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Lo que yo llamo olvido

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Un hombre entra en un supermercado en el interior de un gran centro comercial de una ciudad francesa, roba una lata de cerveza y es detenido por cuatro empleados de seguridad que lo arrastran hasta el almacén y lo matan de una paliza. Este sucinto hecho de la página de sucesos es narrado por Mauvignier en una única frase, un flujo de palabras ininterrumpido, con una tensión que llega casi hasta el espasmo, para relatar esa media hora en que acaba de forma insensata una vida, para hacer el relato minucioso de una muerte absurda, para no olvidar, para hacer que nos indignemos.

64 pages, Paperback

First published March 3, 2011

6 people are currently reading
240 people want to read

About the author

Laurent Mauvignier

30 books137 followers
Laurent Mauvignier was born in Tours (France) in 1967. He graduated from the Beaux-Art (plastic arts) in 1991.

He has published several novels with the Editions de Minuit and his books have been translated in several countries, among them In the Crowd by Faber and Faber (2008). His novels try to map out reality while confronting what cannot be voiced and the limits of what can be said.

His words attempt to articulate absence and sorrow, love and lack; their endeavour is to hold back what sifts through the fingers and through the years.

Source: http://www.laurent-mauvignier.net/en/...

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Displaying 1 - 30 of 59 reviews
Profile Image for Orsodimondo.
2,458 reviews2,434 followers
October 4, 2023
LA LEGGE DEL MERCATO



Il personaggio principale, e tutto il fatto, sembra preso da una notizia di cronaca (e in effetti lo è, Mauvignier non cita mai espressamente, ma si riferisce a quanto accaduto a un uomo di 25 anni nel centro commerciale Part Dieu di Lione, all’interno del supermercato Carrefour, tra natale e capodanno del 2009): il tizio entra nel supermercato, prende una lattina di birra, la apre e la beve; probabilmente è vestito in modo da far capire subito che potrebbe non avere i soldi per pagarla – quattro vigilantes lo circondano, lo spingono nel magazzino e lo massacrano di botte fino ad ammazzarlo.
Tutto qui, niente di più e niente di meno. Neppure una storia: e infatti il titolo originale è Ce que j’appelle oubli, solo nell’edizione italiana è comparsa la parola ‘storia’.
Solo un pretesto.

description
Ce que j’appelle oubli,

Laurent Mauvignier sa bene che la storia che racconta non ha più importanza del modo come la racconta, sa bene che quello che i suoi personaggi dicono ha la stessa importanza di come lo dicono.
E così, questa volta, l’incipit inizia con una congiunzione, una semplice ‘e’, che ci porta direttamente dentro, collega a quanto il narratore sembra averci già raccontato, come se fosse un discorso avviato, un flusso che neppure la copertina del libro può arginare:
e il procuratore ha detto che un uomo non può morire per così poco, che non è giusto morire per una lattina di birra che uno ha tenuto in mano troppo a lungo.

Come se stesse proseguendo un discorso che stavamo facendo, mentre invece il narratore non si rivolge a noi, ma al fratello del personaggio principale.
E prosegue senza interruzione, con un solo punto fermo alla fine, per il resto un unico flusso di racconto, come un torrente in piena, la piena dell’emozione, dell’indignazione, del dolore. Un fiume di tensione.

description

Mauvignier ci fa sentire che mentre l’uomo moriva, la vita del supermercato, e quella del resto del mondo continuava indisturbata, dare e avere, carrelli riempiti e svuotati, scontrini battuti e saldati.
Ci fa sentire che a uccidere non è stata solo la brutalità dei vigilantes, quell’uomo era già ‘morto’ (dimenticato) per l’indifferenza e il disprezzo negli occhi della gente incrociata ogni giorno.

