noi altri, che siamo gli unici rimasti, dirò meglio, i soli esempi del valore d'un tempo; noi che abbiamo servito e superato, forse, in coraggio e in merito, uomini già grandi nella posterità. Scegliete, Sire, e affrettatevi. Ciò che vi rimane di grandi signori, salvatelo; ne avrete sempre abbastanza di cortigiani.»Persino l'indomito d'Artagnan, di fronte al potere del più grande re del mondo, ; non è più tempo di ribellarsi e mettere in dubbio la volontà del sovrano.
Nessuno dei progressi del fermento che s'era manifestato alle voci del suo arresto gli era sfuggito. Prevedeva il momento in cui l’esplosione sarebbe avvenuta; e si sa che le sue previsioni non fallivano.Come vedete, mi è molto difficile parlare di questo libro senza fare troppe rivelazioni sulla trama, i colpi di scena abbondano e sono spesso nei punti nodali della narrazione; l'opera può essere sostanzialmente divisa in tre parti; una prima molto mossa e picaresca a cui segue il lungo corteggio amoroso alla corte del re sole interrotto qua e là dalla lotta a suon di milioni per il controllo delle finanze dello Stato fra Fouquet e Colbert, ed un'ultima parte incentrata sulla Maschera di Ferro in cui ritorna l'azione, con pagine d'indescrivibile potenza, che da sole valgono la lettura dell'intero tomo.
«Sarebbe assai buffo», pensò, «se questa sera i miei pretoriani mi facessero re di Francia. Come ne riderei!»
Ma, sul più bello, tutto si fermò. Guardie, moschettieri, ufficiali, soldati, mormorii, incertezze, si dispersero, si sciolsero, scomparvero; non più tempesta, né minaccia, né sedizione.
Una parola aveva calmato i flutti.
Il re aveva fatto gridare da Brienne:
«Signori, silenzio! Disturbate il re!».
D'Artagnan sospirò.
«È finita!», disse.
«I moschettieri d'oggigiorno non son più quelli di Sua Maestà Luigi XIII. È finita!».