Каждый из нас хотя бы раз в жизни думал, глядя на произведение современного искусства: "Я тоже так могу!" Тем не менее критики уверяют нас, что эти произведения - шедевры, а коллекционеры тратят астрономические суммы на картины, кажущиеся непонятной мазней, и скульптуры, напоминающие груды металлолома. Искусство ли это вообще? Известный куратор и художественный критик Франческо Бонами предлагает нам взглянуть на современное искусство без предрассудков: он объясняет, чем великий художник отличается от посредственного, почему Марсель Дюшан и Энди Уорхол выдержали испытание временем и почему многие работы современных художников крайне переоценены. И пусть нам кажется, что в прошлом веке искусство изменилось до неузнаваемости, - Бонами дает понять, что перед нами все то же старое доброе искусство и ничто иное.
Francesco Bonami is an Italian art curator and writer who is currently Honorary Director of Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in Turin. He lives in Milan and Manhattan, New York.
Il piccolo Pietrino delle scuole elementari era molto bravo a disegnare. E, crediateci o meno, non era per niente il preso male del cazzo che è oggi. Ho scoperto la mia dote con le matite un giorno durante le lezioni di italiano, in cui disegnavo i personaggi di una storia che è stata l’unica roba legata alla narrativa letta dal sottoscritto fino ai 18 anni, o una cosa così. Ricordo solo che uno dei personaggi era un indiano e lo facevo uguale alle illustrazioni dell’autore. Sarà stato il 99. Un paio di anni dopo, durante l’ora di Arte, avevo disegnato su un foglio A4 una pazzesca riproduzione di Scorpio dei Cavalieri dello Zodiaco, con tanto di dettagli dorati usando una di quelle penne che in quel periodo andavano tanto in voga. Ero talmente fiero di quel disegno, che quando sono andato in bagno uno dei miei compagni, probabilmente accortosi della mia fierezza, ha pensato bene di utilizzare quella stessa penna dorata per farci un bel pene lì dove sotto l’armatura ti saresti aspettato di trovarlo.
Poi la gente si chiede come mai sono diventato il preso male che sono oggi.
Come al solito sto divagando. Dunque dove eravamo? Sì, giusto: Arte Contemporanea. Chi di noi, almeno una volta nella vita, non ha mai pensato - guardando un opera di Fontana o qualsiasi altro artista contemporaneo - «Ma dai, potevo farlo anch’io!»? Siamo sinceri, lo abbiamo fatto tutti. Ed è questo il motivo che mi ha spinto a fiondarmi subito su questo titolo appena me l’hanno consigliato. Scritto bene e molto carino permette anche ai profani come me di imparare qualcosa in più sull’arte contemporanea. Liberamente organizzato in capitoletti brevi, l’autore ci racconta alcune delle più importanti idee dell’arte contemporanea. Passando dalle opere di Keith Haring a quelle Cattelan, tra Squali imbevuti in formaldeide e sanitari al contrario - cosi come altre follie poco comprensibili da chi pensa che l’arte si sia fermata al David - Francesco Bonami intrattiene con una voce narrante spesso umoristica l’altra faccia della Luna che noi chiamiamo arte.
Un peccato che sia totalmente privo di immagini (yikes!), perché significa che il lettore dovrebbe conoscere o per lo meno saper associare il nome degli artisti alle loro opere o comunque al loro stile. E io che sono un cane spesso ho dovuto ricorrere alla ricerca con Google. In un libro di questo tipo l’autore doveva aspettarsi che il lettore medio non avesse la cultura artistica di Sgarbi. Ma comunque, whatever. Io sono ignorante e non lo so se quello che ha scritto è vero. Non so dire se ha ragione o torto, ma la cosa bella è che non lo sa nemmeno lui. Forse senza la passione ardente che ha Sgarbi, ma con la sua umiltà riesce ad essere una piacevole lettura che infarina il giusto senza spingersi troppo in là. Come per dire «Tò, beccatevi sto distillato di Arte Moderna, però sappiate che c’è un’altro mondo oltre a questa roba qua» sempre diviso tra le opere eterne e quelle che in un soffio di tempo sono gia obsolete.
