Jump to ratings and reviews
Rate this book

Su único hijo

Rate this book
En una ciudad de provincias la familia Valcárcel lleva una vida monótona y aburrida, que se verá interrumpida con la aparición de una compañía de ópera. Bonifacio Reyes, el marido soñador y sufrido, se relacionará con una de las sopranos; y su mujer, Emma, niña mimada, con un barítono… Desengañado con su amante y traicionado por su mujer, Bonifacio sufre una profunda evolución moral y, tras rechazar la insinuación de que él no es el padre del niño que da a luz Emma, encuentra en su paternidad su más íntima aspiración. Publicada en 1891, Su único hijo es un madurado reflejo de los años precedentes a la revolución de 1868, con el despegue de la revolución industrial, el inicio de la era del ferrocarril o el ascenso de la burguesía; y, como La Regenta, revela los nuevos derroteros que la narrativa europea ha comenzado a tomar. En esta edición, Francisco Caudet nos da todas las claves para adentrarnos en la lectura de esta magnífica novela.

416 pages, Paperback

First published January 1, 1891

19 people are currently reading
172 people want to read

About the author

Leopoldo Alas

370 books88 followers
Leopoldo García-Alas y Ureña (25 April 1852 – 13 June 1901), also known as Clarín, was a Spanish realist novelist born in Zamora. He died in Oviedo.

Alas spent his childhood living in León and Guadalajara, until he moved to Oviedo in 1863. There he studied for the Bachillerato (B.A. degree) and began his law studies. He lived in Madrid from 1871 to 1878, where he began his career as a journalist (adopting the pen-name "Clarín" in 1875) and he graduated with the thesis El Derecho y la Moralidad (Law and Morality) in 1878. He taught in Zaragoza from 1882 to 1883. In 1883 he returned to Oviedo to take up a position as professor of Roman law.

Above all, Clarín is the author of La Regenta, his masterpiece and one of the best novels of the 19th century. It is a long work, similar to Flaubert's Madame Bovary, one of its influences. Other influences included Naturalism and Krausism, a philosophical current which promoted the cultural and ethical regeneration of Spain.

La Regenta is special for its great wealth of characters and secondary stories, while the main character's description is left slightly unfocused and vague. On the other hand, the downfall of the provincial lady has a place amidst two very diverse suitors: the most handsome man in the city and the cathedral's priest. The depiction of this priest is a key part of the book.

For the description of the provincial atmosphere and the city's collective life, Clarín used techniques such as the internal monologue or the free indirect style, which makes the story be narrated by the characters themselves and allows the reader to penetrate in their intimacy.

In 1890, he published a new novel, Su único hijo. Even though most critics consider it as a lesser novel in comparison with La Regenta, it is equal to the former in the skill with which the technical resources are used. Su único hijo was originally meant to be the introduction to a trilogy, but aside from an outline and a few fragments of the two sequels, Su único hijo was Clarín's last full-length novel.

Apart from these works, Clarín is also the author of magnificent stories and of a large number of journalistic articles. He also wrote an essay, La Literatura en 1881 (1882), in collaboration with Armando Palacio Valdés.

Leopoldo Alas remains a rather enigmatic figure in the Spanish literary world, leaving a legacy that encouraged the search for God and humanism simultaneously. This aberrant confluence has facilitated the presence of various interpretations regarding the author's writings, most noticeably of his masterpiece, La Regenta.

Ratings & Reviews

What do you think?
Rate this book

Friends & Following

Create a free account to discover what your friends think of this book!

Community Reviews

5 stars
38 (17%)
4 stars
63 (28%)
3 stars
79 (36%)
2 stars
26 (11%)
1 star
12 (5%)
Displaying 1 - 26 of 26 reviews
Profile Image for Jess.
178 reviews
September 10, 2021
Mi hijo es mi hijo. Eso que tú no tienes y buscas, lo tengo yo: tengo fe, tengo fe en mi hijo. Sin esa fe no podría vivir. Estoy seguro, Serafina; mi hijo... es mi hijo. ¡Oh, sí! ¡Dios mío! ¡Es mi hijo!... Pero... ¡como puñalada, es buena! Si me lo dijera otro... ni lo creería, ni lo sentiría. Me lo has dicho tú... y tampoco lo creo... Yo no he tenido tiempo de explicarte lo que ahora pasa por mí; lo que es esto de ser padre... Te perdono, pero me has hecho mucho daño. Cuando mañana te arrepientas de tus palabras, acuérdate de esto que te digo: Bonifacio Reyes cree firmemente que Antonio Reyes y Valcárcel es hijo suyo. Es su único hijo. ¿Lo entiendes? ¡Su único hijo!


