Sulle strade polverose della Sardegna di inizio Novecento, un calesse viaggia da un paese all’altro, di festa in festa. Lo guida una vedova armata di pistola, dalla strana personalità «di fattucchiera e di dea». La Cantadora – così la chiamano – è una stella oscura, l’unica donna in grado di sfidare gli uomini nelle gare a chitarra, esibizioni che durano fino a tarda notte e in cui i cantori, per un piatto di minestra e qualche bicchiere di vino, si alternano sopra palcoscenici fatti di tavolacci davanti a piazze gremite e bercianti. Ma Candida Mara – questo il suo vero nome – possiede il dono di stregare, di piegare la volontà altrui grazie alla sua voce. L’ultimo a donarle il cuore sarà Antoni Zusepe, con il quale metterà su un allevamento di cavalli arabi destinati a corse clandestine e spericolate, arena ideale per avventurieri e assassini senza scrupoli.
Manesca e attaccabrighe, adorata e detestata, Candida Mara fu la prima donna del canto a chitarra, capace di opporsi con le sue scelte di vita a una società maschilista e retriva. Affascinante ma cancellata dalla memoria per ignoranza e vergogna, ancora oggi è una figura circondata dal mistero. A mettersi sulle sue tracce, tra la polvere degli archivi, l’omertà degli anziani e i depistaggi di strani musicologi, è uno scrittore fallito e appassionato di western.
Nella ricerca lo aiuteranno la giovane Aleni e un grammofono d’oro che sembra custodire il segreto di vecchie storie sepolte.
In una delle tante notti scure dei primi anni del Novecento fa la sua apparizione sul palco di una festa di paese la voce ammaliante di Candida Mara, prima donna nella storia del canto a chitarra. La sua figura diventerà in breve leggendaria e, con la stessa prorompenza della sua manifestazione, sparirà dalla memoria delle comunità. A indagare sulla misteriosa donna è uno scrittore fallito, suo discendente, ossessionato dalla sua figura e dal perché la propria famiglia abbia deciso di cancellarne il ricordo.
Candida, realmente esistita, riprende forma in questo romanzo dai pensieri del suo pronipote e rivive in uno spazio sospeso tra sogno e realtà che mi ricorda tantissimo la Comala di Rulfo.
L'espediente narrativo utilizzato è quello del discorso diretto in assenza del virgolettato che ho trovato una fantastica scelta perché lavora sulla sospensione sogno/realtà, verità/finzione e mistero/evidenza, dando all'autore enorme potere nel combinare gli elementi tra loro. Enorme potere che usa con disinvoltura, riuscendo a dosare perfettamente fatti e notizie storiche con la finzione del romanzo ed elementi enigmatici, e a far venire fuori la Cantadora dall'epoca e dal luogo senza sradicarla del tutto, lasciando la coordinata spazio-temporale su uno sfondo sfumato senza abusare del tòpos.
Sarà pure un esordio letterario, quello di Vanni Lai, che dimostra grande abilità ed esperienza che dell'esordiente hanno poco, vista l'attenzione maniacale per ogni dettaglio (vi invito a verificare tutte le notizie e a partecipare a qualche presentazione per rendervi conto di questo). Applausi.
Ora bisogna solo convincerlo a scrivere più in fretta, 'ché noi siamo voraci.
Uno stile apparentemente semplice ma fluido , delicato e sobrio, riesce a rendere speciale una storia affascinante ma dimenticata. In Sardegna la Cantadora, una vedova armata di pistola, é stata la prima donna che accompagnata dalla chitarra, con la sua voce riusciva a incantare intere folle. Una donna, Candida Mara, questo il suo vero nome, con una vita controversa.
Interessante la ricerca condotta al fine di ricostruire la figura di Candida Mara, "cantadora" vissuta a cavallo tra Ottocento e Novecento in Sardegna e per la descrizione di questa pratica diffusa di cantanti che improvvisavano a tema.
Sono stata felice di scoprire la figura della Cantadora, personaggio affascinante di donna ribelle, purtroppo però la lettura è stata penalizzata dalle mie aspettative: basandomi su copertina e quarta di copertina pensavo di avere davanti un romanzo storico in cui avrei letto le vicende della Cantadora nella Sardegna della sua epoca, invece la miglior parte (la più consistente e la più riuscita) del libro è dedicata a raccontare la storia dell'autore e le sue ricerche. Se si è consapevoli di questo, non lo sconsiglio.
La ricostruzione della vita di un personaggio diventato quasi una leggenda ,vissuta in una Sardegna arcaica e retrograda, in cui farsi spazio,per una donna che amava improvvisare con il canto non era semplice....soprattutto poi se questa donna si innamora ,ricambiata ,da un uomo già sposato Le tracce di Candida Mara si perdono, non si sa in che luogo sia morta , l'autore cerca di intessere una storia sulle poche notizia che riesce a raccogliere nella sua ricerca.
L’idea di fondo è praticamente fotocopiata da “il figlio di Bakunin” di Sergio Atzeni, autore cagliaritano con cui le nuove generazioni di scrittorə sardə in qualche modo si devono misurare: il protagonista narrante decide di raccontare la storia di questa fumosa figura, la cantadora, raccogliendo testimonianze e documenti, spesso contraddittori.
Il procedimento e i risultati però sono molto poco interessanti. Per tutto il racconto ci viene ripetuto quanto questa cantadora fosse misteriosa e ammaliante, quanto in pochi volessero parlarne e preferissero dimenticare ma, nei fatti, le vicende di questa tizia non sono particolarmente esaltanti e niente di eccezionale giustifica questo alone di mistero, paura o fascino che perdura a quasi cento anni dalla sua morte.
Interessante è la suddivisione del libro in due metà: la prima in cui seguiamo la vicenda dello scrittore che vuole ricostruire la storia del personaggio, la seconda in cui si narra la vera e propria storia de la cantadora. Però, se nella prima continuavo a leggere chiedendomi quale fosse la motivazione dello scrittore, che andava avanti ostinato a cercare di ricostruire la storia di questa semi-sconosciuta senza nessun reale motivo, nella seconda parte mi sono proprio annoiato a morte.
Bellissima storia di una donna che decide come vivere la sua vita andando contro i cliché dei tempi. Storia di una donna cancellata dalla famiglia e dal mondo. Una donna con un lavoro da uomo, una donna con una voce che zittiva le masse. "Come i sassi e i fili d'erba non avere identità"