First published in 1885, 'The Purple Land' was the first novel of William Henry Hudson, author of 'Green Mansions'. The Anglo-Argentine naturalist distinguished himself both as one of the finest craftsmen of prose in English literature and as a thinker on ecological matters far ahead of his time.
'The Purple Land' is the exuberant, often wryly comic, first-person account of a young Englishman's imprudent adventures, set against a background of political strife in nineteenth-century Uruguay. Eloping with an Argentine girl, young Richard Lamb makes an implacable enemy of his teenage bride's father. Leaving her behind, he goes ignorantly forth into the interior of the country to seek his fortune and is eventually imprisoned and persecuted by the vengeful father. His narrative closes as he sets off on still another impetuous quest.
Ammetto di avere una preferenza per Hudson, mi piace proprio la sua scrittura e l'ambientazione dei suoi racconti. Ne cito un passaggio: "Oh sì, tutti stiamo invano cercando la felicità nel modo sbagliato. Un tempo l'avevamo, era tutta nostra, ma noi l'abbiamo disprezzata perché era soltanto la vecchia, solita felicità che la Natura dà ai suoi figli, e l'abbiamo abbandonata per andare in cerca di un altra felicità, diversa e più splendida, che qualche sognatore - Bacone o un altro - ci ha convinti di poter trovare. Non dovevamo far altro che vincere la Natura, scoprire i suoi segreti, farla schiava ed obbediente, e la terra si sarebbe trasformata nell'Eden, o ogni uomo in Adamo e ogni donna in Eva. Stiamo ancora baldanzosamente continuando a sottomettere la Natura, ma come ci stiamo facendo stanchi e tristi! L'antica gioia di vivere e la giocondità del cuore sono scomparse, anche se a volte interrompiamo per qualche istante la nostra lunga marcia forzata per osservare le fatiche di qualche smunto meccanico che cerca il moto perpetuo, e ci concediamo una piccola, secca risata di derisione".
Scrive nel 1885: "Anche nel nostro mondo di avanzatissima civiltà noi torniamo periodicamente a rifugiarci nella natura; e respirando l'aria frizzante di montagna, contemplando le ampie vastità del mare o dei campi, scopriamo quanto essa sia ancora importante per noi".
Hudson racconta in prima persona, come un diario di un avventuriero, la sua esperienza in Sud America, amandola, ci visse durante la sua adolescenza per poi rientrare in Gran Bretagna e diventare uno stimato studioso naturalista. Terra che non ha mai dimenticato, soprattutto la sua gente, selvaggia come nel libro "Verdi dimore" o in questo dove c'è la rivoluzione costante, un grido di libertà che non si spegne, che non accetta la "prebenda" non mercifica il suo essere umano, subendone conseguenze anche peggiori, sparge il sangue dei suoi figli su se stessa ma non cede, l'istinto di libertà è più forte, una speranza che non si completa mai. Borges di questo libro disse: "La terra rossa è uno dei pochissimi libri felici che ci siano al mondo" e Joseph Conrad "Hudson scrive come l'erba cresce".
p.s. Non è molto famoso, non so perché, ma ne consiglio vivamente la lettura, ci dona una comunanza con la natura incomparabile, non disgusta nemmeno un rettile e ci fa accendere quel lumicino di libertà che c'è in tutti noi.
What a cracking adventure story this was, it really brought out the child in me. I can see that when this book came out it could have inspired young men to leave the safety of home to travel across the ocean, to fight in revolutions, to meet beautiful young ladies and to eat, drink and be merry.
Our main character is Richard Lamb, he is travelling and looking for work and he has left his wife at home. He is a very passionate young man, falling in love with every pretty girl he meets, this passion soon gets him in hot water and he finds himself embroiled in a revolution, it is quite comical to read as he is charging towards the enemy, gun at the ready and not being sure what is going on. At the start of the journey he is quite British, not impressed with Uruguay and it's dirty lowly people, as the journey progresses and he meets more and more kind and wise people he starts to fall in love with the country and freely admits that his first impressions were way off the mark. This change in character, that almost happens without the reader realising it, shows just how good the writing is, very impressive for a debut.
This has been a very enjoyable read, I've met some great people and if everybody in the world had this friendly outlook (treat every visitor as if they were a member of your family) then it would be a far better place to live.
Che sia un libro felice lo dice Borges, a cui é evidentemente piaciuto.
