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Questo è il punto: Istruzioni per l'uso della punteggiatura
Si può imparare a usare la punteggiatura divertendosi come quando si guarda un film? La risposta è sì, se a spiegarci come e dove mettere il punto e la virgola ci pensa una sceneggiatrice con un passato da linguista. Ecco che allora, tra una divagazione narrativa e l'altra, il grande narratore russo Isaak Babel' si trova catapultato nello stesso universo di Perry Cox - il medico scorbutico e irresistibilmente comico della serie televisiva Scrubs creata da Bill Lawrence - per aiutarci a capire come va usato quell'insieme astruso di segnetti che costituisce la punteggiatura. Francesca Serafini usa tutto questo e molto altro (attingendo gli esempi a un serbatoio variegato di materiali: dalla grande letteratura al videogioco, dai social network alla linguistica scientifica) per dimostrare come, per imparare a usare punti e virgole, bisogna superare la vecchia concezione secondo cui la punteggiatura serve a riprodurre nello scritto le pause della respirazione nel parlato. I segni interpuntivi sono infatti, prima di tutto, un prezioso strumento sintattico che, usato consapevolmente, rende chiara la scrittura ed efficace la comunicazione. Nella guida pratica contenuta nel libro, a ogni segno corrispondono regole ed eccezioni d'autore, in una successione di consigli utili a chiunque scriva per mestiere, per passione o semplicemente per comunicare, in un'epoca in cui - tra Facebook, Twitter, e-mail e sms - la scrittura, a dispetto della complessità, conosce un'espansione sorprendente.
- GenresNonfiction
155 pages, Paperback
First published May 17, 2012
3 people are currently reading
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Community Reviews
Displaying 1 - 9 of 9 reviews
January 20, 2019
Questo breve manuale fornisce dei buoni spunti per un uso consapevole della punteggiatura.
Dalla lettura si scopre che non esiste un unico utilizzo dei segni di interpunzione, ma questi sono, entro certi limiti, soggettivi. Vengono, infatti, forniti parecchi esempi tratti da autori vari o da articoli di giornale, dai quali si possono evincere le differenze d'uso dei singoli segni e le licenze che, a volte, gli autori si prendono.
Alla fine mi è parso un utile strumento per avere una infarinatura circa l'argomento trattato.
Per chi volesse approfondire c'è alla fine del volume una ricca bibliografia di testi che si occupano dell'argomento.
Dalla lettura si scopre che non esiste un unico utilizzo dei segni di interpunzione, ma questi sono, entro certi limiti, soggettivi. Vengono, infatti, forniti parecchi esempi tratti da autori vari o da articoli di giornale, dai quali si possono evincere le differenze d'uso dei singoli segni e le licenze che, a volte, gli autori si prendono.
Alla fine mi è parso un utile strumento per avere una infarinatura circa l'argomento trattato.
Per chi volesse approfondire c'è alla fine del volume una ricca bibliografia di testi che si occupano dell'argomento.
December 4, 2020
Primo libro di questo genere che leggo.
Onestamente non avevo aspettative molto alte ma gli ho dato una chance perché è compatto (poco più di 100 pagine) e quindi ho pensato che era un giusto compromesso.
Mi è piaciuto!
L'autrice non assume un tono da "maestrina" - cosa che temevo - ma anzi procede sotto forma di racconto nei diversi capitoli.
Ci sono molti rimandi e molte citazioni sia dell'800 che del 900 ma anche dei giorni nostri.
Alla fine non fissa regole ferree e quello che mi porto a casa è che, per scrivere bene, la prima - e forse l'unica - regola è "avere chiaro ciò che si vuole dire".
L'autrice sostiene che se quando leggi quello che hai scritto puoi dare due o più interpretazioni e quindi arrivare a degli assunti diversi, forse non hai scritto così bene.
Se, viceversa, la lettura non lascia spazio a dubbi, allora va bene.