A distanza di pochi anni dalla pubblicazione di quel gran capolavoro che è La Regenta, Leopoldo Alas "Clarín" dà alla luce Su único hijo, il suo secondo romanzo importante, nel 1890. La gestazione non è semplice: Clarín lavora per mesi e anni a questa sua seconda creatura, facendo spesso i conti con il suo delicato stato di salute, ne cambia addirittura il finale in previsione di una trilogia ad esso legata, ma che, purtroppo, non prenderà mai completamente forma, anche a causa della scomparsa prematura di Clarín, che muore a soli 49 anni nel 1901.

Da qui in poi, aspettatevi TANTI SPOILER e uno dei miei soliti sproloqui da Spanish Literature Enthusiast

La trama, all'apparenza semplice, cela un universo narrativo, un'attenzione per i dettagli e i caratteri e, soprattutto, una penna vivace e affilata che lasciano il segno, come già successo ne La Regenta. Protagonista è Bonifacio "Bonis" Reyes, umile scrivano in una cittadina di provincia, sposato con la capricciosa Emma Valcárcel, figlia del suo vecchio datore di lavoro, con cui in gioventù aveva tentato una fuga romantica, interrotta dalla guardia civil. Quella che sembrava essere una grande passione termina nel giro di pochissimi giorni e la vita coniugale scorre lenta e monotona, dominata dalla famiglia Valcárcel, dall'ipocondria di Emma, dall'incapacità e dall'ingenuità di Bonis e, soprattutto, dall'assenza di discendenza. La monotonia viene interrotta dall'arrivo in città di una compagnia di cantanti, di cui fa parte l'anglo-italiana Serafina, che cattura subito, ricambiata, l'interesse di Bonis, amante del bel canto e della musica. La relazione clandestina tra i due sarà solo il primo di una serie di eventi che condurrà a un evento inatteso: la gravidanza di Emma e l'arrivo del tanto agognato figlio di Bonifacio... forse.

Vorrei tanto evitare confronti con La Regenta, ma mi è quasi impossibile. E' difficile non andare con la mente al libro che lo stesso Clarín ha definito la sua opera d'arte, scritta a soli 33 anni, perché è effettivamente così: La Regenta è IL capolavoro di Clarín che può mettere facilmente in ombra il resto della sua produzione letteraria, incluso Su único hijo. Ciò non vuol dire che si tratti di un pessimo romanzo, anzi: a modo suo, Su único hijo è un ottimo romanzo e il confronto con La Regenta andrebbe evitato perché si tratta di due opere che, seppur simili sotto certi aspetti (la vita di provincia, il desiderio di maternità/paternità, il tema dell'adulterio), sono state concepite in due diverse fasi della vita di Clarín. Anche se sempre irriverente e tremendo, il Clarín che scrive Su único hijo non è più il Clarín progressista, laico e anticlericale di qualche anno prima; ha ora una visione più moderata di molte cose che un tempo criticava e attaccava, potremmo forse definirla tendenzialmente conservatrice. Forse è per questo che il romanzo non ha fatto breccia nel mio cuore come La Regenta fece a suo tempo. Non è, però, solo questione di mentalità dell'autore, ci sono altri fattori che mi hanno spinta a dare quattro stelline invece di cinque. Con qualche capitolo in più e una trama e introspezione molto più articolate, avrei sicuramente apprezzato di più questo libro.

Nell'introduzione alla mia edizione Cátedra, curata da Juan Oleza, vengono tirati in ballo i grandi autori russi dell'Ottocento: Clarín non ha conosciuto Dostoevskij (purtroppo, aggiungerei), ma Tolstoj sì. Di Clarín abbiamo un prologo pubblicato nel 1901 per l'edizione spagnola del mio tanto odiato Resurrezione, che Tolstoj dà alle stampe nove anni dopo Su único hijo. Oleza afferma che l'introspezione psicologica di Dosto e il suo interesse per gli angoli più nascosti dell'animo umano è un elemento che si può ritrovare in questo romanzo di Clarín. E' un confronto molto azzardato, a mio avviso, e con cui mi sarei forse trovata d'accordo se si fosse parlato de La Regenta. Il confronto con Tolstoj, invece, è molto più azzeccato perché, a grandi, Su único hijo ricorda la trama di Resurrezione: il desiderio di riscatto e di espiazione dei propri peccati e delle proprie mancanze si trova in entrambi i romanzi, anche se in modi diversi (e molto più fastidiosi in Tolstoj). Lo siento, Lev, Leopoldo lo hizo antes y lo hizo mejor.