Felice per la vitalitá che pervade il protagonista del libro, l’inglese Richard Lamb, e le sue scorribande in quel paese a noi poco noto che é l’Uruguai, o Banda Orientale al tempo in cui é ambientato il libro, circa 1870. Un paese selvaggio, pulsante, vero rispetto al mondo civilizzato, ingessato e corrotto.
Richard, contro il volere dei benestanti e influenti genitori di lei, sposerá la bellissima e giovanissima argentina Paquita fuggendo nella dirimpettaia Montevideo, da una zia di lei. Finiti i soldi, inizia il suo girovagare solitario per la Banda, ancora poco abitata e dove la natura é sovrana. Hudson, di formazione botanico e naturalista, punteggia le scene di alberi, fiori, animali.
Incontrerá contadini e pastori, rudi cow-boy, inglesi nullafacenti e ubriaconi. Si innamorerá della bellisima Dolores e per lei parteciperà alla guerra civile tra Bianchi e Colorati che per decenni ha insanguinato il paese (terra rossa) tra le fila dell’imprendibile generale Santa Coloma. Sconfitto e ancora in fuga, fará ritorno a Montevideo e poi a Buenos Aires, grazie all’aiuto di una famiglia freak e salvando, in ultimo, la bella Demetria dal destino della sua casata in disgrazia.
“O civiltà, con le tue mille convenzioni, il tuo puritanesimo che inaridisce l’anima e il corpo, i tuoi inutili sistemi educativi, l’andare in chiesa col vestito nero della festa, l’innaturale smania della pulizia, la lotta febbrile per ottenere un benessere che non dà alcun benessere al cuore: sei forse un errore madornale? ”
“Anche nel nostro mondo di avanzatissima civiltà noi torniamo periodicamente a rifugiarci nella natura; e respirando l’aria frizzante di montagna, contemplando le ampie vastità del mare o dei campi, scopriamo quanto essa sia ancora importante per noi. ”
“Non ho letto molti libri di filosofia, perché quando cercavo di essere filosofo la felicità interveniva sempre a interrompermi”
What an odd book! Set in Uruguay in the 1860’s or 70’s, Purple Land starts as a picaresque novel about an Englishman’s journey around the country in search of employment. The story races along with the hero’s many adventures which include participating in a failed revolution, rescuing a damsel from an evil overseer, fighting ruffians, and romancing many beautiful women (even though he is married). But the arrogance and dishonesty of Richard Lamb can make this a hard book to get through. He is a bit of a cad, not minding one bit that his blonde hair and blue eyes make him the object of every woman’s affections. To the modern reader, it can get very uncomfortable as he flirts with 14 year olds. Yet, our hero redeems himself in the end by returning to his wife. Safely back in Montevideo, he begins to examine what the English have done to this country (and by proxy, the world), and how Anglo-Saxon values may not be best for everyone. It’s an astonishing thing for a late Victorian to admit. Purple Land which started as a simple adventure story, ultimately reminded me of the best work of Conrad and Stevenson.
The first novel by W. H. Hudson, The Purple Land is a fictionalization of his experiences in Uruguay, then referred to simply as the Banda Oriental, or the Eastern Sector. It tells the story of a young married man who is forced by circumstances to leave home to work on a distant estancia. There he quickly gets into trouble and moves on, slowly making his way back to the capital, Montevideo. Along the way, he is involved in a number of adventures with women who fall in love with him (he does not appear to be wearing his wedding band), various lowlifes we try to get the best of him, a revolution that fails, and some good people who try to help him out.
Like his Tales of the Pampas, The Purple Land shows its author's attachment to the lands of his upbringing and his closeness to nature. Whether or not you intend to visit Uruguay, as I did, it is well worth reading this book set long ago and far away.
La terra rossa è la “Banda Oriental” (Uruguay). Una terra aspra ma suggestiva, ricca solo di pascoli e mandrie contesa per lungo tempo tra spagnoli e portoghesi, poi da argentini e brasiliani, infine da fazioni interne appoggiate ora dall’una ora dall’altra parte degli originali contendenti, con breve apparizione anche degli inglesi tra i perenni litiganti, in difesa dei loro interessi in Argentina (dove combatterono più a lungo), e ai quali rimarrà solo l’eredità delle isole Falkland (o Malvinas che dir si voglia).
E W. H. Hudson (1841-1922) era proprio un anglo-argentino, che con questo romanzo-diario affascinante ci racconta un breve ma intenso tratto della sua vita in Sudamerica, in particolare quello pur breve delle sue peregrinazioni (come un più moderno Don Chisciotte) nella “Banda Oriental” dove era fuggito con la sua sposa argentina (lasciata prudenzialmente a Montevideo) per schivare l’ira furente di un padre che pare non avesse gradito molto la “fuitina” della figlia e le segrete nozze con lo spiantato giovane britannico.
