Dans le Chicago des années vingt, deux jeunes promis à un brillant avenir sont persuadés de pouvoir exécuter un crime parfait. Une fois leur action minutieusement planifiée, ils iront jusqu’au bout. Un petit garçon est capturé. Une demande de rançon est exigée… Le narrateur, un camarade d’université et apprenti journaliste, n’est autre que Meyer Levin lui-même, qui s’est inspiré d’un fait divers authentique dans lequel il a été personnellement impliqué. Au-delà de la précision du reportage policier, le roman de Meyer Levin captive par sa force psychologique. Les protagonistes, après avoir défrayé la chronique en 1924, exercent toujours aujourd’hui une fascination qui dépasse l’horreur du crime.
Compulsion è un libro del 1956 che descrive una storia avvenuta realmente nel 1924. Questo libro anticipa dunque di circa un decennio il famoso "A sangue freddo" di Truman Capote, forse il più importante libro di narrativa basata su fatti di cronaca.
Levin è molto bravo e anche se la sua scrittura non raggiunge i livelli di efficacia di Capote, mi ha colpito molto per le tante riflessioni che obbliga a fare.
Il tema principale è quello del rapporto tra reato e pena. Per esporlo Levin sceglie un caso efferato: due minorenni con quoziente intellettivo molto sopra la media e provenienti da famiglie ricche uccidono un ragazzino di quattordici anni senza motivo, senza rimorsi, senza pietà, senza scrupoli.
Nell’America degli anni ’20 sono già in bilico su una botola con un robusto cappio al collo.
E’ pensabile che un delitto del genere sia effettuato nel pieno possesso delle facoltà mentali? E cosa significa questo, esattamente? Può un minorenne discernere tra bene e male? E anche se un individuo colpevole sia in grado di intendere e di volere, come è giusto che venga trattato da una società evoluta? Che cosa è la pena? E’ una forma di vendetta o deve invece essere una forma di riabilitazione?
Mica poco direi!
Un libro trascinante, interessante e ancora molto attuale. Parla di pena capitale, sì, ma anche di educazione delle persone e di società ideali. E di giornalisti, che troppo spesso per fare notizia alimentano l'odio e il desiderio di vendetta delle masse.
Da leggere e rileggere. Specialmente l’arringa finale dell’avvocato della difesa.
As you know doubt know by this time your son has been kidnapped. Allow us to assure you that he is at present well and safe.
Lies.
All lies.
The boy was never kidnapped. He was killed shortly after he willingly entered a car with Judd Steiner and Artie Straus. The kidnapping scam was an attempt to cover their real crime - murder . . . just for the hell of it.
Steiner and Straus, based on the real life Leopold and Loeb, were the privileged sons of multimillionaires. Brilliant and bored, they killed a young neighborhood boy just to see if they could get away with the crime.
This was a crime for its own sake. It was a crime in a vacuum, a crime in a perfectly frozen nothingness, where the atmosphere of motive was totally absent.
Dark, brooding, misogynistic Judd and his nearly polar opposite, popular, fun-loving Artie became the perfect storm of twisted personality defects. The evidence quickly piled up, the boys confessed. All that was left for the court to decide were the questions of maturity, insanity and whether or not there was an instigator and a follower.
Was there less guilt in one than the other?
The biggest problem with fiction based on historical fact is that everyone knows the outcome. We know Lerner and Loeb did it. We know they went to prison for it. This does not exactly make for a compelling read. It worked for In Cold Blood, but this one just did not hold my interest,
However, Levin was an excellent writer and I plan to read more of his work.
” Certi delitti sembrano racchiudere in sé il pensiero della loro epoca.”
Se citiamo “A sangue freddo” di Capote buona parte di lettori (almeno trai più assidui) sanno di che tipo di libro stiamo parlando anche senza averlo letto. Ciò che sanno dire è che si tratta del primo reportage romanzato, ossia una cruda storia di cronaca nera dove vittime e carnefici sono raccontati nell’intimo. Il giornalista veste i panni dello scrittore descrivendo i fatti ben prima della loro realizzazione fattuale entrando nella mente dell’assassino.
Appena s’inizia a sfogliare “Compulsion” (1957) scopriamo, tuttavia, che questa sorta di romanzo- verità precede di una decina d’anni il più famoso (almeno in Italia) libro di Capote. Entrambi i libri si riferiscono ad omicidi che, per la modalità efferata, suscitarono un enorme scalpore ma le somiglianze si fermano qua e, non solo, perché cambiano i contesti ambientali e sociali ma la modalità in cui tutto ci viene raccontato. Mentre Capote si ripromette di essere oggettivo e, pertanto, si estranea, Levin racconta se stesso creando la figura del giovane giornalista Sid Silver. Un alter ego che con efficacia descrive la sua esperienza con il quello che è passato alla storia come “il caso di Leopold e Loeb”.