Ma torniamo a Su único hijo. I personaggi che popolano questo romanzo sono dei romantici che Clarín analizza e massacra con la sua pungente ironia. Benché ambientato in anni in cui il Romanticismo era ancora vivo e vegeto in Spagna, Clarín scrive quando ormai il Romanticismo era bello che morto e la letteratura aveva conosciuto e apprezzato Realismo e Naturalismo. Anche ne La Regenta Clarín non aveva avuto pietà di niente e nessuno e in Su único hijo porta la sua "cattiveria" nei confronti delle sue creature letterarie a nuovi livelli.
Partiamo con Bonis. Bonifacio Reyes è, sostanzialmente, l'ultimo dei romantici, ma è anche il primo degli incapaci. E' un uomo debole, troppo buono, che si lascia trascinare dagli eventi e da caratteri molto più forti del suo, come quello di sua moglie Emma. Emma Valcárcel, infatti, a differenza di Bonis, è una grandissima egoista abituata ad averla sempre vinta e ad affermare la sua volontà su tutti. I mali di cui dice di soffrire non sono frutto di nessuna isteria, ma dei suoi capricci e del suo desiderio di dominare, controllare e umiliare. E' un personaggio talmente meschino da odiare i suoi familiari perché, se lei fosse morta, loro le avrebbero fatto lo sfregio di rimanere in vita. Bonis è succube di questa donna così crudele, ma lo è anche della sua famiglia e dei suoi soldi: la convivenza coi Valcárcel, per Bonifacio, è a tutti gli effetti un carcere. La sua unica via di fuga è rappresentata dalla musica: "Buscando, pues, algo que le llenara la vida, encontró una flauta".
Dopo anni di un matrimonio sterile e di giorni passati a soddisfare i capricci di Emma e a curare i suoi mali immaginari, la vita di Bonifacio cambia con l'arrivo in città di una compagnia di artisti provenienti dall'Italia. La prima vita a cambiare è quella di Bonifacio, che diventa presto l'amante della cantante Serafina, la "Gorgheggi", soprano inglese non di grande talento sfruttata dal suo ex amante nonché capo della compagnia, Mochi. Alla compagnia appartiene anche un altro personaggio chiave, il cantante Minghetti, di origini spagnole. Il mondo degli artisti è fatto di maschere, ma anche il mondo della società con cui si andranno a mischiare non è da meno: Clarín non nasconde mai la doppia faccia di nessuno, non l'ha fatto ne La Regenta e non lo fa in Su único hijo; non fa altro, infatti, che mostrarla e ridicolizzarla ogni volta che può.
L'arrivo degli artisti, però, è fondamentale per portare avanti la storia e per il risveglio spirituale di Bonis: già prima della gravidanza inaspettata di Emma, Bonifacio manifesta più volte il suo desiderio di avere un figlio (uno solo, e maschio, perché non si possono amare più figli insieme, dice Bonis), ma un figlio che sia legittimo. Bonis rabbrividisce alla possibilità di avere figli da Serafina: l'unica che può darglieli è la sua poco amata sposa legittima, perché questo dice la morale del tempo. Col tempo, Bonis realizza che l'amore per Serafina è stato più una sorta di ritorno al grembo materno (la voce della Gorgheggi, infatti, viene spesso associato da Bonis a qualcosa di materno). Il figlio maschio è, per Bonis, la sua possibilità di riscatto, una creatura sua che può vivere alla luce del sole e non nell'ombra come suo padre, che può ricordare ai Valcárcel che anche i Reyes sono stati qualcuno, in passato.