E così, Mauvignier trasforma un trafiletto di cronaca, di quelli destinati all’oblio (e quindi al silenzio), in cinquanta indimenticabili pagine di Letteratura, in parole che penetrano a fondo come una lama, fredda appuntita tagliente.

description

PS
La legge del mercato è un bel film francese del 2015 di Stéphane Brizé in cui il bravo protagonista Vincent Lindon perde il lavoro in fabbrica, e ritrova un salario lavorando come vigilante di un supermercato, ma non ritrova la dignità, perde la misura della sua umanità, finché…

description
Profile Image for Maria Thomarey.
579 reviews69 followers
January 4, 2016
Ζούμε σε μια εποχή λήθης . Και έλλειψης : ελπίδας , ανθρωπιάς , ντροπής , συνείδησης. Ο Ουγκό . Και οΓιαννης Αγιάννης του ,μπροστά σε αυτό το ελαχιςτο ελαχίστων σελίδων βιβλίο , μοιάζει παιδικό παραμύθι .
Profile Image for Óscar Brox.
84 reviews23 followers
May 9, 2017
Lo que me gusta de Mauvignier es su interés por el ritmo. En esta novela corta, escrita sin puntos, uno se siente zarandeado continuamente por el autor, chocando con todos esos elementos (familiares, sociales, políticos e íntimos) que configuran el retrato de alguien que ha muerto. O, mejor dicho, que tratan, como en una tentativa, de acercárnoslo. Como si pudiéramos verlo. Quizá porque Lejos de ellos me gustó bastante, me da la sensación de que Mauvignier se siente cómodo narrando historias familiares sobre todo aquello que ya no está, que ha dejado de existir o que se consume a toda velocidad en el fuego del tiempo. Que es lo que hace de este libro una experiencia más intensa, a medida que el ritmo con el que caen las palabras nos recuerda la brevedad del relato, del recuerdo del hermano muerto, del olvido al que tarde o temprano se verá condenado. Como tantas otras cosas que pasan, que desaparecen, y de las que día tras día intentamos acordarnos como si, en el fondo, nada hubiese cambiado. Es eso lo que me parece más conmovedor de este libro; el esfuerzo de su autor por trasladarnos a ese momento, a ese último instante, antes de que todo cambie. Antes de que la vida se abre camino y el cuerpo amado, querido, cercano, nos quede demasiado lejos. Y con él su memoria, absolutamente inaccesible.
Profile Image for Panagiotis.
297 reviews154 followers
August 1, 2017
Αυτό που ονομάζεις λήθη ο Μοβινιε εγώ ονομάζω ζωή. Με όλα της τα στραβά και τα ανάποδα πρέπει να αντιμετωπίζεται με χιούμορ, καυστικότητα και φαντασία. Τούτο εδώ το γραπτό, εμποτισμένο από μια καθημερινή τραγωδία, προσπαθεί με έναν χειμαρρώδη λόγο να ανασυστήσει στα μάτια του αναγνώστη την χαρά και την λύπη των ζωών μας.

Πόνος δίχως έλεος να κοπανάει τους αναγνωστικούς μου νευρώνες, δίχως κανένα μυθοπλαστικό σκέρτσο να δικαιολογεί τον κόπο του συγγραφέα.

Για τον κόπο του και την συνέπειά του και την καλή του την καρδιά να ασχοληθεί με τούτο το θέμα που, όπως λέει, πέρασε στα ψιλά γράμματα των εφημερίδων, του δίνω το δυαράκι του.
Profile Image for marco renzi.
299 reviews100 followers
August 10, 2017
"Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte"

Una coltellata alla schiena; o al fegato, come preferite.
Un pugno nei denti ben assestato, di quelli che ti fanno assaporare il sangue. Ecco cosa potrebbe rappresentare questo piccolo grande libro.

Mauvignier, in poco meno di sessanta pagine, per mezzo di un'unica frase che costituisce l'inarrestabile flusso narrativo, ci racconta la storia di un uomo che entra in un supermercato, ruba una lattina di birra - o la tiene in mano per troppo tempo senza pagarla - e che, poco dopo, muore: ucciso da due vigilantes, a forza di botte.

A parlare è un narratore esterno che chiama in causa il fratello della vittima, colui che poi dovrà riconoscere il cadavere.
La voce narrante ricostruisce la vicenda, ne evoca i momenti più crudeli e ingiusti; riflette e pone domande implicitamente anche al lettore; su tutte: è possibile che un uomo possa morire per così poco, per una lattina di birra?
A quanto pare, sì.

