Premessa necessaria: 1. Non sono juventina. 2. Se proprio devo scegliere di parteggiare durante il derby di Roma, potrei scegliere la Lazio, ma solo perché i suoi colori sociali sono i miei colori preferiti. 3. Pavel Nedvěd è uno dei calciatori che stimo di più.
Detto questo. Non sapevo nemmeno che Pavelino avesse scritto un'autobiografia. Contando che l'edizione economica costava meno di 6€, poi, non potevo fare a meno di leggerla. Il libro si legge velocemente. Più o meno un'ora e mezza senza interruzioni. Pavel parte da lontano, dagli inizi nella sua piccola cittadina cecoslovacca per arrivare agli Europei del 1996 in Inghilterra e all'avventura in Italia. E in ogni pagina sottolinea quanto abbia dovuto lavorare sodo per arrivare fin dove è arrivato.
Non sono bello da vedere e mi manca una grande vittoria.
Questo è quello che Pavelino disse qualche giorno prima di vincere il Pallone d'Oro. Ed è vero. Di solito i calciatori operai raramente vincono grandi cose. Però devo avere ancora da qualche parte il ritaglio della Gazzetta con Shevchenko e Pavel che si scambiano il Pallone d'Oro.
Recentemente ho letto anche Io, Ibra. Ibra è decisamente più dettagliato nel raccontare la sua giovinezza ed è anche molto "gentile", se posso dire, nei confronti dei suoi colleghi o di alcuni calciatori. L'unico che proprio non gli va giù è Guardiola. Pavelino, invece, racconta la sua vita in modo molto veloce e a volte ti rimane l'impressione di voler sapere di più. E fa addirittura i complimenti ad Ibra, dicendo che non è il calciatore pieno di sé che tutti credono.
Per concludere. Una lettura veloce ma interessante.