Sono tutte qui le donne raccontate da Dacia Maraini, in questo piccolo libro importante. Sono qui a mostrarci qualcosa di intimo, qualcosa di necessario e doloroso. Le donne di Dacia sono forti, hanno lottato, a volte hanno perso ma non si sono mai arrese. Le protagoniste de L’amore rubato combattono una battaglia antica e sempre attuale, contro gli uomini amati che sempre più spesso si dimostrano incapaci di ricambiarle, di confrontarsi con il rifiuto, il desiderio. Davanti a queste donne, mariti, amanti, compagni si rivelano ragazzini che stentano a crescere e confondono la passione con il possesso e, per questo, l’amore lo rubano: alle bambine che non sanno, alle donne che si donano troppo. Come Marina, che si ostina a cadere dalle scale, come Ale, che sceglie con sofferta determinazione di non far nascere il frutto di una violenza o ancora come Angela, che si addossa, aderendo alle parole della Chiesa, le colpe che una antica misoginia attribuisce alla prima disobbedienza femminile. In tutte queste storie affilate e perfette, dure e capaci di emozionare e indignare, Dacia Maraini racconta di un mondo diviso fra coloro che vedono nell’altro una persona da rispettare e coloro che, con antica testardaggine, considerano l’altro un oggetto da possedere e schiavizzare.
Dacia Maraini is an Italian writer. She is the daughter of Sicilian Princess Topazia Alliata di Salaparuta, an artist and art dealer, and of Fosco Maraini, a Florentine ethnologist and mountaineer of mixed Ticinese, English and Polish background who wrote in particular on Tibet and Japan. Maraini's work focuses on women’s issues, and she has written numerous plays and novels.
Alberto Moravia was her partner from 1962 until 1983.
This is a tough read. Dacia Maraini (b. 1936) presents here a collection of seven stories about ‘stolen love’: love that has been damaged and robbed through violence. Or maybe we cannot talk about love, at least not on one side.
The dreadful accounts offer a dreadful array of dreadful episodes. But don't mistake me: this is a great book. The stories range from: a young wife who keeps having to go to the Emergency Room, and who supposedly has fallen down the stairs in a house where there are any,--or maybe she just suffers from epilepsy; a young girl who is crazily molded into a beauty queen which will bring her doom; a man who is convinced that women enjoy rape and therefore feels entitled to whatever; a group rape of a girl who is guilty of being too happy and how society blurs the event; abortions resulting from yet more rapes and the business around the practice; stepfathers who pursue their stepdaughters; uncontrolled jealousy that serves to pull out kitchen knives; and then a brutal beating ...to death.
But Maraini’s writing is not sordid. And there is certainly no hysteria in her accounts. She just tracks how the stealing, often slowly, sometimes abruptly, of love or of a woman’s dignity can take place. In scrutinising the situation of women and their exposure to power (physical or psychological) she stays away from black and white and commonplace feminism. For she explores the complexity of the human condition, and how interpersonal situations can degenerate to unsuspected degrees.
This is my third book by her, and I hope to read more.
Ho terminato questo libro nel tardo pomeriggio di ieri, ma provo ancora disgusto, orrore, brividi. Sono indignata, arrabbiata, impotente nel leggere le storie di donne che hanno ricevuto dalla vita solo schiaffi, violenza per colpa, a causa di uomini che le hanno derubate, violentate nel fisico e nell'anima, privandole della forza di sognare, di vivere, della dignità, ma non della forza di lottare. Donne come Angela, Anna, Francesca, Giorgia sono donne che lottano contro uomini incapaci di amare e di dare amore, uomini che confondono la passione con il possesso, creando conseguenze deleterie e irreparabili. Sono donne che non si arrendono, donne che combattono. Sono donne fiere di essere Donne. Ora e per sempre.
Avevo comprato questo libro dopo aver iniziato e finito la raccolta di racconti “Mio marito” (1968) nel giro di un viaggio in treno da cinquanta minuti: era la prima volta che leggevo Dacia Maraini e ne ero rimasta tanto affascinata che una volta arrivata a destinazione avevo comprato altri due suoi libri alla Feltrinelli della stazione. A differenza del libro che aveva scatenato il mio colpo di fulmine però, il secondo mi aveva lasciato tiepida, ed il terzo (“L’amore rubato”) non mi era piaciuto punto. Li ho riletti qualche giorno fa dopo aver deciso di darli via e il mio giudizio è rimasto lo stesso, su quest’ultima raccolta di racconti si è addirittura inasprito.