Forse se Sgarbi non avesse deciso di darsi ad un certo tipo di intrattenimento, magari questo libro lo avrebbe scritto lui. E lo avrebbe fatto meglio e con più informazioni. Magari avrebbe fatto un tomo da 600 pagine, con le immagini che qui non ci sono e che ci sarebbero state a pennello, dicendo tutto quello che andava detto sull'argomento. Fatto sta che non l'ha fatto.
O forse ancora se Ilona Staller non fosse entrata in Parlamento e avesse partecipato alle opere d’arte del marito non sarebbe diventata nell'immaginario italiano quello che poi è stata e magari il suo posto alla camera lo avrebbe preso un’altra pornostar mentre lei sarebbe diventata qualcos’altro. Cosi come se il mio compagno non avesse disegnato quel pene sul mio ottimo disegno in terza elementare, forse lo avrebbe fatto qualcun’altro. Peccato però che tra un fallo e l'altro, l’idea sia venuta prima a loro.
Peace Off
PS: Se avete qualche consiglio su libri di storia dell’arte (Classica e/o Moderna) o di saggistica sul tema per un profano che non ha fatto il classico sarei molto felice di leggerlo. Io ne avevo uno pazzesco alle medie ma un giorno il mio cugggino più grande lo vide a casa mia e mi chiese «Posso prenderlo?» e il me dodicenne che pensava solo ai pokémon fu felice di liberarsene. La vita a volte è strana.
Negli ultimi tempi le mostre di arte contemporanea proliferano. Ed ogni volta che, incuriosito, mi trovo a girovagare di fronte alle opere esposte, non posso negare di essere perplesso.
La mia perplessità solitamente è di tre tipi: 1) è "arte" quella che sto guardando? 2) è giusto che un'opera d'arte, per essere compresa, necessiti di un manuale di istruzioni che me ne consenta la decodificazione? 3) Perché quando si parla di arte contemporanea è quasi sempre espressa una correlazione col valore di mercato?
Sono quindi in perenne ricerca di libri che tentino di rispondere a tali domande; ed ho sperato, quando ho visto in libreria questo libro che riporta come sottotitolo “Perché l’arte contemporanea è davvero arte”, di aver trovato il libro che faceva al caso mio.
Purtroppo:
a) non c'è nemmeno una illustrazione. Un libro che parli di arte senza illustrazioni è come una rivista di moda senza foto. b) gli artisti non sono in ordine cronologico (anzi non sono citati proprio i periodi). c) non c'è traccia di spiegazione sui motivi che possano indurre a classificare arte un'opera e pattume un'altra. d) per Bonami sembra non esserci una correlazione artista/valore di mercato. Ossia possiamo avere opere di valore che non costano nulla e ciofeche che costano milioni. Ma non c'è traccia di ipotesi sulle motivazioni. e) Bonami sostiene che "Questa arte si basa sull'idea, non sulla tecnica". Quello che però non è chiaro è se i significati connessi a queste nuove idee siano ispiratori dell'opera o siano trovati a posteriori, dall'artista, da critici (stipendiati) o da gallerie che sponsorizzano. In altre parole, qual è il processo? Penso un'idea, la sviluppo e realizzo un'opera oppure produco a caso e poi appioppo un significato a posteriori? f) Non viene data una risposta alla domanda "cosa è arte". Se l'arte contemporanea si basa sull'idea ma questa idea non trasmette nulla, a cosa serve?
"Il pittore americano Robert Ryman ha trovato un metodo per usare proprio il niente nelle sue opere. Dipinge le sue tele interamente di bianco, ripetendo continuamente questo rito dell'artista desolato davanti al nulla che precede ogni creazione. Su un quadro di Ryman la nostra fantasia può proiettare tutto, e per questo la sua opera è importante, perché consente allo spettatore di sentirsi di colpo libero di immaginare ciò che vuole. E compito dell'arte è proprio quello di farci sentire liberi."
