Non si fa che parlare dell'ELP, l'Esercito di Liberazione del Pianeta. Il vicequestore Rocco Schiavone guarda con simpatia mista al solito scetticismo ai gesti clamorosi di questi disobbedienti che liberano eserciti di animali d'allevamento in autostrada. Semmai è incuriosito dal loro segno di riconoscimento che si diffonde come un contagio tra ragazze e ragazzi. La vera violenza sta però da un'altra parte e quando Rocco viene a sapere di una signora picchiata dal marito non si trattiene, «come una belva sfoga la sua rabbia incontenibile»: «un buon suggerimento» per comportamenti futuri. Solo che lo stesso uomo l'indomani viene trovato ucciso con un colpo di pistola alla fronte. Uno strano assassinio, su cui Schiavone deve aprire un'inchiesta da subito contorta da fatti personali (comici e tragici). Per quanto fortuna voglia che facciano squadra clandestinamente anche i vecchi amici senza tetto né legge di Trastevere, Brizio e Furio, che corrispondono al suo naturale sentimento contro il potere. Nel caso è implicata una società che sembra una pura copertura. Ma dietro questa copertura, qualcosa stride e fa attrito fino a bloccare completamente Rocco sull'orlo della soluzione del caso. Intanto crescono in aggressività gli atti dell'ELP fino a un attentato che provoca la morte di un imprenditore di una fabbrica di pellami. Indagando, Rocco si rende conto che forse, dal punto di vista della sensibilità ambientale, sullo stabilimento non c'è molto da ridire. Ma perché i «simpatici» ambientalisti sono giunti a tanto? ELP è particolarmente narrativa e mette sotto un unico segno due casi e due inchieste. Le riunisce lo sfondo di calda attualità sociale. Anche il brusco vicequestore è più ombroso e stanco, sente più acutamente quanto importante sia l'amicizia, e deve investire nell'indagine tutta la sua irruente e sincera passionalità, e tutta la tenerezza della sua invincibile malinconia.
Manzini tu ringrazi noi lettori, io ringrazio te per le piacevoli, anche se poche, ore di lettura. Per favore non mandare in pensione Schiavone o peggio farlo morire. Grazie
"Negare il passato, oppure stendere una mano di bianco a coprire, giustificare le scelte dovute alla giovane etá o all'ingenuitá del momento. Non prendersi le responsabilitá significa restare dei bambini, non crescere mai, significa poter sempre andare da un padre e dire: non era colpa mia, non volevo! Sei stato un assassino? Hai deportato ebrei? Ti sei alleato coi nazisti? Hai violentato due donne in una villa al Circeo? E va bene, era l'etá! Era un concorso di cause! Due padre nostro e un Ave Maria e non é mai successo! Chi, noi? Noi stavamo con gli americani. Com'é che dicono le cartoline di Napoli? Scurdammoce ' o passato? ' Sto cazz* ti scordi. Tienilo ben presente, invece, perché é da lí che nasce tutto. E chi dimentica, Pietro, é colpevole, anche se non ha mai fatto del male ad una mosca."
A questo mondo ci vorrebbero piú Rocco Schiavone e meno finti perbenisti.
10 e lode anche questa volta!
Ora torno a fissare il vuoto, chissá quanto occorrerá aspettare per un prossimo libro di Schiavone 😭
"La corazza faceva acqua da tutte le parti, piena di buchi che il tempo, come un tarlo lento e silenzioso, aveva prima aperto e poi allargato. Non le reggeva più queste situazioni, una volta osservava la scena con freddezza, adesso ci si ritrovava invischiato dentro, e il dolore degli altri diventava anche suo."
