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Grazia Maria Cosima Damiana Deledda was an Italian writer who received the Nobel Prize for Literature in 1926 "for her idealistically inspired writings which with plastic clarity picture the life on her native island [i.e. Sardinia] and with depth and sympathy deal with human problems in general". She was the first Italian woman to receive the prize, and only the second woman in general after Selma Lagerlöf was awarded hers in 1909.
This novella began feeling somewhat quaint and simplistic then turned into an exploration of faith and love that was deeply moving. The setting is a small town or large village somewhere unspecified, though the author's background would let you assume Sardinia. A priest is finally assigned to replace the last one who died many years ago.
Paul, the priest, and his mother, Maria Maddalena, who came as his companion and servant in the rectory, have settled into their places in the structure of the village and the lives of its people. In deceptively simple sketches, Deledda captures the human heart in many variations. Antiochus the altar boy combines the enthusiasm, innocence and arrogance of youth and how it thinks it knows everything even though it's hardly lived at all; old Nicodemus, who musters the strength to flee his deathbed to revisit the place of his manhood and power, and the squabbles of his family over the meager inheritance he'll leave; the Keeper, "the rural guardia, half-keeper, half-police, who had charge of the village," with the swagger and mindset of a man with a little power and a big dog at his side; and others including the tavern keeper and small-time lender (usury) hoping to out the priest so that she herself won't be in such black light. All lightly portrayed yet highly impactful.
But the core of the story is the priest and his mother, and what happens between them and within each of their own hearts and minds on the day she confronts her son about his relationship with Agnes, the remaining member of the village's wealthiest family, whose siblings have all married and moved away. Faith and love, earthly ambition and spiritual striving, sex and chastity, Church policy and simple humanity, maternal devotion or pressure, magical thinking (ghosts and miracles), sacrifice and atonement, acceptance and regret. So much packed in beautifully and simply.
I don't know any of her other works, but she won the Nobel Prize five years after this story was published.
Footnote: I found the afterward by DH Lawrence really offensive. Look everyone, misogyny on parade!
He says that she (Deledda) is "not a first class genius... does not penetrate... stays far short.…" After trashing her, he starts in on her mother character, how awful she is, and attributes all the worse motivations for what she has done (in 'supposed' support of her son). And yet the publishers would think his words were valuable enough to include. An arrogant male writer minimizing a woman’s contribution to letters, as if it would reduce his. Ugh. But then, we remember him and not her, so maybe it worked.
رواية صغيرة للكاتبة الايطالية جراتسيا ديليدا وتصوير دقيق للنفس الانسانية من خلال معاناة وحيرة وخوف أم على ابنها القسيس الشاب الذي يشعر بالحب والرغبة المحرمة بأوامر دينية تُصور ديليدا بمهارة الصراع النفسي بين الممنوع والمرغوب, بين الواجبات الدينية والرغبات الشخصية وتعرض الهواجس والخواطر في نفس كل منهما وخاصة الأم, والبحث عن الخلاص بالهروب أوالمواجهة
A questo romanzo della Deledda avrei volentieri dato cinque stelle piene, ma non mi è piaciuto il finale e poi, in tutta franchezza, mi ha fatto arrabbiare il comportamento del giovane prete che prima pecca e se la spassa (e male non fece) e poi si ravvede; non era nemmeno la prima volta, nel senso che il presunto sant'uomo non risultava certo a digiuno di donne, quindi la sua vocazione secondo me era ben altra che quella di celebrare messa. Avrebbe potuto appendere la tonaca al chiodo, con buona pace di tutti quanti, invece no: prima il dovere e il rispetto delle aspettative altrui, per carità, contento lui! E pensare che qualche dubbio sul senso del voto di castità dei sacerdoti era sorto addirittura in sua madre, la quale meglio avrebbe fatto se, prima di morire, lo avesse esternato al figlio, quel dubbio. Invece, alla fine, lei c'è rimasta secca in un angolo della chiesa, così all'improvviso, forse senza neppure fare in tempo a pronunciare l'ultimo amen, mentre lui, non meno ammutolito, fissa come un fesso, dopo essersela fatta sotto, gli occhi della ex amante. Da leggere: lo merita, finale a parte.
L'ansito di un vento impetuoso (che percuote ” le povere casette arrampicate come due file di pecore su per la china erbosa) è la colonna sonora che annuncia l’angoscia di un dramma che è già in atto:
” Anche quella notte, dunque, Paulo si disponeva ad uscire. La madre, nella sua camera attigua a quella di lui, lo sentiva muoversi furtivo, aspettando forse, per uscire, ch'ella spegnesse il lume e si coricasse.”
Paulo è il parroco di Aar, piccolo villaggio di bifolchi, dell’entroterra sardo. Qualcosa in lui è cambiato. Non più l’uomo mite e pacato che è sempre stato ma preda di un istinto a lui proibito: quello della passione carnale.
La madre sapeva che il nido stava per cadere.
Una storia gotica che, per struttura e lunghezza, si può considerare una novella.
Il diavolo, i fantasmi, un moribondo e un’estrema unzione; un’indemoniata ed un esorcismo.
Superstizione e fede su cui vigila l’amore materno.
” Allora guardò la sua ombra sulla parete della scala, e le fece un cenno con la testa. Sì, le pareva di non essere sola: e cominciò a ragionare come se davvero un'altra persona la sentisse e le rispondesse. “Che fare, per salvarlo?”
La vita di Paolo, giovane sacerdote, si vede contesa tra madre e amante, tra chi sembra simboleggiare il dovere, da assecondare a ogni costo e chi la sensualità che nemmeno il voto religioso può sopire. Una lotta tra ascesi e carnalità, tra regola e desiderio, tra vita terrena e ultraterrena, che nemmeno nell'estrema resa dei conti sembra trovar piena soluzione.
Tutto comincia di notte, una notte in cui i gemiti del vento sembrano umani, le sue folate impreviste e violente costringono tutti a indietreggiare, a piegarsi di fronte a una forza e a una violenza che nulla hanno di terreno. È forse l’urlo del vento presagio di sventura, simbolo divino di ciò che accadrà?