Mi ricorda il brano musicale di Philip Glass 4'33", dove per 4 minuti e trentatré secondi i musicisti stanno davanti agli strumenti senza suonare una nota. Certo, sono idee innovative. Ma queste idee ci trasmettono qualcosa?
g) Bonami innalza artisti e ne stronca altri senza dare alcuna giustificazione, senza argomentare. Questo è "bello", questo è "brutto"; fine. D'altronde lui stesso scrive: "Parlare di arte contemporanea è più facile perché nessuno ci può veramente contraddire". h) Il libro è scorrevole, ma scritto maluccio, pieno di luoghi comuni e fa spesso battute di dubbio gusto:
"Le immagini in bianco e nero, spesso veri e propri studi ano-tomici, sono dei Michelangelo canovati o meglio ancora dei Canova zeffirellati, dove l'estetica è tutt'altro che stitica ma dissenterica"
i) Riesce a rendere noioso un argomento che di solito è tutt'altro che noioso. l) Non risponde alla domanda posta nel titolo. Ma fa di peggio, dicendo che: "Sì, lo avremmo potuto fare anche noi, ma l'arte sta lì appunto per ricordarci che noi non lo abbiamo fatto". Ossia l'arte sta lì a mostrarci quanto siamo mediocri?
Anche se l'idea di partenza non è male, ci sono un po' di cose che non mi vanno giù di questo libro. 1. La prosa di Bonami: ammiccante, piaciona e francamente un po' offensiva nel suo trattare il lettore come un cretino. 2. Il continuo ripetere che se gli artisti italiani più negletti (ma lo dice anche di De Chirico) fossero nati in America o a Londra sarebbero diventati star del sistema artistico. 3. Questa tendenza a classificare gli artisti in star e sfigati, senza granché nel mezzo. 4. Il fatto che, alla fin fine, alla promettente questione posta sul titolo, Bonami non risponde affatto. La riflessione sull'argomento è scarsa e farraginosa; non basta redigere un compendio un po' cazzone di di fenomeni artistici per spiegare l'arte.
Condivido alcune (poche) opinioni con Bonami, in particolar modo quelle su Botero o sugli "artisti di confusione di massa".
Volumetto disimpegnato, adatto per un pomeriggio di noia o un viaggio in treno, ma non certo un testo destinato a diventare un imprescindibile della Storia dell'Arte.
Contenuti infimi e prosa raccapricciante, non penso di aver mai letto un libro peggiore. Una perla: "Le immagini in bianco e nero, spesso veri e propri studi ano-tomici, sono dei Michelangelo canovati o meglio ancora dei Canova zeffirellati, dove l'estetica è tutt'altro che stitica ma dissenterica".
Avevo grandi aspettative che sono state (quasi) tutte infrante. Per quanto mi riguarda questo libro è un totale flop e il primo GIGANTE motivo è il fatto che sia privo di immagini. Come si fa a parlare d'arte senza mostrare ció di cui si sta trattando? Poi, ho trovato lo stile di Bonami tanto, troppo basso. Si atteggia come se stesse parlando d'arte ad un gruppo di analfabeti, non di inesperti. La prosa è terribile, a tratti pacchiana. Lui - come afferma - si rivolge prettamente a chi di arte contemporanea non ne sa nulla. Io, che un pochino già ne so, ho faticato a capire come un inesperto possa capirci qualcosa. È un libro senza capo né coda, senza fondamenta. Altra cosa che ho detestato: i continui parallelismi calcistici. Perché il lettore dovrebbe necessariamente conoscere il mondo del calcio? Insomma, io l'arte contemporanea l'amavo già, ma se cosí non fosse stato, questo libro non mi avrebbe certamente aiutata né ad amarla, né a comprenderla.