Come nel libro precedente con protagonista Schiavone, anche qua si dà più spazio alle vite dei co-protagonisti (stavolta tocca a D'Intino in particolare, ma non solo a lui) che a quella del vice questore, che resta un pò in secondo piano: anche in questo libro si capisce che piano piano (ma molto piano, eh), qualcosa sta cambiando e che forse Rocco potrebbe alla fine riuscire a lasciarli il passato alle spalle e cominciare a vivere. *** As in the previous book starring Schiavone, even here more space is given to the lives of the co-protagonists (this time it's up to D'Intino in particular, but not only to him) than to that of the deputy commissioner, who remains somewhat in the background: even in this book we understand that slowly (but very slowly, eh...), something is changing and that perhaps Rocco could eventually be able to leave the past behind him and start living.
Un po' ipercomplicata questa storia, con Schiavone che passa ripetutamente dalla parte dei buoni e dei cattivi senza soluzione di continuitá. Anche il tipo dei servizi non sono riuscita bene ad inquadrarlo cosí come il finale, fatta eccezione per la soluzione del giallo. I comprimari hanno di nuovo un posto d'onore, cosí come Brizio e Fulvio, di Sebastiano ancora nessuna notizia, ma qualcosa mi dice che potrebbe tornare alla ribalta, staremo a vedere. D'Intino eroe di tutti noi.
Manzini non sbaglia un colpo. Rocco indaga su uno strano attentato dinamitardo e tutti gli indizi portano ad un sedicente Esercito di Liberazione del Pianeta (ELP). Ma il fiuto del vicequestore lo porterà su altre piste, portandolo anche a scontrarsi, come di consueto, coi superiori (dott. Costa compreso). Capiamo qualcosa di più del carattere di D'Intino, soffriamo con Rocco ogni volta che parla con Marina, vorremmo dare una chance alla Buccellato, e perchè no? anche a Caterina. E insieme a Rocco, abbracciamo Furio e Brizio ogni volta che vengono a trovarci ad Aosta, portando il sole romano. Bellissimo, ma forse sono di parte, perchè adoro Schiavone e di conseguenza Manzini che l'ha creato.
L'ho divorato, ma ho divorato tutti i libri con Schiavone protagonista. Credo che insieme a 07-07-2007 questo sia il più intenso da un punto di vista dello scavo dei personaggi. L'ho chiuso col dubbio che fosse l'ultimo della serie e ovviamente mi auguro di no. Questi personaggi escono dal libro, mi sembra di conoscerli sul serio. Quanta umanità e quanto realismo contemporaneamente! Un grazie all'autore che ci regala questi romanzi!!!
Ho la sensazione che sia l’ultimo libro su Schiavone, più che altro perché non si può continuare a scendere e l’arco del personaggio continua a farlo.
La trama anche troppo complicata, qualche scivolone sintattico (c’è sempre, bacchetterei l’editor) ma in fondo è sempre come trovare un amico pieno di difetti a cui si vuole bene.
Vabbe', recensire Manzini sta diventando noioso: un altro romanzo divorato in un paio di giorni, bellissimo e le cui parole scorron via come l'acqua. Quasi impossibile da posare.
Confesso di aver letto e amato ognuno dei libri di Rocco Schiavone usciti finora, ma quando ho cominciato ELP sono rimasto abbastanza deluso. Per le prime 50 delle oltre 500 pagine, mi pareva che il bravo Antonio Manzini, pur mantenendo la sua capacità di narratore, stesse raschiando il fondo del barile, con un vicequestore sempre più demotivato e paranoico e le vicende inverosimili dell'ultimo poliziotto del gruppo non ancora approfondito, il bistrattato D'Intino, più una maschera della commedia italiana che il personaggio di una serie poliziesca Poi però, mentre la storia si sviluppa con omicidi, attentati, furti, depistaggi ho ritrovato l’autore che conosco e apprezzo, capace di descrivere personaggi reali dentro situazioni forse improbabili ma molto verosimili e capace di far riflettere ponendo dubbi esistenziali ed etici di fronte a cui ognuno (come i personaggi) deve prendersi la responsabilità di rispondere. E per rispondere a una delle domande del libro (non è uno spoiler), io, mentre sono immerso nella lettura di un libro come ELP, sento di essere felice.