Il risveglio di Bonis avviene a partire da quello che, a mio avviso, è il momento migliore del romanzo: il momento in cui Emma "assorbe" la sensualità della Gorgheggi dopo aver sentito l'odore della cipria su Bonis, tornato da una cena con la compagnia di artisti, nonché il momento in cui ha inizio quella che Oleza chiama la "borghesizzazione" di Serafina. Emma e Serafina, attraverso Bonifacio, hanno a loro volta un risveglio: Emma riscopre la voglia di stare in società e i suoi desideri di donna, mentre Serafina, che di lì a breve verrà abbandonata da Bonis e da Mochi, esprimerà più volte il desiderio di una vita tranquilla e lontana dai riflettori. Dopo questo evento cruciale, Bonis diventa sempre più irrequieto e più smanioso di un figlio che gli succeda e non renda vana la sua esistenza.
Clarín, però, è sempre Clarín e Bonis non può averla vinta facilmente, con mia grande gioia, visto che da metà romanzo in poi Bonis e la sua ossessione per il figlio sono diventati pesanti come macigni. Emma rimane sì inaspettatamente incinta, ma la paternità del pargolo è messa in discussione e resa ambigua fin dall'annuncio della gravidanza. Bonis è forse l'unico ad ignorare il legame tra sua moglie e Minghetti, divenuto suo insegnante di musica e assiduo frequentatore della compagnia dei Valcárcel. I personaggi che ruotano attorno alla famiglia ridono alle spalle di Bonis e a quella che credono essere l'umiliazione definitiva di un uomo inutile. A far scontrare Bonis con la realtà è Serafina nella scena conclusiva del romanzo, quella del battesimo di Antonio. Come già La Rengenta, anche Su único hijo si chiude in una chiesa: a differenza di Anita Ozores, che viene scansata e giudicata dalla società che ha atteso febbrilmente la sua caduta e che di santo ha poco e niente, Bonis non sente sulle sue labbra il bacio viscido di un rospo, ma il veleno di una serpe. Serafina, che chiede innocentemente e ingenuamente aiuto a una persona a cui si è data anima e corpo e da cui si aspetta comprensione e sostengo in una situazione di estrema difficoltà, davanti al rifiuto di un Bonis totalmente impazzito per la nascita del tanto atteso figlio, non esita un istante a buttargli in faccia la verità che tutti sussurrano alle sue spalle, deridendolo. Bonis, però, spinto dall'amore accecante per il figlio, è immune al veleno e il romanzo si chiuderà con la sentenza definitiva: Antonio Reyes y Valcárcel è suo figlio, il suo unico figlio. A noi lettori decidere se Bonis sia davvero il padre di Antonio e cosa vogliano dire le sue parole. Lo stesso Clarín, del resto, ha tenuto a lasciare aperta la questione e, come dice Oleza, avrebbe potuto benissimo rispondere con un bel "y usted, ¿qué piensa?" a chiunque avesse osato chiederglielo. Che sia o meno il figlio biologico di Bonifacio, nessuno può dire che Antonio non sia comunque figlio suo.