Un libro che si propone di spiegare perché l'arte contemporanea è davvero arte ma, alla fin fine, contiene solo un gran numero di luoghi comuni e critica spicciola. Tra una breve introduzione e un'ancor più breve conclusione, Bonami dedica brevi capitoletti di poche pagine a un artista o un movimento dell'arte contemporanea; peccato che, tra la totale assenza di immagini e quella che immagino volesse essere una parlantina arguta, queste scenette siano totalmente incomprensibili a tutti coloro che non conoscessero già gli autori di cui parla. Se avete ancora i vecchi libri di storia dell'arte delle superiori, fatevi un favore e rileggete quelli: capirete di più e almeno vedrete di cosa si parla.
Rilettura dopo 2 anni per un esame E non c'è una cosa che non sopporti di questo libro, non capisco il fatto di cercare di spiegare al meglio l'arte contemporanea ma allo stesso tempo dare troppe opinioni personali e screditare altri artisti (guttuso, pomodoro) Se non fossi un'amante d'arte e leggessi questo libro non cambierei per nulla il mio punto di vista
Senza infamia e senza lode, quando purtroppo le aspettative erano molto più alte. Inconcepibile l'assenza di immagini, a meno che non si voglia forse intendere il libro (che non dedica più di cinque/sei pagine ad ogni argomento) come manualetto da ripescare dagli scaffali ogni qual volta ci si imbatta in un artista specifico, di cui dunque si conoscano almeno un paio di opere e che ci risulti incomprensibile. Resta comunque la sua carenza più significativa. Un ulteriore difetto è il modo in cui si manifesta la parzialità dell'autore verso gli artisti che tratta: non che non possa permettersi di dir la propria, ma è curioso che inserisca artisti a suo dire pessimi in una raccolta che vuole insegnare "perché l'arte contemporanea è davvero arte". Ciononostante ha il merito di lasciarsi leggere piacevolmente e senza intoppi e, soprattutto, di provare a spiegare l'arte contemporanea a partire da un commento che chiunque ha espresso almeno una volta senza rendersi conto dell'errore di fondo. Non sempre, a mio parere, riesce nell'intento, ma è comunque un punto di partenza.
Ogni capitolo parla di un artista o di un movimento. L'intento apparentemente era avvicinare all'arte contemporanea chi non la capisce, ma l'autore si limita a sputare sentenze e giudizi di "bello" o "brutto" senza motivarli, per di più con una prosa che vorrebbe giocosa ma è solo offensiva nei suoi continui giochi di parole di pessimo gusto. Inutile.
Un libro che è partito molto bene per poi finire tragicamente. Bonami non risponde alla domanda posta all’inizio. Alla fine della lettura non sappiamo perché non potevamo farle anche noi quelle opere. I capitoli sugli artisti sono interessanti, ma raccontano la vita e basta degli artisti senza farci capire perché le loro opere apparentemente semplici sono così grandiose. Ho solo una parola per descrivere gli ultimi capitoli: follia. Vuoi spiegare la vita degli artisti? Va bene. Ma perché devi parlare di certi artisti (Guttuso, Botero, De Chirico, Picasso) solo per insultarli? Il lettore che legge il libro per imparare non apprende niente ma si deve sorbire lo sproloquio di Bonami. Come se non bastasse, Bonami corona gli ultimi capitoli con luoghi comuni, come Venezia presa d’assalto dai turisti di massa, e l’invettiva sull’Italia che ha un patrimonio artistico inestimabile ma produce anche eco-mostri, cosa c’entra con la problematica posta all’inizio? E manco a dirlo, il 90% degli artisti analizzati sono uomini. Le donne vengono solo nominate. L’unica a cui viene dedicato un capitolo lo deve ovviamente dividere con suo marito, si tratta di Jeanne-Claude e Christo. Sì, lavorano insieme ed è giusto che se ne parli insieme, ma qual è la scusa per tutte le altre artiste dimenticate?