E se Rocco fosse diventato antipatico? Sì, ok, non è che abbia mai brillato per simpatia, ma se vi dicessi che in questo romanzo l'ho trovato indisponente e, a tratti, insopportabile?
Due indagini sono quelle che troveremo in queste 533 pagine (è il romanzo più lungo di tutta la serie); una più interessante rispetto all'altra anche se il finale mi è parso un po' telefonato.
Piccolo appunto: non amo particolarmente il formato Sellerio, ma quando si tratta di libri così corposi diventa davvero difficile tenere in mano questi libri.
La storia di Rocco Schiavone è conclusa, il suo personaggio, la sua vita, le sue inquietudini e il dolore che gli accartoccia il viso, sono stati sviscerati da ogni punto di vista possibile.
La serie si chiude? Ni. La sensazione è che Manzini abbia voluto tenersi una via di fuga: avventurarsi in nuove storie, ma anche poter tornare ad Aosta.
I romanzi di questa serie, devo essere sincera, non mi piacciono particolarmente. Ho iniziato a leggerli perché mi era piaciuta abbastanza la serie tv, ma non li ho mai trovati particolarmente interessanti: il mistero non è mai del tutto appassionante, alcune situazioni sono un po' forzate, ci sono troppe riflessioni buttate lì che fanno perdere il filo della trama, alcuni personaggi sono molto stereotipati, eccetera eccetera eccetera. Nonostante questo, non mi dispiace leggerli: c'è qualcosa nei personaggi, in Schiavone in particolare, che rende la lettura di un nuovo romanzo comunque un'esperienza piacevole, un po' come tornare in un bar che si frequenta spesso o passeggiare in un quartiere in cui si è vissuto per qualche tempo.
La scrittura di Manzini crea familiarità, ecco, per quello penso che continuerò a leggere le avventure di Schiavone finché Manzini continuerà a scriverne.
Rocco è uno dei personaggi più complessi che si possano trovare, eppure Manzini riesce in ogni romanzo ad aggiungere una sfaccettatura in più. Chapeau!
Questo libro é il dodicesimo dedicato a Rocco Schiavone.
ELP, presenta una trama molto ricca in cui la narrazione si concede molte digressioni , quasi a volerci mostrare non solo il volto del più famoso vicequestore della narrativa italiana contemporanea ma addirittura i suoi più reconditi pensieri, quelli che finora sono trapelati solo attraverso le conversazioni con Marina, la moglie scomparsa.
" Rocco rispondimi con sincerità. Ma tu quando sei felice , ci fai caso?
Bella domanda.Non lo so.
Perché é facile avere ricordi felici.Ma se un ricordo é felice, significa che anche in quell'attimo c'era felicità.Mi spiego?
Certo. Però alla fine non lo notiamo e ci ricordiamo solo che siamo stati felici.Nel passato.Perche?
Perché essere felici nel presente fa paura, Marí..."
Nelle interviste rilasciate Manzini alla domanda se si farà la sesta serie televisiva risponde con franchezza che ancora non lo sa . Rocco Schiavone é un personaggio "scomodo" e ormai lo sappiamo.Certe "abitudini" non sono universalmente condivise e spesso é stato oggetto di critiche.
È fedele a una sua etica.Non porta la divisa ,non rientra tra le sue priorità. Lui si sente ancora un libero pensatore, uno che spesso agisce fuori dagli schemi perché averne anche soltanto uno da seguire pedissequamente significa non essere liberi.
Ed in effetti anch'io ho trovato un Rocco Schiavone che risente di questa "atmosfera pesante". L'ho sentito quasi demotivato, più irascibile del solito e molto più disposto a far "comunella" con i suoi amici di sempre Furio e Brixio che peraltro vengono coinvolti segretamente nelle sue indagini.