Onestamente non avevo aspettative molto alte ma gli ho dato una chance perché è compatto (poco più di 100 pagine) e quindi ho pensato che era un giusto compromesso.
Mi è piaciuto!
L'autrice non assume un tono da "maestrina" - cosa che temevo - ma anzi procede sotto forma di racconto nei diversi capitoli.
Ci sono molti rimandi e molte citazioni sia dell'800 che del 900 ma anche dei giorni nostri.
Alla fine non fissa regole ferree e quello che mi porto a casa è che, per scrivere bene, la prima - e forse l'unica - regola è "avere chiaro ciò che si vuole dire".
L'autrice sostiene che se quando leggi quello che hai scritto puoi dare due o più interpretazioni e quindi arrivare a degli assunti diversi, forse non hai scritto così bene.
Se, viceversa, la lettura non lascia spazio a dubbi, allora va bene.
January 4, 2016
Dopo Prontuario di punteggiatura, questo è il mio secondo libro dedicato all'argomento. I due sono molto diversi tra di loro e credo che la scelta di quale leggere dipenda da ciò che uno vuole raggiungere alla fine dei due trattatelli.
Il libro di Francesca Serafini si fa leggere molto facilmente. Il primo e il secondo capitolo sono un po' filosofeggianti e mi avevano fatto un po' preoccupare però, poi, il capitolo centrale - dedicato ai singoli segni interpuntori - è schematico, chiaro e conciso. Avrei un po' da ridire sulle tabelle che usa l'autrice perché quelle sono un po' meno chiare.
Al contrario Bice Mortara Garavelli scrive un testo per specialisti. Il tono è più difficile. I concetti vengono presentati un po' qui, un po' lì, senza troppo preoccuparsi della necessità di essere chiari per il lettore. È come se l'autrice si mettesse su un piano più alto rispetto al lettore, mentre la Serafini dà l'impressione di essere a pari con il lettore.
D'altro canto, il Prontuario è decisamente più specifico del manuale della Serafini, che ama tirare in ballo la sua serie preferita: Scrubs. Credo che un lettore che abbia familiarità con la serie possa capire parecchi riferimenti che l'autrice fa nel corso del testo. A me JD stava un po' sulle scatole e non ho mai approfondito la visione.
Del suo volume, inoltre, mi sono piaciuti molti degli esempi che fa. La Serafini non tira solo fuori testi di alta letteratura, ma anche una tavola di Topolino e altri testi attuali.
Quindi, per concludere. Per chi deve scegliere che manuale comprare: fare prima un esamino di coscienza per vedere quali sono gli aspetti fondamentali per voi. Scientificità e un po' di pedanteria dal lato Mortara Garavelli; semplicità e leggerezza dal lato Serafini.
Il libro di Francesca Serafini si fa leggere molto facilmente. Il primo e il secondo capitolo sono un po' filosofeggianti e mi avevano fatto un po' preoccupare però, poi, il capitolo centrale - dedicato ai singoli segni interpuntori - è schematico, chiaro e conciso. Avrei un po' da ridire sulle tabelle che usa l'autrice perché quelle sono un po' meno chiare.
Al contrario Bice Mortara Garavelli scrive un testo per specialisti. Il tono è più difficile. I concetti vengono presentati un po' qui, un po' lì, senza troppo preoccuparsi della necessità di essere chiari per il lettore. È come se l'autrice si mettesse su un piano più alto rispetto al lettore, mentre la Serafini dà l'impressione di essere a pari con il lettore.
D'altro canto, il Prontuario è decisamente più specifico del manuale della Serafini, che ama tirare in ballo la sua serie preferita: Scrubs. Credo che un lettore che abbia familiarità con la serie possa capire parecchi riferimenti che l'autrice fa nel corso del testo. A me JD stava un po' sulle scatole e non ho mai approfondito la visione.