La madre siede sul letto, non riesce a prendere sonno perché sente il figlio agitarsi nella stanza accanto, percorrerne il perimetro avanti e indietro come un’anima in pena, in attesa di scorgere la luce della sua stanza spegnersi per sentirsi libero di uscire, di abbandonare la sicurezza di quelle mura per andare incontro al proprio destino.
La donna sente tutto questo e asseconda il giovane, spegne il lume, attende ciò che verrà. E Paulo esce, affronta il diabolico vento che tutto stravolge e – nel buio così nero da renderlo quasi invisibile – raggiunge una casa isolata, sul ciglione, che pare al confine tra il bene e il male, dove una giovane ragazza sola lo aspetta.
Agnese è la donna del destino, la donna dell’ultima e più difficile prova posta sul cammino di Paulo, fino a quel momento quasi fin troppo semplice, lineare. Agnese è la donna capace di spingere Paulo alla dannazione eterna per un amore che non può realizzarsi, a cui nessuno dei due avrebbe mai dovuto pensare, che nessuno dei due avrebbe dovuto sognare.
"...e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male!" Così recita l'ultima parte del "Padre Nostro" ma il giovane Paulo, parroco di un arretrato paesino dell'entroterra sardo già sconvolto da un precedente sacerdote peccatore e vizioso, é caduto in tentazione e ha peccato innamorandosi di Agnese, giovane e bella ereditiera. E' più facile innamorarsi che rendersi conto dell'errore e ritornare pentiti sui propri passi, ma Paulo ha dalla sua l'anziana madre, fiero difensore dell'anima del figlio e della sua salvezza a qualsiasi prezzo.
Grazia Deledda [1871- 1935] , che non leggevo da molti anni, si fa ritrovare in questo romanzo denso di passioni, di fede, di peccato, di amore materno e filiale e di fervore divino, quella scrittrice che avevo così tanto apprezzato e ammirato.
The plot in the novel is simple, but the exploration of the characters by Deledda is extra-ordinary.
The Plot: A Catholic priest who lives with his single mother in a Parish falls for a woman - a forbidden love (the sin). The mother wants to save son from the sin/scandal. The son wants to be a good son to the mother and a saintly priest to the village. The lover of the priest is sure that their love is also God-willed.
The analysis of characters: Deledda captures well the agony of the priest in front of God for he knows well of his 'sin'; the agony of the priest in front of the mother for he knows that she knows 'his sin'; and the agony of the priest in front of the lover for he knows that he loves her truly and still can not live with her as normal couple. In short his life is a "una lotta suprema tra l'istinto cieco della carne e l'imposizione dello spirito."
The mother, on the other hand suffers a lot thinking about the son. She is a normal mother who is caught between Dogma and the motherly feelings. As a Catholic mother of a priest she suffers when her son goes against the normal rule - 'to have an affair with a woman'. As a human mother she wants her son to live like other man, having a wife and a family. She can not see her son suffering under the weight of guilt. And she is also in conflict with herself for she is not sure whether to be a Catholic mother of a Priest or a simple Mother of the only son. She asks God: "Perche, Signore, Paulo non poteva amare una donna? Tutti possono amare, anche i servi e i mandriani, anche i ciechi e i condannati al carcere; perche il suo Paulo, la sua creatura, lui solo non poteva amare?"
The lover of the priest wants him to marry her and not to deceive. She hates the double standard - a priest during the day and a lover during the night. When the priest says that it is not possible for it is not willed thus by God, she responds: "Perche la verita' era allora un'altra. Adesso qualcuno ti ha scoperto, forse tua madre stessa, e tu hai paura del mondo. Non e' la paura di Dio che ti spinge a lasciarmi...Dio, se esiste, non doveva permettere d'incontrarci, se era per dividerci."
Final Word: The emotional and relational struggles caused by a 'sin' are narrated in this intense novel.
يقال عن هذه الرواية بأنها من "أسود روايات المؤلفة التي لا تكتب الا روايات سوداء " تلك السوداوية تنبع من تيه الضمير على أرجوحة الصواب و الخطأ ..الرواية على سبيل الأحداث المادية لا تتجاوز اليومين .. يومان عاديان جداً ولكنها .. تحوي سرد لجدال نفسي ومراء طويل بين العقل والقلب .. بين دين يحتكم الى المنطق فيُهزم أمامه بين الأم وابنها القسيس .. الأم التي ترى عذاباته وتعرف دواءه ولكنها مازالت تمارس دورها في تقنين قسطه اليومي من الحلوى .. حتى لا تصاب أسنانه بالتسوس أو على الأقل لا يعتاد وهنا كانت ترى حاجته وتعلم بضعفه وتدرك رغبته وتقتنع بأحقيته في أن ينال ما يريد ... بالرغم من كل ذلك .. ترغمه على سلك الطريق المعاكس .. فيمتثل لأمرها ... فتعيش هي العذاب مضاعفاً حتى الموت! هنا تروي كيف أن الأم اذا حملت هم ابن .. أجزلت رفادته صدقاً .. أوجعتني لأننا لم نتخيل كيف تفترش الأم همومنا وتنام بنصف يقظة
باولو لو تحدث العربية لقال :p أرى ماءً وبي عطشٌ شديدُ ولكنْ لاسبيل إلى الورودِ
هذا الكتاب يقيم الحجة على المسيحية بتساؤل بسيط وجواب عميق على لسان أم! جميلة تلك الواقع��ة التي طرحت فيها مغامرة تهربنا من سيئاتنا
"أمه فارقت الحياة من الألم ذاته ومن الرعب ذاته اللذين استطاع التغلب عليهما" "ما جدوى التظاهر أمام نفسي بهدوء لا أشعر به؟ " "ما من شيء الا فعلته كي لا أعود الى هنا" "أمام باب مغلق كان يملك مع ذلك مفتاحه" "وفكر في الأرنب الذي قرض رجله" ولتتفكروا أنتم بالأرنب الي قرض رجله .. لم ؟ يا ترى !