Con un linguaggio scarno ma intenso, con una prosa eccezionale che non dà tempo a chi legge di riprendere fiato, lo scrittore francese dedica il suo romanzo breve/racconto lungo a tutti gli Stefano Cucchi e i Federico Aldrovandi del mondo.

Un grido privo di piagnistei, senza fronzoli o retorica, che si legge in un attimo ma che porta a termine con maestria il suo scopo: quello di scolpirsi nella memoria.

Doloroso e necessario.
Profile Image for Xenia Germeni.
339 reviews44 followers
July 31, 2017
Πόση αλήθεια και βία κρύβεται μέσα σε ένα πεζογράφημα ; Καμία λήθη...
Profile Image for Delphine.
292 reviews26 followers
July 5, 2011
Il est très difficile de décrire ce court roman qui se lit d'une traite et d'où l'on sort essoufflé (le fait qu'il s'agisse d'une longue phrase de soixante-deux pages n'y est pas pour rien!)
Le point de départ: à Lyon, en 2009, un homme boit une canette de bière en plein supermarché. Aussitôt saisi par les vigiles, il est entraîné à l'écart et tabassé à mort. L'excuse de ses bourreaux: il les aurait insulté et son coeur était faible et aurait lâché. Mensonges bien vite écartés par la vérité scientifique des médecins légistes.

Mais bizarrement, l'élément le plus choquant ouvre ce roman: "et ce que le procureur a dit, c'est qu'un homme ne doit pas mourir pour si peu, qu'il est injuste de mourir à cause d'une canette de bière…" Dans un pays où la peine de mort a été abolie il y a trente ans, qu'est-ce qui serait considéré comme une cause valable de tabassage à mort? Telle est la question centrale de ce roman.

Le narrateur s'adresse au frère de la victime et, peu à peu, le lecteur devient partie civile, le narrataire du récit. L'injustice même des paroles du procureur nous frappe dès les premières lignes in medias res. C'est sûrement cela un vrai texte révolutionnaire, une petite chose qui en dit long sur toute une société aveugle à la misère e
Profile Image for Lila Dimaki.
170 reviews45 followers
December 23, 2015
Εξαιρετικό βιβλίο εμπνευσμένο από πραγματικό γεγονός και με ειλικρίνεια,ρεαλισμό, ευαισθησία και πηγαία εξομολογητικότητα καταγγέλλει πως "το μεγάλο αίνιγμα του ανθρώπινου βίου δεν είναι ο πόνος αλλά το κακό".
Profile Image for Nina.
23 reviews4 followers
February 14, 2023
Ich habe das Buch vor einer Minute fertig gelesen. Hab ich einen Plan was passiert ist? Nein.
Profile Image for Χρύσα Γιαννοπούλου.
60 reviews12 followers
April 5, 2023
Ένας σπαρακτικός χείμαρρος χωρίς τελεία μέσα σε εβδομήντα σελίδες για το πραγματικό ή όχι τέλος των ζωών εκείνων που στερήθηκαν.
Μια κραυγή να σωθείς όντας ανίκανος να αντιδράσεις.
Μια κραυγή να σωθείς όντας παραπλανημένος ότι μπορείς να αντιδράσεις.
Οι δυο πλευρές του ίδιου κακού.
7,002 reviews83 followers
February 1, 2016
Difficile de critiquer ce livre, livre qui consiste en fait à une phrase de 62 pages. On y traite d'injustice, de brutalité (extrême) policière et de d'échec humain. Le tout peut sembler intéressant, mais malheureusement, malgré le sujet brutal et touchant décrit, tout tombe un peu à plat, par un manque de contenu, un style qui nous accroche assez difficilement et un attachement au personnage réussit (considérant la longueur du texte) mais pas très solide. Je crois que l'idée était très bonne, mais que cela aurait été mieux rendu dans un livre un peu plus long, pour aller chercher plus de profondeur.
Profile Image for Hajer.
693 reviews
November 6, 2025
une lecture en apnée, un ton tragique qui nous happe dès les premières lignes, un texte très émouvant.