Il filo conduttore delle storie sono le donne e la violenza che gli uomini e la società usano nei loro confronti; tutte le storie sono inutilmente cattive e sanguinose. La data di pubblicazione della raccolta è il 2012 e la quarta di copertina dice “Sono donne dei giorni nostri quelle di Dacia Maraini etc etc” ma poi compare una ragazza (probabilmente minorenne visto che i genitori la chiamano per apparecchiare in tavola) che abortisce clandestinamente nello studio di un professionista… Quando dico che le storie sono inutilmente cattive intendo: la povera Alessandra deve davvero vomitare per il dolore nella stessa bacinella in cui il ginecologo-macellaio e la sua assistente-strega hanno deposto “il corpicino morto” del feto abortito? La ragazza viene specificato essere al terzo mese di gravidanza, quindi il corpo che scorge nell’insalatiera tra il sangue ed i grumi dovrebbe essere grande tre centimetri… mah. Davanti alle protagoniste maltrattate e oppresse, oltre ai commenti antipatici – ma contestualizzati – degli altri gretti personaggi, compaiono coscienziosi fantasmini dickensiani che gracchiano: “Denuncia! Ne va della tua dignità!” (salvaguardare la propria dignità è il motivo per cui va denunciato uno stupro di gruppo?). Un altro esempio di stucchevole paternalismo (sic!) è la madre di una reginetta di bellezza rapita ed uccisa da un pedofilo che da allora alle sue alunne cerca di insegnare che “la bellezza è una trappola ingorda”. Io non metto in dubbio che le donne siano costantemente vessate, umiliate e considerate come un oggetto da guardare e da possedere, non nego che vengano picchiate e stuprate ed uccise… Queste cose accadono, è la realtà ed è giusto che se ne parli. Proprio perché la violenza nella vita di ogni donna è così onnipresente però, non posso prendere sul serio il racconto di una donna adulta ed intelligente che, in un paese straniero e nel cuore della notte (l’alternativa è prendere il treno successivo), accetta un passaggio da un uomo sconosciuto e armato ponendosi come unico dubbio quello che salendo nella sua auto possa essere rapinata. Proprio perché la violenza è una costante, nessuna donna guarderebbe il volto tumefatto di un’altra (con in mano una cartelletta con denunce per violenze domestiche ed un memo dell’ospedale che attesta l’abitualità delle percosse!) e penserebbe “deve essere caduta” solo perché il marito di lei ha una bella faccia! Intervengono altri fattori, le riflessioni sono diverse.
(3.5*) 7 povestiri care au în centru victime ale violenței domestice, în toate formele ei. Nu e o lectură facilă, dar nici sordidă. Povestirile nu se concentrează asupra violenței în sine, ci a modului în care dragostea ajunge să fie mutilată, distrusă și “furată”. Nu știu dacă s-a vrut a fi o denunțare a violenței de gen sau dacă DM a avut vreo agendă în acest sens, nu m-aș mira să fie așa, și e chiar foarte bine.
este libro me destruyó y no creo que vuelva a leerlo. ocho historias sobre ocho mujeres sometidas a la violencia machista. sincero, crudo y, por sobre todo, real.
Non so perché ho scelto di leggere questo libro in questo periodo. Avevo voglia di qualcosa di breve e poco impegnativo, e ho trovato questo nella mia lista su MLOL. Una raccolta di racconti tristi, toccanti e angoscianti di donne, giovani e meno giovani, trattate come oggetti di proprietà, più che persone; di uomini incapaci di amare veramente, convinti di poter disporre della vita delle “loro” donne; di donne che si innamorano dell’uomo sbagliato, dimenticano il rispetto per loro stesse e sperano di poter cambiare le cose portando pazienza e mostrando pietà. Un libro che va letto, ma che mi ha lasciato un grande peso sul cuore.