أول تجربة فى الأدب الإيطالى وكانت جيده ، القصة عادية غير ملفته ولكن أكثر مايميز الرواية هى اللغه والأسلوب العبقريين .
تصف جراتسيا حال كل أم تحاول الحفاظ على ابنها ،«فهى لم تحاول قط تغيير مصيرها بل قنعت بثروة واحدة وهى كونها أما لابنها». 🌾أكثر ما لفت انتباهي هو ربط الطبيعة بالأشخاص وتجسيد الطبيعة كشخص له رد فعل للأحداث.
🌾بيناقش موضوع الرهبنة وليس من العدل أن يكون المرء عازبا طوال حياته ، « كان يتعذب لأن الهدف الطبيعى للحياة هو أن تعمل على استمرار الحياة، وهم يحرمون عليه ذلك تحريماً كان يزداد من قوة الحاجة لديه »
🌾تجعلك جراتسيا تسأل نفسك سؤال هل الأصعب الابتعاد عن الناس لعدم ارتكاب ذنوب أم الاقتراب من الناس مع الحفاظ على النفس ؟!
🌾مشهد أعجبنى فتصف جراتسيا البطل فى محاولة هروبه من الذنب « هربت كشخص علقت النار بظهره، فجرى وهو يحسب إنه ينجو منها ، وإذا بلهيب النار يحيط به أكثر وأكثر» .
Naipaul từng mỉa mai rằng chỉ cần đọc vài đoạn là ông biết được tác giả là nam hay nữ. Tôi thì tất nhiên là không mỉa mai rồi nhưng lâu lâu mới đọc lại một tác giả nữ đỉnh cao thì thấy đúng là rất đượm hương =)) Sẽ hiếm có nam tác giả nào viết ủy mị như vậy và cái thói kể lể dông dài thừa thãi ai cũng biết rồi thật ban đầu khiến người ta phát bực hihi Nhưng mà tôi vẫn tiếp tục đọc vì tôi rất là thích chủ đề này, giống như tôi đã say mê đọc Hesse và Gide. Tất cả đều là sự đấu tranh giữa một bên là lý tưởng và một bên là đam mê, tượng hình ra thành nhà thờ và đàn bà. Thật sự, đam mê không khác gì ma quỷ, hoàn toàn nằm ngoài kiểm soát của trí tuệ. Và rất nhiều sau khi nhúng chàm, tôi cũng vậy, người ta phát cáu lên, "Chuyện của tôi can dự gì tới Ngài?" và rơi vào mất kiểm soát.
Anw, cái sự dằn vặt của linh mục ở đây, đúng như bà mẹ suy tư, là không thỏa đáng lắm. Thật ra cha đâu có làm sai lời Chúa, cha chỉ sai với giáo hội thôi. Tôi nhớ rất rõ Kinh thánh chỉ khuyên không nên lấy vợ chứ không cấm, rõ ràng là để tập trung vào việc truyền đạo. Bên Phật giáo thì nghiêm ngặt hơn. Cấm tình dục để tránh hao tổn tinh lực nhưng phải diệt đam mê để đạt tới giải thoát. Ủa mà bên Thiên chúa không có linh mục nữ nhỉ? Bên này vẫn có sư nữ trụ trì. Và bên Thiên chúa có khái niệm hoàn tục không nhỉ? hoho có lần tôi đang đi thọ bát quan trai, đến giờ nghỉ thì có một đám vào làm lễ hằng thuận, chú rể trọc lốc. Hỏi ra mới biết chú rể trước là sư của chùa, sau đi mua xăng yêu cô bán xăng, giờ hoàn tục về cưới vợ =)) ai nấy thấy vui vẻ bình thường =)))
Nhưng dường như phụ nữ giàu đam mê và ít lý trí hơn đàn ông nên bà Deledda này đã làm một cái kết ăn đứt mọi cái kết của Hesse và Gide (và cũng đượm mùi thù hận, rất giống Tiếng chim hót trong bụi mận gai). Ôi vị linh mục hèn hạ và những người phụ nữ vĩ đại =)))) gập sách lại phải vỗ tay một tràng cho tác giả =))) Dịch cuốn nào nữa sẽ mua ngay mua ngay =)))
Về bản dịch thì dịch tốt, có ít lỗi typo và bìa thì đúng là đỉnh cao cả về mặt thị giác và nguồn gốc. Vỗ tay thêm phát nữa =)))
أحياناً قد لا تكتفي الأم بحمل عبء حاجات ابنها وصحته وراحته وكل ما في وجوده، فتحمل عنه عبء ضميره أيضاً، وتسقط تحت ثقل هذا الحمل بدلاً منه.!
أنت لا تستطيع أن تقول لأية أم ناصحاً مقولة درويش " واحمل عبء قلبك وحده. "، لكن من الوارد أن تطلب من الابن " لا تحترق لتضيء أمك، تلك مهنتها الجليلة. " .. هذه الرواية كانت مناسَبة جميلة لتذكر القصيدة العظيمة ' تعاليم حورية '.
الرواية تصف الأزمات النفسية و حالة التشتت والتيه لأم قسيس بعد اكتشافها أن ابنها ارتكب خطيئة مع امرأة و صارحته بذلك.. الموضوع الأساسي رهبانية القسس.. الذي جعل الأم تنظر لابنها تارة على أنه ضحية و تارة على أنه الجاني..و الصراعات النفسية بين تراث ديني منصوص ومتوارث وبين قناعات ورغبات شخصية..تنتهي بنهاية سوداوية قاتمة...
Amore divino o terreno? In questo romanzo del 1920 la Deledda parla dell'eterno dilemma dei preti cattolici.
