Doug, Terrance, Josh, Frank, Mike. Sono i Priests of Pazuzu, death metal band che cerca di sbarcare il lunario dopo anni di gavetta, prove nei garage e demo autoprodotti. Durante l'ultimo concerto qualcosa è andato delle creature diaboliche hanno fatto la loro comparsa facendo scempio di tutti i presenti; sarà forse colpa di Terrance e del suo nuovo testo, estrapolato da un antico e misterioso libro? Molto probabile, e nel giro di una serata i Priests of Pazuzu si sono trasformati da band scalcinata a ultimo baluardo dell'umanità contro le forze del male.
Tutta la saga della metal band più scalcagnata di sempre in un volume da collezione, fra cosmic horror, pulp on the road, derive splatter e ironia.
Oggi vi parlo di “Priests of Pazuzu vs. the End of the World”, romanzo autopubblicato e scritto da Luca Pivetti.
I Priests of Pazuzu sono una band Death Metal che, inconsapevolmente, ha causato la fine del mondo. Starà al loro genio e ingegno trovare una soluzione. Quanto mi sono divertito a leggere questo libro? Troppo, è la riprova che il self publishing porta prodotti di assoluta qualità.
Al netto di qualche ingenuità nella gestione emotiva dei personaggi e dei dialoghi, questa è una storia che mi ha tenuto con il fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina. Impossibile non empatizzare con la band più sgangherata del mondo alle prese con un 0rr0re cosmico apocalittico, al di là della più fervida e macabra delle immaginazioni.
Luca Pivetti scrive bene, la sua penna scorre fluida, va a toccare e miscelare elementi che personalmente adoro: pulp, splatter, gore, weird, esoterismo, occultismo, sarcasmo e tanto Metal. Un cocktail esplosivo e violento da gustare a ritmo di musica, tra un pogo e l'altro.
Ho trovato una voce narrante capace di suscitare disgusto, ilarità, 0rr0re, frenesia e suspense grazie a descrizioni incisive ed evocative. La storia è adrenalina pura e non c’è mai un attimo di quiete, siamo sempre in movimento con la cinepresa puntata sui nostri scalcagnati protagonisti.
Cosa aspettate? La rovina è scesa sulla Terra, il massacro ha avuto inizio. Unitevi alla band, le selezioni sono aperte.
Uno dei libri più divertenti che ho letto quest'anno! I Priest of Pazuzu sono una metal band scalcagnata, e per sbaglio hanno dato il via alla fine del mondo! La scrittura è scorrevolissima e la trama corre forte senza mai un momento di noia. Ci si affeziona a questi poveri citrulli che volevano solo fare un po' di metal, e invece si son trovati a combattere contro un orrore cosmico di proporzioni epiche. Tra fughe rocambolesche, rituali occulti, dimensioni da incubo, entità lovecraftiane, sbudellamenti ed esplosioni, la saga dei Priest of Pazuzu è un'esperienza divertentissima che amalgama momenti action degni dei migliori pulp a momenti horror ben fatti a momenti di sana comicità. E ci sono anche un sacco di riferimenti metal. Che aspettate a prenderlo?
“Priests of Pazuzu vs. the End of the World” è una storia che trasuda death metal fin dalle prime pagine. Anzi, fin dai nomi dei protagonisti, che si chiamano come alcuni membri dei Suffocation. Piccole chicche come questa manifestano la passione di Luca per la musica e per questo genere nello specifico, e mi portano ad apprezzare l’attenzione dell’autore per i dettagli. I Priests of Pazuzu sono un meraviglioso miscuglio in chiave ironica di tutti gli stereotipi del genere. Una band sgangherata con il grande sogno di affermarsi in un genere di nicchia, che agli occhi del mondo esterno sa produrre solo rumore e contenuti satanici. Ma la patina non esattamente scintillante dei Priests nasconde dei ragazzi con le debolezze e l’incertezze della loro età, alcuni con un passato complesso e una situazione familiare travagliata, eppure con un gran cuore. Per loro il metal non è affatto solo rumore: è una valvola di sfogo. È l’unica cosa in grado di veicolare la loro rabbia e ribellione, l’unico modo per fare sentire la loro voce in un mondo che tende a soffocarla. E se il lettore è un conoscitore e un appassionato di questo genere musicale, non potrà fare a meno di riconoscere quella rabbia e ribellione, e di identificarsi con facilità nei protagonisti. Oltre alla band di Doug e gli altri, ci sono uno sceriffo che incarna il meglio (si fa per dire) del sud degli Stati Uniti, tra fanatismo religioso, grilletto facile e pregiudizi razzisti, un