''ma mort n’est pas l’événement le plus triste de ma vie''
Profile Image for Shan.
213 reviews10 followers
May 29, 2022
AltamenteConsigliato---AltamenteConsigliato---AltamenteConsigliato---AltamenteConsigliato---AltamenteConsigliato---AltamenteConsigliato---

Storia di un oblio
di Laurent Mauvignier #LLCChallenge2022 #categoria35 Un libro di una casa editrice che ami. (12/50) Il racconto inizia senza una maiuscola, come se si iniziasse ad ascoltare un discorso già in corso, il narratore sembra essere un testimone dell'accaduto e conoscere la vittima, non ci sono punti nello scritto a torrente scrosciante, i punti esclamativi o interrogativi sì ci sono, ma non sono mai seguiti da maiuscole. La scena del ragazzo che prende dagli scaffali la lattina e poi la beve e poi arrivano i poliziotti che lo prendono in 4, viene descritta più di una volta, quasi in maniera cinematografica, come se si avesse bisogno di un rewind o di una slow motion per capire meglio la storia. Si ha anche l’impressione che chi sta narrando la storia sia un uomo di colore, che sta vomitando informazioni senza fermarsi, che le stia quasi rappando, scrivo di colore perché sembra un personaggio di un film di Spike Lee, non è specismo, c’è questo racconto che continua a prenderti la testa, chi parla sembra non voglia arrivare al dunque e l’ansia sale, in questo momento siamo lì, accanto al narratore e non possiamo fare nulla... nulla. Il fatto narrato è un’opera di fiction, scritto nel 2012, che prelude ad un esito tragico, ma non può che riportarci alla memoria la vicenda vergognosa di George Floyd, accaduta a Minneapolis nel 2020, l’uomo fu soffocato da una manovra usata per immobilizzarlo. Un poliziotto premette con il ginocchio sul petto e sul collo di Floyd, quest’ultimo era schiacciato a terra, stava esalando gli ultimi respiri vitali e con un filo di voce li pregava di smettere (erano 4 agenti): “non respiro, non respiro”, nonostante questo l’agente continuò a premere fino ad ucciderlo. Tornando al racconto, il ragazzo viene prelevato dagli agenti della security, il resto è fin troppo realistico e ingiusto allo stesso tempo “dai, cammina, cammina […] lui non guarda a lungo, non si ferma e subito ci sono le mani sulla schiena, che diventano schiaffetti, non ancora sberle, cammina, e in bocca non ha ancora grida per chiedere dove lo portano, cammina, perché lo portano così lontano, non nel locale della security ma da un’altra parte, più lontano […] non sa quando arriva il primo schiaffo in faccia ma sa che a un certo punto non si può più andare avanti, di fronte c’è un muro di scatolame, si volta e schiva i primi colpi, prova a dire basta voglio andare via, lasciatemi, sa che lo massacreranno di botte, perché lo vede dalle occhiate che si scambiano per incoraggiarsi, si divertono, fanno finta di arrabbiarsi e lo trattengono, con le mani, le braccia, per le spalle, e una mano che lui cerca di evitare gli molla uno schiaffo, ma il più vecchio si arrabbia e gli dà del frocio e fa partire il pugno, il naso si rompe e il sangue gli cola fin sul labbro…” Il narratore si rivolge spesso al fratello che vive in una condizione agiata rispetto alla vittima, forse agendo sul suo senso di colpa. In questo caso, data anche la vicinanza geografica, l’accaduto si svolge in Francia, il parallelismo con le note vicende dei ragazzi uccisi in Italia dalla violenza di poliziotti e dei carabinieri senza scrupoli e senza etica, è d’obbligo, il passo seguente è struggente e non ho potuto fare a meno di pensare a ciò che hanno provato Ilaria Cucchi e la mamma di Aldovandi guardando le foto del fratello e del figlio senza vita : “vuoi capire perché le guance come le hai viste, la faccia come l’hai vista, in che stato hanno ridotto la vostra somiglianza – e pensare che ci tenevate tanto ma adesso è finita, la vostra aria di famiglia l’hanno lasciata sotto le suole delle scarpe”. Il narratore immagina che la vita scellerata, consistita di piccoli errori dovuti alla miseria ed alla solitudine, della vittima, poteva riservargli solo ancora qualcosa di buono: la speranza.
Libro minuscolo ma tanta tanta roba. Lo consiglio, senza dubbio.
2 reviews
January 23, 2022
« Il n’avait pas la force d’aller se doucher ou se raser à la piscine municipale et où je l’ai vu, parfois, oui, c’est arrivé, s’asseoir dans la gare et regarder les gens en guettant le premier qui lui donnerait vingt centimes, rêvant qu’il ne le fasse pas, qu’elle ne le fasse pas que personne ne songe à le faire basculer de ce côté là de la folie humaine, et en le voyant assis comme ça c’est moi qui courait pour m’enfuir alors qu’il attendait rien et ne demandait rien, redoutant tout, attendant quoi puisque personne n’est venu ni ne lui a demandé s’il voulait de l’argent, de l’amour, un sandwich, tous ils ont baissé les yeux parce qu’ils ont du travail qui attend et une pelouse à tondre ou des trains à prendre, des enfants qu’il faut aller chercher à la sortie de l’école et aussi parce qu’ils espèrent échapper à leur propre misère »
Profile Image for Tefi.
42 reviews
September 14, 2025
este pequeño libro nos enfrenta a lo que preferimos ignorar como sociedad: la violencia estructural, la indiferencia, la naturalización del abuso de poder.