Nel suo ricordo una parentesi di felicità, in una terra selvaggia, tra periodi molto amari (al loro ritorno a Buenos Aires la furia del padre era tutt’altro che sopita). Il territorio che attraversa è suggestivo, i personaggi che incontra (ognuno in possesso di storie che meritano di essere raccontate) sono memorabili, le avventure, compreso il suo coinvolgimento più per motivi sentimentali che per convinzioni politiche nelle ribellioni e nelle lotte civili fino al combattimento in battaglia (con inevitabile sconfitta) e alla fuga, sono materia che giustificano in pieno le oltre 250 pagine di densa narrazione.
Ma soprattutto Hudson ci immerge in un clima che ha qualcosa di epico, di mitico che (al di là di essere stato scritto in inglese) lo pone pienamente alle fondamenta della letteratura sudamericana e come uno tra i rari “libri felici” (Borges).
A hilarious, tongue-in-cheek coming of age story set in Uruguay. The opening paragraphs are among the greatest I've ever read. It ranks with Ford Maddox Ford's "The Good Soldier" in terms of duplicity. The rest of the narrative doesn't quite live up to its early promise. It turns into a picaresque novel where the hero bumbles on from one adventure to the next with little to show for added wisdom. The prose is wonderful, some episodes are worth reading for themselves even though what they contribute to the narrative is dubious.
The story of an Englishman who elopes with an Argentine girl and heads of to Uruguay, where he leaves her in Montevideo to head for the interior seeking his fortune. Finding adventures, yet trouble at every stop, he discovers a long line of women who seem to fall in love with him testing his virtue, and his love for his new bride. Reading this, you could be forgiven for thinking there is not an unattractive woman in all of the interior of Uruguay! Well written, and containing stories inside the story, this is riveting tale of travel and rebellion, of romance and adventure.
Mentioned by Hemingway in "The Sun Also Rises" as "a very sinister book if read too late in life, recounting the splendid imaginary amorous adventures of a perfect English gentleman in an intensely romantic land, the scenery of which is very well described."
In these scenic descriptions you can see the echoes of Hemingway's own descriptive genius which bore fruit in the Nick Adams stories -- in particular, in Big Two-Hearted River -- as well as in his depictions of Spain and fishing on the Irati. Other than that, The Purple Land is a ponderously long tale, one which has been long forgotten and one which has little otherwise to recommend it.
Non suggestivo e profondo come l'autobiografico "Un Mondo Lontano", questo romanzo di William Hudson narra le avventure di Richard, un giovane inglese che ha sposato la bellissima e giovanissima Paquita rapendola alla sua famiglia, in cerca di un lavoro nella pampa sudamericana. Molti gli incontri che egli farà e le disavventure che vivrà, elementi che permettono allo scrittore di raccontare non solo usi e costumi di quelle terre lontane ma anche il disagio sociale di un popolo dilaniato per decine di anni da inconcludenti e sanguinose guerre civili. Un romanzo bello da leggere grazie alla sua scorrevolezza e all'abilità narrativa del suo autore
me fascina que Hudson sea un porteño mitad inglés mitad yanqui, que haya vivido en Uruguay y que haya decidido escribir sobre la bandaoriental. hermosa y tranquila lectura para mis tardes y noches e imaginarme los campos del interior en el 1850, montevideo no ha cambiado en nada en 200 años eh. un clásico que deberíamos de leer en secundaria.
《¿qué están haciendo incluso ahora? están sentados abatidos en sus casas, o de pie en sus puertas con los brazos cruzados y los rostros inquietos. porque un cambio se aproxima; están en vísperas de una tempestad.》
Saturday Play - Andrew Davies' rip-roaring treatment of WH Hudson's South American classic.
blurb - Published in 1885, The Purple Land was the first novel of William Henry Hudson, author of Green Mansions. The Anglo-Argentine naturalist distinguished himself both as one of the finest craftsmen of prose in English literature and as a thinker on ecological matters far ahead of his time.
In Davies' hands this 'road novel' becomes a fast paced romp in the tradition of Tom Jones, with a dash of Don Quixote for good measure.
It is an exuberant, wryly comic account of a young Englishman's imprudent adventures, set against a background of political strife in nineteenth-century South America. Eloping with an Argentine girl, young Richard Lamb makes an implacable enemy of his teenage bride's father. Leaving her behind, he goes ignorantly forth into the interior of the country to seek his fortune.