Del suo volume, inoltre, mi sono piaciuti molti degli esempi che fa. La Serafini non tira solo fuori testi di alta letteratura, ma anche una tavola di Topolino e altri testi attuali.
Quindi, per concludere. Per chi deve scegliere che manuale comprare: fare prima un esamino di coscienza per vedere quali sono gli aspetti fondamentali per voi. Scientificità e un po' di pedanteria dal lato Mortara Garavelli; semplicità e leggerezza dal lato Serafini.
April 20, 2025
Il libro è una vera e propria ricerca sulla punteggiatura e infatti ha una bibliografia molto corposa.
Opinione personale: l'unico punto per me problematico è la parte iniziale, quando ancora non entra nel vivo della trattazione e cita diversi argomenti. È una parte che ho trovato eccessivamente dispersiva nella costruzione e non mi ha lasciato nulla (ecco perché solo 4 stelle). Se anche per voi è una parte problematica, non demordete. Per fortuna poco oltre, quando invece analizza uno per uno i segni della punteggiatura la chiarezza c'è.
Credo che terrò il libro a portata di mano per rileggerne alcune parti, sicuramente utili.
Opinione personale: l'unico punto per me problematico è la parte iniziale, quando ancora non entra nel vivo della trattazione e cita diversi argomenti. È una parte che ho trovato eccessivamente dispersiva nella costruzione e non mi ha lasciato nulla (ecco perché solo 4 stelle). Se anche per voi è una parte problematica, non demordete. Per fortuna poco oltre, quando invece analizza uno per uno i segni della punteggiatura la chiarezza c'è.
Credo che terrò il libro a portata di mano per rileggerne alcune parti, sicuramente utili.
March 20, 2016
Ho comprato questo libro - citato in un post su Facebook da Vera Gheno - soprattutto per via del titolo. Tante volte mi chiedo quanto correttamente io usi la punteggiatura. La uso e ci sto attenta, questo lo so bene, ma una ripassata - in un'età adulta (la mia qui e ora) caratterizzata da continui e veloci scambi comunicativi scritti - certo non mi avrebbe fatto male. "Mi sa che quando scrivo abuso del punto", ho pensato. Avevo bisogno di verificare.
La lettura scorre veloce e piacevolissima, la cosa che più ho apprezzato è l'utilizzo mirato della punteggiatura: nella sezione sulle virgolette c'è un sapiente uso delle virgolette, in quella sul punto e virgola sono arrivata - forse - a capire quando e come usarlo. Continui sono i rimandi alla letteratura, ma anche a varie forme di cultura popolare.
In quanto al mio modo di usare la punteggiatura ho capito una cosa: è vero che a volte abuso del punto, ma è una scelta stilistica. E allora mi sento abbastanza tranquilla, esattamente come quando maltratto la lingua italiana in contesti giocosi in cui so di potermelo permettere.
Magari sul punto e virgola devo impegnarmi un po': non lo uso quasi mai, eppure può essere d'aiuto in periodi molto lunghi che di solito spezzo con i punti.
Lettura godibilissima.
La lettura scorre veloce e piacevolissima, la cosa che più ho apprezzato è l'utilizzo mirato della punteggiatura: nella sezione sulle virgolette c'è un sapiente uso delle virgolette, in quella sul punto e virgola sono arrivata - forse - a capire quando e come usarlo. Continui sono i rimandi alla letteratura, ma anche a varie forme di cultura popolare.
In quanto al mio modo di usare la punteggiatura ho capito una cosa: è vero che a volte abuso del punto, ma è una scelta stilistica. E allora mi sento abbastanza tranquilla, esattamente come quando maltratto la lingua italiana in contesti giocosi in cui so di potermelo permettere.
Magari sul punto e virgola devo impegnarmi un po': non lo uso quasi mai, eppure può essere d'aiuto in periodi molto lunghi che di solito spezzo con i punti.
Lettura godibilissima.