” Per chi non sia esperto di cronaca nera, Compulsion racconta la storia vera di due rampolli di famiglie multimilionarie che nel 1924, quando avevano l’uno diciannove e l’altro diciotto anni, rapirono e assassinarono un quattordicenne soltanto (a quanto pareva) per vedere che effetto faceva, per dimostrare di esserne capaci. La vittima, Robert Franks, era figlio di una famiglia non meno facoltosa che apparteneva al loro stesso ambiente. Leopold e Loeb decisero di chiedere un riscatto molto basso, diecimila dollari, perché sapevano che il padre del rapito l’avrebbe pagato senza problemi.”
Il libro è composto da due parti corrispondenti ai due versanti temporali dell’accaduto.
La prima parte- intitolata “Un delitto del secolo” - ci presenta i protagonisti con degli importanti fermo- immagini sui loro pensieri in concomitanza dei fatti veri e propri. La seconda parte- intitolata “Un processo del secolo” – entra nell’aula di tribunale dove si analizza l’omicidio in ogni sua parte. Due ragazzi brillanti dal punto di vista scolastico, ed appartenenti a due tra le famiglie più in vista di Chicago, compiono inspiegabilmente un’atrocità. Sconvolge la giovane età della vittima, le modalità ma anche l’apparente mancanza di movente. I due sostengono che si sia trattato di un esperimento intellettuale che voleva mettere in pratica la loro filosofia di vita, ossia quella del Superuomo di Nietzsche.
Su tutto è fondamentale la lettura psicoanalitica. Se Freud aveva già da qualche decennio allargato la cerchia di seguaci, questo caso determina una fase nuova per una sede giudiziaria:
” Quand’anche si attribuisse poca importanza alla vita o alla morte di Judd e Artie, il loro caso servì, se non altro, ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’inadeguatezza delle nostre leggi in rapporto alle più recenti scoperte sui temi della personalità e della mente umane.”
Il fulcro, dunque, sta nella disamina di queste menti e nel riconoscimento di un omicidio concepito ed attuato sotto il segno di recondite ossessioni. Il delitto, dunque, può essere un atto compulsivo.
” Chi poteva sapere con certezza quel che albergava nella mente e nel cuore degli altri? Le parole e l’apparenza potevano ingannare. Al di sotto della comunicazione umana c’è un oceano simile a lava: lì ha origine la vera azione degli esseri umani, la forza che non può essere misurata né controllata, che non è visibile in superficie.”
Lettura interessante e ben concepita da cui nel 1959 fu tratto un film (in Italia uscì con il titolo di "Frenesia del delitto")
Credo che tre stelle corrispondano ad un giudizio adeguato e rispettoso verso altre letture più meritevoli dal punto di vista letterario.
I read this in the sixties (yes, that's right) after picking up the paperback in a used book sale. I read it compulsively, as it relates the sensational twenties murder by two "brilliant" young Chicago men, Leopold and Loeb, of a young boy their neighborhood. Obsessed with Nietzsche’s idea of the superhuman, both boys decide to prove that they are above the laws of man by arbitrarily picking and murdering this kid. The trial was one of those "trials of the century." It's a creepy., maddening story of an approach to life without empathy. It was a big book in the cities and sixties when there was a focus on psychopathology.
I reread it again in conjunction with a re-reading I did maybe in the seventies of Dostoevsky's Crime and Punishment, which features a similar kind of murder for a similar kind of idea. I only write this now because I saw someone in my Goodreads feed wanted to read it, but I also thought of it when I read, a couple of years ago, the story of a guy who learned how to read from Leopold in prison, in The Hunting Accident by David Carlson and Landis Blair.
"Che cosa è una persona normale? Anzi esistono o non esistono persone che possono definirsi normali?"
Anni '20. Artie e Judd (Loeb e Leopold nella realtà), due ragazzi ebrei provenienti da famiglie molto abbienti, studenti eccellenti, anzi quasi geniali, compiono un delitto efferato, solo per il gusto di farlo, dichiarando di aver seguito le idee loro indotte dalla teoria superomistica nietzschiana.
"quel delitto celava significati che si sarebbero proiettati ben oltre la nostra epoca"
Siamo negli anni in cui si comincia a studiare l'inconscio, gli anni in cui si cominciano forse un po'più a comprendere le leve e le pulsioni che governano l'agire dell'uomo. Gli psichiatri si chiamano alienisti, gli omosessuali si chiamano invertiti e a Chicago vige la pena di morte per i minori come punizione estrema di reato.