Un sacerdote è combattuto tra l’amore per una donna, Agnese, e il giuramento di fedeltà fatto a Dio e alla sua Chiesa. Sullo sfondo sua madre, che capisce il dramma del figlio, ne soffre e tenta di farlo ritornare sulla retta via. Ma quel è questa retta via? In cosa consiste? Dimenticare Agnese o rompere il patto con Dio? Soffrire per il rimpianto o per il rimorso e la vergogna?
Il dramma descritto è tutto interiore; i due non parlano, perché credono di sapere già cosa pensa l'altro. Non sanno di avere gli stessi dubbi, le stesse paure, la stessa pena.
In tutto il romanzo regna incomprensione e incomunicabilità. Tra madre e figlio, tra il figlio e Agnese e tra tutti loro e gli abitanti del piccolo paese, luogo di superstizioni e maldicenze.
A fianco del sacerdote, un uomo debole e incapace di prendere una decisione, le due donne svettano. Agnese, passionale, economicamente indipendente, lucida, decisa e orgogliosa, sa cosa vuole e combatte per averlo. E la madre, tormentata, decisa, rispettosa, che non condanna Agnese, che cerca di comprendere, per cercare di capire i sentimenti del figlio arriva a mettere in dubbio la sua fede e addirittura a domandarsi:
"Perché, Signore, Paulo non poteva amare una donna? Tutti potevano amare, anche i servi e i mandriani, anche i ciechi e i condannati al carcere; perché il suo Paulo, la sua creatura, lui solo non poteva amare?".
Ovviamente, alla fine non ci sarà pace per nessuno.
Primo libro della Deledda che leggo. Mi ha colpito la modernità di alcuni pensieri, controcorrente rispetto alla morale del tempo e per la scrittura precisa e lucida.
Anche se l'atmosfera cupa, la narrazione lenta, i toni drammatici e angoscianti, l'isolamento asfissiante, l'ironia inesistente e l'infelicità imperante hanno reso un po' troppo pesante la lettura.
Mentre leggevo questo libro mi è venuta in mente la famosa frase biblica: “Le colpe dei padri ricadono sui figli”; ma, nel caso di questo romanzo della Deledda, si dovrebbe cambiare l'ordine degli addendi. In questo romanzo, infatti, la colpa del figlio ricade sulla madre. Pubblicato dapprima a puntate su un giornale nel 1919 e poi in volume unico nel 1920, il romanzo La madre racconta la vicenda di Maria Maddalena, madre di Paulo, giovane parroco del paesino di Aar, un piccolo borgo arroccato sui monti sardi. Dietro il paese di Aar in realtà si nasconde Lollove, un piccolo paese dell'interno della Sardegna; ed è alla sua leggenda che la scrittrice sarda si è ispirata per la trama di questo libro. Maria Maddalena, è una donna che per tutta la vita si è sacrificata per il bene del figlio. Rimasta orfana in tenera età è ospitata in casa di parenti, in cui viene maltratta e sfruttata da tutti. Qui suscita le attenzioni di un vecchio zio che decide di sposarla; poco dopo rimane vedova con un figlio da crescere; un figlio per cui si sacrificherà tutta la vita, annullando sé stessa nel lavoro di serva pur di non fargli mancare nulla. Quando la conosciamo la vediamo uscire in una notte senza luna, buia, ventosa e nuvolosa, alla ricerca del figlio, il cui comportamento e gli atteggiamenti degli ultimi tempi la fanno sospettare che Paulo nasconda qualcosa; seguendolo, infatti, scopre che il figlio ha una relazione clandestina con una ragazza del paese, Agnese. Maria Maddalena è sconvolta e preoccupata dalla condotta del figlio fino a farne sua la colpa e la paura che lo stesso Paulo prova. Egli è sempre stato il suo orgoglio, la sua speranza e la sua unica gioia in una vita di sacrifici; per riportare il figlio sulla retta via non risparmia sé stessa fino alla chiusa finale.
Una trama ben costruita e allo stesso tempo semplice e lineare; unita ad una scrittura limpida, precisa, lucida, sobria ed evocativa e ad una prosa fluida, nitida, armonica che scorre velocemente e piacevolmente, danno vita ad un'opera intensa, carica di tristezza e angoscia, dall'atmosfera cupa e a tratti claustrofobica. Questo romanzo è molto diverso dagli altri romanzi della Deledda che ho letto precedentemente. In quest'opera mi sono mancate tantissimo le descrizioni dei paesaggi sardi, che personalmente piacciono tantissimo. Un'opera che ricorda molto i romanzi di Dostoevskij, uno degli autori russi che Grazia amava tantissimo; è un vero e proprio romanzo psicologico (molto più delle altre sue opere), con pochi dialoghi, molto intimista infatti vengono riportati gli stati d'animo, i pensieri, riflessioni, dubbi che lacerano e turbano l'animo dei protagonisti. La vicenda si svolge in appena 48 ore, e per lo più è ambientato di notte, simbolo del tormento dei protagonisti. Anche qui ritroviamo molti temi tipici della narrazione dell'autrice sarda, il dramma del dubbio, dell'insicurezza, della paura. Una Sardegna impregnata di superstizioni e di religiosità, tanto che anche il vento impetuoso (grande protagonista del romanzo), che soffia e ostacola il cammino per gran parte del romanzo, è una metafora del male, del demonio che scuote e agita ogni cosa, siano esse persone o cose. Un romanzo che tratta un argomento ancora attuale, molto moderno, controcorrente rispetto alla morale del tempo; infatti il tema centrale di questo romanzo è il celibato dei preti accompagnato dal rifiuto di abbandonare la tonaca e la tentazione dell'amore per una donna. Paulo, il protagonista, diventato prete non per vocazione ma più per volere della madre, per tutto il romanzo è continuamente lacerato e tormentato da un grande conflitto interiore; combattuto tra l'altare e l'amore passionale per una donna. Egli si innamora della giovane Agnese, smarrendo così la propria strada e precipitando nel vortice del peccato e della menzogna. Seguiamo Paulo, che ci mostra le sue debolezze ma anche la sue forze, combattere contro la tentazione in una crescendo sempre più angosciante; lacerato tra l'amore per la madre che gli ha dedicato la sua intera esistenza, il rispetto per la tonaca che indossa e l'amore forte e passionale per Agnese. Un amore passionale che infrange le regole, che esistono ma che sembrano così prive di senso e retrograde. In sostanza La madre è la storia di una donna, del suo spirito di sacrificio e dell'amore infinito e sconfinato di una madre verso il proprio figlio. Un romanzo che ha il suo punto di forza nell'analisi approfondita dei personaggi e del loro travaglio interiore; infatti uno dei punti di forza della prosa della Deledda (che a me piace molto) è la sua capacità di descrivere gli stati d'animo come nessun altro. Il finale aperto, carico di tensione e suspense, lascia aperta la porta alle riflessioni personali di ogni lettore.