Il libro riassume per capitoli i pilastri dell’arte contemporanea. Spiega benissimo l’idea del concetto che primeggia sull’esecuzione. Non penso possa essere un libro di primo approccio all’arte ma più per chi ha una conoscenza consolidata. Non mi è piaciuto molto perché l’autore perché ci sono troppo i pareri personali dell’autore.
33 capitoli a volte davvero esilaranti per scoprire - e magari capire un po' meglio - il complesso mondo dell'arte contemporanea. L'autore esprime chiaramente il suo giudizio negativo su molti artisti italiani - tra cui Pomodoro, Botero e Guttuso - ma non risparmia complimenti a chi ritiene meritevole, ed essendo un grande critico dell'arte non si fa scrupoli ad affermare ciò che pensa anche riguardo a nomi importanti per la storia dell'arte come Duchamp, Koons o Picasso. Su molti dei maggiori artisti fa una panoramica piuttosto oggettiva invece che limitarsi al proprio personale parere, anche per una questione a mio avviso di rispetto e giustizia. Questo libro è adatto a tutti gli appassionati, o anche solo ai vagamente interessati, al mondo delle opere d'arte contemporanea: non bisogna avere studiato arte per comprenderlo, né' essere esperti del settore per poterlo apprezzare. Personalmente l'arte contemporanea e' quella che meno mi interessava e di cui certamente non avevo nessun tipo di cultura, ma la lettura di questo volume ha un po' cambiato le carte in tavola facendomi venire voglia non solo di visitare qualche mostra, ma anche di approfondire la conoscenza di questo mondo dinamico e in continuo mutamento, dove non c'è un giusto - sbagliato o un bello - brutto ma ognuno è libero di coltivare le proprie inclinazioni. L'unica pecca di questo volumetto e' la mancanza di illustrazioni: ovviamente però era prevedibile dato il prezzo contenuto.
Un testo che, a partire dalla copertina, fa capire di aver ben chiaro cosa vuole raccontare: «perché l’arte contemporanea è davvero arte».
Il problema è che a questa domanda non viene data risposta: non basta una lista di artisti (o correnti artistiche) e delle loro opere per far capire cosa sia l’arte contemporanea.
Quello che manca sono le spiegazioni: Bonami esalta alcuni artisti e ne critica aspramente altri senza far capire quali motivazioni ci siano dietro le sue parole.
Di contro, il testo risulta molto scorrevole poiché il linguaggio adottato è molto colloquiale (con battutine annesse: a volte simpatiche, altre volte di dubbio gusto).
L'introduzione crea alte aspettative. Con questo libro l'autore vuole aiutarci a capire, o almeno cominciare ad apprezzare, il fascino di un arte che la maggior parte delle gente guarda con disgusto. Quando però va a raccontare e spiegare gli artisti, il tutto mi sembra un po' deludente. Moltissimi, se non tutti, di questi artisti sono estremamente interessanti, e avendo studiato molti di loro all'università con la mia eccentrica professoressa di storia dell'arte, leggere come sono descritti in questo libro lascia molto a desiderare, facendomi rendere conto che in realtà tutte le informazioni sono veramente superficiali e alla fine... non dicono quasi nulla. E' un peccato, perché questi artisti meritano più che semplici introduzioni per fessi.
Alcune metafore, poi, le ho trovate personalmente di cattivo gusto.