In un contesto in cui la folla vuole solo il linciaggio dei due sciagurati ragazzi, il libro narra la storia vera (romanzata) della ricostruzione delle indagini, degli atti processuali, delle argomentazioni della difesa e dell'accusa. Splendida l'arringa dell'avvocato Wilk (in realtà Clarence Darrow) riportata integralmente nella parte finale del libro che perora l'ergastolo al posto dell'impiccagione.
"So che tutti gli autori di cui abbia letto qualcosa hanno avuto un qualche influsso su di me. So che ogni persona da me incrociata mi ha influenzato venendo da me a sua volta influenzata, e che non mi è dato di sbrogliare l'infinita matassa delle cause per poter dire:"Questo sono io, e questi siete voi. Io sono responsabile fino a questo punto; E voi siete responsabili fino a quest'altro punto!" So che nell'universo infinito ogni cosa ha un suo posto, e anche la più piccola parte particella fa parte del tutto".
Libro davvero molto bello che aiuta a riflettere su:
1) quanto sia labile il concetto di normalità 2) quanto sia difficile definire chi sia effettivamente capace di intendere e di volere 3) quanto sia complesso giudicare 4) quanto sia forte il condizionamento che i ragazzini/bambini subiscono nei primi anni di vita dato da contesto familiare e scolastico 5) ogni gesto, anche il più assurdo, alla fine può essere spiegato. Niente avviene per caso anche se è il caso a rendere possibile la "Folie à deux" [rara sindrome psichiatrica nella quale un sintomo di psicosi (in particolare una convinzione paranoica o delirante) viene trasmessa da un individuo all'altro]
Il punto è cercare di capire.
"Se fossero stati normali non avrebbero commesso il delitto"
Prevenire (quando possibile) è meglio che curare e/o vendicare.
storia vera di due ragazzi che uccidono un compagno per il puro gusto di farlo, raccontata anni dopo da un loro collega di università che all'epoca si trovò coinvolto come giornalista e, in modo del tutto fortuito, identificò il cadavere i fatti avvennero negli anni venti, il libro, oggi alla sua prima edizione italiana, risale ai cinquanta, nel frattempo il narratore è diventato scrittore e giornalista il libro in sè è interessante, scritto bene e la lettura scorre veloce, come reperto è assai più intrigante, si notano tutte le definizioni dell'epoca, il sottotesto omosessuale è trattato come una causa, e i test somministrati ai due sono gli antenati di quelli che ancora oggi si somministrano, il dott. Freud e il luminare Charcot aleggiano in tutti i tentativi di dare una spiegazione al gesto dei due sciagurati...l'unica nota discordante è il fatidioso tentativo di rileggere a posteriori gli albori del nazismo in Europa come conseguenza di un erronea interpretazione di Nietzsche...
ps. dalla piece teatrale scritta prima di questo libro Hitchcock trasse Nodo alla gola
Compulsion, ovvero Del delitto e della pena. Siamo a Chicago negli anni '20 e due giovani e brillanti universitari che appartengono alla ricca borghesia progettano un delitto fine a se stesso, senza passione, senza tornaconto personale; sarà un delitto casuale ma dimostrativo della propria abilità, del poter vivere al di fuori delle convenzioni come si addice al superuomo nietzschiano che tanto li affascina: "un delitto maturato nel vuoto, in un perfetto e gelido nulla.”
Ma l'abilità non è poi molta e gli autori del delitto vengono presto scoperti. La parte più corposa e più appassionante del libro riguarda il successivo processo, il clima di coinvolgimento popolare che si sviluppa intorno al caso di cronaca e che oscilla dalle ragazzine prese da tenerezza isterica nei confronti degli assassini, fino ai legalitari ad oltranza che reclamano la loro testa, senza tralasciare la aggravante, secondo il senso comune del tempo, del rapporto omosessuale che lega i due "invertiti" che chissà, forse erano ancora in tempo ad interessarsi all'altro sesso e quindi a "guarire".
E infine le strategie dei due collegi di avvocati, della accusa e della difesa, scelti data la posizione sociale degli accusati fra le eccellenze dell'epoca. Perizie psicologiche, riflessioni intorno al libero arbitrio, introduzione del concetto di autismo allora sconosciuto ai più, sono alcune fra le molte sottigliezze messe in atto dalla difesa contro una accusa che vuole la applicazione della pena capitale come la legge prevede, malgrado gli autori siano minorenni e abbiano ammesso la loro colpevolezza.