Desiderò piegarsi, caderle sul grembo, pregarla di condurlo subito via così un'altra volta dal paesetto; e nello stesso tempo sentiva il mento tremargli per l'umiliazione e la rabbia; umiliazione di vedere la sua debolezza scoperta; rabbia di essere stato sorvegliato e spiato. Eppure soffriva anche per il dolore che dava a lei.
Fragile come l’animo umano trascinato dalle passioni, e aspra come la terra della Sardegna sferzata dal vento: così ci appare la trama di questo romanzo; così percepiamo la vita che scorre tra le pagine, in quell’alternarsi di tormenti, dubbi, effimere speranze, dove le uniche certezze, amare e imperiture, sono la debolezza dell’uomo di fronte alla tentazione, e l’ineluttabilità del suo destino di lotta e sofferenza.
La storia è quella di Paulo, giovane parroco del fittizio paese di Aar, benvoluto dalla gente del posto e venerato dalla devota madre, che avvinto dall’amore per la ricca Agnese, smarrisce la propria strada precipitando nel vortice del peccato e della menzogna, in cui ogni precedente convinzione perde in un istante la sua ragion d’essere, e la coscienza, dilaniata dal rimorso e dal desiderio, si trasforma nella principale nemica di se stessa.
È una Sardegna rustica imbevuta di religiosità e superstizione, il teatro di questa dolorosa vicenda: un paesaggio brullo, dominato da tradizioni e credenze arcaiche, ma soprattutto una realtà chiusa in cui i sentimenti umani, troppo a lungo soffocati dagli obblighi sociali e dall’ignoranza, deflagrano rovinosamente lacerando il cuore e straziando l’anima.
Il devastante conflitto interiore del protagonista, combattuto tra il senso del dovere e le necessità del cuore, si consuma in poco più di ventiquattr’ore, ma diviene il cruciale punto di non ritorno nella vita di Paulo, della sua infelice amante e, soprattutto, di sua madre.
E infatti, come da titolo, il vero cardine di questa storia è lei, Maria Maddalena: una donna che non ha mai compiuto un’azione malvagia; che spinta dalle sgradevoli attenzioni di uno zio già anziano, ha rinunciato alla sua giovinezza per diventarne la sposa; che ha annullato se stessa nel lavoro di serva, per garantire un futuro a suo figlio, e che ora, ormai stanca e anziana, si trova inerme di fronte al dramma di quello stesso figlio: suo unico orgoglio, sua unica speranza, sola gioia in un’esistenza di sacrifici, ora pericolosamente in bilico sul ciglio del burrone, diviso tra la lotta per restare in equilibrio, e lo spasmodico impulso di lasciarsi andare.
“Egli andava avanti, su per l’erta del suo calvario: un po’ di sangue gli rifluiva al cuore, i nervi gli si rallentavano; ma era tutto un disperato abbandono al pericolo, il distendersi del naufrago che non ha più forza di lottare contro le onde.
Volgendosi verso i fedeli non chiuse più gli occhi.
“Il Signore sia con voi.”…
Ed egli mosse il libro e riprese le sue orazioni e i suoi gesti lenti: e quasi un senso di tenerezza lo vinceva, nella sua disperazione, pensando che Agnese lo accompagnava al suo calvario come Maria Gesù: che sarebbe fra pochi istanti salita sull’altare, che si sarebbero incontrati ancora una volta, in cima al loro errore, per espiare assieme come avevano peccato assieme.
Come poteva odiarla se ella portava con sé il suo castigo, se l’odio di lei era ancora amore?”
Non c’è particolare originalità nella vicenda narrata: le tematiche del peccato, dell’espiazione, delle convenzioni sociali, talvolta più forti e determinanti della coscienza stessa, sono fin dall’Ottocento archetipi classici della letteratura; in questo caso, però, a colpire il lettore è soprattutto la delicatezza della Deledda unita a quella singolare lucidità con cui ella esplora i tormenti e le complessità della psicologia umana, regalandoci un’opera suggestiva e carica di simbolismi – indimenticabile l’immagine della veste talare abbandonata sul pavimento, a rappresentare la caduta di colui che la indossa – dove il labile confine tra fede e superstizione, da sempre radicato nelle piccole comunità rurali, emerge in tutta la sua portata.
È certo un testo cupo, sofferto, quello concepito dall’autrice, ma è anzitutto un testo in cui il dramma individuale, tanto insignificante per il resto della gente quanto insostenibile per chi lo vive in prima persona, diviene protagonista assoluto. Nelle ultime pagine, non a caso, assistiamo ad un crescendo di tensione, fino al parossismo, fino all’estremo compimento, fino alla liberazione per chi se ne va, e al rimorso inguaribile e incancellabile, per chi resta.
Il giudizio morale, ancora una volta, viene lasciato alla sensibilità individuale e alle convinzioni di ciascuno; sulle pagine, caustica e traboccante di significato, resta l’ultima scena di due sguardi che s’incrociano, e il dolore muto e logorante di due anime spezzate.