This book is a tough read thematically, though while it may be emotionally challenging, it is an incredible book. Maraini tells a series of short stories about the horrors that women may face at the hands of men. She does so with grace, exploring the suffering of these women with such delicacy. This is a book that will surely stay with me for a long time and I am looking forward to reading other works by Maraini.
Retratos crudos, violentos y terribles de situaciones de violencia contra mujeres. Sin duda, Maraini logra transmitir la brutalidad y el terror, pero estas postales de la violencia son en exceso explícitas y no encontré el sentido: no sé si la intención era la de una denuncia que provoque indignación o sólo recrear situaciones terribles pero ¿para qué? Rudeza innecesaria (según yo).
Otto racconti indipendenti di donne, bambine o ragazze che subiscono violenze da uomini che amano o di cui si fidano. Un libro crudo, basato su fatti di cronaca, che emoziona e indigna. E alimenta la voglia ostinata di giustizia.
DNF, dopo il secondo racconto mi arrendo. Se potessi dare voto ZERO lo farei. Questo libro è la riprova che non basta parlare di certi temi, bisogna saperne parlare. Mi fa rabbia che libri del genere vengano pubblicati perché, data la scrittura pessima e la totale mancanza di profondità, la mia impressione è che se l'autrice fosse stata un'emergente questo libro sarebbe finito direttamente nel cestino della spazzatura di un qualche editore. Mentre no, l'ha scritto un'autrice bestseller e allora cosa importa che faccia schifo: pubblichiamolo — tanto il mercato mica è saturo e i lettori creduloni lo compreranno comunque solo perché sulla quarta di copertina scriviamo:
"Dacia Maraini è la scrittrice italiana più famosa al mondo. Nel 19990 ha vinto il Premio Campiello [...] e nel 1999 il Premio Strega [...]. nel 2011 è stata insignita del prestigioso Man Booker Prize. [...]"
Beh, ingenuamente io ci sono cascata: era il mio primo libro della Maraini ed ero curiosa di leggere qualcosa di questa autrice pluripremiata che vedo ovunque nei negozi dell'usato — inoltre il tema della resilienza femminile è uno a me caro... e invece mi sono trovata davanti a un libro che mi ha sconvolto, sì, ma nel senso sbagliato. Questa raccolta di racconti brevi per funzionare avrebbe avuto bisogno di un MASSICCIO editing e di una riscrittura, ma no, l'autrice è una bestseller pubblichiamolo così. Ecco i miei commenti sui due racconti letti (che mi sono bastati e avanzati):
1- Marina è caduta dalle scale: Scritto male, con una scrittura da principiante. Tema serio ma affrontato all'acqua di rose e senza realismo. Voto ZERO.
2 - La bambina Venezia: Su questo non basterebbe un tema da quattro facciate di foglio a protocollo, ma cercherò di essere sintetica: MA - CHE - CA...SPITA. L'autrice parla della difficoltà di concepire di una coppia utilizzando le seguenti espressioni:
"il seme di lui era debole" "il bell'Ottavio e la generosa Letizia" ma che è, un tema da bambini delle elementari? Ma che caratterizzazione è "bello" e "generosa"? E questa è solo la pagina uno del racconto — c'è altro.
— al che, incredula, ho controllato la data di pubblicazione di questa raccolta: 2012. Duemiladodici. Non so che adolescenti conoscesse la Sig.ra Maraini un decennio fa, ma le assicuro che nel 2012 i fumetti erano già stati dismessi da un bel pezzo. Comprendo che sia una signora di una certa età, ma allora che un editor intervenga, per carità. Mi ha dato proprio l'idea di essere uno "scarto", un racconto scritto in anni dove questa pratica era abituale, scartato allora e poi ripescato nel 2012 per le ragioni elencate in apertura. L'impressione è stata rafforzata dalla seguente frase, dove il padre gioisce per l'avvenuto concepimento:
«Come avrà fatto il mio piccolo e debole seme a raggiungere il tuo ovulo, Letizia? Saranno stati quei ricostituenti che ho preso da ultimo? O saranno stati gli zabaioni che mi preparavo, prima di fare l'amore con te, su consiglio del mio amico Giacomo?»