C'è una venatura malinconica che attraversa tutte le pagine e la subiamo proprio attraverso i pensieri del vice questore che trova la forza di spalleggiare anche il collega D'intino impegnato nella rivalsa di una vita .Uno dei rari momenti di ilarità di tutta la storia .
All'inizio ho faticato un pó ad entrare nelle dinamiche descritte proprio perche mi sembrava mancasse il ritmo che invece contraddistingue tutti i libri di Manzini , poi chiaramente si entra nel vivo della storia e la lettura scorre.
Un romanzo che ha un sapore non poco malinconico... che sia l'ultimo della serie? Perché alla fine si tirano parecchie somme, persino D'Intino si libera della sua ossessione per Pupa - la donna di cui era innamorato al suo paese in Abruzzo, Mozzagrogna - che qui cerca di fare la furba e approfittarsi di lui. In questo romanzo gli omicidi sono due, e anche scollegati tra loro; il primo ai danni di un uomo violento, un carrozziere che picchia la moglie; con lui, Rocco, poche ore prima ha avuto una piccola discussione, e il vicequestore deve fare i salti mortali per non farsi scoprire da chi sa che lo stava cercando. Tra l'altro, gli strascichi delle indagini portano all'azione anche Furio e Brizio, gli amici fraterni - e delinquenti - di Rocco. Il secondo è il risultato di un attentato, una lettera esplosiva, e sembra essere attribuibile all'ELP, l'Esercito di Liberazione del Pianeta, un gruppo di ecologisti che stanno compiendo gesti eclatanti in tutta Italia. Rocco, però, non è convinto che i giovani idealisti dell'ELP, per cui in molti provano simpatia - Rocco compreso - siano arrivati a un attentato così fuori dalla loro natura, per cui cerca di indagare anche nell'ambiente della vittima. In effetti, ripensandoci, non tutti i conti si sono chiusi, quindi forse questo non è proprio l'ultimo romanzo; però si vede la dirittura d'arrivo...
Tornare nel mondo di Rocco Schiavone è sempre bello, familiare e qualcosa a cui fino all'ultimo non rinuncerei mai. Tuttavia, questo libro mi ha lasciato meno soddisfatta di altri per due ragioni:
- che praticamente tutti in questo libro parteggino per l'ELP quando nella realtà (lo vediamo tutti i giorni) basta che qualche ambientalista faccia una minima scena che viene coperto di insulti e "non si fa così" chissà cosa direbbero di gente che fa esplodere jet. Apprezzo la vena di ottimismo, ma in un'ambientazione così cupa e realistica l'ho trovato fuori luogo
- dopo dieci anni, il personaggio sempre uguale che vegeta attorno alla moglie morta inizia a stancare; avevo avuto lo stesso problema con Montalbano e le sue menate sempre uguali con Lidia. Certe cose è bene che continuino a essere familiari, altre non rovinano la lettura ma non la arricchiscono più
Finalmente! Un Rocco Schiavone come non si vedeva da tempo. Due cose da notare però: 1) Schiavone non parla come Schiavone ma come Marco Giallini 2) Potrebbe essere il penultimo libro della serie, ancora un paio di questioni da chiudere ma poi basta. Altrimenti non sei uno scrittore ma una p*****a.
Il miglior libro della serie di Schiavone: trama avvincente, impegno sociale, uno Schiavone malinconico e pensoso, personaggi di contorno come sempre gustosi e divertenti. Manzini migliora invecchiando, come il buon vino amato dal vicequestore.
Le indagini poliziesche sono ben strutturate, Di piacevole lettura. Tutto il contorno: ambientalisti, Servizi, amiconi ladroni, fantasmi, ecc.sono ridondanti.