“Il viso era fermo e duro, gli occhi socchiusi, i denti ancora stretti nello sforzo di non gridare. Egli intese subito ch’ella era morta della stessa pena, dello stesso terrore che egli aveva potuto superare. E anche lui strinse i denti per non gridare, quando sollevò gli occhi e nella nuvola confusa della folla che gli si accumulava attorno incontrò gli occhi di Agnese.”
Breve, scarno, con pochi personaggi tagliati nel legno di ginepro. Contorti nella loro durezza. La madre è uno di quei libri che lasci quasi volentieri, perché ti mettono angoscia e dubbi. Ma che non dimentichi. La madre come archetipo distorto. Mai descritta come donna separata dal suo ruolo, conduce una vita da serva, prima per bisogno, poi per vocazione. Serva pensante e anche molto lucida, persino nei sogni che è in grado di gestire e di comprendere, di dirigere e disinnescare quando si fanno presagio e tentazione. La madre che riscatta se stessa attraverso un figlio "fatto studiare" che diventa prete e riveste il ruolo più importante in una piccola comunità dove lei è nata e dove ha dovuto mendicare. La sua rivalsa è però una rivalsa celata da umiltà, come se presagisse la precarietà della vita e la fallacia umana. Suo figlio, Paulo, prete amato e persino venerato, si innamora. E tradisce i voti, tradisce sua madre, tradisce Dio. Un dio mai presente, mai invadente, se non nelle declinazioni della casualità che vengono assurte a segni del cielo a condanne o permessi, ma che sono solo frutto della superstizione e della mollezza d'animo. Agnese, donna forte e sola che, come spesso accade, si lascia trasportare dalla passione e che per un momento crede di poter vivere quest'amore a dispetto di tutte le regole imposte. Ed è un romanzo di regole, questo. Regole infrante o seguite attraveso sacrifici. Regole che servono a mantenere un paese in quel limbo senza aspirazione alcuna - se non il costante mantenimento dello status quo - in quel tempo senza tempo, in cui tutto funziona se nessuno esce fuori dal ruolo imposto. E così i personaggi diventano maschere, smettono di essere archetipi per trasformarsi in attori che costantemente devono ripetere la loro parte, sacrificando loro stessi. Perché se anche solo uno di loro dovesse slegarsi dai doveri imposti dalla comunità, tutto il paese sarebbe allo sbando. Successe con il predecessore di Paulo, figura a metà fra uomo e diavolo tentatore, e potrebbe succedere ancora. Ogni personaggio è funzionale, anche quando riveste un ruolo marginale, il vecchio pastore che muore solo, per paura di essere toccato dalla cattiveria dell'umanità, che muore, lui stesso, con la coscienza non proprio a posto. Tutto serve. Serve il capro espiatorio, serve la persona da dileggiare, serve l'usuraia madre di un figlio che sarà il prossimo prete del paese, serve la supersizione che risponde a domande troppo profonde. Il finale, in crescendo, non risponde a tutte le domande. Le rinunce potrebbero portare ad una salvezza delle anime, ma potrebbero non farlo. Gli esseri umani sembrano sempre sull'orlo del baratro - non per niente il paese è arroccato su un ciglione, a continuo monito e metafora efficaccissima. E rimanendo sul bordo non si saprà mai che strada prenderanno queste anime così scosse dalla vita. Se avranno mai la forza di affrancarsi dal potere così pressante di regole comuni ma non sempre condivise. Se la forza persuasiva della paura di uno scandalo - più che del peccato e del giudizio divino - possa tenere a bada sentimenti del tutto umani e leciti. Se il lavorio del dubbio possa incidere su scelte che i personaggi si ritrovano a seguire ma che non hanno compiuto loro stessi. Il lettore si ritrova fra le mani non le pagine di un libro ma le cortine di un teatro che si chiudono. Perché, alla fine, il lavoro fatto dalla Deledda in questo piccolo gioiello, è quello di un'abile regista che mette tutti i suoi personaggi sopra un palcoscenico dove ogni oggetto non è solo ciò che vediamo, ma possiede anche la funzione di fare da ostacolo o da lasciapassare ad ogni personaggio. Così lo specchio riflette la verità scomoda, i gradini impediscono a Paulo di entrare a casa della donna amata facendolo inciampare e, allo stesso tempo ad Agnese di avanzare altrove. Le case incarcerano, i muri sottilissimi dividono solo per evitare gli sguardi, ma non celano le presenze. Le porte servono a dichiarare intenti e garantire fiducia. E infine la luce, di fiamma, di sole, di luna. Il vento che scuote animi e foglie. Le calze che vanno rattoppate come gli errori.
Scarno, pulito nella sua mancanza di giudizio sui personaggi. Quasi assente il punto di vista dell'autrice, che lascia al lettore trarre le sue conclusioni. Frasi che possono lacerare per la fredda ammissione della bassezza umana e che possono disciogliere profumo di rose sull'acqua, quando descrivono - in un breve e isolato momento - la passione dolce e tormentata. Un piccolo gioiello. Una sorta di carillon dove i personaggi continuano a girare statici e apparentemente senza difetto, in un balletto senza fine che dopo i primi momenti di estasiata bellezza, inquietano non poco.