Adesso, per carità a ognuno i suoi metodi, ma gli zabaioni per concepire, insieme alle altre stranezze, mi ricordano proprio una pratica di tempi addietro. Arcaico è inoltre l'uso che l'autrice fa sporadicamente del lessico usando a volte espressioni e termini come "lenone". Non mi stupirebbe scoprire di avere ragione.
Dopo un racconto tutto all'imperfetto e al trapassato prossimo, tutt'un tratto un paragrafo inizia con: "A dicembre è nata una bambina", stranita dal cambio di tempo verbale nella narrazione, sul momento mi immagino che la storia avrebbe preso a scorrere al presente da quel punto poi, come a segnare la differenza tra il passato e un "adesso", mi sbagliavo di grosso: la storia riprende con un salto temporale a quando la bambina ha già qualche anno, e soprattutto la storia torna ad essere narrata all'imperfetto e al trapassato prossimo. Unica eccezione, un "si è scoperto" piazzato sempre ad cazzum. E qua ho quindi avuto la conferma che un editing non sia stato fatto in nessun modo. Inoltre segnalo che l'utilizzo della punteggiatura che fa la scrittrice è personalissimo, talmente personale che omette virgole essenziali per alcune frasi "Letizia si comportava da madre premurosa e attenta, ma anche consapevole dei nuovi doveri che non erano pochi". Ho sentito il bisogno fisico di prendere una matita e aggiungere una virgola prima del "che".
Ma andiamo avanti, mi ha fatto rabbrividire questo commento dell'organizzatrice di un concorso di bellezza sulla bambina di sei anni: «e poi è talmente femminile». Cosa? Femminile detto a una bambina di sei anni, ma che scherziamo? Fosse mia figlia scapperei via di corsa dopo questa...Cos'è questa normalizzazione di un commento simile su una bambina? Oppure è "solo" un commento senza senso che nessuna persona con il sale in zucca farebbe su una bambina di sei anni? C'erano mille modi per esprimere che fosse una bella bimba, ma "femminile" in questo contesto non è stata la scelta adeguata.
Chiudo con questa perla sulla madre: nella storia fa l'insegnante da una vita, poi per qualche mese si ritrova a fare le pulizie di mestiere, dopodiché ritorna a fare l'insegnante. L'autrice ci tiene a farci sapere che Letizia ha le mani rovinate dai prodotti chimici, lo scrive senza spiegare il cambio di lavoro, il che mi fa uscire subito dal racconto. Ma qualche frase più tardi spiega che Letizia è diventata inserviente e glielo faccio passare, "ci sta" mi dico. Peccato che poi questa cosa ritorni più tardi, quando Letizia è già tornata a fare l'insegnante da anni ed è ormai vicina al pensionamento, eppure viene descritta "con le mani rovinate dai detersivi". Ma in che senso? Un'eventuale allergia ai detersivi di Letizia non viene specificata in nessun momento, ma io altrimenti questa stranezza non me la spiego! Ha fatto le pulizie di lavoro solo una volta nella vita e molti anni prima, per un breve periodo per giunta.
In conclusione, l'autrice e la casa editrice hanno fatto un disservizio pubblicando una raccolta del genere, dove una scrittura a dir poco sciatta è affiancata a temi complessi affrontati senza profondità alcuna. Ripeto: non "basta che se ne parli" - bisogna parlarne BENE, poiché altrimenti le persone che avrebbero potuto trarre insegnamento o sollievo da una raccolta come questa verranno repulse ancora di più. Male, sono molto delusa.
Sarò sincera, se avessi saputo che il libro era così non l'avrei comprato, quindi non l'avrei mai letto. Ora, a parte il bellissimo intento di questo libro (sensibilizzare sul bruttissimo tema della violenza sulle donne), non credo che ci sia molto altro. In più ritengo anche che l'opera di sensibilizzazione non avvenga granché visto che di certo i violentatori o i maniaci non leggono un libro del genere. Va a finire che questo libro lo leggono le persone come me, già abbastanza sensibilizzate all'argomento e lo vivono come un pugno nello stomaco. Otto racconti scritti in maniera molto cruda, ma sinceramente io li ho ritenuti anche abbastanza banalotti. Vincitore del premio campiello... Non so qualcosa mi sfugge. Sicuramente colpa mia.