Lo sapete che io ho un debole per Rocco Schiavone, sarà che non usando lo leggo è come se i miei occhi vedessero Marco Giallini che recita il personaggio. Anche questa volta Manzini ci accompagna in una delicata inchiesta, anzi due, che si intrecciano l’una con l’altra, con Aosta e le montagne sullo sfondo e il vice questore sempre più solo, a parte la fedele Lupa, e “ingrigito” come lo definisce la moglie. Quattro stelle perché Schiavone è Schiavone 😍
Un libro piacevole con l'invenzione del movimento ELP. La trama è semplice e la soluzione al solito deve e lascia il lettore stupito. Rocco è sempre Rocco e con i suoi amici roman sono sempre una banda illegale ma simpatica. E qusta volta puere buonisti.
In questo libro siamo al decimo anno di Rocco Schiavone e alla sua dodicesima avventura. Dentro ci sono due storie che il protagonista deve affrontare. Una è nel titolo, che è l'acronimo di Esercito di Liberazione del Pianeta, l'altra è una violenza casalinga, tanto per cambiare, quella di un marito nei confronti della moglie. Un movimento ecologista si sta facendo beffe della legge con atti dimostrativi, ma non fanno mai male a nessuno e trovano molti supporter silenziosi nelle persone comuni. Anche al vicequestore stanno simpatici, quando vede le immagini di animali liberati in strada che mandano in tilt il traffico o altri gesti che vogliono solo esprimere un'idea, lui li guarda con divertimento. Dall'altra parte invece c'è un gesto che Rocco non tollera minimamente, tant'è che la sua reazione sarà violenta e improvvisa di fronte all'uomo che ha picchiato la moglie. Il caso vuole, che proprio questo marito viene trovato morto e Rocco finirà in mezzo alla bufera se non giustificherà i suoi gesti. Dentro a queste due vicende principali, ci sono quelle di contorno dei vari personaggi. Gli amici Brizio e Furio, arrivano ad Aosta e mischieranno i loro loschi affari con le esigenze di Rocco e del suo collega Scipioni. D'Intino si farà coinvolgere da una vecchia fiamma che ospiterà non senza problemi nel suo appartamento prima, e in quello di Casella poi. Caterina torna a far parte provvisoriamente della squadra anche se in maniera indipendente. La Gambino e Fumagalli, restano i due lavoratori instancabili che si concederanno una sorpresa, questa non sarà gradita dal vicequestore. Gli spigoli di Rocco non si smussano, anzi ne nascono di nuovi e la sua insofferenza esistenziale è sempre più profonda. Forse è proprio questo che accomuna il lettore con il personaggio. Il tempo passa per tutti e invecchiando ci accorgiamo che le necessità cambiano. È quello che sta succedendo a Rocco che litiga con tutti, è insofferente, anche le apparizioni di Marina sono sempre turbolente. Non ho ancora deciso se mi piace questa deriva che sta prendendo il personaggio Rocco Schiavone. Sempre più apatico, isolato, triste, non c'è scena senza sigaretta o canna, sembra un uomo alla deriva che trova ragione solo nella sua bravura nel risolvere i casi.
Il nostro Rocco guarda con simpatia ai gesti clamorosi dell’ELP (esercito di Liberazione del Pianeta) che manifesta pacificamente nelle piazze e libera polli e maiali in autostrada. La vera violenza sta però da un'altra parte e quando Rocco viene a sapere di una signora picchiata dal compagno non si trattiene e decide di dare una bella lezione al marito violento. Solo che lo stesso uomo l'indomani viene trovato ucciso con un colpo di pistola alla fronte. La vittima potrebbe essere invischiata in una storia di traffici illeciti ed è un delitto che va risolto in fretta se il vicequestore non vuole essere messo di mezzo. Per fortuna, a fare squadra con lui clandestinamente ci sono anche i vecchi amici di Trastevere, Brizio e Furio. Intanto sembrano crescere in aggressività gli atti dell'ELP: prima l’incendio ai locali di un tassidermista e poi addirittura l’omicidio di un ricco industriale con una lettera imbottita di tritolo. Ma Rocco dubita e nonostante il parere opposto del questore, non crede al coinvolgimento dell’ELP e si convince sempre più che dietro a questo omicidio ci sia una vicenda connessa a interessi economici e famigliari.