Grāmata, ko novēlu katram, kas ar atvērtu prātu skatās (vai ir gatavs skatīties) uz laikmetīgo mākslu. Ļoti laba valoda, īsas nodaļas, bet daudz informācijas un, kas mani personīgi ļoti uzrunā – autors nekautrējas daudz un dikti paust savu personīgo viedokli. Ja grāmatu rauj cauri, gan jau ir iespējams to pieveikt vienā vakarā, bet mana pievienotā vērtība bija visu līdz šim nezināmo darbu un mākslinieku guglēšana un izrakstīšana. Par laikmetīgo mākslu rakstīt noteikti nav viegli, īpaši, ja mērķauditorija nav mākslas zinātnieki. Ar visu to, ka vairumu minēto mākslinieku jau zinu gana labi (tā kā pienāktos kā mākslas zinātnes maģistrantūras studentam), vienalga ieguvu daudz. Bija brīži, kad gribējās krēslā palēkties un skaļi saukt – JĀJĀJĀ! ES TIEŠI PAR TO DOMĀJU!
confermo: questo libretto ha l'unico pregio di far conoscere o ripassare artisti (maschi). Fortunatamente per farlo (io me ne sono accorta solo in fondo) potete andare direttamente all'indice finale con la lista (su 300 nomi ci saranno 4 donne), e lasciar perdere le 160pp precedenti.
Why search for deep underlying meanings of artworks, which only have a few superficial meanings or don’t mean anything at all? The author invested too much thought and writing talent into empty wannabe artworks.
Pensavo fosse una disquisizione oggettiva, offrendo un nuovo punto di vista per permettere a coloro che disprezzano l'arte moderna e contemporanea di rivalutarle. Anzi, la troppa soggettività ha un risultato contrario a ciò che si era proposto di fare con questo saggio.
Da ignorante cosmica per quanto riguarda il mondo dell'arte contemporanea, sono stata attirata da questo libricino dal titolo così accattivante: "Perché l'arte contemporanea è davvero arte". E ora che l'ho concluso, devo amaramente dire: che occasione mancata. O forse sono io che, ingenua come sono, speravo di avere una risposta a una domanda del genere da un libro di neanche duecento pagine.
Il titolo, purtroppo, è un vero e proprio read-bait: questo libro non dà minimamente risposta alla domanda. Dell'argomento si parla solo nel primo capitolo (dal quale sono riuscita a trarre qualche scarna riflessione); il resto è una raccolta di brevi biografie di artisti contemporanei, che ha avuto il solo pregio di farmi conoscere qualche nome; null'altro, però, perché della loro vita mi frega il giusto (voglio dire, non è che stiamo parlando di Napoleone, sono dei tizi che fanno opere, si spostano, fanno altre opere, si spostano, fanno altre opere, e via così), tutte le foto delle loro opere le ho dovute cercare su Google non conoscendone nessuna, e l'autore, tra una metafora ardita e una battuta di dubbio gusto, elogia alcuni artisti e ne stronca altri senza nessuna ragione apparente a parte il suo gusto personale. Persino l'ultimo capitolo, che a detta dell'autore stesso dovrebbe "chiarire i criteri con i quali mi prendo il diritto di santificare un artista e mandare all'inferno un altro", non contiene mezza spiegazione chiara, a parte questo: "ricordiamo e scegliamo le opere o gli artisti che nel bene o nel male ci hanno dato qualcosa". Ah, quindi sono quelli che gli hanno trasmesso delle emozioni? E come avrei potuto comprenderti, se non mi hai fatto vedere mezza foto?
In conclusione, assegno due stelle: una per le riflessioni del primo capitolo, e un'altra per qualche nome interessante che ho imparato. Per il resto, esco da questo libro ignorante come prima, anche se quantomeno un po' rinfrancata, visto che, a detta dell'autore: "L'arte è come il cibo, nessuno dice 'non me ne intendo' quando va al ristorante". Bella scusa per scrivere un libro inutile, comunque.