Racconti di violenza sulle donne che si sviluppano a partire da fatti di cronaca. La scrittura e la costruzione sintattica sono molto semplici così da poterne permettere la lettura ad un gruppo vasto di persone. Credo che l'intento della MAraini fosse proprio questo: raggiungere un pubblico più vasto possibile di donne, anche poco avvezze alla lettura, donne giovani soprattutto, e catturare la loro attenzione attraverso la semplicità o come direbbe Hannah Arent, la banalità del male. Regalate questo libro a quante più giovani conoscete.
Un libro duro, difficile da elaborare, di quelli che ti lasciano l'amaro in bocca, eppure, purtroppo, così aderente alla nostra realtà. Si resta impotenti davanti alle storie delle donne raccontate dall'autrice, piene di violenza e soprusi.
Qualche settimana fa ho avuto la fortuna di ascoltare Dacia Maraini dal vivo durante la settimana di Pordenonelegge. In casa girava questo libro che avevo comprato tempo prima. Ancora non l’avevo letto ma ho pensato di portarlo per farlo autografare. L’incontro, durante il quale l’autrice si è raccontata e ha affrontato temi di attualità, nonché ha presentato il suo nuovo libro “la bambina che vola”, è stato molto piacevole. Tanto piacevole che ho deciso di prendere subito in mano il libro e dedicargli una certa priorità di lettura.
Nonostante siano trascorsi più di dieci anni dalla prima uscita del libro e i movimenti e le proteste contro la violenza sulle donne abbiano continuato a crescere e farsi sentire, le otto storie narrate hanno tutte un finale prevedibile perché continuano ad essere narrazioni che purtroppo non sono delle novità. I comportamenti tossici e violenti degli uomini descritti dall’autrice fanno perfino ribrezzo per la loro crudezza e le storie in generale lasciano un senso di impotenza e sofferenza.
Se da un lato però sono dell’idea che sia sempre giusto parlare di un tema ritenuto importante, come in questo caso, a prescindere da come lo si affronti, dall’altro mi sarei aspettato dall’autrice uno sforzo e un lavoro maggiori sulla psiche dei personaggi. Inoltre, pur consapevole che si trattasse di otto storie differenti e non di un romanzo, mi sarei aspettato per lo meno un finale alternativo, una sorta di capitolo di speranza in un futuro migliore, ma quello, forse, spetta a noi uomini riscriverlo.
Ci sono libri che, come un pugno allo stomaco, ti lasciano senza fiato e in balia del dolore. Un dolore forte, acuto, che vorrebbe venir fuori ma non trova voce. A trovar voce è, invece, Dacia Maraini che, in questo libro all'interno del quale sono raccolti otto racconti, ci narra le vicende di otto donne vittime di violenza. Quando scrivo donne, in realtà, pecco di imprecisione, perché ad essere raccontate sono otto storie di violenza tra cui anche bambine. Ciò che accomuna queste otto storie? La crudeltà, la perversione, la ferocia dell'uomo. Perché è feroce l'uomo che picchia Marina "che cade sempre dalle scale e finisce spesso in pronto soccorso; è feroce l'uomo che ha ucciso la piccola Venezia che ha pagato con la sua vita "il troppo amore del padre"; è feroce l'uomo che ha ucciso Anna lasciando a piangerla un padre che non riesce a farsi pace per non essere stato in grado di proteggere sua figlia; sono feroci quei quattro ragazzi che stuprano una dodicenne colpevole di ridere troppo e di indossare, a dodici anni, sulle gambette magrissime, gonne troppo corte. Ma è feroce anche la società che, silenziosamente, accoglie e giustifica la violenza. L'amore rappresentato dalla Maraini in questa silloge è un amore rubato, infangato, orrendamente sottratto con odio, inganno e brutalità. Questo è un testo dai temi forti ma di estrema attualità che tutti dovremmo leggere per non essere a nostra volta vittime di un carnefice silenzio.