Torna l’ironia tagliente che avevamo apprezzato nei primi romanzi della serie e, accanto alle vicende investigative, ritroviamo quelle personali degli uomini della squadra: questa volta il protagonista e D’Intino, il simpatico, anche se non proprio brillante, agente abruzzese le cui vicissitudini ci regalano qualche intervallo tragicomico. Rocco intanto è sempre solo, la sua famiglia sono gli amici di sempre e la sua squadra. Il vicequestore non riesce più a guardarsi allo specchio, non si riconosce e non riconosce il mondo intorno a sé: è un Rocco sempre più “stropicciato”, sempre più malinconico e disilluso, sempre più arrabbiato; forse per questo prova così tanta simpatia nei confronti dei giovani dell’ELP che sono decisi a fare qualcosa per salvare il pianeta. Un libro carico di nostalgia e bilanci, una trama complessa e attenta all’attualità che ci lascia, come sempre molti spunti di riflessione, una penna quella di Manzini che non delude mai. Per me, uno dei migliori capitoli della serie.
Sono una fan di Schiavone e pensare che dieci anni fa, appena uscì Pista Nera, mi sono detta non è per me, questo poliziotto sopra le righe non mi piace, ma Manzini ha una scritta che ti cattura e ho deciso di leggere il secondo e poi, non so quando è accaduto ma il personaggio o meglio i personaggi mi hanno conquistata. In questo ultimo libro, troviamo uno Schiavone, sempre più solo, sempre chiuso in se stesso, ma Rocco è anche un uomo che crede nell’amicizia anche se è stato ferito e non sopporta l’ingiustizia e che per aiutare e sostenere quelli che fanno parte della sua squadra, che in fondo è la sua famiglia strampalata, devia dal suo percorso, ma resta sempre un poliziotto nell’anima. Schiavone che fugge dall’amore, ma è amato, Schiavone che si chiede se è felice. Elp è la sigla Esercito di liberazione del pianeta,giovani che manifestano in tutta la nazione, giovani che scendono in piazza ma che entrano in azione, la liberazione dei polli, o le mucche che girano libere, ho sorriso pensando alle galline, libere in autostrada. Questo movimento è visto come le nuove brigate rosse oppure con simpatia come il nostro vicequestore del cuore, ma possono uccidere un uomo con una bomba? Due indagini, una donna picchiata e il marito ucciso, Schiavone che diventa una specie di giustiziere e poi loro, i nostri giovani e le loro battaglie. Povero D’intino e si ora dopo Casella e Deruta è ora che anche lui cambi vita, alla fine mi ha fatto quasi tenerezza. C’è il ritorno del Barracuda e Scipione riuscirà a uscire dai suoi problemi, senza entrare nel buio? Gli amici di sempre, che per Rocco fanno di tutto, sono loro il suo punti fermo, i suoi amici di sempre, quelli di cui si fida. Il libro mi è piaciuto tantissimo, l’ho trovato malinconico e intenso, quasi come un commiato di Schiavone, mi auguro proprio di no, perché leggere del vicequestore, di Aosta è come ritrovare un amico di carta, Non ho ancora visto la serie tv, ma conosco bene Giallini e niente il personaggio sembra cucito su misura su di lui.