una lectura incómoda, dolorosa, pero necesaria, porque nos recuerda que lo que llamamos olvido no es más que la voluntad de no mirar. cuántas veces podemos no mirar?
Profile Image for Andrew.
56 reviews1 follower
November 26, 2024
Un récit court mais poignant sur un humain oublié par notre société, sur l’injustice et l’abus de pouvoir
Profile Image for ΠανωςΚ.
369 reviews70 followers
June 3, 2015
Όταν μπήκε στο σούπερ μάρκετ, κατευθύνθηκε στα ράφια με τις μπίρες. Πήρε ένα κουτάκι, το άνοιξε και ήπιε. Τί σκέφτηκε καθώς έσβηνε τη δίψα του, αυτό δεν το ξέρω. Εκείνο όμως για το οποίο είμαι βέβαιος είναι ότι ανάμεσα στη στιγμή που μπήκε και στη στιγμή που τον σταμάτησαν οι φύλακες, κανείς δεν φανταζόταν ότι δεν θα ξανάβγαινε ζωντανός.

http://www.biblionet.gr/book/197889/M...

Στα ελληνικά από εκδόσεις Άγρα «Αυτό που εγτώ ονομάζω λήθη» - μετάφραση και επίμετρο Σπύρος Γιανναράς
Profile Image for Ángel.
Author 28 books31 followers
May 24, 2013
Inquietante libro escrito en un estilo audaz y original -todo en un solo párrafo- que narra con crudeza y lacerante dolor un suceso real ocurrido en Lyon en 2009. Así, Mauvignier hace de una nota oculta en un periódico, un revulsivo literario contra nuestra apatía, y espeluznante novela sobre el violento presente desolador que nos rodea.

Si estás saturado de este tema, como yo, este libro puede no ser el indicado.
Profile Image for Maurizio Manco.
Author 7 books131 followers
September 30, 2017
"[...] perché non sapeva che stava morendo, nei film sanno sempre che stanno morendo, ma dal vero non è così bello, non si è così belli, non si muore, non si fa niente, la vita si fa minuscola poi se ne va come un parassita che abbandona una carcassa ormai inutile, tutto qua, perciò non c'è tempo per le belle frasi o per le idee profonde e generose [...]" (p. 33)
Profile Image for Susana Punto Con.
58 reviews
January 2, 2021
Siento que el estilo está por encima del contenido. Un magnífico estilo. Curioso libro.
Profile Image for Nina JG.
227 reviews
December 12, 2025
«mais ça, il ne le dira pas, il ne dira rien, il les laissera avec un cadavre sur les bras car son silence est la dernière chose qui lui appartient, »

C'était court et intense, les scènes étaient glauques notamment par le détachement que l'auteur y apporte.
Je l'ai lu pour mon cours sur l'Histoire des écritures contemporaines, et c'était 61 pages très conséquentes et lues d'une traite.

