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Con le loro oltre diecimila specie, le formiche hanno avuto, in termini di capacità di sopravvivenza, dominazione del territorio e genialità di soluzioni organizzative, più successo del genere umano. Perché? Come? Alla vita e alle avventure di quelli che taluno potrebbe definire gli abitanti più riusciti del pianeta Terra hanno dedicato decenni di osservazioni e ricerche gli autori di questo libro: E.O. Wilson, il creatore della sociobiologia, e il mirmecologo B. Hölldobler. Così essi hanno decifrato per noi, quasi partecipandone, il mondo feroce e generoso delle formiche. Feroce per la durezza degli esiti, anche mortali, imposti all’individuo da strutture di comportamento quali l’inflessibile gerarchia e l’organizzazione sociale in caste; generoso per il benessere che da queste stesse strutture sociali deriva alla comunità quindi agli individui. Sia la ferocia che la generosità hanno la medesima radice: la cooperazione, uno dei risultati più controintuitivi e sorprendenti dell’evoluzione naturale. Se Wilson ha dimostrato di avere quella capacità di diventare insetto fra gli insetti – un po’ alla maniera di Fabre – che è uno dei contrassegni più sicuri del grande naturalista, al tempo stesso l’osservazione tenace lo ha spinto verso complesse elaborazioni teoriche: tutta la concezione della sociobiologia deve molto a tali ricerche. E altri risultati cruciali vengono raggiunti nel corso di queste indagini, come ad esempio la scoperta del ruolo dei feromoni nella segnalazione e nella comunicazione all’interno della colonia. Hölldobler e Wilson, inoltre, affrontano da più parti l’inquietante nesso tra superorganismo (la colonia) e altruismo (dell’individuo), apportando fra le righe contributi epistemologici significativi. Come i lavori di Eugène Marais sulle termiti e di Karl von Frisch sulle api, Formiche rimarrà un classico dell’etologia, poiché suscita in chi lo legge una tensione pari a quella di un rapinoso romanzo – o anche di un resoconto di esplorazione.
350 pages, Paperback
First published August 5, 1994
If ants had nuclear weapons, they would probably end the world in a week.
… because exhaustive coverage is its primary aim, it is outsized, containing 732 pages of tables, figures, and double-columned text, measuring 26 by 31 centimeters in hard cover, and weighing 3.4 kilograms. The Ants, in short, is not a book one casually purchases and reads cover to cover.
To see the consequences, put yourself in the place of a wasp surrounded by relatives. You are connected by one-half of your genes to your mother and by the same degree to your daughters. A normal amount of solicitude toward them will be enough. But you are connected to your sisters by three-fourths of your genes. A bizarre new arrangement is now optimal: in order to insert genes identical to your own into the next generation, it is more profitable for you to raise sisters than it is to raise daughters. Your world has been turned upside down. How can you now best reproduce your genes? The answer is to become a member of a colony. Give up having daughters, and protect and feed your mother in order to produce as many sisters as possible. So the best succinct advice to give a wasp is: become an ant.
"Propaganda, esclavismo, decodificación, engaño, mimetismo, mendicidad, caballos de Troya, salteadores de caminos, cucos: todos están presentes entre las hormigas y los depredadores y parásitos sociales que las embaucan. Estos términos pueden parecer excesivamente antropomórficos, al convertir a las hormigas y sus socios en hombrecillos. Pero quizá no lo sean. Es igualmente posible que el número de disposiciones sociales de que la evolución dispone en todas partes del mundo, o incluso en el universo, sea tal que los fenómenos que aquí hemos explicado sean categorías naturales inevitables de explotación, donde quiera que tengan lugar.”
"La vida nunca morirá como consecuencia de las acciones de las hormigas o de cualesquiera otros animales salvajes, por muy dominantes que sean. La humanidad, en cambio, está destruyendo una gran parte de la biomasa y la diversidad de la vida, un éxito que mide de forma perversa nuestra propia dominancia biológica.
Si toda la humanidad fuera a desaparecer, el resto de la vida se recuperaría de nuevo y florecería. Las extinciones en masa que ahora se están produciendo cesarían, los ecosistemas dañados sanarían y se extenderían. Si, de alguna manera, desaparecieran todas las hormigas, el efecto sería exactamente el contrario, y catastrófico. La extinción de especies aumentaría aún más sobre la tasa actual, y los ecosistemas terrestres se marchitarían más rápidamente a medida que los considerables servicios que estos insectos proporcionan se redujeran."