Whilst doing so he learns to hunt, ride, herd, love - even kill. On his way to becoming a man.
Hemingway alluded to this book in his masterpiece "The Sun Also Rises", claiming that "The Purple Land" is 'dangerous reading if read too late in life'.
Hopefully - it doesn't make for dangerous listening!
Richard ..... David Tennant Paquita ..... Denise Gough Marcos/Major Domo ..... Danny Webb Toribia/Grandmother ..... Carol Macready Isidora ..... Lizzie McInnerney Herdsman/Allday ..... Nigel Cooke Paquita's father/Winchcombe ..... Richard Durden Monica/Donna Mercedes ..... Jacey Salles Cloud/Blanco Major ..... Nicholas Murchie Epifanio/Chillingwoth .....Chuk Iwuji Juez/Bartender/Blass ..... Trevor Martin Cleta/Mother ..... Jane Slavin Herdsman's Daughter/Margerita ...... Beth Cooke Anita ...... Grace Horbury Herdsman's Boy ..... Danny Concha
Music Composed and performed by Ross Hughes Esben Tjalve Trumpet - Daniel Weitz
Script Editor - Eileen Horne
Producer/Director: Clive Brill A Pacificus production for BBC Radio 4.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Chancing upon this book in preparation for a trip to Uruguay led to an absorbing literally adventure of the kind one rarely encounters these days. The book belongs to those usually read during the formative years -- the adventure plot encourages continued interest in reading in general, the trickier subtleties of contemporary concerns are avoided, and the choices the characters face are rather obvious: right vs wrong, courage vs. cowardice, etc. And yet the book is anything but simple-minded, due largely to the intelligence of the author's language -- the adventure subject matter notwithstanding, you're definitely in an adult company here. Another welcoming and refreshing aspect is the selflessness of the main character. It's not that he's not selfish himself -- his story is not the dominant one. There's more than enough room in his story for the stories of those he encounters along the way, and theirs are by no means auxiliary to his. Feeling lucky I've come across this largely forgotten book.
When it was released, 'The Purple Land' was a commercial and critical failure - but clearly it was underappreciated by those who read it back then, as it has aged extremely well, and is definitely worth taking a look at today. The story follows Richard Lamb, on the run from Argentina with his underage bridge; he leaves her with her aunt in Montevideo, Uruguay, and sets off in search of a living at an estancia. On his travels he falls into all sorts of adventures and romances, each one well-described, as is the scenery all about him. For me, the highlight came with a delightful little sketch, where a group of locals are sharing tall tales, each one convinced of the truth of their own story; when Lamb tells his, about the crystal palace outside London and all its attractions, not a soul believes a word he says.
A magical adventure book, all in all, and I'm very glad I read it.
Well, I picked this book up after reading about Hudson in the excellent nonfiction work A Most Remarkable Creature. If Lawrence of Arabia loved this book and read it three times, why not me?
Englishman Richard marries a young Argentine girl, infuriating her father. He then roams the Banda Oriental in Uruguay, flirting (or worse) with just about every woman he sees and participating in an abortive revolution. I smiled a few times, skimmed a few bits, and was generally interested enough to finish.
The full title pretty much sums up the theme. Written in 1885, set in Uruguay around 1870, expect gauchos, rebels, cows, plains, gnarled old men and pretty girls who all fall for the narrator. Interesting English man abroad type of book, starts by lamenting the lack of order that English colonisation would have brought, ends by singing the praises of the egalitarian gaucho spirit (and the protection of a British passport).
