Colerus ist der berufene Autor, der die Epochen der Mathematik darzustellen vermag. Nur er hat die Gabe, wissenschaftliche Dinge so darzustellen, dass sie jedermann versteht und begeistert wird. An entscheidenden, sorgfältig ausgewählten Persönlichkeiten werden die Entwicklungsstufen der Mathematik aufgewiesen in stetem Zusammenhang mit den allgemeinen historischen, vor allem kulturhistorischen Entwicklungslinien. Das Buch wird dadurch äußerst reizvoll und interessant. Eine ganz eigene Geschichte der Mathematik. Besonders kommen klar die Unterschiede der einzelnen Völker aller Kulturabschnitte zum Ausdruck. Ein sehr empfehlenswertes Werk. (Die Rote Edition Bd. 33: Nachdruck der Ausgabe von 1937)
Egmont Colerus era uno scrittore che negli ultimi anni della sua vita si è innamorato della matematica e si è messo a scrivere saggi storici sul tema. Questa Piccola storia della matematica, riproposta da Iduna (tanto l'originale è fuori diritti, e chi riesce a trovare gli eredi di Spartaco Casavecchia?) secondo me soffre di un problema di base: vuole parlare di matematica. Provo a spiegarmi: quando si trovano formule matematiche la narrazione diventa immediatamente pesante, mentre nei voli pindarici che Colerus fa per raccontare la vita dei matematici di cui ha scelto di parlare il testo è immediatamente più leggibile e divertente, anche rispetto a E.T. Bell che è il benchmark al riguardo. Ecco: forse alla fine esagera, come quando nell'ultimo capitolo afferma che la matematica prima di Gauss e Galois era "dell'uguaglianza" mentre poi è diventata "della similitudine" (chissà cosa intendeva...), pur di non entrare nei particolari. L'altra cosa interessante del libro è che parla di matematici meno conosciuti da chi non è nel mestiere, come Apollonio, Oresme e Bürgi, oltre ad avere un forte bias verso i matematici di lingua tedesca: per dire, parla di Leibniz saltando Newton... La traduzione (ammesso che non sia di bottega, ma mi è stato detto che negli archivi Einaudi c'è una corrispondenza con Casavecchia) è molto più scorrevole di quanto potessi a priori immaginare per un testo di quasi un secolo fa, a parte i nomi di persona italianizzati ("Isacco Newton"), l'uso affermativo di "affatto", corretto ma ormai desueto, e soprattutto parlare di teoria degli "aggregati" anziché insiemi. Insomma, se saltate le parti più matematiche potrebbe essere carino da leggere.