Bref un extrait de mon DM :


Ce que j’appelle oubli se lit dans un souffle, au détour d’un supermarché, d’un rayon de bières, au milieu de la vie d’un homme, en plein dans une phrase : «et ce que le procureur a dit, c’est qu’un homme ne doit pas mourir pour si peu » commence le roman. “et” est une conjonction, elle est dans la phrase affirmative le signe de l’addition ou de la succession et sert à unir deux éléments du discours ayant la même fonction. Le récit commence délié. Sans début à connecter avec le reste. Sans majuscule autre que pour décrire un Caddie ou un monsieur Machin, le récit se fait dans un flot continu de pensée. Les seules ponctuations sont les virgules et les points d’interrogation, ou ces nombreux tirets cadratins. Aucun point, aucune phrase finie. L’auteur fait le choix de prendre cette histoire à la volée, comme ce que raconte ce récit d’un homme ordinaire, dans une situation initiale des plus banales. Il rentre dans le magasin s’imaginant ce qu’il va y faire, voir des animaux, toucher la cellophane. D’un coup, sans même réfléchir aux conséquences de ses actions, il a soif et ouvre une bière. D’un coup, sans même réfléchir aux conséquences de leurs actions, des vigiles, quatre, le prennent et l’emportent à l’abri des regards. A quatre ils le battent. A quatre, ils le tuent. Sans un mot, sans une plainte, dans un souffle, le héros meurt et la narration se fait. Dominique Viart évoque l’idée que cela serait une “stratégie du particulier”, propre aux romans sur les faits divers, et caractéristique du XXIème siècle : « C’est qu’en fait le discours – au sens linguistique du terme – compte plus que l’��vénement. Ce qui importe, c’est ce qu’on en dit, l’espace de parole qui exprime comment les faits se disposent dans une conscience, quelle est leur dimension – et leur résonance – subjective. »

Contrairement à ce qui sera revendiqué par les auteurs du crime, le tué meurt en silence. Ils n’ont pas cogné «parce que le type les insultait », il ne meurt pas en suppliant, il meurt en répétant «ils vont bientôt arrêter, tant qu’il peut penser il se dit, ils vont bientôt arrêter, ils vont bientôt arrêter ça » Le texte est à perdre haleine, comme cette scène fatale, le narrateur ne s'arrête pas, les assaillants non plus : «Je vais retrouver mon souffle » pense le jeune homme, avant de prononcer son dernier. Peu d’informations sont données sur la vie du personnage principal. Le narrateur est omniscient, et anonyme. Il ne mentionne son unicité qu’à très peu de reprises : «il y en a quelques-uns à qui il a tenu si fort, comme toi (je ne dis pas pour moi, je n’en suis pas sûr) ». Ce “moi”, là, précisément, appartient au narrateur, et pas à toutes les vies à qui il donne forme dans son discours. C‘est pourtant la seule fois du récit où il a une existence propre, autre qu‘être omniscient et externe. L’implication du ”moi” pourrait s’apparenter à celle de la victime, qui raconterai son propre récit, de façon externe. Elle pourrait être la mort personnifiée, à la manière du roman The Book Thief de Markus Zusak, qui expliquerait que le narrateur ne soit pas sûr que la victime l’aime, lui qui en était si terrifié. Cela pourrait aussi, plus plausiblement, être la voix de l’auteur, qui s’immisce et se demande si le tué aurait apprécié qu‘on écrive sa vie en commençant par sa mort. Il destine cette version de l’histoire au petit frère de la victime.