Bonifacio Reyes deve ringraziare l'arrivo del suo unico figlio per diversi motivi. In origine, infatti, Clarín aveva pensato di far morire Bonifacio, ma Antonio Reyes ha portato Clarín a progettare un trittico, mai completato, che avrebbe avuto Antonio come personaggio principale del romanzo di apertura, Medianías, di cui questa edizione Cátedra riporta le pagine scritte da Clarín. Per Bonifacio è un bene che Clarín non abbia mai realizzato questo suo progetto: per Antonio Reyes, infatti, non era previsto un futuro brillante, ma un futuro molto spento, il futuro di una mediocrità, appunto, con cui Antonio non avrebbe saputo convivere e che lo avrebbe portato al suicidio, in origine previsto per Bonis.

In conclusione, Su único hijo è un romanzo interessante, difficile da collocare in qualche genere ben preciso, ma a cui manca la forza narrativa del suo predecessore clariniano. Come molti altri romanzi ottocenteschi spagnoli, anche questo è stato un tempo tradotto e poi ingiustamente snobbato e abbandonato. Chiunque riesca a trovare un'edizione di seconda mano, non se la lasci sfuggire e dia una possibilità alla letteratura spagnola del XIX secolo. Non ve ne pentirete e Clarín e i suoi colleghi, tra cui Galdós, saranno ben lieti di dimostrarvelo e di condurvi per mano nel loro meraviglioso mondo letterario.
Profile Image for Braaaaais.
121 reviews6 followers
December 2, 2023
Obra a medio camino en muchísimos sentidos: entre el cuento y la novela, entre el realismo de la década de los 80 en España y el espiritualismo que dominaría el fin de siglo y el principio del XX, entre el tremendo subjetivismo de algunos pasajes de la novela y el corset de las formas de la novela decimonónica... Incluso el personaje principal participa de este estado de indecisión extensible a un Clarín que empezaba a girar hacia un conservadurismo marcado por su fe en la institución del matrimonio; lo cual no resulta excesivamente sorprendente porque mutatis mutandis el conflicto de Bonifacio Reyes es bastante similar al de Ana Ozores y Fermín de Pas e incluso al de Juanito Santa Cruz en Fortunata y Jacinta.
Profile Image for Isabel G L.
48 reviews
September 26, 2013
Libro un tanto decepcionante para mí, teniendo en cuenta que hasta ahora todo lo que había leído del autor era de diez. Lo mejor, sin duda, es el desenlace, pero al principio sobre todo da la sensación que Clarín quería escribir un cuento que se le estaba yendo de las manos.
4 reviews
April 4, 2020
Otra obra magistral de uno de mis escritores favoritos de España. Esta obra te envuelve en sus personajes y te lleva al análisis.
Profile Image for Lisa.
33 reviews6 followers
April 12, 2022
Ik erger me echt kapot aan deze stijl van vertalen. Ja, het is een boek uit de negentiende eeuw, maar je taak is om het leesbaar te maken voor een eenentwintigste eeuws publiek. Dan moet je het taalgebruik soms toch echt even aanpassen.
Profile Image for Pablo Lamiran Ferrando.
47 reviews2 followers
Read
May 6, 2025
El libro español más ruso. Condensa parte de la poética del XIX con briznas de humor hilarante. El comienzo algo lento, va acelerándose de la mano de la ineptitud de su(s) protagonista(s), que son algo más que tipos de una aristocracia provinciana.
Profile Image for Salma .
59 reviews4 followers
Read
May 15, 2025
la manera en la que han estado follando durante toda la novela
Profile Image for María.
97 reviews4 followers
April 11, 2020
Siendo "La Regenta" mi novela favorita, era difícil no caer en cierta comparación y ver a "Su único hijo" como una obra inferior. Lo cierto es que esta última no llega ni por asomo a la grandeza de "La Regenta", pero es una novela interesante, a pesar de los altibajos que presenta.
- La primera mitad de la obra me resultó algo decepcionante: la acción es excesivamente lenta, con la sensación constante de monotonía, y, además, algunos personajes no resultan demasiado creíbles en el contexto, quizá porque su descripción, sobre todo psicológica, es un poco escasa (tal y como han comentado otros lectores en sus críticas).
- Se produce un cambio grande en la segunda mitad de la novela. Los hechos discurren más rápidamente, se profundiza más en la psicología de los personajes y, en definitiva, la trama engancha.
Por encima de todo destaco el final (¡maravilloso!) y la siempre presente sorna de Clarín (qué ingenio, qué manera de sacarle una sonrisa al lector con su afilada "lengua").
Profile Image for Ricardo Torres.
87 reviews1 follower
February 15, 2018
Aunque podría pecar de ser demasiado introspectiva, de tener personajes mucho menos reales que algunas las otras obras de Clarín (ay, Serafina, cómo te han descuidado...); e incluso de tener un narrador demasiado omnisciente y algo moralista; lo que está claro es que la novela tiene unos pasajes realmente valiosos y discurre por unos caminos de abstracción conceptual muy intensos que producen sensaciones que van desde la admiración hasta el puro agobio (maldito Bonifacio, qué pusilánime llegarás a ser...)

Desde mi punto de vista: aunque no es la mejor novela de Clarín, ha sido bastante desmerecidamente denostada por la crítica. Es una novela más discontinua y peor hilvanada que su hermana mayor —con quien no pocas veces ha sido y habrá de ser comparada sin remedio ni utilidad—; pero sus mejores pasajes bien la hacen merecedora de una segunda lectura más reposada y atenta.
Profile Image for Scherzo.
448 reviews36 followers
June 26, 2019
Als der Fruhling sich vom Herzen/ der erblühten Erde riss/ zog er noch einmal mit Schmerzen/ durch die Welt, die er verliess./ Oh, deliciosos días/ ¿tan pronto sois llegados?/ a regalarme el sol/ la montaña y el prado?/

Ese afán de separarse de la corriente, de romper toda regla, de desafiar murmuraciones y vencer imposibles y provocar escándalos, no era en ella alarde frío, pedantesca vanidad de mujer extraviada por lecturas disparatadas, era espontánea perversión de espíritu.