Storie della Banda Orientál, ovvero Natura contro Civiltà
William Henry Hudson non è scrittore molto conosciuto nel nostro Paese, anche se spulciando in rete si trovano alcune delle sue più significative opere edite nella nostra lingua e ancora disponibili. Tra queste vi è La terra rossa, cui Adelphi ha dedicato ben due edizioni. Hudson è stato personaggio senza dubbio interessante. Nato nel 1841 in Argentina da genitori statunitensi, visse in America Latina sino al 1874, quando si stabilì in Inghilterra, dove morì nel 1922. Intraprese la carriera letteraria in età matura, affiancandola a quella di naturalista cui si era dedicato sin dagli anni sudamericani, con numerose pubblicazioni scientifiche su riviste inglesi. Più tardi scrisse opere di carattere divulgativo, tra le quali vanno ricordate Ornitologia dell’Argentina e Uccelli della Gran Bretagna, oltre a volumi di viaggio dedicati al countryside britannico. Il suo grande amore per il Sudamerica lo portò a scrivere alcuni romanzi dedicati alle terre della sua gioventù: tra questi i più noti sono Verdi dimore e La terra rossa. Quest’ultima è la sua prima opera letteraria, pubblicata originariamente nel 1885 e rivista, anche nel sottotitolo, nel 1904, per accentuarne il carattere romanzesco: è a questa versione che si rifà l’edizione italiana. La terra rossa, come altre opere letterarie di Hudson, non è propriamente un romanzo. È il resoconto, in prima persona, del viaggio che un giovane inglese, Richard Lamb, compie nell’interno dell’Uruguay attorno al 1865, ed è infarcito di osservazioni sul paesaggio di queste terre allora di frontiera, la loro vegetazione e fauna, ma soprattutto sulle persone che le abitavano, il loro modo di pensare e di vivere, affatto diverso da quello europeo dell’epoca, il tutto sullo sfondo delle drammatiche vicende politiche che le segnavano in quegli anni. Ed è proprio da qui che è necessario partire per addentrarsi nei meandri di questa affascinante opera, al fine di comprendere il contesto che condiziona buona parte delle vicende che vi sono narrate. L’Uruguay conquistò l’indipendenza nel 1828; in precedenza era stato un lembo di terra conteso tra spagnoli e portoghesi prima e tra Argentina e Brasile poi, subendo anche non poche interferenze da parte delle potenze europee, Gran Bretagna e Francia in primis. La giovane repubblica, che recuperò il vecchio nome di Banda Orientál (ancora oggi il nome ufficiale dello Stato è República Oriental del Uruguay), si divise subito in due fazioni politiche, rappresentanti gli interessi inconciliabili delle classi sociali dominanti, e che si schieravano ora con l’uno ora con l’altro dei due potenti vicini e delle potenze europee: i blancos, conservatori, protezionisti e difensori degli intessi della proprietà terriera e dei valori della ruralità, tradizionalmente alleati degli argentini, e i colorados, espressione della borghesia mercantile delle città, quindi di tendenza liberale e liberista. Dopo aspre lotte politiche, nel 1839 scoppiò la guerra civile che ebbe il suo episodio emblematico nell’assedio di Montevideo, iniziato nel 1843: i blancos, appoggiati dall’Argentina, occuparono la quasi totalità del paese, eccetto la capitale, assediata per oltre otto anni, sino al 1851, quando il conflitto ebbe termine per l'intervento diretto nella regione di Francia e Gran Bretagna. Durante l’assedio assunse notevoli responsabilità militari Giuseppe Garibaldi, schierato con i colorados, che costruì qui il suo mito di eroe dei due mondi. L’accordo politico tra le due fazioni durò poco, e già alcuni anni dopo ripresero gli scontri e le rivolte, sempre fomentate anche da interessi esterni: nel periodo in cui è ambientata La terra rossa al governo sono i colorados, che hanno conquistato il potere con le armi nel 1863 sostenuti dal Brasile, e nelle campagne si susseguono tentativi di rivolta da parte dei blancos. Di lì a pochi anni i capi di entrambe le fazioni verranno assassinati nello stesso giorno e nel 1870 si giungerà ad un accordo di spartizione del potere. In questo scenario, che viene sottolineato sin dalle prime pagine del libro, nelle quali è detto che a Montevideo tutti si aspettano la rivoluzione, si sviluppano le vicende di Richard Lamb, da lui stesso narrate ad anni di distanza. È come detto un giovane inglese, e ha sposato da poco una bella e ricca ragazza argentina, Paquíta, contro la volontà dei genitori di lei. I due quindi fuggono a Montevideo, dove vanno ad abitare da una zia di lei. In cerca di lavoro, Richard parte a cavallo per una Estancia, azienda di allevamento estensivo del bestiame, nell’interno del paese. Quello che avrebbe dovuto essere un viaggio per trovare lavoro si trasforma in un viaggio di formazione di alcuni mesi, durante il quale Richard incontrrerà varia umanità, confronterà