prete messicano che sembra essere stato appena sputato da un cartello, e un nano esoterista con i baffoni e vestaglia in perfetto stile da pornoattore anni 70. I personaggi appaiono come macchiette, ma non intendo caricare questo termine di alcuna connotazione negativa. Quella dell’autore è stata una scelta consapevole: ha volontariamente creato un miscuglio di luoghi comuni, o meglio di citazioni, e ironia, che risulta funzionale alla storia (senza di esso, “Priests of Pazuzu vs. the End of the World" non sarebbe l’ottimo prodotto che è) e fa divertire moltissimo. Un luogo comune (almeno nell’opinione dei benpensanti) è il motore stesso della storia: nel tentativo di produrre un ottimo pezzo da suonare live di fronte a una folla scalcagnata tanto quanto gli stessi musicisti, i Priests si ispirano a un libro occulto, inserendo nella canzone alcuni brani tratti dallo stesso e, così facendo, finendo per evocare un’antica creatura demoniaca. Il libro inizia proprio con la fuga precipitosa e disordinata dei protagonisti dall’entità involontariamente attirata nel loro mondo, catapultando il lettore in un flusso senza controllo di incredulità e divertimento che tiene incollati alle pagine. Con il prosieguo della lettura, il livello di meraviglia cresce sempre di più man mano che nuovi personaggi ed eventi arricchiscono la scena. “Priests of Pazuzu vs. the End of the World” tuttavia non è solo un turbine di spasso. L’entità evocata da Doug e gli altri scatena un’apocalisse in cui il lettore riuscirà facilmente a riconoscere una forte ispirazione lovecraftiana. Le frotte di orrori cosmici contro i quali i nostri eroi dovranno combattere forniscono all’autore l’occasione di introdurre scene ai limiti dello splatter molto ben riuscite e contribuiscono a mantenere sempre alta la tensione. Inoltre, Luca è molto abile nel dare spazio all’interiorità dei personaggi e anche a momenti di riflessione e di commozione – come dimenticare tutti i momenti che riguardano Doug e Mike. Il finale poi è molto soddisfacente e perfettamente in linea con i toni dell’intera storia. Questo libro è stato una vera sorpresa, nonché una delle letture migliori degli ultimi tempi. Sono rimasta molto impressionata dalla capacità di Luca di riunire atmosfere, toni e generi diversi. In “Priests of Pazuzu vs. the End of the World” c’è horror, weird, ma anche comicità e momenti drammatici. L’autore è in grado di infilare una battuta all’interno di una situazione grave senza tuttavia spezzare la tensione o perdere di credibilità. Durante la lettura, il tenore della storia può cambiare anche più volte in poche pagine, senza che mai il lettore si senta smarrito o disorientato. Anzi, è facile passare dal riso alle lacrime e viceversa con estrema naturalezza Questa è una capacità che mi è capitato raramente di riscontrare. I personaggi, nonostante a una prima occhiata appaiano delle macchiette, sono in realtà caratterizzati da una loro tridimensionalità. Hanno il loro background e la loro profondità, e si finisce per immedesimarsi in ciascuno e per condividere dolore o gioia autentici. “Priests of Pazuzu vs. the End of the World” risulta, nel complesso, un libro molto equilibrato, e più ricco di quanto potrebbe sembrare a un primo acchito. La lettura è decisamente gradevole, e per Luca resta una sola domanda: a quando un nuovo appuntamento con i Priests?
In primis sappiate che questo è un horror materico e sanguigno: levate la presenza se siete anime candide. Ma se fate girare le pagine scoprirete che giovani, scriteriati, metallari hanno comperato un Libro Perduto, messo in musica un testo proibito e aperto la porta al Male Assoluto. Da qui in poi, con robuste dosi di splatter e gore e accompagnato da una spolverata di mostruosità cosmiche, il romanzo diventa un frenetico horror On the Road in cui fuga e lotta sono le due facce della stessa medaglia. I nostri incontreranno alleati improbabili ed incredibili avversari, ma l’alba sorgerà ancora. Ci saranno caduti, dispersi e cicatrici teologiche per le nostre società ma un lieve finale attende il lettore paziente. Siamo fuori dalla mia zona di comfort e quattro stelle sembravano delinearsi naturalmente, ma l’autore, l’Uomo di Arese, ha gamba nella penna e poesia nel cuore, per cui disseminando il libro con alcune preziose, bellissime e commoventi gemme la quinta stella l’ha accesa lui.