September 17, 2018
Libro agevole e piacevole. Particolarmente interessante è l'approfondimento su tutti i segni di interpunzione, anche se mi sarebbe piaciuto avere una spiegazione più esauriente sulla lineetta. Ottima la scheda sul punto e virgola
January 20, 2021
Un prontuario utile a chi volesse capirne di più sui segni di interpunzione e per dissipare i dubbi di chi usa la scrittura quotidianamente. Lo stile è semplice e consapevole. Lettura veloce.
October 25, 2025
Utile e divertente lettura.
September 15, 2018
Il punto è questo: se vi serve un testo scorrevole che parli di punteggiatura, questo è quello che fa per voi. La brevità del testo è il suo punto di forza, così come la scorrevolezza e gli utili esempi della parte centrale, cioè quando l’autrice parla dei vari segni interpuntivi e del loro utilizzo. Ho trovato utili gli esempi, i casi che l’autrice ha preso in esame nella sua disamina, e soprattutto sono interessanti i romanzi citati, quasi tutti di autori italiani, molti dei quali non li conoscevo.
Dall’altro lato della barricata ho trovato l’introduzione molto confusionaria, piena di citazioni, di latinismi, di paroloni che, a me personalmente, hanno dato fastidio. Va bene far capire che si sanno le cose, però è sempre meglio non esagerare; in questo senso il libro di Claudio Giunta “come non scrivere” mi ha aiutato molto a capire questa semplice regola di buon gusto letterario.
Molto interessante il capitolo sei, l’ultimo, che ci accompagna alla scoperta dell’evoluzione della punteggiatura nella storia: un breve resoconto utile a capire come sia cambiata la concezione della punteggiatura nel corso del tempo.
In ultima analisi vi consiglio questo breve testo se volete una chiara spiegazione di come si devono utilizzare i segni interpuntivi, non sempre facilmente piazzabili sul testo, i dubbi vengono, ma bisogna anche sapere che il loro utilizzo è spesso legato anche alla volontà stilistica dello scrivente. Sia chiaro che ci sono delle regole ferree da rispettare, su un giornale non si può mica scrivere come un futurista, ma nello stesso tempo c’è anche una certa libertà che rende più liberi e meno ansiosi di sbagliare (mettiamola così).
Probabilmente c’è in giro qualche testo più completo, ma vi assicuro che l’autrice spiega divinamente l’utilizzo dei segni interpuntivi: devo dirlo un’altra volta per convincervi che il testo è valido e autorevole?
Dall’altro lato della barricata ho trovato l’introduzione molto confusionaria, piena di citazioni, di latinismi, di paroloni che, a me personalmente, hanno dato fastidio. Va bene far capire che si sanno le cose, però è sempre meglio non esagerare; in questo senso il libro di Claudio Giunta “come non scrivere” mi ha aiutato molto a capire questa semplice regola di buon gusto letterario.
Molto interessante il capitolo sei, l’ultimo, che ci accompagna alla scoperta dell’evoluzione della punteggiatura nella storia: un breve resoconto utile a capire come sia cambiata la concezione della punteggiatura nel corso del tempo.
In ultima analisi vi consiglio questo breve testo se volete una chiara spiegazione di come si devono utilizzare i segni interpuntivi, non sempre facilmente piazzabili sul testo, i dubbi vengono, ma bisogna anche sapere che il loro utilizzo è spesso legato anche alla volontà stilistica dello scrivente. Sia chiaro che ci sono delle regole ferree da rispettare, su un giornale non si può mica scrivere come un futurista, ma nello stesso tempo c’è anche una certa libertà che rende più liberi e meno ansiosi di sbagliare (mettiamola così).
Probabilmente c’è in giro qualche testo più completo, ma vi assicuro che l’autrice spiega divinamente l’utilizzo dei segni interpuntivi: devo dirlo un’altra volta per convincervi che il testo è valido e autorevole?
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