la sua mentalità inglese, sia pure temperata dall’essere sudamericano di adozione, con quella dei rudi abitanti della campagna, rischierà il coinvolgimento in avventure sentimentali che metteranno a dura prova il suo amore per Paquíta e verrà direttamente coinvolto nelle drammatiche vicende del paese. Molti sono gli episodi che si susseguono nei ventinove snelli capitoli in cui è suddivisa la storia e che meriterebbero di essere citati, per il loro esotismo e il loro essere avvincenti, per la sottile ironia che l’autore è in grado a tratti di dispiegare, ma soprattutto per il fatto che ciascuno è un tassello che contribuisce a costruire un unicum narrativo che come detto non può essere classificato propriamente come romanzo, essendo un riuscito mix di narrativa, guida di viaggio, saggio antropologico e naturalistico ed operetta morale. La prima cosa che balza agli occhi è l’amore e la nostalgia che Hudson dimostra per la terra che descrive, la cui essenza, sia fisica sia sociale, in qualche modo contrappone all'Inghilterra. Come detto egli scrisse La terra rossa nel 1885, quando ormai da oltre 10 anni aveva lasciato il Sudamerica, e il ricordo di quegli spazi, di quello stile di vita traspare da ogni pagina. Già nel titolo originale dell’opera, che compiutamente suonava La terra rossa che l’Inghilterra ha perduto si riscontra immediatamente tale componente nostalgica. Il titolo, per inciso, faceva riferimento alla breve conquista di Montevideo da parte degli inglesi nel 1807 e alla loro rapida ritirata: fu cambiato da Hudson nell’edizione del 1904 nel più prosaico e prolisso The Purple Land, Being One Richard Lamb's Adventures in the Banda Orientál, in South America, as told by Himself - con qualche ammiccamento forse al romanzo di avventure esotiche per eccellenza della letteratura britannica, il Robinson Crusoe - al fine di sottolineare il contenuto letterario di un’opera che era stata classificata come una guida di viaggio, avendo scarsi riscontri di vendite. Il rapporto tra la civiltà britannica ed occidentale in genere e la vita nella primitiva Banda Orientál è come detto il tema portante dell’opera, ed il fatto che l’atteggiamento del protagonista rispetto a ciò cambi drasticamente in seguito alle sue esperienze può far classificare questo poliedrico libro anche come un eccentrico bildungsroman con protagonista un wanderer postromantico. Prima di partire per il suo viaggio, infatti, Richard sale emblematicamente sul Cerro, il colle che domina Montevideo, e da lì manda un’invettiva contro quelle terre, che si sono sottratte all’azione civilizzatrice della croce di San Giorgio per essere lasciate nelle indegne mani degli indigeni. Quindi nel corso delle sue avventure, in due distinti episodi, Richard incontra alcuni conterranei che sono venuti a vivere in Uruguay. Dapprima si imbatte in una colonia di gentiluomini inglesi, un gruppo di giovani spiantati di buona famiglia che vivono in un piccolo insediamento non facendo altro che bere e fumare, assolutamente incapaci di ricavare alcunché dalla terra e che hanno tuttavia mantenuto il senso della loro superiorità rispetto alla terra che li ospita e alle persone che vi abitano. Lo scrittore usa tutta la sua ironia per descrivere quanto gretti, scioperati e inetti siano questi conterranei del protagonista, che infatti non tarderà a lasciare ai loro bagordi ed improbabili cacce alla volpe. Più avanti nel libro, quando ormai Richard Lamb ha conosciuto a fondo il paese, verrà ospitato con affetto da una famigliola, composta da uno scozzese con moglie indigena e sei figlioli, che vive secondo le regole della natura, avendo rifiutato tutte le convenzioni del suo passato ad Edimburgo e crescendo i figli in libertà e sporcizia. Il capitolo si chiude con una lunga accusa alla civiltà, all’ipocrisia delle sue convenzioni e con un inno alla vicinanza ormai perduta. Nelle ultime pagine, prima di lasciare Montevideo, Richard sale ancora sul Cerro, ma questa volta per tirare le fila delle sue esperienze e per contrapporre definitivamente i disvalori della civiltà ai valori di una società come quella della Banda, basata su rapporti umani veri, che proprio perché veri possono includere anche il delitto e il sangue. Per la verità queste entusiastiche considerazioni finali peccano non poco di ingenuità quando l’autore afferma che in tale società non esiste l’odio di classe, visto come portato della vita irreggimentata delle società industriali, e che ”qui il padrone di molte leghe di terra e di innumerevoli mandrie siede nel suo rancho annerito dal fumo e chiacchiera col suo pastore, un povero individuo scalzo al suo servizio, e nessuna differenza di classe o di casta li divide, nessuna coscienza delle loro posizioni così diverse intiepidisce la calda corrente di simpatia tra due cuori