Quali sono le principali tendenze della narrativa italiana del nostro tempo? E quali sono le autrici e gli autori che l’hanno scritta e la stanno scrivendo? L’Istituto Italiano di Cultura di New York ha organizzato il festival letterario «Multipli forti», tenutosi dal 6 all’8 giugno 2022, durante il quale ad alcuni tra i maggiori scrittori italiani contemporanei è stato chiesto di ragionare su grandi temi che spaziano dalla riflessione sui destini collettivi al modo in cui lo specifico italiano si è progressivamente aperto a influssi stranieri e internazionali; dal corpo a corpo con la realtà alla sopravvivenza di un’idea classica del romanzo; dalle nuove forme dell’autofiction al genio dei luoghi e alle tradizioni vernacolari. I contributi individuali raccolti in questo volume – brevi racconti, memorie e meditazioni letterarie, interventi di taglio saggistico e persino, in alcuni casi, rivelatorie confessioni – costruiscono un quadro complesso e affascinante: un’occasione preziosa per riflettere sulle molte possibili direzioni che la narrativa italiana sta seguendo, in un perenne e fertile confronto fra tradizione e innovazione, realismo e invenzione pura, idiosincrasie e senso della storia.
Da oltre vent’anni lavora come insegnante nel penitenziario di Rebibbia, esperienza narrata nel diario Maggio selvaggio. Suoi reportage dall’Afghanistan e dal Ciad sono usciti sul “Corriere della Sera”, “la Repubblica”, “The Washington Post”. Ha scritto film per il cinema di Matteo Garrone e Marco Bellocchio. Tra gli ultimi libri pubblicati, ricordiamo Tuttalpiù muoio con Filippo Timi e Vita e morte di un ingegnere.
Interessante libro che raccoglie gli interventi di alcuni nostri scrittori presso l’istituto di cultura di New York nell’ambito del progetto multipli forti appunto . Sicuramente il testo non riesce nè a sintetizzare nè a far luce sulla letteratura italiana contemporanea, diciamo che prova, attraverso la testimonianza di alcuni suoi protagonisti a ragionare, per l’ennesima volta sulla forma romanzo, su alcune tendenze moderne si legga finction ed autofinction. Molto stimolanti gli interventi di Walter siti, ciabatti e veronesi.
«Qualche volta i ponti [...] possono unire l'infinitamente lontano. [...] Quasi diabolico è unire ciò che è diviso, annullare il vuoto e scavalcarlo, sfidandolo. Chi costruisce ponti non annulla lo spazio [...] ma lo affronta e lo percorre [...]. Unire le forze non significa sommarle ma [...] moltiplicarle»