Comme le crime qui lui coûtera sa vie, le tué n'a pas prévu de voler. Mauvignier en revanche, a prévu son roman. Avec comme fil conducteur une écriture au plus proche du réel, il conte avec cynisme l’histoire d’un inconnu, d’un homme dont on ne se souvient pas, d’un oublié. «quand il allait sortir de l’oubli, ce que j’appelle oubli »,
il meurt, et n’en sort jamais.
Jusqu’à ce roman, qui fait plus que raconter sa mort, il parle de ses déceptions possibles, de ses rêves, de ses peurs. Il donne une voix à cet acteur délaissé de la société.
Sa mort n'est pas le moment le plus triste de sa vie comme le dit le narrateur lui même. Peut-être est-ce pour cela que le roman commence par sa fin et ne finit que par un tiret cadratin souvent associé à des quasis parenthèses. Ce n’est pas la fin de l’Histoire, seulement la fin de celle-ci en particulier.
Profile Image for Bruno.
1,153 reviews166 followers
September 3, 2023
“Il est mort d'une mort longue et douloureuse, écrasé par 330 kilos d'indifférence et de mépris”, verklaarde de advocaat-generaal, Fabienne Goget, op het proces. Zes tot acht jaar, had de advocaat geëist voor elk van de vier beklaagden, bewakingsagenten, die een jongeman van 25 hadden vermoord voor het stelen van een blikje bier ik de Carrefour van Part-Dieu. En terwijl de rechtbank hen wel degelijk schuldig achtte voor moord, kregen ze drie tot vier jaar gevangenis, waarvan de helft voorwaardelijk.

Dit boekje van Mauvignier, een kleine zestig bladzijden bestaande uit één enkele zin, is immers vrijelijk gebaseerd op ware gebeurtenissen. ‘Un fait divers’, zo staat het in de blurb omschreven, waarmee wordt gedoeld op de kleine berichtjes in de krant zoals er elke dag zovele zijn, en die soms worden gelezen maar altijd opnieuw worden vergeten. Mauvignier licht dit bericht eruit, verheft het tot literatuur, bijna als icoon voor de vele catastrofale faits divers die aan onze aandacht ontsnappen.
417 reviews7 followers
January 15, 2021
Un livre que je culpabilise un peu de ne pas avoir vraiment apprécié. D’un autre côté, il m’agace aussi de ce qu’il me culpabilise.
Le fait divers choisi est émouvant et choquant mais, justement, je me sens comme forcée à être émue et à m’indigner et cette utilisation du pathos me dérange. D’ailleurs, le choix du point de vue de la victime, supposée toujours parfaitement innocente et broyée par la force stupide sent un peu le « message » politiquement correct. Tout comme le détail des relations bisexuelles de l’homme dont je soupçonne qu’elles ont également une fonction de démonstration idéologique. Et cela me dérange aussi, comme si on essayait de me manipuler en me prenant par les sentiments.

Enfin, le point de vue externe et le choix de données vagues sur la victime (j’imagine pour qu’on s’identifie mieux) ont fait que je ne me suis pas vraiment attachée à elle et que je n’ai pas ressenti l’émotion que le livre essayait de me faire ressentir.
Profile Image for Rosana  - ro.lectora .
465 reviews6 followers
October 24, 2024
📚 ¿Cuánto vale la vida de una persona? ¿Qué límite tiene un castigo? ¿Quien puede erigirse como verdugo? ¿Cómo puede naturalizarse la violencia?
Son preguntas que me surgen de la lectura de este libro que, corto y efectivo, crece al mostrar un hecho trágico y, a través de él, denunciar desigualdad, injusticia, crueldad, desesperanza y desamparo.

📖 Escrito en un párrafo largo que parece no acabar nunca, la ausencia de puntos exacerba el relato y golpea de tal modo que nos obliga a parar y respirar. Indigna, duele, rebela por su exposición, cruda y sin pausa, de una realidad que parece no tener remedio en tiempos en que los objetos de consumo y las apariencias se aprecian más que la dignidad humana.

📖 Doloroso, contundente, estremecedor... ¡Muy bueno!
Profile Image for Luis Del Aguila.
199 reviews3 followers
November 24, 2024
Regular

Desde la perspectiva del narrador que le habla al hermano de una victima de un crimen sin sentido aparente se nos cuenta diferentes acciones pensamientos e incluso anecdotas de los hermanos. Escrita sin puntos ni pausas el relato se hace muy pesado por momentos y a pesar que se intenta ser de escritura dinámica el asesinato parece ser tratado de forma muy superficial, me refiero que desde un inicio le da tono de solemnidad al acto brutal y sinsentido y casi al final del libro lo deja para describir hechos banales y ese es mi mayor problema con el final.
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