umani”. Qui si scopre anche l’animo fortemente liberale di Hudson, che si lancia in una intemerata contro lo Stato onnipresente capace di far sdilinquire un bocconiano dei giorni nostri, e che per la verità sembra contrastare non poco con la simpatia per i conservatori blancos che egli manifesta apertamente. Hudson non risparmia comunque la sua ironia anche nei confronti di una certa tendenza alla furbizia e alla inconcludenza latina, come emerge in molti episodi e in particolare nel gustoso episodio della prolissa storia di Manuel, detto anche La Volpe, narrata dall’ineffabile zio Anselmo. Anche il protagonista, nel quale è facile vedere un alter ego dello scrittore, è a volte preso di mira dallo scrittore, che lo fa apparire del tutto inadeguato a gestire alcune situazioni, soprattutto in campo sentimentale, il che lo rende al lettore molto umano. In questo senso significativo è l’episodio dell’amore da lui suscitato nella bella Dolores, rispetto al quale è combattuto tra il gusto dell’avventura galante e la fedeltà alla giovane moglie, senza avere il coraggio di svelare alla donna di essere già sposato. I personaggi femminili sono forse quelli più forti del libro, in particolare Dolores e Demetria, l’esponente della antica e nobile famiglia Peralta che ha un ruolo importante nelle ultime avventure di Richard, ma anche quelli di altre ragazze e mogli che incontra nel suo viaggio: in genere si tratta di donne libere, dal carattere forte, vere padrone di casa anche nei confronti di mariti machi e con atteggiamenti non convenzionali, quasi a testimonianza di una certo grado di matriarcalità di questa società ancestrale. Proprio il personaggio di Dolores fa da trait-d’union tra le vicende private di Richard e quelle legate alla situazione politica dell’Uruguay. Richard è infatti coinvolto nel tentativo d’insurrezione suscitato dal Generale Santa Coloma, un blanco a lungo esiliato che torna nel paese per rovesciare il governo, e partecipa allo scontro decisivo con i governativi, la battaglia di San Paulo. Hudson ha dato all’eroe blanco il nome di un generale argentino già morto all’epoca dei fatti narrati, e non risulta che vi sia stata veramente una battaglia di San Paulo, ma è certo che quel periodo fosse caratterizzato da numerosi tentativi di insurrezione da parte dei blancos, più o meno efficaci e comunque repressi con crudeltà. Il personaggio di Santa Coloma è sicuramente quello che Hudson tratteggia in modo più romantico, anche probabilmente ad uso dei suoi lettori. Coraggioso ed indomito, capace di mille travestimenti, con nel cuore il segreto di un amore spezzato, egli è il perfetto epigono dell’eroe senza macchia e senza paura, e sarà in qualche modo il deus ex machina della conclusione della complicata vicenda di Doña Demetria Peralta. Un altro tratto che merita di essere sottolineato di quest’opera sono le storie che vari personaggi raccontano durante il loro incontro con Richard, oppure che lui stesso narra ad altri. Si tratta di episodi buffi, come il già citato racconto di Manuel detto la Volpe, di tenere fiabe, come quelle che Richard racconta ad alcuni dei bambini che incontra, di storie di fantasmi e di animali fantastici narrate la sera davanti al fuoco da rudi mandriani. Questi inserti, come le accurate ma poetiche descrizioni di animali e piante che si ritrovano in vari capitoli, contribuiscono ad arricchire il testo e a renderlo un unicum poliedrico e indefinibile che sicuramente può affascinare varie categorie di lettori. Se La terra rossa (il cui titolo è dato non solo dal colore naturale dei suoli delle pianure uruguaiane, ma anche dal fatto che all’epoca era una terra intrisa di sangue) è un libro certamente figlio del suo tempo, nel quale alla fiducia nel progresso corrispondeva anche la necessità della scoperta di un mondo che si faceva sempre più piccolo e la voglia di sognare terre esotiche e selvagge da parte di un pubblico sempre più vasto, è anche vero che la prospettiva da cui Hudson guarda a queste terre non è di tipo coloniale: la presa di coscienza di Richard si basa sulla possibilità che ambienti sociali e fisici come quelli descritti offrono di condurre una vita più prossima alla natura, e questo al naturalista ed ecologo ante litteram Hudson interessava molto. Al netto di alcune ingenuità politiche e di alcune forzature ad uso commerciale La terra rossa, pur non essendo un capolavoro, offre lo spaccato di una terra lontana nello spazio e nel tempo, nella quale il lettore odierno può perdersi volentieri, pensando che praticamente nulla di ciò è probabilmente rimasto, nel bene e nel male, nella Banda Orientál, tranne i Blancos e i Colorados, che hanno trovato nel XX secolo nuovi padroni cui vendersi e che solo da pochi anni sono stati finalmente estromessi dal potere (ma sino a quando?)