FRIVOLO, ADOLESCENZIALE, INUTILE Lo volevo comprare per mio padre, che dice che l'arte moderna è "una fregatura che vogliono dargli" come se lui fosse nel gruppo di coloro che possono permettersi di comprarla. Dandogli un'occhiata veloce ho deciso di prenderlo per me, leggerlo e se andava bene prestarlo a papà. Dopo averlo letto non so proprio se sia il caso. Prima di tutto si rivolge a un pubblico che è molto probabile che non conosca la maggior parte delle opere e degli artisti che menziona, per cui poche immagini avrebbero senz'altro aiutato il vero neofita a capire. Secondo, il tono goliardico e le battutine spiritose che all'inizio possono aiutare ad affrontare un tema che può intimidire, diventano pesanti e patetici quando consistentemente affollano la maggior parte del testo dei brevissimi capitoli che dovrebbero sintetizzare l'opera, l'intenzione, e la storia di come l'artista sia arrivato ad esprimerle in quel modo. In finale uno si domanda cosa ha imparato dal libro, sui perchè ogni autore abbia una sua validità per la storia dell'arte, e l'unica risposta che sono riuscita ad estrapolare è che a parte il fatto che l'arte vera è capace di trascendere la materialità dell'oggetto e trasmettere emozioni che possiamo provare o meno, più oltre non si va. Quindi rimandando il giudizio alla nostra capacità di percezione, riporta il lettore pari pari al punto da cui è partito prima di acquistare il libro. Quindi tutto sommato uno spreco di conoscenza, carta e tempo.
Nonostante una laurea in Scienze dei beni culturali e una - in corso - in Archeologia e Storia dell'arte (per cui avrei tutte le basi per comprendere l'arte contemporanea), ho fatto fatica a capire alcune considerazioni dell'autore, per cui cito quella che mi ha fatto innervosire più volte, cioè la sua decisione di dividere gli artisti tra "meritevoli" e "terribili". Lezione numero uno di ogni corso di storia dell'arte che si rispetti: non esistono artisti di serie A e di serie B (visto che i paragoni col calcio vanno per la maggiore) e se è più conosciuto in Italia Picasso rispetto a Manzú non è certo colpa di quest'ultimo, e per questo debba essere svilito il suo lavoro. Perché in questo libro era questo che mi aspettavo: dei resoconti oggettivi su degli artisti contemporanei e in particolare sul loro operato. Ma, a mio parere, si è fatta una storia dell'arte troppo soggettiva, impiastricciata e noiosa, con l'inserimento di aneddoti inutili e con un linguaggio che vuole essere divertente e "alla portata di tutti" ma che è risultato, alla fine del libro, stucchevole.
Camuffato da libro che vuole parlare "facile" per poi far mostra di sé. Finge di allontanarsi dal classico intellettuale che parla aulico, ma l'attitudine personale di Bonami è esattamente la stessa, semplicemente con uno stile più "moderno", influenzato dalla pubblicità e dal gusto della provocazione. Non sono un'amante dell'arte contemporanea, molto spesso ne vedo più i limiti che la genialità. Nonostante tutto, quando faccio le guide nei musei cerco di portare i gruppi a comprendere cosa ha pensato l'artista, qual è la sua storia e la storia del tempo che ha portato a quel risultato. Bonami si affida più che altro a ironia e sarcasmo, tra l'altro secondo gusti evidentemente personali. Mi sembrano più chiacchiere da bar che da commento o riflessione per capire o avvicinare all'arte. Inoltre, non è pensabile un libro che parla (o meglio giudica) opere d'arte senza un'immagine di riferimento all'interno.
Iniziato come un libro promettente che ha acceso il mio interesse da studentessa d'arte, perde efficacia verso la metà, con una scrittura che cala vertiginosamente di qualità. Il libro ha l'intenzione di essere una raccolta di opinioni dell'autore per quanto riguarda l'arte moderna e diversi artisti contemporanei, ed inizia con una spiegazione della sua concezione dell'arte che condivido pienamente. Leggendo, però, la sensazione è che verso metà libro l'autore si stufi della scrittura, e butti già il resto dell'opera senza fare caso al linguaggio troppo colloquiale, le battute pessime, e i capitoli che cominciano SEMPRE con la stessa formula. Credo contenga delle opinioni valide e valga la pena di essere letto nonostante lo scivolone finale, ma è stata una lettura a tratti deludente.
godibile bignamino sull'arte contemporanea. senza pretese si lascia leggere, non aggiunge nulla a quello che si sa già e passa lieve come acqua fresca.