Indicazioni editoriali Non si fa che parlare dell'ELP, l'Esercito di Liberazione del Pianeta. Il vicequestore Rocco Schiavone guarda con simpatia mista al solito scetticismo ai gesti clamorosi di questi disobbedienti che liberano eserciti di animali d'allevamento in autostrada. Semmai è incuriosito dal loro segno di riconoscimento che si diffonde come un contagio tra ragazze e ragazzi. La vera violenza sta però da un'altra parte e quando Rocco viene a sapere di una signora picchiata dal marito non si trattiene, «come una belva sfoga la sua rabbia incontenibile»: «un buon suggerimento» per comportamenti futuri. Solo che lo stesso uomo l'indomani viene trovato ucciso con un colpo di pistola alla fronte. Uno strano assassinio, su cui Schiavone deve aprire un'inchiesta da subito contorta da fatti personali (comici e tragici). Per quanto fortuna voglia che facciano squadra clandestinamente anche i vecchi amici senza tetto né legge di Trastevere, Brizio e Furio, che corrispondono al suo naturale sentimento contro il potere. Nel caso è implicata una società che sembra una pura copertura. Ma dietro questa copertura, qualcosa stride e fa attrito fino a bloccare completamente Rocco sull'orlo della soluzione del caso. Intanto crescono in aggressività gli atti dell'ELP fino a un attentato che provoca la morte di un imprenditore di una fabbrica di pellami. Indagando, Rocco si rende conto che forse, dal punto di vista della sensibilità ambientale, sullo stabilimento non c'è molto da ridire. Ma perché i «simpatici» ambientalisti sono giunti a tanto? ELP è particolarmente narrativa e mette sotto un unico segno due casi e due inchieste. Le riunisce lo sfondo di calda attualità sociale. Anche il brusco vicequestore è più ombroso e stanco, sente più acutamente quanto importante sia l'amicizia, e deve investire nell'indagine tutta la sua irruente e sincera passionalità, e tutta la tenerezza della sua invincibile malinconia.
Che dire? A me Manzini e Schiavone sono sempre piaciuti, su libro e anche i televisione - raro che un adattamento regga il confronto con il libro, ma a volte capita. Questo poi è veramente notevole, scanzonato come al solito, ma anche più depresso, senza una grossa fiducia nel domani. Sarà che in questo periodo mi sento molto giù anch'io, ma devo dire che in Rocco mi ritrovo moltissimo... Che meglio venga!
«Il passato è un morto senza cadavere!» sentenziò Rakovic. «Ma non citiamo cazzate, Pietro. Il passato i cadaveri ce li ha eccome. Tende a nasconderli, a negarli, ma ci sono. È il difetto di questo paese, lo sai?». «Quale, Rocco?». «Negare il passato, oppure stendere una mano di bianco a coprire, giustificare le scelte dovute alla giovane età o all’ingenuità del momento. Non prendersi le responsabilità significa restare dei bambini, non crescere mai, significa poter sempre andare da un padre e dire: non era colpa mia, non volevo! Sei stato un assassino? Hai deportato ebrei? Ti sei alleato coi nazisti? Hai violentato due donne in una villa al Circeo? E va bene, era l’età! Era un concorso di cause! Due Padre Nostro e un’Ave Maria e non è mai successo! Chi, noi? Noi stavamo con gli americani. Com’è che dicono le cartoline di Napoli? Scurdammoce ’o passato? ’Sto cazzo ti scordi. Tienilo ben presente, invece, perché è da lì che nasce tutto. E chi dimentica, Pietro, è colpevole, anche se non ha mai fatto del male a una mosca».
Poi chiuse gli occhi e provò un esercizio che non gli era mai riuscito. Non pensare a nulla. Fallì anche quel giorno. Pensò a un uomo che per una ragione insulsa ne uccide un altro, a chi vorrebbe un mondo migliore per tutti ma viene cacciato come un cane rabbioso, al mondo migliore che non ci sarà, alla sua età che non gli permetteva più di ritentare, alla condanna che si era inflitto, alla sua solitudine, alla stanchezza e al dolore al collo, e alle spalle, alla merda che aveva ingoiato e respirato e che sembrava non avere mai fine, alla gioia di cui il pianeta era poco attrezzato, alla vergogna di essere anche lui causa di tanto schifo.