Il colpo d'ala finale è la lunga arringa della difesa sostenuta da un anziano avvocato di grande prestigio e autorevolezza che gioca soprattutto sulle corde della umanità e del dovere della società di farsi carico del male in modo che non provochi ulteriori ferite; qualunque sia il giudizio che avevamo sugli assassini alla fine non possiamo che fare il tifo per lui. Malgrado qualche divagazione intorno a personaggi secondari la lettura è avvincente e li lettore si sente in qualche modo sollecitato ad esprimere a sua volta un verdetto. Questo libro è stato spesso paragonato ad A sangue freddo, ma se Levin non ha in comune con Capote la brillantezza della scrittura non ha nemmeno il suo sguardo gelido ed è la sua partecipazione sofferta e piena di dubbi ai fatti che racconta a spostare l'interrogativo dalla morbosità del "cosa" alla più umana domanda del "perché ". “Tutti noi, compresa la polizia, eravamo invischiati molto più a fondo, alle prese con il primo e atavico problema dell’uomo: scoprire in che modo avvengono le cose.”
Devo confessare che ho portato a termine la lettura con una certa fatica, tra uno sbadiglio e un cader di palpebra, solo perché non mi piace non finire i libri e mi aspettavo (con sempre minore convinzione via via che procedevo) un qualche guizzo o colpo di coda che giustificasse l’edizione del libro da parte di Adelphi. Non è che mi aspettassi un altro A Sangue freddo, ma qualche cosa di più di questo torporoso resoconto, sì, me lo aspettavo. Il tema si preannunciava succulento: un delitto gratuito compiuto da due giovani ricchi e viziati, uno dei quali paranoicamente fissato con un malinteso superomismo di stampo niciano, l’altro un anaffettivo con tendenze schizofreniche, per sovrappiù uniti da un oscuro patto e da un legame omosessuale (che all’epoca dei fatti credo fosse altrettanto scioccante per l'opinione pubblica del delitto stesso). Il guizzo tanto auspicato però non c’è stato: la cronaca di questo omicidio e del relativo “processo del secolo” procede piatta e monocorde, senza emozione o tremolio di penna di fronte all’efferatezza del crimine e ai due spocchiosi figli di papà che ne furono autori. Ciò che penalizza Compulsion , e lo rende così scialbo, è essenzialmente la mediocre qualità di scrittura, che mi ha fatto pensare ad un tema scritto da uno studente diligente e volenteroso, ma inesorabilmente poco dotato. Se si può riconoscere un valore al libro è nel suo essere documento di un epoca e di una giurisprudenza goffamente alle prese con i primi vagiti della nascente psicoanalisi freudiana. Ma è un po’ poco, a mio parere.
Segnalo che i due assassini (che in Compulsion sembrano due ragazzini graziosamente confusi) hanno ispirato Funny Game di Haneke (uno dei pochi film che mi hanno procurato un vero e imbarazzante attacco di panico al cinema)
Gran bella ricostruzione, rigorosa e romanzesca insieme, di un clamoroso fatto di cronaca, nella Chicago degli anni ’20. Prototipo del romanzo-verità e del realismo americano. Racconto di impostazione giornalistica, ma solo nella confezione, nella veste stilistica. Per il resto lo scavo dei fatti e dei tipi umani è da letteratura vera e di quella buona. Per collocare contesto e sostanza qui basti qualche coordinata temporale: siamo a pochi decenni dopo Nietzsche, negli anni della nascita della psicanalisi e della prima irruzione dei periti psichiatrici sulle scene processuali, qualche decennio prima di "A sangue freddo" di Capote, parecchi decenni prima dell'assassinio di Marta Russo, tanto per richiamare anche un fatto dei nostri anni a cui viene da pensare. Garantita la piacevolezza della lettura; una bella tensione narrativa e una gran ricchezza di spunti di riflessione. Forse le pagine processuali dominate da quelli che allora chiamavano “alienisti” danno qualche pesantezza se non si è interessati al linguaggio e ai temi della psicanalisi, ma interessanti lo sono di sicuro. E l’arringa dell’avvocato difensore, rimasta celebre e incentrata sul tema della pena di morte, della colpa e dell’espiazione, da sola vale il prezzo del libro.
I read this book when it first came out and it is one that has staying power over the years. The dark investigation of hubris, narcissism and sociopathy keep the reader enthralled from beginning to end. We keep asking ourselves 'How could this happen?' 'It's not possible' we think. But it is. This story is based on a true incident and Meyer Levin has caught it all in his novel.
I think this book points to something that is important for everyone to realize. It's not how smart you are, but how good you are and what good deeds you do. IQ is not the measure of a good man or a bad man. It is only one descriptor.
Murder, mayhem and horrible acts can just as easily be enacted by a genius as by a mentally challenged individual. There is no book I've read that points this out as well as 'Compulsion'. It remains just as fascinating the second time around as it was the first. It is a serious, horrifying and excellently written novel that portrays the dark side of human nature.