কিছু কিছু বই হন্যে হয়ে খোঁজা হয়, কিন্তু পেয়ে গেলে আর পড়া হয় না সহজে। এই বইটার ক্ষেত্রেও একই ঘটনা ঘটেছিল। ততদিনে গোর্কির 'মা' পড়ে ফেলেছি। পড়েছি মানিকের 'জননী'। পার্ল বাকের 'মা' পড়ার পর জানলাম শওকত ওসমানের 'জননী' আর গ্রেজিয়া দেলেদ্দার নাম।
বিশ্বসাহিত্যের ইতিহাসে যে ক'জন নারী নোবেল পেয়েছেন, দেলেদ্দা তাদের মধ্যে একজন। ১৯২০ সালে এই ইতালিয়ান লেখিকা 'লা মাদ্রে' উপন্যাসটি লেখেন যা বিখ্যাত এবং আদৃত হয়। পরবর্তীতে অনূদিত হয় নানা ভাষায়।
উপন্যাসটি মূলত পল এবং তার মা-কে নিয়ে। পলের মা, পলকে বড় করেছিলেন অনেক কষ্টে। স্বামীর মৃত্যুর পর তিনি ঝিয়ের কাজ করে ছেলেকে পড়াশোনা শিখিয়েছেন এবং স্বপ্ন দেখেছিলেন ছেলে বড় হয়ে যাজক হবে। পলও সেই পথেই এগিয়ে যাচ্ছিলো, কিন্তু বাঁধা পড়ে এক নারীর বাঁধনে। পলকে সেই নারীর কাছ থেকে সরিয়ে নিতে মায়ের অনেক চেষ্টা।
প্রেম এবং পৌরোহিত্যের শর্ত, কোনটিকে রক্ষা করবে পল, এই নিয়ে তার দ্বন্দ্ব। অন্যদিকে মা চান পল পুরোহিত হয়ে মানুষের হিত করুক। আবার মেয়েটির জন্য পলের হৃদয়ের স্পন্দনও তিনি অগ্রাহ্য করতে পারেন না। একদিকে সনাতন রীতি, অন্যদিকে সন্তানের সুখ নিয়ে মায়ের টানাপড়েন।
যে সময়ের কথা হচ্ছে, তা বিংশ শতাব্দীর শুরুর দিকের কথা। উপন্যাসে সেই সময়ের কথা এসেছে। এসেছে মানুষের জীবন সংগ্রামের কথা। একটা ছোট্ট শহরে দুটো মানুষের জীবনের সাথে জুড়ে আরও কিছু গল্প।
উপন্যাসটি অনুবাদ করেছেন আব্দুল হাফিজ। প্রথমে ইউপিএল থেকে প্রকাশিত হয়েছিল। সেটির সফট কপি নিয়ে এক চতুর্থাংশ পড়েছিলাম বছর দুয়েক আগে। বর্তমান সংস্করণ বিশ্ব সাহিত্য কেন্দ্রের। দাম ১৬০ টাকা। এবং অনুবাদ ভালোই।
Non ho feeling con la Deledda. Non mi sento di bocciare questo romanzo perché è ben costruito, con un inizio dai toni onirici, uno svolgimento saldo e un finale che rimane incerto fino all'ultimo; eppure la mia attenzione, superato l'entusiasmo iniziale, durante tutta la letteratura ha avuto un andamento altalenante. Mi è capitato spesso di dover rileggere interi paragrafi perché non riuscivo a stare sulla pagina, la mia mente si perdeva in altro. Purtroppo non è la prima volta che mi capita con le opere di questa autrice, quindi penso di avere poco feeling con la sua scrittura. Tema del romanzo il doppio rapporto di un giovane parroco con la propria madre, solida e salda nella fede, e con una parrocchiana, l'affascinante Agnese, che lo seduce e vorrebbe indurlo a fuggire con lei. A fare da contorno apparizioni, figure leggendarie dei dintorni del piccolo paese che si materializzano davanti ai personaggi e sembrava vogliano portarli alla perdizione. Gli ingredienti per un libro interessante ci sono tutti, ma per me rimane una mezza delusione.
Un jeune prêtre qui vit avec sa mère dans un pauvre village sardinais commence une relation amoureuse avec une paroissienne riche. Sa mère provoque une crise en insistant qu'il met fin à la relation. Sa maitresse veut qu'il renonce à sa vocation et l'épouse. Enfin la prémisse de base est banale à pleurer mais le roman est diaboliquement bien fait. Ce roman est un petit bijou qui vaut bien la peine de le lire.
Early last year I embarked on a quest to read more books authored by women to balance out skewed gender ratio of what I’ve been reading. This journey, which I finally completed recently by reaching gender parity, has revealed to me some amazing works by women that may not be that well known. This is one of those remarkable books.
The Mother is an Italian novel by Grazia Deledda, who was the second woman to win the Nobel Prize in Literature in 1926. It follows a woman and her son, who is a priest, who move to the small village town of Arra on the remote Italian island of Sardinia. The village exists at the boundary between established religion and rural superstition. Where people believe in the Catholic teachings brought by the priest and his parish, but also live with village superstition and pagan beliefs. There are even stories of the previous priest, who’s soul still haunts the little parish.
Despite these challenges, the mother and her son move in. Determined to change this town into a proper god-fearing one. Everything works well until the son, Paul, begins to be misled by a lonely woman named Agnes, breaking his priestly vows. The night the mother learns of their relationship, she is visited by the wicked ghost of the previous priest, warning her to leave the town or else face dire consequences.
The resulting story is one that I incredibly enjoyed. The characters and their mental anguish felt so incredibly real, despite the slight magical realism of the story plot. The novel concerns itself with the conflict of forces: Catholicism versus rural paganism, the temptation of love versus the vows of priesthood, the mothers love for her son’s freedom versus concern for her son’s soul. It is an amazingly vivid novel that paints this little Italian island and its villagers in realistic colours.
Here is a quote from the novel I particularly enjoyd:
"She raised her face to his, her trembling lips, her lashes wet with tears. And his eyes were dazzled as by the glitter of deep waters, a glitter that blinds and beckons, and the face he gazed into was not the face of Agnes, nor the face of any woman on this earth, -it was the face of Love itself. And he fell forward into her arms and kissed her upon the mouth."
This really shows Paul’s struggle with temptation. This woman, Agnes, becomes so much more than just a woman. She is the embodiment of Love, an aspect of life that is forbidden for Catholic priests to bear. It blinds and beckons to him all at the same time. He is caught in the struggle within himself to heed his priestly vows, or submit into his tortured love. The novel is beautiful in this way by showing the mothers and the sons internal struggles so very well.
The stories fantastical elements lent itself to the story very real I felt. It really showed the struggle between superstitious belief and established religion that was going on at the time when Deledda wrote the novel. The author is actually from this island, Sardinia, so I’m she experienced this struggle first hand. The novel features ghosts and apparitions, but nothing that feels super fantastical. The Mother would fit squarely in the magical realism genre.