Ik beluisterde het BBC-hoorspel dat van deze roman gemaakt werd, met de schitterende David Tennant. Een simpel en entertainend jongensverhaal, over de spannende avonturen van een typische Brit in het Uruguay van de 19de eeuw. Wat simplistisch en onnozel soms, maar de branieachtige spot en zelfspot maken dit flinterdun verhaaltje speels en best aangenaam.
Made it to page 80 before losing interest and returning it to the library. I enjoyed the very beginning, quoted some stuff in my journal on the narrator's thoughts on love and life perspective. I also found his expressions and phrasing amusing. Simultaneously I formed a distaste in his lamenting how the locals in Montevideo resisting British colonialism was idiocy and what a shame he thought it was that the British gave up so easily just to save some hostages. Writer is lamenting the economical loss of not exploiting this territory for British gain instead of trying to understand why the locals protested or explore other perspectives. Also his perspective on taking a young girl from her family to marry her and because she expressed sadness at her excommunication from family (because she married him) he took this personally. I was still interested to have someone guide me around south America so I kept reading. I was intrigued to learn of horse skulls used as chairs, but found I was still being led through this land by a nationalist with an air of arrogance and sense of entitlement. I stopped reading at the description of one immigrant family that hospitably allows him to stay the night and he distinguishes these locals as somehow better but still below himself, with the exception of the white skinned 14 year old, golden brown haired, blue eyed anomaly he says he will dream about later. Hard pass for me.
I cannot emphasise how much more enjoyable a book becomes when "big words" (simply put) are not the main ingredients when creating a story that is meant to entice it readers. W. H. Hudson surely wrote a book that makes me wonder if he had me in mind, since I feel a lot of similarities with Sir Richard Lamb.
The way Richard acts in prickly situations that he gets himself into, I find as comically ironic. Despite his many curses that he lays on (seemingly) all of "La Gente Oriental" for their way of acting "savegely", he comes to realise that there is beauty in their primitive actions, a beauty that would be lost forever were they ever to be under British rule. Additionally Richard comes to appreciate that not every native of this "Purple Land" is an uncivilised person.
I really enjoyed this book despite it being infamous for not being famous (LOL!) Reading its pages truly whetted my want for travel. Also it made me feel what its like to have to turn down opportunities that surely would have improved his life in a monetary sense.
I'm surely going to find a way to purchase this book for my shelf.
Andrew Davies' rip-roaring adaptation of WH Hudson's epic Uruguayan adventure. Richard Lamb (David Tennant) elopes with Paquita and tries to survive in this revolutionary land.
Beautifully written tale of an English man's travels in the 1870's in regions of South America he had not been in before. The characters he meets may be simple people, but live a full life unlike anything he may have imagined. Unforgettable!
I came to The Purple Land due to the allusion to it in Hemingway's The Sun Also Rises. I needed to know what it meant that Cohen was such of fan of it, to Jake's disdain. So much a fan that he tries to entice folks to go to South America with him.
I found that I really liked this book, once I got on the wavelength of its Victorian style and language. It's a picaresque novel for sure-- a roguish, almost anti-hero wandering from place to place having adventures and then moving on-- but there is something much deeper going on as well. It is the story of a young Englishman's adventures in the Banda Oriental, the eastern lands of today's Uruguay. He falls in love several times over, kills a man, knife-fights another, steals horses, etc., all while a revolution seems to be growing that he wants no part of. But of course, he joins the rebels to impress one more beautiful woman, and fights in one losing battle and must flee again. (And the entire time, he is a married man, but forgets to mention this to the ladies.)
That fact that most of the ladies he is smitten by, including his wife, are underage and often substantially so raises a creepy factor to this modern reader. However, the book was written in 1885 and you just kind of have to go with it. A certain Romeo and Juliet factor to it, I guess.
But getting back to that deeper through-line-- our narrator is an Englishman and begins the novel with an air of superiority imbued in him by his native land. Gradually, and subtly on the author's part, these scales fall away from his eyes and he sees the rigid English class system as a shackle on individualism, freedom, self-expression, and human interactions. He learns to love the Banda Oriental and her people. He goes native, in a way, but not in the cliched English Savior motif. He is often bumbling, naive, and wrong. There are some very Conradian elements in here.
It is funny, now that I've read it, that Robert Cohen (in his mid thirties) in TSAR contemplates moving to South America and becoming a gaucho because of Hudson's book.