Compulsion è un libro difficile da definire perché sì, è un libro di true crime, ma narrato più come se fosse un romanzo, pure i nomi delle persone coinvolte sono di fantasia. Diviso in due parti – il delitto prima e il processo poi – narra la storia di Leopold e Loeb che negli anni ’20, a Chicago, hanno ucciso, senza un apparente motivo, un ragazzino. Ricchissimi e con un QI molto più alto della media, i due erano convinti che si potesse eseguire l’omicidio perfetto. Omicidio talmente perfetto che – non si sa bene come, o forse la domanda da porsi è “perché?” – i due hanno seminato tracce a destra e a manca. Forse proprio con l’intento, inconscio, di farsi scoprire? A narrare i fatti è Meyer Levin, all’epoca aspirante giornalista – fatto curioso: conosceva entrambi i ragazzi – a cui bisogna pure dare il merito di aver fatto scoperte e collegamenti essenziali per la risoluzione del caso. In ognuno di noi, infatti, alberga una strana fede nel castigo. Se una persona viene colpita dalla sfortuna, di certo dovrà aver commesso qualche peccato. E così la vittima diventa immediatamente colpevole. Inutile dire che per chi è appassionato non solo di true crime, ma anche di psicologia, questo libro è davvero molto interessante e – non fraintendetemi – affascinante. Leopold e Loeb sono di difficile interpretazione, hanno delle personalità molto complesse, complicate, e sebbene abbiano un quoziente intellettivo superiore alla media, è innegabile la loro mancanza e/o deficit nelle capacità relazioni ed emotive. Sono stata catturata fin da subito da questa storia, ma anche dalla narrazione di Levin, che ci inserisce pure pezzi di vita privata (non per ego, ma perché quei pezzi privati sono comunque collegati al caso e/o a Leopold e Loeb). La parte inerente il processo l’ho trovata un po’ zoppicante in alcuni punti, d’altronde penso che nei libri di questo tipo sia la parte più difficile da rendere avvincente, il rischio di cadere nella noia è dietro l’angolo. Ora, non mi sono mai annoiata, ma ci sono punti più deboli di altri, questo sì. Ve lo consiglio? Assolutamente sì. Per quanto la tematica sia disturbante, secondo me è interessante vedere come si dipanano nelle pagine i pensieri e le azioni di questi due ragazzi. Si affrontano poi tematiche sempre attuali nella parte inerente il processo, come la pena di morte, l’infermità mentale e la malattia mentale. Perché non si legge, perché non si studia, perché non si pensa, invece di evocare ciecamente la morte? [Nel caso vogliate sapere qualcosina in più sulla vita di Leopold in carcere (anche se quello non è il focus principale), vi consiglio un graphic novel bellissimo: L’incidente di caccia.]
Un romanzo che racconta un fatto vero avvenuto a Chicago negli anni '20: l'uccisione, senza alcun motivo, quasi per gioco e pura sfida alla società, di un ragazzino scelto a caso da parte di due minorenni della high-society USA, ricchi e con un QI elevatissimo. Levin è molto bravo a scavare nella psicologia dei due, delle famiglie e degli avvocati e a sollevare importanti interrogativi morali. Memorabili le due arringhe finali dell'accusa e della difesa. Non amo i libri lunghi, ma stavolta le 600 pagine mi hanno preso, dalla prima all'ultima.
Un viaggio vertiginoso negli abissi della psiche e nelle ombre più oscure dell'intelletto umano. Cosa spinge due giovani prodigi, dotati di una mente brillante e di un mondo intero da conquistare, a compiere un omicidio? Non per vendetta, non per rabbia, ma per puro divertimento, come un esperimento freddo e calcolato. Ogni aspetto delle loro vite viene spogliato e analizzato in profondità, ogni mossa del loro piano ha una precisa e agghiacciante spiegazione psicologica. Un processo inquietante, culminato in un'arringa che lascia con il fiato sospeso dall'inizio alla fine.
Dimmi che ghiandola pineale possiedi, ti dirò chi sei. La ghiandola pineale ha la forma di un piccolo pinolo (pineale viene da pinolo immagino...) che pesa circa un grammo ed è situata al centro dei due emisferi cerebrali. Non è da sottovalutare come ghiandola. Non solo perché Cartesio la definisce il punto di contatto tra la res extensa e la res cogitans e in una filosofia (la sua) improntata ad un ferreo dualismo rappresenta un cedimento teorico di non poca rilevanza, è un po' come Il terzo occhio dai poteri superiori, sede della spiritualità. Quindi dobbiamo occuparci e coccolare la nostra piccola pineale. È come la prostata, se subisce un processo precoce di ispessimento sono guai...e questa non è più filosofia ma medicina; produce la melatonina quell'ormone che assolve alla funzione cicardiana, ciclo veglia - sonno, e una sua alterazione causa disturbi del sonno. Riimedi per mantenere bella e sana la nostra cara ghiandola pineale? Esistono e vivono a Bruxelles, sono tanto ovvii quanto (alcuni) un po' difficili da esperire: risate, sesso, amore, sole, suoni di una determinata frequenza e una buona attività di meditazione.