Interessante il contenuto per me che sono ignorante, ma solo 3 stelle perché non c'è una sola immagine e ho passato tutta la lettura a fare ricerche su Google. Bello ma anche meno.
L'intento di scrivere un libro per avvicinare la gente, o probabilmente l'italiano, all'arte contemporanea poteva anche essere un approccio interessante, sicuramente lontano da un abituale testo critico rivolto a coloro che sono nel ramo, ma ritengo che, sotto molti versi, tale intento non sia riuscito. Innanzitutto, per quanto possa essere scorrevole il contenuto, è impossibile immaginare un testo indirizzato a coloro che di arte contemporanea non sanno nulla - o comunque quel poco che possa bastare per scandalizzare e allontanare - senza includere alcuna immagine che illustri quanto descritto. Bonami dedica un capitolo ad ogni artista, lo affronta con leggerezza e senza perdersi in descrizioni tecniche e formali, e come approccio di può anche stare, ma senza alcuna immagine rimane una visione percepibile solo da chi di arte contemporanea ne sa già abbastanza da non aver bisogno di leggere un testo di questo tipo. Non posso fare a meno di sottolineare quanto sia sbagliato che una persona che non ha idea debba sentirsi costretta a mettere continuamente in pausa la lettura per digitare su google ciò di cui si sta parlando, quando sarebbe bastato includere alcune immagini per coinvolgere e aiutare il lettore. Altra cosa che non ho apprezzato, indipendentementente dal fatto che gli artisti vengano presentati in ordine sparso e senza che ci sia una connessione molto logica - che posso anche accettare - è il fatto che gli artisti italiani vengano presentati sempre come dei geni incompresi dalla propria nazione e automaticamente superiori ad altri artisti di nazionalità diversa. È vero che l'arte contemporanea in Italia non ha ancora la giusta rilevanza, che siamo ancorati al valore culturale del passato di cui ci facciamo carico e che ci condiziona quotidianamente, ma sono stati presentati esempi che sinceramente avrei risparmiato ed automaticamente omessi di più rilevanti. Ma l'errore dell'italiano è dover sempre celebrare se stesso in ogni epoca perché siamo italiani e vantare una supremazia artistica è sempre di nostro diritto. Anche se tale convinzione la si cerca di tramandare in lettori per i quali si riconosce sia più propozio rivolgersi paragonando a squadre di calcio per far capire meglio un concetto.
Mi è mancata un po' una continuità tra i vari capitoli (ad es. cronologica) e la chiarezza sulle opere e gli artisti trattati. Avevo costantemente bisogno di avere Google accanto per avere sott'occhio tutte le opere citate, talvolta anche di sfuggita.
È comunque una lettura sintatticamente semplice e - a parte continue citazioni ad altri artisti e opere di cui una persona come me, che tutt'al più ha studiato Storia dell'arte per cinque anni alle superiori, ha difficoltà a collocare nel tempo e all'interno delle correnti artistiche - è un libro leggero e dai capitoli brevi alla portata bene o male di tutti.
Un punto a favore dell'autore è la sua ironia. Non sembra prendersi troppo sul serio, quindi non risulta pesante né testardo nelle sue opinioni (opinabili a seconda del gusto personale, ad esempio il mio) ma anzi alcune sue battute mi hanno davvero fatto sorridere.
Rimane comunque un libro altamente personale, che non si professa come guida oggettiva all'arte contemporanea come titolo e sinossi potrebbero far intuire, ma anzi risulta più come un semplice elenco (ogni capitolo si focalizza su un artista o su una corrente artistica) delle opere davanti cui l'autore si inginocchierebbe e di quelle invece che non vorrebbe vedere nemmeno da lontano, con annessi commenti, paragoni, e analisi del periodo storico ed artistico di cui fanno parte.