Si quería ser una mujer superior, y sí quería, porque era muy divertido, tenía que renunciar a las vulgaridades de las damas de su pueblo. En Madrid, en París, en Berlín, las grandes señoras sabían que sus maridos respectivos tenían queridas y no les tiraban los platos a la cabeza por eso; lo que hacían era tener queridos también.
7 reviews2 followers
December 30, 2008
Hilarious! I had a hard time getting into the symbolism because I'm still learning Spanish, and I have limited knowledge of the epoch in which it was written (that is, specific knowledge about Spanish history at the time of writing/setting). A driving read, definitely among the best of Spanish Realism.
Profile Image for Núria.
530 reviews677 followers
January 10, 2008
Ésta es una de las pocas obras que me obligaron a leer en el instituto y que realmente disfruté. Es más, disfruté como una enana. Es tan divertida y tiene tan mala leche. Cierto que tiene un final de lo más abrupto pero es un final tan real y funciona tan bien. Tengo que releerla un día de estos.
Profile Image for Tina.
81 reviews2 followers
April 28, 2024
Tengo sentimientos encontrados. Por un lado, me gusta y me engancha. Por otro lado, se hace demasiado denso según como avanza la trama y poco a poco te desenganchas más y más de los personajes.

Empezó bien y envejeció mal. Emma es un gran personaje eso sí.
Profile Image for Manuel.
Author 6 books14 followers
August 7, 2020
Esta novela de Clarín, si bien no a la altura de La Regenta, muestra nuevamente el dominio del crítico en la escritura. Conectando el naturalismo reinante con lo que ya empieza a formarse como espiritualismo, el autor cuenta la historia de Bonifacio Reyes y Emma Varcarcel.

Los personajes, bien equilibrados, muestran diferentes facetas a lo largo de la obra que te hacen tomar simpatía a unos u otros dependiendo del momento. Es especialmente destacable Emma, que brillaría como mujer transgresora de la época. También Marta Korner y sus referencias sáficas.

Si bien el final tira a hacerse algo pesado, el conjunto de la novela es bastante entretenido.
Profile Image for J. S.
153 reviews
May 22, 2025
Novelón en mayúsculas, padre absoluto de lo que será la novela de Azorín. Acaso la definición novelesca perfecta del desánimo español de fin de siglo. Esta novela es una carcajada estrepitosa —tan cervantina, tan quevedesca, tan poncelesca: en fin tan española— sobre la existencia y sobre la vanidad mundana de aquellos que tuvieron pretensiones. Grotesca, desaforada, excelentemente nutrida y armada del grandísimo dolor humano de la pasión, la avaricia y de la caricatura insoslayable de todo aquel que pretende ser...

En inevitable relación, aunque acaso indirecta e involuntaria, con El idiota de Dostoyevski, otra obra brutalmente cervantina.
Profile Image for Walter .
463 reviews6 followers
June 13, 2020
O primeiro contato com Clarín foi agradável. A crítica que ele faz à burguesia e àqueles que fazem de tudo para fazer parte dela, pareceu-me muito bem construída. É notório que o escritor de Oviedo não deixa legado exclusivamente aos seus artigos sua língua viperina, pois também em "Su único hijo" podemos ler momentos em que a ironia é tanta, que extrapola o texto e nos toca, causando o sentimento tão ingrato da vergonha alheia. Obrigado, Clarín!
Profile Image for Valentine.
20 reviews1 follower
May 3, 2023
Personalmente no me ha gustado porque no es un libro para mí. La mejor forma de definir al protagonista es patético. Se come la cabeza por tonterías, pero supongo que esa es la gracia de la novela. Creo que es un libro para aquellos que le gustan los escarceos amorosos y reírse de las desgracias de alguien. Importante apuntar que es de estilo naturalista, así que sus descripciones son larguísimas (De ahí dos estrellas y no tres; se me han hecho insufribles). Soy más de "La regenta".
Profile Image for andie .
155 reviews1 follower
June 19, 2020
me recordó a libros leídos con anterioridad. tiene una mezcla de todo lo que puedes encontrar en otras historias.

pasar la vida añorando algo que tal vez no llegue; buscando consuelo en otros brazos y hartos de la vida monótona matrimonial.
Profile Image for Lluis.
248 reviews3 followers
July 12, 2021
No se porque tiene tan baja calificación.

Es un culebrón bien escrito, aprendí bastantes palabras
106 reviews
Read
January 6, 2023
literatura / narrativa española contemporanea del xix al xxi / literatura contemporánea / colmenar estudio estantería derecha 5ª balda
Profile Image for Sara.
119 reviews3 followers
April 26, 2023
uf, qué pesadez de libro, por Dios
Profile Image for Antonio.
246 reviews1 follower
April 7, 2024
Lo mejor sin duda el desenlace, buena historia entre varios personajes muy bien creados y muy buena ambientación
Displaying 1 - 26 of 26 reviews

Can't find what you're looking for?

Get help and learn more about the design.