Cosa c'entra tutto ciò con CompulsionC'entra ma diciamo che in primis avevo più voglia di parlare di Cartesio che di questo libro e mi sono divertita a scrivere queste innocenti amenità pineali.... In secundis in uno dei due componenti della diabolica coppia omicida viene riscontrato dalla perizia medico legale, appunto, un difetto nella ghiandola pineale. Quindi altro che notti insonni....qui si rischia addirittura l'omicidio (di commetterlo....intendo). Compulsion ben prima di A sangue freddo che fu libro scuola di cronaca giornalistica di un delitto .
Meyer che è un giornalista dell'epoca racconta con una logorrea, precisa, didascalica un po' ripetitiva e che personalmente mi ha fatto spesso sbadigliare (dalla noia?) come due rampolli di due altolocate famiglie della Chicago degli anni '20, eccellenti studenti al college, pianificano per più di un anno un delitto di un ragazzino di 12 anni. Il delitto che avrebbe dovuto essere il delitto perfetto e che invece si rivelerà una concatenazione di errori, di leggerezze, incredibili. Un delitto senza movente, per gioco. Raskolnikov aveva un movente, la povertà è sempre un movente, l'amore è un movente il tradimento lo è, non se ne esce: si uccide sempre per amore, denaro o brama di potere.
Judd Steiner e Artie Straus non hanno movente. Judd Steiner: complesso di onnipotenza, complesso edipico, ghiandola pineale calcificata, cerca la propria identità sessuale, continuerà a negare i dati reali spiacevoli per sprofondare con un certo sollievo nel regno dell'irrealtà e della fantasia.
Artie Straus: scisso brillante, apparente tombeur di giovani liceali, eccellente studente di college, dall'altro un demonio, il suo narcisismo lo spinge ad una forma di superiorità data dal fatto di sapere ciò che altri ancora ignorano (il suo delitto), ne gode e inconsapevolmente farà di tutto per farsi scoprire. Sono due ragazzi che soffrono di un forte deficit emotivo, personalità caratterizzate da: paranoia egocentrismo, uno spiccato egoismo, hanno caratteri dominanti, tendenti ad una forma di superomismo, piuttosto anafettivi e con probabili ambiguità in ambito sessuale.
Le teorie di Freud si stanno affacciando oltreoceano, si è ancora poco abituati a parlare in termini di simboli, e la psicoanalisi diventa un nuovo strumento di indagine nelle mani dei periti medico legali e durante il dibattito in aula tra procuratore, difesa e gli alienisti di parte (psichiatri), dibattito giudiziario prolisso e irto di tecnicismi, anche se l'arringa finale della difesa è uno straordinario e commovente essai di diritto e umanità di degna nota.
Un caso e un processo che forse per la prima volta vede due colpevoli, rei confessi, come due casi clinici da studiare mettendo in luce i più profondi recessi della loro menti malate e sofferenti.
Compulsion, the #3 bestseller in 1957, is a fictionalized account of a crime and trial which actually happened in Chicago in the 1920s, known as the Leopold and Loeb case. Two teen aged boys from wealthy families kidnapped and killed a young boy and were eventually sentenced to life imprisonment. It was sensationalized in the media of the time as "the crime of the century" and "the trial of the century." Meyer Levin was a cub reporter for a Chicago newspaper at that time and got to know the boys, the story and even the defense lawyer, Clarence Darrow. Thirty years later he wrote Compulsion, both as a novel and a play. It was also released as a film in 1959.
The book is well written and though long, held my interest. I believe it is the first in the True Crime genre which was followed by books like In Cold Blood by Truman Capote and The Execution's Song by Norman Mailer. The tale is told from a psychological viewpoint. Psychology and psychiatry were new subjects in America in the 1920s and I have seen the penetration of these ideas into both American and European literature as I have been reading through the fiction of the 1940s and 1950s.
Psychiatric evaluations of the two youth by alienists, as they were called then, are submitted in the trial by both the prosecution and the defense. Along with psychoanalytical thinking one always has sex, thanks to Freud, and Compulsion is full of it. The boys were homosexually involved as well as fixated on sexual encounters with women. They each had strained relations with both of their parents. The explicit language is a wonder, since Lady Chatterly's Lover and The Tropic of Cancer were still banned books until 1959.