I rated the novel a strong 8/10. I was actually so engrossed in it that I read it from start to finish in one day. I would definitely recommend the book if you enjoy magical realism or anything with beautifully real characters that seem to leap out of the page.
"أتعتقدين أنني لا أتعذب؟ يخيل إلي أنني دفنت حياً، و أن عذابي سيستمر إلى آخر الزمن، ولكن ليس لنا في الأمر حيلة. لمصلحتك، لخلاصك، استمعي إليّ يا آنييس: تجلدي للحب ذاته الذي جمع بين قلبينا، و للخير ذاته الذي قدمه لنا الرب حين عرضنا لهذه المحنة. ستنسينني، ستشفين، أنت في ميعة الصبا و الحياة، لا تزال الحياة أمامك كاملة لم تمس. سيبدو لك و أنت تذكرينني أنكِ رأيت حلماً مؤذٍ أراد بك شراً، ولكن الرب نجاك؛ لأنك تستحقين السلامة. كل شيء يبدو لك الآن شيئاً، ولكنك سترينه غير ذلك بعد قليل. سيعود كل شيء واضحاً، و ستشعرين بكل الخير الذي أقدمه لكِ الآن، إذ أسبب لك بعض الألم الوقتي، كما يفعل الطبيب مع مريض يقتضي علاجه أن يقسو عليه."
"أتحسب أنك تحدث طفلة؟ أنا عجوز هَدمت بفعلك في ساعات معدودة طريق الحياة المستقيم! أهو أن نستمر في علاقتنا هكذا، في خفية عن الأعين؟ أهذا ما تقصد؟ أن أجد لي زوجاً، و أن أحتفل أمامك بزفافي، و استمر في رؤيتك و أخدع الجميع بقية العمر؟ اذهب. اذهب. أنت لا تعرفني اذا توهمت ذلك."
ما يلي ليس مجرد جمل مقتبسة من الرواية، بل تلخيص لتأثير هذه الرواية علي:
خيل إليه أن عليه أن يبقى هكذا إلى الأبد، أمام باب مغلق كان يملك مع ذلك مفتاحه.
وفهم باولو فجأة أن أمه فارقت الحياة من الألم ذاته ومن الرعب ذاته اللذين استطاع هو التغلب عليهما.
وقف من نفسه موقف القاضي، واعترف لنفسه بأن ما يرعبه ويفزعه ليس مخالفة الرب ومحبته والرغبة بالتسامي بنفسه والاشمئزاز من ذنبه بقدر ما هو خشيته من الفضيحة.
لكن صوتًا آخر من مكان أعمق في ضميره قال له: - ليس هذا هو الموضوع، الموضوع أنك وضيع. أنت تخشى المعاناة والاحتراق الحقيقي.
لقد تعلمت منه أنه ليس في الحياة سوى واجب واحد، هو قيام المرء بواجبه.
في ١٦٩ صفحة تتكون الرواية ، الأم لجراتسيا ديليدا وهي حائزه على جائزة نوبل لعام ١٩٢٦ بصفات الأم الشغوفه على كل مايلازم حياة أبنها ومستقبله تكون أم القسيس باولو تلاحقه بعينها وبروحها حتى نفسها لإجله ، وبجرأة الأم تعود لقريتها وهي التي تركتها عندما كانت تحمل بين يديها طفلها الصغير فتحاول أن ترسم له مستقبله وتعمل كادحه كـخادمه الي أن يٌصبح ولدها قسيس ويرسل لدير قريتها والذي كان به قسيس سابق أشتهر بنزواته وسر موته فتزداد مخاوف الإم بعد أطلاعها على تحركات لباولو الليليه وسهره عند فتاة ما وتعلقه بها ، سريعه التتابع الروايه جيدة جداً بدأت بها وأنتهيت في نفس اليوم :)
Un piccolo romanzo che apre le porte al mondo di Grazia Deledda. Primi anni del '900 porta nei suoi scritti temi attuali, moderni e pesantissimi per l'epoca. In questo caso l imposizione del celibato dei preti. È impossibile non amare la scrittura, le descrizioni della sua amata Sardegna e il suo modo unico e incredibile di addentrarsi nella psicologia umana.
رواية تدور حول موضوع رهبانية القسيس وهي ليست رواية مليئة بالأحداث بل هي عبارة عن قصة أزمة نفسية تعيشها الأم لانها تشتبه أن ابنها القسيس ارتكب خطيئة الزنا هي في الواقع اقرب للقصة الطويلة من الرواية حازت على جائزة نوبل ومع ذلك لم تعجبني كثيرا الأسلوب ممل جداً
Una situationship dove però lui è un prete e al posto di dirle "non sono pronto per una relazione" le dice "devo dedicarmi alla santità e piegarmi al volere di Dio".
La madre è un romanzo cupo che contrappone l'ideale religioso, se non anche superstizione, all'istinto carnale. È ambientato in una terra aspra che esaspera i sentimenti contrastanti che lacerano Paulo, combattuto tra l'amore per Agnese e il credo religioso che lo ha portato ad essere sacerdote, credo a cui la madre si aggrappa ferocemente, seppur ponendolo in dubbio.
D. H. Lawrence ha paragonato il "temperamento istintivo" che permea La madre a quello di Cime Tempestose, e io non posso che concordare.
Pretty brave for a Sardinian woman in the 1920's to write about a Catholic priest's forbidden love for a woman. The writing has a slow introspective cadence that makes you feel an almost uncomfortable intimacy with the characters. That writing may seem old fashioned but it serves so well to bring you into the emotions of love and loss and tragedy therein. It also helps you to imagine dark chambers, courtyards, kitchens and churches. Her descriptions help you feel the warm air, smell the fragrance of the native bushes and flowers and imagine vividly Sardinian life in the early part of the century. That along with a timeless story of the fragility and complexity of familial and romantic love intertwined made this a jewel of a book.