Molto bello, indispensabile, ma quanta amarezza, quanta tristezza in queste storie vere, verosimili, lucidissimi stereotipi di vite di donne da cui sembra non si possa mai uscire dall'inizio del mondo. Dà speranza che conoscerle, leggerle, parlarne possa farle riconoscere. Perfetto il titolo, sono tutte belle persone che danno per scontato un amore dichiarato da chi sta davvero rubandoglielo. Impeccabile la descrizione delle dinamiche che portano all'isolamento sino all'annientamento, alla ingenuità con cui si ridà fiducia, al senso di colpa per giustificare l'altro. Si leggerebbe in un fiato ma non c'è l'ho fatta, l'ho dovuto associare ad altre letture.
Ocho relatos que se centran en situaciones bastante duras sobre la violencia contra la mujer. Es un libro corto que engancha. Lo leí en muy poco tiempo. Lo entiendo como una denuncia hacia estas situaciones, que nos exponen el maltrato desde diferentes perspectivas: un médico, un padre, la propia víctima. Mujeres de todas las edades. A mí, como mujer, me ha abierto los ojos en cómo, a pesar de vivir en un país más o menos seguro, seguimos siendo más propensas a ser víctimas. Mi calificación sería de 5 estrellas si no fuera porque a veces, no sé si con el objetivo de exponer la brutalidad, se excede y parece que se regodea, llegando a ser morboso.
Il tema della violenza sulle donne è purtroppo ancora attuale. Queste storie, cronache di fatti realmente accaduti, provocano rabbia e tristezza. Quanta violenza ancora all'interno delle nostre case, fra la gente di cui ci fidiamo. Non avevo mai letto niente della Maraini, ero incuriosita da questo volume che suscita pareri così contrastanti. Non posso dire che mi sia piaciuto, non posso dire neanche che non mi sia piaciuto. Lo metto semplicemente fra quei libri che ci danno un affaccio sulla realtà che ci circonda e che troppo spesso non vogliamo vedere.
Libro ben scritto, come sempre la Maraini sa dosare ritmo narrativo e pathos in maniera egregia, ma le storie sono veramente terribili, e sono tratte da fatti reali, storie vere. Perciò sono veramente scioccata e decisamente coinvolta dall'atmosfera cupa che ne ricavo. L'ho letto in tre giorni. Bello perciò, bello e terribile. E mi ha lasciato dentro una grande tristezza. Il possesso non è mai amore. In nessun caso.
Alla fine del libro ci sono troppe pagine bianche, quelle pagine destinate al lettore e al suo racconto della sua storia che dovrebbe rispecchiare le 8 protagoniste di questa raccolta della Maraini. La speranza è che quelle pagine restino bianche nelle mani di ogni lettore che prenderà questo libro e che invece, le pagine scritte da Dacia Maraini possano penetrare nelle classi di ogni scuola affinché si riesca a sensibilizzare il futuro e a non dimenticare cosa è stato il femminicidio!
Ha potenziale, sono storie forti, che fanno stare male, ma ho trovato banale il modo in cui è raccontato. I personaggi a volte sono davvero dei cliché. Avrei preferito personaggi con più approfondimento psicologico, e meno banalità. Perché questi uomini si comportano così? Perché queste donne si comportano così? Non ho nemmeno apprezzato l'utilizzo del linguaggio, a volte appositamente "popolare".
Un insieme di racconti che hanno per filo conduttore l'amore sbagliato e distorto che alcune donne subiscono dagli uomini, i quali da compagni, amici, padri di trasformano in tiranni demoniaci. Uomini malati e donne che per amore perdono se stesse. E non sempre a caderci sono le donne fragili o sole. Un libro che si legge in poche ore ma che può far riflettere e discutere per molto tempo.
Nessuno a parte Dacia Maraini è riuscito a raccontare i problemi delle donne senza filtri. Questo libro ti disgusta, questo libro ti fa piangere, questo libro ti spaventa e questo accade perché leggendolo ti immergi nelle vite di quelle donne. Consiglio la lettura soprattutto al popolo maschile.
Wow... assolutamente wow... quelle storie sono veramente scritte per bene, non commento neanche il tema perché non saprei cosa dire o cosa aggiungere, la Maraini è riuscita a descrivere il concetto in modo veramente toccante
Ocho historias, ocho mujeres sometidas. Este libro logra retratar y transmitir la violencia sufrida por las mujeres, física y verbal, mostrando la realidad de muchas. Me destruyó más de lo que estás situaciones lo hacen saber que tanto mujeres como niñas viven esto.