In fact, the top three bestsellers of 1957 are all about sex: By Love Possessed, James Gould Cozzens at #1 and Peyton Place, Grace Metalious at #2. The "sexual revolution" may not have become mainstream for another decade but its seeds were sprouting in that ostensibly bland 1950s decade, especially during the latter years.
Straightforward and entertaining retelling of the Leopold and Loeb murder case, somewhat overwrought in tone and would have benefited from being shorter. I didn't care for the disclaimer that the first person narrator who witnessed the events stated upfront that he would invent dialogue and interactions to cover situations he couldn't have known; the attempt to have it both ways with both first and third person narrator seemed like cheating to me. Pick one and work within that limitation.
Quando finisco un libro che ho amato, mi viene istintivo accarezzarne la copertina; Comuplsion ha meritato un bacio. Non dico altro se non di leggerlo assolutamente. Sono 588 pagine in corpo piccolo ma meritevolissime di attenzione
5++++ Penso che non sia un compito facile scrivere un libro così accurato nella descrizione dei fatti e allo stesso tempo così avvincente, ma Levin, per quanto mi riguarda, ci riesce alla grande. Leggendo le sue parole viene facile ricostruire le immagini nella propria mente, immedesimarsi nei personaggi, osservare i diversi punti di vista, come se si stesse guardando un film, anzi, quasi come se si stesse davvero assistendo agli eventi. Nonostante la mole del libro sia abbastanza notevole, neanche una pagina risulta di troppo in quest’opera pazzesca in cui tutto viene messo con maestria al suo posto, un capitolo dopo l’altro. Non può che rientrare tra i libri più belli che io abbia mai letto.
Description: The basis of the award-winning film starring Orson Welles, 'Compulsion' gives a shocking fictionalized account of the Leopold-Loeb murder case, in which two young graduates of the University of Chicago kidnapped and killed a child for the intellectual challenge.
Beautiful, beautiful writing. Easily some of the most gorgeous prose I've ever read about philosophy, religion, and motivation. Took a bit too long to read for my liking, but I'm very glad I read this. Some of my favorite lines:
"Even the most expert alienist finds it difficult to put his finger on the border line between sanity and insanity. Lots of people walk around with delusions and compulsions and go through life tending to their business, and who knows at what point they should be called mentally sick?" (375)
"Oh, Sid, we think we understand so much, and we don't see anything, even in those we love..." (387)
"No one knows what will be the fate of the child he gets or the child she bears; the fate of the child is the last thing they consider. This weary old world goes on begetting, with birth and with living and with death; and all of it is blind from the beginning to the end." (433)
"I am not pleading so much for these boys as I am for the infinite number of others to follow, those who perhaps cannot be as well defended as these have been, those who may go down in the storm and the tempest, without aid. It is of them that I am thinking, and for them I am begging of this court not to turn backward toward the barbarous and cruel past." (439)
Felicissima di aver letto questo true crime, che pone l'attenzione sul vissuto e sulla personalità degli assassini, un po' meno sull'atto omicida in sè. Andiamo a scavare nelle zone recondite della loro infanzia e adolescenza, facendoci riflettere su quella tanto discussa linea di demarcazione tra normale e patologico.
Der Clara zu Liebe schreibe ich meine erste Review. Das Buch war gut, einen Stern musste ich abziehen, da es sich ab der Hälfte sehr gezogen hat. Die psychologische Analyse der Charaktere war für mich als Hobbypsychologin höchst interessant. Die Gerichtsverhandlung war für mich als Jurastudentin natürlich auch höchst interessant. Am interessantesten fand ich jedoch, einen Einblick in die Ansichten und Denkweisen der Gesellschaft von vor 100 Jahren zu bekommen.
I adored this telling of a true-crime in the form of a fictional prose. Levin writes in a really compelling, atmospheric manner, and structures the story in a really strong way.
I wholly enjoyed this, and my experience was even more heightened by knowing the eerie connection between this book and Ian Brady!
Titolo: Compulsion Autore: statunitense (1905 – 1981). No fiction novel.
L’autore aveva seguito il caso da studente con ambizioni giornalistiche. Trent’anni dopo si reca in carcere ad intervistare Nathan Leopold su incarico del tribunale che deve decidere se concedere la libertà condizionata. Richard Loeb in carcere c’era morto. Da questo nasce il libro. I nomi sono modificati visto che l’autore ricrea dialoghi, pensieri, piccoli episodi. Ma è rigido su tutto il resto, dai fatti alle testimonianze, al processo. Le valutazioni psicanalitiche (Al di là del principio del piacere è del 1920, appena ieri) sono più acute e mature di molti tristi interventi televisivi di oggi. Splendida l’arringa del difensore. Chicago, 21 maggio 1924. Un mondo di minorenni, ricchissimi, un ragazzino morto senza movente, vittima scelta al caso, e due colpevoli dal percorso scolastico brillante per uno, geniale per l’altro. Loeb è affascinante, pieno di ragazze, stravagante. Leopold è attratto da Loeb, ma più che un latente istinto omosessuale, è un’attrazione fatale verso una personalità dominante. La follia a due che unisce i ragazzi è stata possibile solo tra loro. Entrambi affascinati dal pensiero nietzschiano del superuomo, al di sopra della legge. Se è possibile che un delitto sia decadente, questo lo è. La ricostruzione di un ambiente e di un’atmosfera è affascinante. Nonostante la mole e una apparente lentezza rispetto ad una certa produzione di massa (cosa che questo libro non è), è interessante e appassionante. Perlomeno lo è stato per me. N.B. scrivere questa specie di commento mi è costato molto. Mi sento una lettrice sopravvissuta.
Prima ancora di A SANGUE FREDDO di Truman Capote, Compulsion ha dato inizio ad un nuovo genere letterario il romanzo-verità. Compulsion racconta la tremenda ed efferata vicenda di cronaca nera di due studenti medioborghesi, molto acculturati, che all'età di soli 18 anni prendono l'amara decisione di commettere un delitto atroce, brutale, "per sapere che effetto faceva". I due studenti, gongolano all'idea di aver commesso quello che verrà definito da tutti il delitto perfetto, tranne per un particolare che si fanno sfuggire. Sarà che una piccola parte di rimorso recondita ha fatto sì che commettessero quel grossolano errore, che li porterà alla cattura? I due studenti Leopold e Loeb che all'interno del romanzo troviamo con nomi fittizi, affermano che il loro delitto era stato compiuto per dimostrare una tesi, ovvero che il superuomo descritto da Nietzsche è superiore alla legge, a tutti e quindi per far si che possa definire l'omicidio un delitto puro è necessario che venga compiuto da un superuomo, non spinto dai sentimenti e i bisogni miseri umani come, per esempio Raskolnikov in delitto e castigo. Compulsion è diviso in due parti principali la prima entrerà nella psicologia dei due artefici del delitto, in cui Levin ricostruisce la loro vita, il loro rapporto, la loro quotidianietà fino al delitto, la seconda apre le porte al processo definito "del secolo" che vede l'influenza delle loro famiglie benestanti che faranno di tutto per far sì che ai loro prediletti venga assicurata la pena per infermità mentale. Di bell aspetto, ricchi, giovani, cosa gli mancava? Perché hanno commesso questo brutale omicidio? Che dietro le mura solide della loro società medio borghese si aggiravano traumi infantili? Compulison solleva interrogativi ancora oggi pur essendo stato scritto nel 1956, una critica feroce alla società americana ed hai processi giudiziari, palesemente corrotti, dove la giustizia trionfa davvero raramente. Un romanzo attuale, un grande classico, non potrete far a meno di leggerlo, unica nota negativa avrei preferito, verso la fine un cento pagine in meno, Levin è stato un po' prolisso. Oltre questo si può facilmente gridare al capolavoro.
3.5 stelle. Prima parte troppo calcata verso l'aspetto romanzato, non mi è piaciuta granché. Seconda parte quella processuale decisamente più interessante e con taglio più giornalistico. Per chi come me ha letto A sangue freddo di Capote trova quest'ultimo migliore da un punto di vista letterario, da qui "una valatazione" più bassa. Dico solo che l'arringa finale dell'avvocato Wilk per il livello di disamina e del perché lo Stato debba abolire la pena di morte è da 5 stelle!
Che delusione. Mi aspettavo che questo libro mi piacesse molto di più, visto che mi è stato consigliato da chiunque l’abbia letto. Invece non l’ho apprezzato affatto, il voto onesto sarebbe una stellina, ma allo stesso tempo non posso ignorare che oggettivamente è un libro da minimo 4 stelline. Non ha difetti oggettivi, ma a me non è importato assolutamente un tubo di quello che si è raccontato in 580 prolisse pagine che in pratica approfondiscono gli eventi già descritti nel prologo. Il fatto che da subito si sapesse chi era stato a compiere l’omicidio, come e perché mi ha tolto la curiosità di leggere i minuziosi dettagli, i pareri degli esperti, le quisquilie inutili su cui l’autore si è soffermato tanto. Mi ha tremendamente annoiata.
Won this from Firstreads.. I was really excited when I found out I won this one, as I've wanted to read it for quite a while. I think that fact may have contributed to my feeling quite let down at first. I couldn't get into it, took a really long time to get through the first 100 pages. After that it picked up, and met my expectations. Definitely recommended for anyone interested in the Leopold/Loeb case.